Vol. 10, n. 2, ottobre 2024
FILOSOFIA DELL’EDUCAZIONE
Questioni educative in Bertrand Russell
Dalle prospettive filosofiche alla scuola di Beacon Hill
Enrico Bocciolesi1
Sommario
Questo contributo ripercorre e analizza alcune delle proposte avanzate da Bertrand Russell in merito alle sfide dell’educazione. Senza alcuna pretesa di una riduzione concettuale, questo saggio offre una rilettura riflessiva di alcuni dei passaggi che hanno permesso la definizione di un pensiero pedagogico all’interno della vastità dei contributi scientifici promossi dal filosofo inglese. Le problematiche linguistiche e le relazioni pedagogiche vengono esplorate da diverse prospettive, con un’attenzione particolare al gioco e alla dimensione della creatività e dell’immaginazione. Risulta fondamentale la sua propensione a intervenire per lo sviluppo della dimensione critica dell’individuo. L’obiettivo è riconoscere il valore della proposta per l’educazione dei bambini e dei giovani, all’interno della vastità di prodotti scientifici che, attraverso numerosi passaggi centrati su dinamiche sociali, hanno segnato l’interesse educativo del filosofo analitico.
Parole chiave
Questioni educative, Russell, Filosofia dell’educazione, Ricostruzione sociale, Beacon Hill.
Philosophy of education
Educational issues in Bertrand Russell
From a philosophical point of view to the Beacon Hill School
Enrico Bocciolesi2
Abstract
This paper aims to reconstruct and analyse some of the proposals made by Bertrand Russell regarding the challenges of education. Without pretending to reduce the concepts, this essay offers a reflexive rereading of some of the steps which made it possible to define a pedagogical thought within the vastness of the scientific contributions promoted by the English philosopher. Linguistic issues and pedagogical relations are explored from different perspectives, with a focus on play and the dimension of creativity and imagination. Its propensity to act for the development of the critical dimension of the individual emerges as fundamental. The aim is the recognition of the value of the proposal for the education of children and adolescents, within the vastness of the scientific products which, through numerous passages with a focus on social dynamics, have been characteristic of the educational interest of the analytic philosopher.
Keywords
Educational issues, Russell, Philosophy of education, Social reconstruction, Beacon Hill.
Premessa
Bertrand Arthur William Russell non solo fece rilevanti proposte nel campo della filosofia analitica, ma i suoi profondi interessi e le sue influenze logiche sono intervenuti anche nel dibattito pedagogico contemporaneo. Alcuni degli aspetti da lui interessati sono riconducibili all’educazione libera, emancipatrice, così come all’orientamento di una filosofia del linguaggio votata all’autonomia del pensare. Ogni aspetto della sua proposta filosofica coglie l’essenza delle più profonde contemplazioni umane. Dai principi fondamentali stabiliti nella logica all’espressione eloquente di concetti filosofici complessi, l’eredità di Russell si estende ben oltre i confini del mondo accademico, permeando il tessuto della società e stimolando discussioni profonde che modellano la nostra comprensione collettiva.
Attraverso la sua incessante esplorazione della condizione umana, Russell ha identificato gli intricati legami che ci uniscono in quanto esseri sociali e individui, ma soprattutto in qualità di soggetti capaci di parlare ricorrendo a un linguaggio specifico, di pensare utilizzando dei criteri di logica, di procedere nei calcoli anche con il ricorso al sostegno dei paradossi matematici che mutano in pensiero educativo. Ogni argomentazione che ha formulato ha resistito alla prova del tempo, innescando, da oltre un secolo, una reazione a catena che si riverbera sulla formazione del pensiero e del linguaggio delle generazioni odierne.
Abbagnano, nel 1950, in merito al filosofo gallese scrisse che: «Da Peano, Russel ha desunto, semplificandolo e perfezionandolo, il suo simbolismo; da Frege la tesi fondamentale dell’identità di matematica e logica» (p. 571).
Russell concepisce l’educazione come un’istituzione politica di prim’ordine, come parte e sostegno fondamentale per mettere in pratica una teoria politica centrata sull’educare. Per questo motivo si ritiene di particolare interesse conoscere il suo pensiero educativo, gli obiettivi che persegue, il modo per raggiungerli, i principi politici e sociali che lo sottendono e, in definitiva, la concezione dell’uomo che traspare dalla sua opera filosofica e politico-educativa. Studiando questa parte della sua opera, che non è stata ampliamente compresa e ricercata in Italia e che anche in altri Paesi è risultata carente, si procederà con l’opportuna cautela, nella rilettura delle proposte di pensiero e di vita di un filosofo di particolare rilievo per il nostro secolo.
Orientamenti di filosofia dell’educazione a Beacon Hill
In merito al pensiero di Russell, in questo contributo ci interesseremo nello specifico di ciò che accompagna e favorisce la definizione del suo pensiero pedagogico, in merito alla prima parte della sua vita, ovvero fino al primo periodo della scuola di Beacon Hill nel West Sussex Downs, successivo alla pubblicazione del 1926b di On Education. Questo perché non sarebbe possibile anche solo tentare di limitare il pensiero di Russell a questo saggio, ma per motivi di ricerca si procederà secondo l’orientamento del pensiero educativo del filosofo gallese, il quale offrirà una sua rappresentazione concreta con l’edificazione della scuola di Beacon Hill. Il filosofo gallese si soffermerà spesso sulla felicità e sull’infelicità, come poi farà anche sua moglie Dora Winifred Black, nel testo del 1975 The Tamarisk Tree, come se questo dovesse essere un tormento familiare ricorrente. Tanto è vero che lui stesso soffrirà parte dell’educazione puritana e oppressiva datagli dalla propria famiglia, a tal punto che scriverà:
Io non sono nato felice. Da bambino il mio Salmo preferito era: «stanco della terra e carico dei miei peccati». A cinque anni, mi dissi che, se dovevo vivere fino a settanta anni, avevo sopportato soltanto, fino a quel momento, la quattordicesima parte di tutta la mia vita e intravedevo davanti a me il tedio che mi attendeva su un cammino così lungo... lo giudicai insopportabile (Russell, 1967, p. 16).
Le problematiche connesse alla felicità e all’infelicità continueranno a ripresentarsi nel pensiero dello stesso filosofo, secondo differenti manifestazioni sociali e come rappresentazione di una problematica comunitaria e educativa. Bertrand Russell, noto filosofo analitico, ha promosso una scuola di pensiero capace di porre evidenza sull’importanza cruciale della logica formale e dell’analisi del linguaggio come strumenti indispensabili per risolvere le complesse e intricate questioni teoretiche. Secondo Russell, per affrontare tali aspetti in modo efficace, è necessario raggiungere una chiarezza concettuale e utilizzare un linguaggio rigoroso. La sua avanguardistica opera in questo campo ha apportato un contributo significativo alla ridefinizione dei parametri e degli approcci nella disciplina della filosofia del tempo.
Grazie alle sue ricerche e alle argomentazioni incisive, Russell ha fornito una solida base per lo sviluppo di nuove prospettive e teorie nel campo della filosofia, gettando le basi per un approccio più sistematico e approfondito nello studio dei fenomeni temporali e nella loro comprensione. Attraverso la sua filosofia analitica, Russell ha letto e interpretato numerosi e intricati problemi filosofici che riguardano la natura del tempo, tra cui la sua relazione con l’infinito, la causalità, la percezione e la nostra esperienza soggettiva della temporalità. Ha sottolineato l’importanza delle analisi linguistiche per svelare le sfaccettature complesse di queste questioni e ha dimostrato come possano essere comprese ricorrendo a una rigorosa logica formale.
Il filosofo gallese ha mostrato come sia possibile utilizzare una combinazione di argomentazioni razionali e analisi linguistiche per raggiungere una comprensione più profonda del tempo. In merito alle note sul pensiero filosofico e alla saggistica presente nel contesto italiano, qui si riportano alcuni rilevanti riferimenti del 1976, scritti da Preti, nella rivista «Critica di storia della filosofia»:
D’altra parte, cercare in tutta quella varietà di pensieri e di esperimenti teoretici un filo unitario conduttore, o un nocciolo speculativo costante, o un’ispirazione sempre presente (bene), è un’operazione scolasticamente tentabile, ma il cui merito non andrebbe mai al di là di quello di un titolo per una libera docenza. Di fatto quel pensiero rimane vario, complesso, e forse contraddittorio (comunque assai ricco di contrasti interni), e mai in assetto stabile e sistematico (Preti, 1976, p. 437).
Questioni educative
Come anticipato nella proposta di Preti, le questioni sviluppate da Russell sono molteplici e alludono a differenti aspetti e contesti propri della sfera letteraria, oltre a quella prioritariamente filosofica, per poi giungere alla pedagogica e politica. Potremmo cercare di riscontrare, come sottolinea anche Preti, due Russell, separati per l’appunto da una diacronia temporale, che risente in particolar modo della Seconda guerra mondiale e delle problematiche che lui stesso solleverà in merito all’uso delle armi atomiche e alla sopravvivenza dell’essere umano (Russell, 1950, 1961).
Nel saggio del 1961, Has man a future, l’autore gallese avvia il testo con un «ironico e provocativo capitolo dal titolo Prologo o epilogo?, a cui segue un ulteriore affondo: «L’uomo, o homo sapiens, come si autodefinisce con un po’ di arroganza, è la più interessante, e anche la più irritante, delle specie animali sul pianeta Terra».3 Il filosofo britannico riconosce un unico e “supremo” vantaggio, come da lui definito: il linguaggio» (Bocciolesi, 2023, p. 24).
Durante la sua formazione, inizialmente si interessa alla proposta filosofica di McTaggart, che a metà Ottocento manifesterà il suo pensiero come esponente del neohegelismo inglese.
L’incontro è lo stimolo offerto da Moore per Russell ed è fondante della contrapposizione contro l’idealismo che domina il Regno Unito nel 1898. Il filosofo di Cambridge dirà che questa occasione è stata per lui un momento di liberazione, come sottolinea Preti: «liberazione dalla noia, dalla nausea, per gli insulsi slogans e le insulse diatribe di una fiacca retorica neoromantica, fatta di parole che riempivano la bocca (tra l’altro, di un sapore non sempre piacevole) e non significavano assolutamente nulla. Una filosofia che non era neppure letteratura, perché sarebbe stata pessima anche come letteratura […]» (1976, p. 438).
Oltre al suo lavoro filosofico, Russell si è interessato anche alla pedagogia e alla ricerca di soluzioni riguardo alle questioni educative, dimostrando così chiaramente ed evidentemente la sua dedizione al miglioramento della società e allo sviluppo individuale. La sua visione illuminata sull’educazione si basava su principi fondamentali come il pensiero critico e la libertà di pensiero, valori che considerava indispensabili per il progresso sociale.
Russell sosteneva fermamente che gli studenti dovessero essere incentivati a mettere in discussione le credenze tradizionali e ad abbracciare una mentalità aperta e creativa. Questo approccio avrebbe permesso agli allievi di scoprire nuove idee ed esplorare nuovi orizzonti, arricchendo così il loro percorso di apprendimento.
Secondo il filosofo inglese, il pensiero critico e la libertà di pensare erano fondamentali per il successo individuale e collettivo. Credeva che solo attraverso questa libertà di agire e di pensare, accompagnata da un confronto costruttivo delle idee, gli individui potessero raggiungere il loro vero potenziale e contribuire in modo significativo al progresso della società nel suo complesso. Pertanto, la sua visione pedagogica promuoveva un’istruzione orientata al superamento della mera trasmissione di conoscenze accademiche, auspicando, invece, un sapere critico e divergente.
L’educazione, secondo Russell, doveva sollecitare all’apprendimento come opportunità di emancipazione intellettuale e come possibilità per la trasformazione sociale. Lui stesso era convinto che solo attraverso un’istruzione basata sulla libertà di pensiero, sulla curiosità e sull’esplorazione delle diversità, gli individui avrebbero potuto coltivare le proprie passioni e talenti, contribuendo così in modo positivo alla società e al progresso globale.
Riflessioni Sull’Educazione
Numerose sono le osservazioni proposte da Russell in merito all’approccio filosofico riferito alla teoria e pratica educativa. Tuttavia, la sua opera magna in merito alla tematica pedagogica è L’educazione dei bambini (1926b). Le pagine evocative di quest’opera, centrale nella vita del filosofo gallese, offrono un linguaggio educativo orientato alla logica del pensare. Il testo di orientamento pedagogico accompagna il suo lettore in un percorso costituito da questioni filosofiche e prospettive di vita personale. Con la precisione di un maestro artigiano, offre una profonda esplorazione dell’impatto di vasta portata del coinvolgimento dei genitori sullo sviluppo olistico delle giovani menti. La vivacità dei suoi contributi ha preso vita quando si è impegnato attivamente in dibattiti e discussioni con altri luminari del suo tempo. In modo particolare, scambiò senza timore idee con pensatori all’avanguardia come John Dewey e Alfred North Whitehead, suscitando confronti e critiche incentrate sull’educazione e sulla filosofia. Questi arditi confronti evidenziano l’impegno incessante di Russell nell’arricchire il discorso che circonda questi campi e dimostrano il suo spirito inesauribile di studioso prolifico.
Russell si è ritagliato una nicchia illustre nel mondo accademico grazie alla sua analisi incisiva e al suo impegno costante nei confronti dell’educazione e della filosofia. Con uno spiccato interesse rivolto a coltivare la crescita intellettuale delle giovani generazioni, Russell ha proposto un quadro pedagogico visionario che echeggiava profondamente dei suoi valori fondamentali: il pensiero critico e la libertà di espressione.
L’incessante difesa di Russell per il profondo significato dell’istruzione derivava dal riconoscimento del ruolo fondamentale dell’educare sia nello sviluppo personale che nel progresso della società in generale. Credeva fermamente in un’istruzione che riuscisse a coinvolgere completamente l’individuo, sin dalla più giovane età. La sua proposta educativa considerava una vasta gamma di materie e discipline, in quanto le riteneva necessarie per dotare studenti e studentesse in fieri degli strumenti riflessivi e critici necessari per navigare nelle intricate complessità della vita. Avviarsi, dunque, verso una profonda conoscenza, necessaria affinché le persone possano fare scelte consapevoli e intraprendere la comprensione degli aspetti che conformano le complessità multidimensionali del mondo che li avvolge.
Il segno indelebile che Russell ha lasciato nel campo della pedagogia è meritevole di particolare attenzione. Le sue idee inedite continuano a fungere da faro di ispirazione, sollecitando educatori, educatrici, studenti e studentesse ad abbracciare il potenziale trasformativo dell’acquisizione della conoscenza. In un’epoca contemporanea caratterizzata dall’aumento delle scuole parentali, ovvero dell’istituzione dei luoghi comunitari, condivisi tra famiglie costituenti degli spazi finalizzati all’educazione di tipo privato, Russell anticipò, nel 1926, anche questo tipo di problematica.
Ci devono essere nel mondo molti genitori che, come l’autore, hanno figli piccoli che sono ansiosi di educare nel miglior modo possibile, ma riluttanti a esporli ai mali della maggior parte delle istituzioni educative esistenti. Le difficoltà di tali genitori non sono risolvibili con alcuno sforzo da parte di individui isolati. Certo, è possibile allevare i bambini in casa per mezzo di governanti e tutori, ma questo piano li priva della compagnia che la loro natura brama, e senza la quale mancherebbero alcuni elementi essenziali dell’educazione. Inoltre, è estremamente brutto per un ragazzo o una ragazza sentirsi «strano» e diverso dagli altri ragazzi e ragazze4 (Russell, 1926b).
Sin dall’introduzione del testo dedicato all’educazione, il filosofo gallese cerca di stabilire una relazione con i fruitori dei suoi testi, pensando per l’appunto alle educatrici e agli educatori, non dimenticandosi della necessità familiare. Questo incipit contribuirà a quella che nel 1927 diverrà concretamente l’istituzione educativa ipotizzata da Russell e definita con il supporto della moglie e attivista Dora Black. Nel West Sussex Downs troverà collocazione quella che per noi oggi è nota come Beacon Hill School.
Russell ci ricorda che l’educazione è la chiave di volta per la liberazione del nostro vero potenziale e detiene il potere innato di inaugurare un futuro migliore per tutta l’umanità.
Nella premessa del testo On Education, in merito alla libertà di ognuna e di ciascuno ci sollecita a una rilettura delle considerazioni individuali e a un’apertura al desiderio di comunità educante.
L’educazione che desideriamo per i nostri figli deve dipendere dai nostri ideali di carattere umano e dalle nostre speranze circa il ruolo che essi devono svolgere nella comunità. Un pacifista non desidererà per i suoi figli l’educazione che sembra buona a un militarista; la prospettiva educativa di un comunista non sarà la stessa di quella di un individualista. Per arrivare a una scissione più fondamentale, non ci può essere accordo tra coloro che considerano l’educazione come un mezzo per instillare certe credenze definite e coloro che pensano che essa debba produrre il potere di giudizio indipendente5 (Russell, 1926b).
In accordo con quanto esposto dal filosofo analitico, è necessario procedere verso una reinterpretazione dei luoghi dell’educare, avviando la riflessione sull’importanza della dinamica dialogica e relazionale nel rispetto delle differenze altrui.
Dibattiti e confronti filosofico-sociali con Dewey
Nel proporre la sua visione educativa, con un concreto orientamento rivolto alla società e votato al pacifismo, Russell sin dalla prima decade del Novecento riscontra difficoltà nell’ottenere sostegno alle sue proposte teoriche, e successivamente pratiche, soprattutto a causa del suo agire in disaccordo con il contesto. Le problematiche collettive rappresentarono per l’autore gallese un terreno impervio, su cui lo stesso filosofo cercò di proporre un orientamento teorico e di «verità» che lo portò a manifestare dei momenti di evidente disaccordo con e da alcuni suoi colleghi. Nel caso particolare, manifesta un evidente contrasto con il filosofo Dewey, in merito al concetto e alla definizione di verità, tanto da avviare un intenso confronto epistolare, poi sfociato in alcuni volumi e articoli di vasta diffusione. L’evidente distanza teorica tra l’autore americano e il corrispondente inglese emerge sin dall’avvio della Prima Guerra Mondiale, che, come riporterà a Russell nei suoi scritti del 1945, è risultata essere la prima vera occasione di divergenza da Dewey, che era favorevole all’interventismo degli Stati Uniti d’America (Corsi e Baldacci, 2010; Pezzano, 2021). Sia il filosofo inglese che il pedagogista e linguista americano cambiarono le loro opinioni negli anni Trenta: Dewey divenne un pacifista, Russell sostenne la guerra contro il fascismo. Sono differenti le posizioni dei due filosofi in merito alla guerra, ma emergono con il tempo ulteriori elementi di contrasto.
Un aspetto che porterà a numerose critiche da entrambe le parti, americana e inglese, non esauribile in questo contributo, ma riferito ad alcuni testi in nota,6 sarà rivolto all’interpretazione del termine «verità». Ulteriori attriti risulteranno essere riconducibili alle posizioni prese dai rispettivi Paesi natii e al supporto che offriranno a entrambi i filosofi. Chicago e la sua università incentiveranno le Laboratory Schools di Dewey, mentre nel caso di Russell e Black, limitati dal loro attivismo, non riusciranno a ottenere alcun tipo di sostegno economico per la proposta della Beacon Hill School (Russell, 1946). In On Education, l’autore gallese sottolinea che «lo spirito scientifico esige, in primo luogo, il desiderio di trovare la verità», anche se «la verità, nella misura in cui è umanamente accessibile, è una questione di studio» (1926a, p. 187). Entrambe le idee si ripresentano con ricorrenza in tutta la sua opera. In Educazione e ordine sociale (1932) parla dell’atteggiamento scientifico e «sostiene che è possibile scoprire la verità approssimativa» (p. 143). Già nei Principi per la ricostruzione sociale (1916) ha sostenuto che «l’educazione deve favorire il desiderio della verità» (p. 107). La sua visione della verità lo pone di fronte al pragmatismo americano guidato da Peirce e poi diffuso da Dewey. In questo senso, nella sua Storia della filosofia occidentale del 1946, nella traduzione italiana del 1967, all’interno del volume IV, Russell ritorna, con un interno capitolo, sulla prospettiva del filosofo americano.
Dato il mio rispetto e la mia ammirazione per lui, non meno che per la personale esperienza della sua cortesia, vorrei essere d’accordo su tutto, ma con mio sommo rincrescimento son costretto a dissentire proprio dalla sua dottrina filosofica più caratteristica, la sostituzione dell’«indagine» alla «verità» come concetto fondamentale della logica e della teoria della conoscenza (1967b, p. 1085).
L’educazione, in quanto istituzione politica e sociale, è in linea di principio all’interno delle istituzioni che favoriscono gli impulsi creativi o costruttivi. Il filosofo inglese riconosce, tuttavia, che la repressione caratteristica dell’educazione tradizionale orientata al nazionalismo comporta una disgregazione sociale e l’accrescersi di stimoli possessivi e distruttivi, questi ultimi in antitesi con gli interessi dell’educazione orientata alla promozione di sollecitazioni creative e costruttive dell’essere umano. Dunque, come riporta Alcaro nel testo dedicato alle «filosofie democratiche»: «[…] l’importante polemica logico-filosofica tra Dewey e Russell […] concerne l’indagine scientifica, la sua metodologia e la sua logica» (1986, p. 8).
Mentre Thayer, nella rilettura e comparazione proposta nel 1947, evidenzia che:
Russell, tuttavia, ha dedicato relativamente poco tempo a un’interpretazione dell’esperienza. E ciò che Russell intende con il termine «esperienza» è molto diverso dal significato che Dewey dà al termine. L’esperienza per Dewey denota l’interazione di un organismo con il suo ambiente. È un processo costante e continuo, il flusso fondamentale della vita, ma un processo che subisce un cambiamento qualitativo. Il flusso primitivo dell’esperienza è contrassegnato dalla crescita, dal cambiamento e, in breve, dalle esperienze che l’organismo subisce. Un’esperienza, per Dewey, è una fase integrata organizzata «delimitata nel flusso generale dell’esperienza da altre esperienze»7 (Thayer, 1947, pp. 517-518).
Queste ragioni portano Russell usare «il termine “esperienza” con parsimonia; quando lo usa, intende per esperienza ciò che è la formazione dell’abitudine. «Mi sembra», dice, «che un evento sia “vissuto” quando contribuisce alla formazione di un’abitudine» (Thayer, 1947, p. 518).
Dunque, dalla definizione di verità si procede a una profonda riflessione sull’esperienza e il senso dell’indagine per il docente come ricercatore (Baldacci et al., 2023).
È sotto questo aspetto che la teoria di Russell non è operativamente significativa nel senso in cui lo è quella di Dewey; non ci dice abbastanza per assistere un ricercatore nel bel mezzo di un’indagine. Afferma, tuttavia, quale sarà una delle condizioni per il risultato dell›indagine, se il risultato è una proposizione vera. […] Entrambe sono teorie della corrispondenza, ma il senso in cui la corrispondenza è intesa nella teoria di Dewey include (o presuppone) il tipo di corrispondenza formulata nella teoria di Russell (Thayer, 1947, pp. 518-519).
Tuttavia, il confronto tra i due filosofi favorisce e sollecita, ancora oggi, a riflessioni in merito alla ricerca della verità, considerando le differenti proposte e gli orientamenti educativi in esse esplicitati e acuite nei confronti da loro promossi.
La proposta pedagogica di Bertrand Russell
Secondo il filosofo inglese «l’educazione, generalmente, è l’arma più potente al servizio di ciò che esiste contro ogni mutamento fondamentale: le istituzioni minacciate, finché sono ancora potenti, si difendono con la macchina dell’educazione e impongono il rispetto per la loro superiorità nei cervelli malleabili dei giovani» (1916, p. 82). Queste sono alcune delle riflessioni che lo stesso Russell propone in merito alla considerazione generale di istruzione, legata al dominio delle istituzioni sull’interesse sociale. Quindi dalla sua posizione privilegiata, in conflitto con un contesto politico che agisce verticalmente, limitando senza alcuna considerazione chi già risulta essere limitato nella possibilità di scegliere, si oppone con il tentativo di avviare le persone, siano genitori, docenti o studentesse e studenti alla valorizzazione dell’educazione.
Se i bambini stessi fossero davvero considerati, l’educazione non mirerebbe a farli appartenere a questo o a quell’altro partito, ma a metterli in condizioni tali da scegliere con intelligenza una parte o l’altra; mirerebbe a metterli nella condizione di pensare, e non nella condizione di pensare ciò che pensano i loro maestri. L’educazione come arma politica non esisterebbe se i diritti dei bambini fossero rispettati (Russell, 1916, p. 82).
Russell avviò un percorso di comprensione e interpretazione dell’educazione a partire dall’interesse filosofico oltre alle questioni sociali, dunque legato tanto alla dimensione logica quanto alla linguistica. Altro noto aspetto del Russell educatore è l’attivismo pacifista, ovvero la promozione di un messaggio critico che, attraverso movimenti e proteste concrete, lo convertiranno in un rilevante interlocutore.
Secondo Russell, l’istruzione non doveva limitarsi a una semplice riduzione a raggruppamenti di nozioni, ma piuttosto avrebbe dovuto fornire una piattaforma fertile per l’esercizio della curiosità intellettuale e promuovere la capacità di analisi riflessiva, orientata alla complessità della persona. In altre parole, credeva fermamente che l’educazione dovesse andare oltre la mera trasmissione di informazioni e diventare una fonte inesausta di conoscenza e crescita personale. Incoraggiare gli studenti a intraprendere un percorso di indagine personale, a cercare nuove parole e a mettere in discussione le verità universalmente accettate, era uno dei pilastri fondamentali di questa teoria educativa. «Chi vuole davvero educare al meglio una persona, far crescere e sviluppare i giovani in tutta la loro portata, deve essere pervaso dallo spirito di rispetto. È il rispetto per gli altri che manca in chi sostiene l’inviolabile sistema costruito sulle macchine: il militarismo, il capitalismo […]» (Russell, 1916, p. 84).
La passione di Russell per l’educazione era alimentata dal suo desiderio di fornire agli studenti gli strumenti necessari per acquisire una comprensione critica della realtà. Era convinto che solo attraverso un approccio interattivo e coinvolgente si potesse veramente creare un ambiente propizio allo sviluppo intellettivo. Pertanto, Russell incoraggiava gli educatori a stimolare la creatività degli studenti, ad abilitare un dialogo aperto e a incoraggiare il confronto di idee divergenti. Credeva che, attraverso tali interazioni, gli studenti avrebbero potuto esplorare il vasto panorama delle conoscenze e sviluppare una mentalità aperta e dinamica. Il filosofo inglese propone «quattro caratteristiche che mi sembrano poter formare, nell’insieme, la base di un carattere ideale: vitalità, coraggio, sensibilità e intelligenza; […]» (1926b, p. 66).
Conclusioni
L’interesse educativo del filosofo inglese in merito alla formazione degli insegnanti continua a essere, con vigore, una questione attuale e di cocente problematicità. Egli sperava di creare un ambiente accogliente in cui gli studenti avrebbero potuto esprimere le proprie opinioni liberamente, senza paura di essere giudicati, e sviluppare una solida base di autonomia di pensiero. Era convinto che solo attraverso tale autonomia di ragionamento e riflessività gli studenti sarebbero stati in grado di affrontare le sfide del mondo moderno e di contribuire alla società in modo significativo.
Russell pensava all’educazione come a un’opportunità senza pari per gli studenti di crescere come individui critici e indipendenti. Il filosofo analitico riconosce il ruolo cruciale delle strutture linguistiche formali nel prevenire e limitare i problemi del processo democratico. In particolare, l’autore gallese si sofferma a esaminare più da vicino il concetto di «rumore» in un contesto sociale e a esaminarne le numerose dimensioni problematiche. Il «rumore» può essere visto come un intralcio alla trasmissione efficace dei messaggi e alla comprensione reciproca in una società democratica. Nel contesto sociale, il rumore può assumere molte forme: dal flusso di informazioni imprecise e manipolate ai conflitti di interesse che minano la fiducia del pubblico nelle istituzioni democratiche. Analizzando a fondo il concetto di rumore, è possibile identificarne le cause e affrontare i problemi di fondo che minano il processo democratico. La lettura educativa proposta da Russell sollecita all’interesse sociale e di emancipazione da caldeggiare nei contesti educativi per la promozione della democrazia e della libertà individuale.
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1 Professore Associato di Pedagogia generale e sociale, Dipartimento di Studi Umanistici, Università degli Studi di Urbino «Carlo Bo».
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2 Associate Professor of General and Social Pedagogy, Department of Humanistic Studies, University of Urbino «Carlo Bo».
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3 Traduzione della seguente frase a cura dell’autore del contributo.
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4 Traduzione a cura dell’autore del contributo.
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5 Traduzione a carico dell’autore del contributo.
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6 DuChemin (1953); Green (1979); Alcaro (1986); Burke (1994); Biesta (1997); Rockier (1997); Pratt (1998).
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7 Traduzione a cura dell’autore del contributo.
Vol. 10, Issue 2, October 2024