Vol. 9, n. 1, aprile 2023
CONTESTI SOCIALI DELL’EDUCAZIONE
Il Villaggio per la Terra
Tra educazione agli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile ed ecologia integrale
Caterina Braga1
Sommario
Oggi ci troviamo a vivere una complessa crisi socio-ambientale legata a una concezione di progresso affermatasi negli ultimi due secoli, non orientata a un autentico sviluppo integrale. Tra le voci critiche più autorevoli sullo stato del pianeta, Papa Francesco con la Lettera enciclica Laudato si’ (2015) ha posto l’enfasi sulla sfida, che abbraccia popoli e culture, di proteggere la casa comune, unendo tutta la famiglia umana nella ricerca di un nuovo umanesimo e di una ecologia integrale.
Diversi fattori provocano interrogativi pressanti sulle modalità di rapporto tra individui e società, sistemi di produzione materiale e culturale, risorse locali e planetarie. La radice umana della crisi ecologica chiama in causa la politica e l’economia, i percorsi educativi e la ricerca scientifica. La pedagogia interroga le scienze e si pone come riflessione critica ed emancipativa, tra valori e simulacri, sollecitando nuovi stili di vita. Il saggio muove da un’esperienza emblematica, il Villaggio per la Terra, ispirata a un’interpretazione formativa degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile con particolare riferimento all’appello del Patto Educativo Globale preannunciato dall’enciclica Laudato si’.
Parole chiave
Pedagogia, Educazione, Sostenibilità, Ecologia integrale, Agenda 2030.
SOCIAL CONTEXTS OF EDUCATION
Villaggio per la Terra
Between education to the Goals for Sustainable Development and integral ecology
Caterina Braga2
Abstract
Nowadays we find ourselves living through a complex socio-environmental crisis related to a conception of progress established over the last two centuries, which has not been oriented towards an authentic integral development and to an improvement of the quality of life.
Among the most authoritative critical voices on the state of the planet, Pope Francis in his Encyclical Letter Laudato si’ (2015) has placed the emphasis on the challenge of protecting the common home by unifying the entire human family in the search for a new humanism and integral ecology. Several factors raise pressing questions about how individuals and societies, material and cultural production systems, local and planetary resources relate to each other. The human root of the ecological crisis calls into question politics and economics, educational paths and scientific research. Pedagogy questions the sciences and presents itself as a critical and emancipatory reflection, between values and simulacra, soliciting new lifestyles. The essay moves from an emblematic experience, Villaggio per la Terra, inspired by a formative interpretation of the Sustainable Development Goals with particular reference to the appeal of the Global Compact on Education heralded by the Encyclical Laudato si’.
Keywords
Pedagogy, Education, Sustainability, Integral ecology, Agenda 2030.
Introduzione
L’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme (Francesco, 2015). «Però così come si degradano, allo stesso modo, possiamo far sì che si sostengano e si possano trasfigurare. Prendersi cura della Terra, nostra casa comune, è un compito e assume un valore pedagogico-educativo da cui dipende la nostra stessa sopravvivenza» (Malavasi, 2020, p. 3). Le azioni compiute ai danni dell’ambiente non sono riducibili né a inevitabili effetti collaterali del progresso, né a esternalità negative dei processi produttivi senza costi sul mercato. Il degrado degli ecosistemi naturali è un male pubblico, che agisce in modo simultaneo su tutte le forme di vita della biosfera. La cultura della sostenibilità, tra controversie e ambiguità di diverso genere, rappresenta oggi un capitale sociale che indica il grado di coesione civica, la natura dei rapporti di collaborazione interistituzionale, l’ampiezza e la profondità dei legami di solidarietà. L’insicurezza di cui stiamo trattando deve essere vista come un fenomeno sociale che non può non avere conseguenze sul piano dei comportamenti, ciò che si sperimenta è una cornice di insicurezza sociale che facilita atteggiamenti di isolamento individualista volti alla tutela del proprio sé e dei propri interessi.
Come indicato da Papa Francesco nella Lettera enciclica Laudato si’ la crescita degli ultimi due secoli non ha significato in tutti i suoi aspetti un vero progresso integrale e un miglioramento della qualità della vita. Al contrario, noi ci troviamo oggi a vivere una complessa crisi socio-ambientale, e la sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno Sviluppo Sostenibile e di una ecologia umana integrale (Francesco, 2015). Questa complessa circolarità chiama in causa l’uomo e l’ecologia umana, che cammina sullo stesso binario dell’ecologia ambientale. «L’ecologia integrale dell’umano ha un grande interesse epistemologico e anche etico politico» (Baldacci, 2021, p. 177). Baldacci, riprendendo Bateson, afferma che «il corpo è compenetrato con la mente intesa come sistema integrato di circuiti di informazione. Si ha pertanto una sorta di antropologia ecologica. E si tratta di un’antropologia che non è meramente naturalista (anche se i suoi fondamenti sono di questo tipo), perché anche i sistemi sociali e culturali con cui l’essere umano interagisce sono concepiti in termini ecologici» (Baldacci, 2021, pp. 176-177). La riflessione che la pedagogia si pone nei confronti dell’ambiente ha da ritenere l’oggetto di indagine nella sua multiforme identità, come risorsa e nutrimento da un lato, come luogo educativo e formativo dall’altro. È necessaria una nuova elaborazione teorica, idonea a riconoscere un positivo legame tra uomo e natura, senza sacrificare l’originalità individuale o l’oggettività ambientale, e a promuovere la sanità e l’integrità della persona e del mondo (Malavasi, 2004).
Agenda ONU 2030: questione ambientale e questione sociale
Con l’enciclica Laudato si’ Papa Francesco ci chiede di rispondere e metterci in cammino, in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune. È una lettera che invita persone, popoli e poteri costituiti, alla conversione e a lavorare con generosità e tenerezza per proteggere il mondo che Dio ci ha affidato, insieme a tutte le creature. Un impegno dalle conseguenze rivoluzionarie che Papa Francesco consegna a tutti e a ciascuno.
La Laudato si’ è un’enciclica sociale perché all’interno della vita sociale dell’uomo non si può assolutamente escludere la cura dell’ambiente. Questione ambientale e questione sociale appaiono tra loro intrinsecamente connesse; va quindi superata una visione che tenda a parcellizzare la realtà. Non si può trattare il problema ecologico in modo isolato, separandolo dallo sviluppo dell’industria e dall’economia reale; né è possibile sanare il mondo dell’economia se non viene reindirizzato anche quello della finanza; infine non è possibile tenere sotto controllo la finanza senza una politica che sappia porre una policy adeguata.
Nel settembre 2015, 193 Paesi membri dell’ONU hanno sottoscritto l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità, essa comprende 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (SDGs) e 169 target da realizzarsi entro il 2030. Sono obiettivi comuni su un insieme di questioni importanti per lo sviluppo come, per esempio, la lotta alla povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico. Con comuni si intende che essi riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui: nessuno ne è escluso, né deve essere lasciato indietro lungo il cammino necessario per portare il mondo sulla strada della sostenibilità (ONU, 2015).
Come si legge nell’Agenda gli Obiettivi e i traguardi suggeriscono interventi in aree di importanza cruciale per l’umanità e il pianeta attraverso quelle che vengono definite le cinque P.
- Persone: assicurare che tutti gli esseri umani possano realizzare il proprio potenziale con dignità e uguaglianza in un ambiente sano, ponendo fine alla povertà e alla fame, in tutte le loro forme e dimensioni.
- Pianeta: proteggere il pianeta dalla degradazione, in modo che esso possa soddisfare i bisogni delle generazioni presenti e di quelle future attraverso un consumo e una produzione consapevoli, gestendo le risorse naturali in maniera sostenibile e adottando misure urgenti riguardo il cambiamento climatico.
- Prosperità: assicurare che tutti gli esseri umani possano godere di vite prosperose e soddisfacenti e che il progresso economico, sociale e tecnologico avvenga in armonia con la natura.
- Pace: promuovere società pacifiche, giuste e inclusive, libere dalla paura e dalla violenza perché non ci può essere Sviluppo Sostenibile senza pace, né la pace senza Sviluppo Sostenibile.
- Partnership: mobilitare i mezzi necessari per implementare l’Agenda attraverso una collaborazione globale per lo Sviluppo Sostenibile, basata su uno spirito di rafforzata solidarietà globale, con la partecipazione di tutti i paesi, di tutte le parti in causa e di tutte le persone.
«Le interconnessioni degli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile sono di importanza cruciale nell’assicurare che lo scopo della nuova Agenda venga realizzato. Se noi realizzeremo le nostre ambizioni abbracciando l’intera Agenda, le vite di tutti verranno profondamente migliorate e il nostro mondo sarà trasformato al meglio» (ONU, 2015). Quello che è richiesto è l’impegno di tutti, un impegno attivo e concreto verso un’ecologia integrale che investe anche la vita quotidiana.
Non bastano occasionali proteste, momentanee indignazioni e una generica buona volontà per mutare la rotta; è necessario rivedere i tradizionali paradigmi che governano il rapporto tra uomo e mondo. Bisogna che la logica della manipolazione e dello sfruttamento dell’ambiente da parte dell’uomo lasci lo spazio a una nuova razionalità aperta al cambiamento, che riscopra il valore del soggetto, la sua relazione con il mondo e favorisca un nuovo accesso alla conoscenza scientifica, producendo comportamenti più saggi da parte dell’uomo verso il suo ambiente. Si può affermare che oltre alle conoscenze tecnico-scientifiche risulta indispensabile oggi una volontà che guidi assiologicamente queste conoscenze. Le direttrici per la soluzione di tale crisi richiedono un approccio integrale, la radice umana della crisi ecologica chiama in causa i percorsi educativi e la ricerca scientifica, l’economia e la politica (Malavasi e Giuliodori, 2016). A livello di policy, abbiamo bisogno di scelte che adottino una visione ampia e attuino un nuovo approccio integrale, includendo in un dialogo interdisciplinare i diversi aspetti della crisi (Francesco, 2015).
Ecologia integrale: educare alla sostenibilità e all’impegno partecipato
Papa Francesco ci ricorda che nessun progetto può essere efficace se non è animato da una coscienza formata e responsabile, suggerendo spunti per crescere in questa direzione a livello educativo, spirituale, ecclesiale, politico e teologico (Francesco, 2015).
Nella Laudato si’ invita tutti a collaborare per custodire la casa comune, affrontando insieme le sfide che ci interpellano. A distanza di qualche anno, ci rinnova l’invito a dialogare sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta e sulla necessità di investire i talenti di tutti, perché ogni cambiamento ha bisogno di un cammino educativo per far maturare una nuova solidarietà universale e una società più accogliente. Il Papa nel messaggio per il lancio del Patto educativo ci parla di un villaggio dell’educazione in cui è necessaria «la convergenza globale per un’educazione che sappia farsi portatrice di un’alleanza tra tutte le componenti della persona: tra lo studio e la vita; tra le generazioni; tra i docenti, gli studenti, le famiglie e la società civile con le sue espressioni intellettuali, scientifiche, artistiche, sportive, politiche, imprenditoriali e solidali. Un’alleanza tra gli abitanti della Terra e la casa comune, alla quale dobbiamo cura e rispetto» (Francesco, 2019).
Il cammino comune verso il villaggio dell’educazione deve compiere tre passi importanti.
- In primo luogo, avere il coraggio di mettere al centro la persona, dando un’anima ai processi educativi formali e informali, i quali non possono ignorare che tutto nel mondo è intimamente connesso e che in un percorso di ecologia integrale deve essere messo al centro il valore proprio di ogni creatura, in relazione con le persone e con la realtà che la circonda.
- In secondo luogo, avere coraggio di investire le migliori energie con creatività e responsabilità. Aprendo l’educazione a una progettualità di lunga durata, che non si areni nella staticità attraverso un’azione propositiva e fiduciosa. Solo in questo modo avremo persone aperte, responsabili, disponibili all’ascolto, al dialogo e alla riflessione, capaci di costruire relazioni con le famiglie, tra le generazioni e con le varie espressioni della società civile.
- In terzo luogo, il coraggio di formare persone disponibili a mettersi al servizio della comunità. Il servizio è un pilastro della cultura dell’incontro, nel servizio sperimentiamo che c’è più gioia nel dare che nel ricevere. In questa prospettiva, tutte le istituzioni devono lasciarsi interpellare sulle finalità e i metodi con cui svolgono la propria missione formativa.
Per questo il Papa ha lanciato un appello a tutti coloro che operano nel campo dell’educazione a tutti i livelli disciplinari e della ricerca: «Vi invito a promuovere insieme e attivare, attraverso un comune patto educativo, quelle dinamiche che danno un senso alla storia e la trasformano in modo positivo. Insieme a voi, faccio appello a personalità pubbliche che a livello mondiale occupano posti di responsabilità e hanno a cuore il futuro delle nuove generazioni. Ho fiducia che accoglieranno il mio invito. E faccio appello anche a voi giovani a partecipare all’incontro e a sentire tutta la responsabilità nel costruire un mondo migliore. […] Cerchiamo insieme di trovare soluzioni, avviare processi di trasformazione senza paura e guardare al futuro con speranza. Invito ciascuno ad essere protagonista di questa alleanza, facendosi carico di un impegno personale e comunitario» (Francesco, 2019).
Per rispondere a questo appello dal punto di vista pedagogico occorre un approccio a più dimensioni che da un lato permetta di approfondire le conoscenze specifiche e dall’altro faccia convergere le diverse prospettive per rendere compatibile lo sviluppo umano con l’utilizzo delle risorse ambientali. Si fa sempre più urgente l’esigenza di nuove forme di rapporto tra individui, società e fenomenologia dell’ambiente per ritrovare un’alleanza che freni l’eventualità sempre più probabile di danni irreversibili alla sopravvivenza delle specie viventi, compresa quella umana (Semeraro, 1983).
Sono necessarie nuove forme di conoscenza che pongano gli individui, i gruppi, i responsabili della vita sociale a tutti i livelli nella condizione di non ignorare le conseguenze delle azioni umane sull’ambiente. Tale conoscenza non può limitarsi a un semplice sapere teorico, deve essere una conoscenza modificatrice (Iori, 2003); essa richiede una trasformazione profonda degli elementi epistemologici e scientifico-concettuali su cui si fonda il rapporto uomo-natura-società. Per questo dovrà coinvolgere il livello scientifico, politico e pedagogico.
È necessario muovere verso quella che Papa Francesco definisce ecologia integrale, «che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali» (Francesco, 2015), inscindibilmente legate con la questione ambientale, che richiede di avviare a ogni livello della vita sociale, economica e politica un dialogo onesto e strutturare processi decisionali trasparenti. Occorrono stili di vita individuali e sociali fondati su una diffusa e condivisa etica della responsabilità, sostenuti da una consapevole e matura coscienza dei problemi e dei rischi connessi alla gestione dell’ambiente, basati su un sistema di conoscenze scientifiche che sia accessibile a tutti, e soprattutto occorre un sistema di profonda e continua educazione ambientale.
Come sostiene Mortari (2008, p. 5), «la problematicità del vivere contemporaneo rende evidente la necessità di riqualificare i contesti di vita, sia quelli materiali sia quelli immateriali, obiettivo questo che presuppone nuove forme di politica, ossia agita dai cittadini, non semplicemente rappresentata». Questo implica un’assunzione di responsabilità politica da parte dei cittadini che trova espressione nella cittadinanza partecipata. Per realizzare esperienze di educazione alla partecipazione democratica efficaci è necessario valorizzare le pedagogie dell’impegno che trovano base in quella che viene definita experiential education «che comprende tutte quelle attività educative che si fondano sul principio secondo il quale la possibilità di promuovere un apprendimento significativo è favorita dal costruire situazioni di apprendimento non astratte, ma radicate nell’esperienza ordinaria (real-life setting)» (Mortari, 2008, p. 63). Affinché questo porti allo sviluppo di competenze sociali e politiche è opportuno adottare i principi del collaborative learning, il cui obiettivo è lo sviluppo delle competenze collaborative in cui ciascuno cerca di raggiungere risultati e trovare soluzioni significative, non solo per sé, ma anche per gli altri.
La società della conoscenza richiede una governance che sappia rispondere all’incertezza mobilitando il maggior numero di punti di vista possibile, per esaminare i valori e i sistemi che danno forma alle politiche pubbliche e alle scelte istituzionali. Le persone devono avere la possibilità di agire attraverso una governance condivisa, per la quale i singoli attori e le istituzioni lavorino insieme al fine di creare un sistema sociale e un ambiente che permetta a tutti di vivere bene. In questo frangente «il ruolo della formazione risulta, ancora una volta, chiaramente strategico. Investire sulla crescita di una cultura del territorio e dell’ambiente, da destinare non solo ai giovani in età scolastica ma anche a tutta la popolazione, consente il consolidamento di una cultura della tutela ambientale e della valorizzazione dei luoghi che non può non rinsaldare il legame responsabile con il territorio da cui deriva un rinforzato senso di identità, di appartenenza e quindi di benessere» (Iavarone, 2008, p. 17). Riprendendo il tema della cittadinanza partecipata e attiva in relazione alla ricerca educativa, come sostiene Viganò (2007, p. 62), quest’ultima può essere intesa come risorsa al fine di promuovere sia l’educazione dei cittadini a una partecipazione libera, autonoma e responsabile alla vita della comunità civile sia il governo dei processi di riforma e aggiornamento delle istituzioni democratiche nelle mutate condizioni storico-sociali. Nell’attuale momento di crisi la pedagogia è chiamata a riannodare il suo legame con le istituzioni e ad assumere il ruolo di scienza che educa alla partecipazione, alla decisione responsabile, alla strutturazione di una morale sociale condivisa per combattere il disinteresse e l’apatia nei confronti della sfera pubblica (Sirignano, 2015).
Come si legge nel documento Educazione agli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile. Obiettivi di apprendimento (UNESCO, 2017) i sistemi educativi devono rispondere all’incalzante bisogno di mutare i nostri stili di vita e di trasformare i modi di pensare e agire, e lo possono fare definendo obiettivi e contenuti di apprendimento, introducendo pedagogie capaci di responsabilizzare i discenti ed esortando le istituzioni a includere i principi della sostenibilità nelle loro strutture gestionali. L’Agenda 2030 mostra chiaramente l’importanza di un’appropriata risposta educativa, infatti l’educazione è sia un obiettivo in sé (SDG 4), sia un mezzo per realizzare tutti gli altri obiettivi, contribuisce in maniera decisiva allo Sviluppo Sostenibile, rappresentando una strategia essenziale nel perseguimento degli SDGs (UNESCO, 2017).
Tutti devono diventare agenti del cambiamento verso la sostenibilità, per creare un mondo più sostenibile e impegnarsi sui temi concernenti la sostenibilità. Per diventare parte attiva di questo processo sono necessarie conoscenza, abilità, valori e attitudini che rendano ciascuno più forte in vista del contributo allo Sviluppo Sostenibile. L’educazione pertanto è cruciale per il raggiungimento dello Sviluppo Sostenibile, affinché i discenti siano capaci di prendere decisioni informate e agire responsabilmente per l’integrità ambientale, la sostenibilità economica e una società giusta per le generazioni presenti e future.
Villaggio per la Terra: giovani e Enti del Terzo Settore per gli SDGs
I profondi mutamenti sociali sul piano geopolitico e le crescenti conflittualità nella gestione della ricchezza e del potere provocano problemi crescenti e interrogativi pressanti sulle modalità di rapporto tra individuo e società, sistemi di produzione materiale e culturale, risorse locali e planetarie. Queste complessità a livello sociale, economico e ambientale aumentano l’incertezza ed esigono segnali di attenzione alla centralità delle persone e un impegno verso obiettivi comuni per tutti i Paesi e tutti gli individui: nessuno ne è escluso, né deve essere lasciato indietro lungo il cammino necessario per portare il mondo sulla strada della sostenibilità (ONU, 2015).
Papa Francesco ci dice che ogni cambiamento ha bisogno di un cammino educativo che coinvolga tutti (Francesco, 2015). Per questo è necessario costruire un villaggio dell’educazione dove, nella diversità, si condivida l’impegno di generare una rete di relazioni umane e aperte (Francesco, 2019).
Ormai da qualche anno in primavera, nella suggestiva location della Terrazza del Pincio e del Galoppatoio di Villa Borghese a Roma, prende vita quello che potremmo definire un autentico villaggio dell’educazione: il Villaggio per la Terra. Si tratta di un format ideato da Earth Day Italia e realizzato in collaborazione con il Movimento dei Focolari di Roma, Agenzie delle Nazioni Unite, il MIUR e il Ministero dell’Ambiente per la promozione, nel contesto delle celebrazioni nazionali dell’Earth Day, di una sensibilità civile e ambientale e che vede protagonisti i 17 obiettivi dell’Agenda ONU 2030 (https://www.villaggioperlaterra.it/).
L’Università Cattolica del Sacro Cuore, attraverso l’Alta Scuola per l’Ambiente, nelle edizioni che vanno dal 2018 al 2022 del Villaggio per la Terra, è stata chiamata, attraverso il suo coordinamento pedagogico, a coinvolgere gli studenti delle sue diverse facoltà in un’esperienza condivisa di service learning all’interno dell’iniziativa, con l’obiettivo di educare i giovani a una cultura della sostenibilità alla luce dell’Agenda ONU 2030, tra responsabilità, conoscenza e competenza sociale. Oltre a voler investire «nell’educazione e nella generatività dei giovani, verso una cultura viva della sostenibilità, tra conoscenze e responsabilità, competenze sociali e progettualità disciplinari» (Sandrini, 2019, p. 33), l’iniziativa ha voluto contribuire a creare un ponte tra ateneo e società civile attraverso la presenza degli studenti al Villaggio per la Terra, accompagnati da docenti e ricercatori, impegnati insieme per l’Agenda ONU 2030. L’esperienza ha preso forma in outdoor formativi preparatori, nel servizio di volontariato dei giovani e dei ricercatori presso il Villaggio per la Terra e nella «ricerca di nuove filiere progettuali, in cui portare a valore nei territori le conoscenze e le competenze scientifiche universitarie per la tutela del pianeta e delle comunità» (Sandrini, 2019, p. 34). Dal lavoro svolto nei diversi anni sono nati alcuni kit creativi di divulgazione dell’Agenda, come il Passaporto per la sostenibilità, con giochi e proposte esperienziali per bambini della scuola primaria e video pop-up come Villaggio 2.0 insieme per il pianeta, La Casa Comune 2021 e Connessi.3
Sulla scia di questa esperienza è stata inoltre commissionata all’Alta Scuola per l’Ambiente da Earth Day Italia una ricerca sulle attività legate ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile condotte dagli Enti del Terzo Settore (ETS), grandi protagonisti del Villaggio per la terra.
Gli ETS sono realtà diverse dalle società lucrative, società mutualistiche e senza scopo di lucro, perché connotati dallo svolgimento di attività di interesse generale per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale (art. 4, comma 1, CTS).
Gli Enti del Terzo Settore, storicamente connotati da partecipazione, volontà di cambiamento, socialità e in qualità di produttori per loro natura di fiducia, inclusione, coesione e capitale sociale, possono rappresentare alcuni dei mattoni necessari per la costruzione di quella casa comune a cui Papa Francesco ci invita nell’ottica della sostenibilità ambientale, economica e sociale.
L’Alta Scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha condotto una rilevazione delle iniziative e dei progetti inerenti l’Agenda ONU 2030 col progetto dal titolo: Gli Enti del Terzo Settore per i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. La finalità della ricerca è mappare quanto viene compiuto dalle realtà del Terzo Settore sul territorio nazionale e rilevare le diverse tipologie di iniziative esistenti sul tema dei 17 SDGs, al fine di delineare le dimensioni e la direzione in cui i progetti delle organizzazioni del Terzo Settore si stanno muovendo. Tutto ciò per valorizzare le buone pratiche rilevate, immaginare future linee di sviluppo e realizzare progetti comuni. La ricerca si colloca nell’ambito del progetto Obiettivo 2030 (https://www.obiettivo2030.it/) che Earth Day Italia ha lanciato con ASviS per promuovere e accelerare il raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Con il progetto Obiettivo 2030 e con il Villaggio per la terra, Earth Day Italia ha la volontà di raccontare e mettere in luce l’opera spesso nascosta che le realtà del Terzo settore mettono in atto e dare visibilità a quella parte di Paese tanto creativa e vitale, quanto spesso posta in ombra.
La ricerca è partita da tre quesiti: quanto di bene non conosciamo? Quante sono le realtà del Terzo settore italiano impegnate in azioni per Pianeta, Persone, Prosperità, Pace e Partnership? Quale il loro impegno per le persone e le comunità in termini di sostenibilità ambientale, economica e sociale?
I dati di seguito riportati riguardano esclusivamente la provincia di Roma, prima area geografica sulla quale è stato sperimentato il progetto pilota.
Circa il 30% delle realtà contattate sul territorio romano ha collaborato in modo concreto alla ricerca attraverso la compilazione di una griglia di raccolta dati composta da 70 domande inerenti la natura dell’ente, i suoi obiettivi e le sue attività. Sono più di 60 i progetti legati ai 17 SDGs analizzati in questa prima fase di lavoro.
Le realtà del Terzo settore che fino ad ora hanno partecipato alla ricerca sono composte per circa il 50% da associazioni riconosciute e non, seguite dalle organizzazioni di volontariato e dalle reti associative e operano principalmente tramite azioni di sensibilizzazione, di comunicazione, di formazione, di informazione e di advocacy. Tutte le realtà indagate sono impegnate in diversi SDGs contemporaneamente, si va da un minimo di 3, ad alcune realtà che dichiarano di spendere il proprio impegno in tutti e 17 gli SDGs. Per quanto riguarda i progetti censiti, più del 60% è di carattere nazionale e quasi l’80% è stato condotto in partenariato con altre realtà.
Quello che emerge prioritariamente è la necessità, per le organizzazioni rispondenti, di poter apprendere confrontandosi con altre realtà e condividendo buone pratiche ed esperienze particolarmente significative, accedere in modo tempestivo a informazioni su bandi di finanziamento e incentivi, partecipare a occasioni di incontro con le istituzioni e promuovere eventi in cui presentare le attività svolte. Sottolineano la necessità di attivare relazioni e alleanze con il mondo accademico e le diverse realtà territoriali, in una prospettiva di ricerca e formazione, quali driver fondamentali nei processi innovativi per la sostenibilità. Tali processi richiedono una co-progettazione degli interventi tra i diversi attori coinvolti e la valorizzazione di iniziative permanenti di collaborazione sul piano della ricerca, della formazione, ma anche sul piano delle prassi, che possano consolidarsi nel tempo attraverso un lavoro comune, sistematico e partecipato (Antonacci, Palma e Schiavone, 2020).
In questo quadro la pedagogia è chiamata anche a riflettere criticamente sul rapporto tra impresa, intesa come qualsiasi organizzazione profit, no-profit e pubbliche amministrazioni, e sostenibilità in riferimento alle progettualità organizzative e alle relazioni produttive, alla formazione delle persone e alle nuove professionalità, alla connessione tra cultura d’impresa, governance e idea di lavoro (Vischi, 2020 p. 28).
Conclusioni
Concludendo la pedagogia mira a «interrogare per garantire coerenza e produrre conoscenze attendibili proiettate al cambiamento e all’innovazione» (Calaprice, 2010, p. 254) pertanto è volta a confrontarsi con i continui cambiamenti per rispondere a nuovi bisogni sociali ed economici attraverso il ripensamento di processi formativi. La sfida del futuro riguarda certamente l’ambiente naturale assunto di per sé ma anche la questione antropologica in senso proprio, perché lo sviluppo di ogni persona sia autentico e integrale, competente, green e solidale. Nella realtà odierna nota Malavasi «favorire l’accumulazione e la valorizzazione del capitale relazionale implica la consapevolezza di quella svolta ecologica che è essenziale per apprendere nella società della conoscenza, innovare processi organizzativi, politiche istituzionali e culture amministrative […]. La sfida educativa, questione che attraversa la convivenza attuale, designa le ambiguità di una concezione di progresso avida e rapace, senza rispetto per le risorse umane e naturali. Tra rilevanti differenze semantiche, i termini emergenza, sfida, esigenza alludono all’importanza cruciale di quel bene collettivo che è l’educazione» (Malavasi, 2013, p. 124).
«Abitare il mondo è educarsi alla relazione e all’alterità» (Bignami, 2018, p. 549) e l’enciclica ci richiama a una riflessione sul senso e sulle possibilità di abitare la casa comune e alla conversione. L’espressione ecologia integrale ci dice che tutto è connesso, tutto è in relazione: ambiente naturale e modelli di crescita socioeconomica, tecnologie e azioni umane. Ciò implica un’etica in, con e per la sostenibilità dello sviluppo (Malavasi, 2020). L’ecologia integrale diviene «il paradigma capace di tenere insieme fenomeni e problemi ambientali con questioni che normalmente non sono associate all’agenda ecologica in senso stretto» (Birbes, 2017, p. 80) e permette una lettura delle dinamiche sociali e istituzionali a tutti i livelli. In questa prospettiva la pedagogia considera criticamente il contributo della Laudato si’ in termini di Sviluppo Sostenibile per elaborare prospettive ermeneutiche e progettuali inedite, per formare a una cittadinanza accorta e responsabile, per individuare possibili leve di sviluppo e realizzare imprese e organizzazioni che siano contesti di educazione e di crescita, spazi dell’azione umana e della creatività (Vischi, 2020).
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