La meccanizzazione del corpo sportivo

Rafael Mendoza

Nel suo libro Deumanizzazione: come si legittima la violenza, la psicologa sociale Chiara Volpato sostiene che la meccanizzazione del corpo umano sia ancora una forma diffusa di deumanizzazione nelle società contemporanee. Attingendo dall’idea di Marx sul lavoro alienato, Volpato argomenta che questo fenomeno trova le sue origini nell’ascesa del capitalismo industriale, in particolare nel taylorismo, una gestione scientifica che mira ad aumentare l’efficienza e la produttività quantificando ogni azione del lavoratore in fabbrica e ufficio. Sotto i rigorosi processi lavorativi stabiliti dal taylorismo, i movimenti umani diventano meccanici, riducendo l’essere umano a ingranaggi privi di agenzia. Volpato sostiene inoltre che la meccanizzazione degli individui sia sottile, avviene inconsciamente ma erode l’autonomia umana, la libertà, la creatività e il senso di realizzazione. In questo saggio, si argomenta che questa meccanizzazione è presente nell’atmosfera sportiva contemporanea. Ciò avviene perché il modo in cui lo sport viene insegnato e allenato riflette il lavoro alienato, dove ogni singola azione del partecipante è quantificata e misurata con l’obiettivo di aumentare l’efficienza nel campo di gioco. Sebbene lo sport non incarni una base lavorativa, contrariamente alle convinzioni dei teorici neomarxisti dello sport, si ritiene che le loro contribuzioni siano ancora rilevanti per rivalutare lo scenario sportivo attuale. Questi autori evidenziano l’atmosfera deumanizzante nello sport moderno, in particolare riguardo ai metodi di allenamento e agli approcci allo sport che tendono a meccanizzare il corpo.

DOI 
10.14605/CSE112404

Keywords
Corpo sportivo, meccanizzazione, deumanizzazione, lavoro, gameplay.

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