Vol. 10, n. 2, ottobre 2024 — pp. 1-3

EDITORIALE

Due Maestri che ci hanno lasciato

Nell’anno che si avvia a chiudersi ci hanno lasciato due grandi figure della pedagogia italiana: prima Franco Frabboni (1935-2024), poi Beniamino Brocca (1934-2024). Due esponenti del mondo della scuola e della pedagogia tra i quali correva una reciproca stima e una profonda amicizia. Pur nelle differenze della loro ispirazione ideale – laica e critico-razionalista in Frabboni, cattolico-personalista in Brocca –, li univa la comune fede nell’educazione e nella scuola, e il progetto di uno sviluppo integrale della persona, di una sua emancipazione da tutto quanto la può degradare a mezzo, anziché riconoscerne la dignità di fine. Di questa amicizia rimangono le loro opere in collaborazione, quali: Dialogo sulla riforma della scuola (Laterza, Roma-Bari, 2004); La Buona scuola. Sguardi critici dal Documento alle Legge (Milano, FrancoAngeli, 2016) (opera alla quale ho avuto l’onore di partecipare).

Muovendo da sponde diverse, Frabboni (dalla cattedra universitaria) e Brocca (dalle istituzioni politiche) hanno dato un elevato contribuito alla crescita della pedagogia. Con la loro opera ne hanno rafforzato i fondamenti teorici, ne hanno consolidato la legittimità sul piano epistemologico, consentendole di confrontarsi senza esitazioni con le altre scienze dell’educazione. Un contributo elevato, anche perché ha portato la pedagogia a essere sempre di più riconosciuta dalla scuola e dagli ambienti educativi come una guida essenziale e autentica. Elevato, infine, perché ascoltato e rispettato dal mondo politico. In questo editoriale vogliamo dedicare loro qualche parola di ricordo.

Franco Frabboni è stato uno dei maggiori studiosi di pedagogia, dagli anni Settanta fino ai primi anni del nuovo millennio. Egli aderiva alla teoria del Problematicismo. Seguendo le orme di Banfi e Bertin, ha saputo sviluppare in modo originale e fecondo questo approccio pedagogico. La prima fase della sua carriera è stata caratterizzata dall’applicazione sperimentale del Problematicismo a diverse questioni socioeducative, scolastiche (come la scuola dell’infanzia, il tempo pieno, la scuola aperta, il curricolo, ecc.) ed extrascolastiche (il sistema formativo, i servizi educativi del territorio, il tempo libero, ecc.).

Durante questa fase sperimentale, Frabboni ha maturato nuove prospettive, inaugurando una seconda fase della sua attività. Da un lato, ha dato maggiore rilevanza agli aspetti storico-sociali delle situazioni educative, trasformando il Problematicismo in una teoria della prassi formativa con un’impronta storico-materialista. Dall’altro, ha focalizzato la sua attenzione sulla necessità di affermare la pedagogia come una scienza autonoma, confrontandosi con i principali orientamenti dell’epistemologia contemporanea. L’integrazione di queste riflessioni, in dialogo con le sfide del suo tempo, lo ha portato a valorizzare il ruolo politico-culturale della pedagogia, mirando all’elaborazione e alla promozione di un modello di scuola aperta e democratica, orientata al progresso civile della società.

Quando i cambiamenti politici hanno messo in crisi questo modello, Frabboni non ha esitato a ingaggiare una battaglia culturale per difendere lo sviluppo democratico dell’istruzione. Nella terza fase della sua carriera si è così distinto come polemista, criticando aspramente il regresso delle politiche scolastiche e culturali. Il suo percorso scientifico, politico e sociale è stato accompagnato da numerosi incarichi istituzionali e iniziative editoriali. Ha infatti ricoperto ruoli come Presidente della Società Italiana di Pedagogia, Presidente dell’Irrsae Emilia-Romagna, Presidente dell’Istituto Gramsci dell’Emilia-Romagna, Preside della Facoltà di Scienze della Formazione, e membro di diverse commissioni, tra cui quella per i nuovi Programmi della scuola elementare del 1985 e per i nuovi Orientamenti della scuola d’infanzia del 1991. Infine, egli è stato fondatore e direttore di questa rivista.

Beniamino Brocca, è stato una delle figure politiche e culturali più rilevanti del mondo della scuola.

Prima insegnante e dirigente scolastico, è stato poi deputato della Democrazia Cristiana e membro della Commissione Istruzione e Cultura della Camera. In questa veste egli ha contribuito a promuovere e a sostenere importanti riforme del sistema scolastico, tra le quali la legge 517/77 sulla programmazione e la valutazione, e la legge 148/90 sui nuovi ordinamenti della scuola elementare.

Nel quinquennio dal 1987 al 1992 è stato Sottosegretario alla Pubblica Istruzione. In questo ruolo ha promosso la Conferenza Nazionale sulla Scuola del 1990, importante iniziativa di analisi organica della condizione della scuola e delle sue prospettive. È stato poi presidente della Commissione Ministeriale incaricata di ridisegnare i programmi per le scuole superiori. Un lavoro esemplare, prolungatosi per anni, che ha dato vita a un documento curricolare di grande spessore culturale e pedagogico, passato alla storia come Progetto Brocca. Tale ipotesi curricolare ha poi visto una vasta sperimentazione nelle scuole nel corso degli anni Novanta. E rimane un riferimento obbligato per qualsiasi riprogettazione curricolare della scuola secondaria superiore. Brocca ha poi continuato a occuparsi di scuola in qualità di studioso, insegnando pedagogia prima nell’Università di Bolzano, e poi in quella di Urbino, e pubblicando numerosi saggi.

Coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerli e di lavorare con loro, oltre al loro valore di studiosi, ne hanno apprezzato la personalità, per certi versi simile. Persone autentiche, generose, combattive. Uomini che si sono consacrati alla causa della scuola democratica. E che non si sono mai tirati indietro davanti alle sfide politico-culturali, affrontando ogni battaglia con il coraggio delle loro idee.

Massimo Baldacci

 

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