La pedagogia impegnata di bell hooks

Fabio Bocci, Martina De Castro

Uno degli aspetti salienti che caratterizza in modo peculiare i precursori e le precorritrici dell’inclusione è certamente la capacità di abitare, dialetticamente ma senza schisi, il pensare e l’agire, la teoria e la prassi. Si usa spesso — e oggi è sovente richiamato per designare un modo di essere nella e di pensare alla pedagogia — il termine «militanza», quale espressione non tanto di appartenenza a una certa organizzazione o a un determinato movimento, quanto come modo di essere, di porsi e di stare nelle cose, di partecipare alle dinamiche concrete del tessuto sociale, di abitare i contesti con autenticità, sporcandosi le mani. Ebbene, questa descrizione calza alla perfezione alla figura, al pensiero, all’opera e alle azioni di bell hooks, scomparsa nel novembre del 2021 all’età di 69 anni. bell hooks è stata molte cose: scrittrice, insegnante, accademica, saggista, attivista, divulgatrice, critica culturale e quant’altro. Ha saputo abitare tutte queste identità sociali plurime intrecciandole lungo un filo rosso caratterizzato da uno sguardo vigile, attento, mai scontato, anzi, sempre inedito e spiazzante, indirizzato a disvelare, assumendo una prospettiva intersezionale, i meccanismi di dominio-subalternità generati dalle logiche sessiste, razziste e classiste di cui è pervasa la nostra struttura sociale. L’autore e l’autrice, consapevoli dell’impossibilità anche solo di immaginare di poter essenzializzare il portato scientifico e socio-culturale di bell hooks, cercano qui di restituirne almeno un breve profilo biografico, esistenziale e intellettuale, con la speranza di rispettare chi già conosce e apprezza questa figura unica e con l’augurio di stimolare chi invece ancora non ha avuto modo di «incontrarla» a fare tesoro della sua straordinaria eredità.

DOI 
10.14605/ISS2112204

Keywords
bell hooks, Inclusione, Razzismo, Femminismo, Studi intersezionali.

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