Dal PISA-Test alla “Buona Scuola”. Le radici del deficit etico-democratico nelle attuali politiche scolastiche

Vasco D’Agnese

In un recente intervento sul DDL La buona Scuola, Massimo Baldacci, dopo avere esplicitato come tale documento abbia il merito di riportare la scuola al centro del dibattito politico, ne evidenzia debolezze e punti critici; debolezze e criticità che rischiano di fare della scuola italiana il luogo dove, ancora una volta, si agiscono processi pensati e decisi al di fuori delle logiche pedagogico-educative che, con tutta evidenza, ne dovrebbero essere il cuore (Baldacci 2015). Il contributo presentato, partendo da tale disamina, vuole analizzare quelle che, a giudizio di chi scrive, sono le radici delle criticità individuate. Il DDL La Buona Scuola, infatti, si inserisce nel solco delle politiche educative e scolastiche attuate dall’OECD (OCSE) almeno a partire dal 2000 attraverso quello che ne è diventato il più noto prodotto: il test PISA. Il contributo, pertanto, proverà a collocare la critica di tale documento nel contesto internazionale, mostrando come il decreto sia – anche - l’effetto di politiche più ampie. Attraverso l’analisi dei documenti prodotti dal Direttorato per l’Educazione riguardo PISA (pubblicazioni, pagine web, video) si sosterrà come l’OCSE mostri un chiaro deficit etico e democratico, sia nello sviluppo del test PISA, che nella sua attuazione e promozione. Nessuna menzione, infatti, è fatta dall’OCSE dell’aspetto valoriale ed etico dei processi educativi, così come non è possibile trovare alcun riferimento a una formazione del cittadino come formazione critica, che preceda e fondi le scelte politico-economico effettuate. Come corollario aggiuntivo si proverà a evidenziare come la critica di Baldacci sia anche una critica di come l’educazione si sta configurando a livello globale.

Keywords
PISA, politiche educative, educazione democratica.

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