Premessa

Il contributo presenta lo stato dell’arte di un percorso di ricerca-formazione nato nell’ambito del Piano Nazionale per la Formazione Docenti 2016-2019 (Area 1 – Autonomia organizzativa e didattica) e promosso dall’Ambito territoriale 1 di Bologna, sottolineandone principalmente le motivazioni che hanno dato avvio al percorso e le fasi di cui è composta la sperimentazione.
Gli attori coinvolti in questo percorso – oltre a chi scrive – sono il Direttore del percorso di formazione, Dirigente Dott.ssa Filomena Massaro dell’IC 12 di Bologna e 60 docenti degli Istituti di ogni ordine e grado della Città di Bologna, impegnati nelle loro scuole nel complesso ruolo di “Docenti Facilitatori”, nuova “figura di sistema” oggetto dell’indagine che verrà di seguito presentata.
Si segnala che il percorso è stato selezionato dall’Ufficio Scolastico Regionale Emilia-Romagna per la partecipazione al “Premio formazione 2017 per l’innovazione della scuola”, promosso dal MIUR. Il premio è finalizzato a valorizzare le iniziative formative di qualità realizzate dalle Istituzioni scolastiche, nelle varie modalità previste dalle norme, nel corso del primo anno di attuazione del Piano di formazione docenti (a.s.2016-2017). Il premio è destinato ai progetti di formazione caratterizzati da un accentuato carattere d’innovazione, con particolare riferimento alle modalità di realizzazione, alla trasferibilità dell’iniziativa anche in altri contesti territoriali, alla qualità dei contenuti prodotti e alle caratteristiche e metodologie di monitoraggio.

Un percorso di ricerca-formazione sul ruolo del Docente Facilitatore

Come anticipato, la finalità principale del percorso di ricerca-formazione in oggetto è quella di voler intraprendere una prima indagine su una nuova figura di sistema – il Docente Facilitatore – provando a definirne le competenze, i ruoli e gli strumenti di cui potersi avvalere, così da rendere manifesta e chiara la sua funzione nei confronti del proprio team docente, del proprio Dirigente Scolastico e dei diversi organi collegiali.
L’idea di intraprendere un percorso in questa direzione è da attribuire alla Dirigente Filomena Massaro (IC 12, Bologna) e alla sua intuizione di provare a connettere la definizione della figura del Docente Facilitatore con il costrutto di mentoring, coinvolgendo, in questo senso, chi scrive. Tale costrutto, infatti, prova a delineare quale siano le skills fondamentali di un Mentor for teachers chiamato a rendere i componenti dei team docenti sempre più consapevoli delle proprie scelte didattiche, in grado di fare bilanci, di indagare sui possibili punti di forza e di debolezza di ogni situazione, così da saper identificare, prima, e intraprendere, poi, decisioni – pedagogiche e didattiche – sempre più consapevoli e innovative (D’Ugo, 2017). In questo senso, trasporre le skills del Mentor for Teachers a quelle del Docente Facilitatore significa formare quest’ultimo alla capacità di coordinare concretamente la formazione del proprio team docente al fine di supportarne l’innovazione metodologico-didattica.
Anche per questo motivo è apparso sin da subito chiaro che il percorso di ricerca-formazione dovesse caratterizzarsi per tre aspetti: la metodologia di ricerca di tipo collaborativo, la trasferibilità dei risultati e dei prodotti della ricerca in altri contesti didattici, la sostenibilità nel tempo dell’iniziativa formativa.
Primo aspetto. Avere optato, da un punto di vista metodologico, per una ricerca di tipo collaborativo ha permesso di avviare processi di sperimentazione partecipata a partire dalla voce degli attori coinvolti e, di conseguenza, monitorare il percorso passo dopo passo, grazie al riscontro immediato su campo. Tale modalità assicura sia l’accrescimento delle competenze professionali dei docenti coinvolti, sia l’individuazione di soluzioni “democratiche” per l’evoluzione della qualità del percorso di formazione e dei risultati prodotti. La ricerca collaborativa, infatti, introduce cambiamenti nella realtà che studia; favorisce lo scambio fra l’universo esperienziale e l’universo teorico; fa discendere la formazione degli insegnanti dal loro essere-in-ricerca; istituisce una postura simmetrica tra ricercatore/formatore e insegnanti. Nello specifico, il continuo confronto tra il Dirigente Scolastico responsabile del progetto, il Formatore/ricercatore e i Docenti coinvolti, permette di verificare su campo, di volta in volta, le ipotesi di ricerca definite durante gli incontri di “formazione partecipata”, validandole o confutandole.
Secondo aspetto. La trasferibilità dei risultati e dei prodotti della ricerca in altri contesti didattici (scuole del territorio non solo bolognese, ma nazionale) è apparso subito un obiettivo molto importante e da perseguire. Per questo, come si leggerà in seguito, le aree di ricerca promosse nel percorso in oggetto si basano principalmente sull’attuazione di azioni concrete in grado di produrre documenti e strumenti trasferibili a tutte le scuole del territorio nazionale.
Terzo aspetto. Il percorso di ricerca-formazione in oggetto è caratterizzato dalla volontà di dare sostenibilità nel tempo all’iniziativa formativa. Per questo motivo, i processi e i prodotti sperimentati durante il progetto di ricerca-formazione sono: (a) declinati in modo da poter essere ulteriormente sviluppati e nuovamente sperimentati durante formazioni successive dedicate al ruolo del Docente Facilitatore; (b) costruiti in modo da supportare nel tempo la formazione della figura di riferimento del Docente Facilitatore; (c) costruiti in modo da essere “garanti” nel tempo del ruolo di coordinamento delle formazioni “altre” del Docente Facilitatore, ovvero caratterizzate da qualsiasi contenuto pedagogico e didattico, in quanto trasversali.
Un ultimo aspetto, di secondo ordine rispetto ai precedenti, ma metodologicamente “innovativo” che ha caratterizzato la ricerca-formazione in oggetto è stato quello di aver intrapreso un modello di formazione a tratti “residenziale” in grado di incidere positivamente sul livello di coinvolgimento dei docenti partecipanti, innestando concretamente la volontà di “fare rete” tra le diverse scuole.

La fase iniziale del percorso di ricerca-formazione: la voce dei docenti e le possibili direzioni di indagine

L’incipit del percorso è stato caratterizzato proprio da una formazione a carattere “residenziale” di due giornate, svolta prima dell’inizio dell’anno scolastico 2017-2018 e che ha permesso ai docenti coinvolti e a chi scrive di iniziare una riflessione comune sulla figura del Docente Facilitatore, provando ad individuarne le caratteristiche principali e le possibili direzioni di indagine. Gli obiettivi delle due giornate, infatti, sono stati quelli di:
(a) riflettere insieme sul profilo di una nuova figura di sistema che sappia coordinare le azioni di formazione per supportare i docenti in scelte metodologico-didattiche innovative (quali aspettative abbiamo in merito a questa figura? di quali strumenti potremmo avvalerci? quali soluzioni siamo in grado di ideare relativamente a specifiche questioni didattiche?);
(b) definire le fasi di una possibile ricerca-formazione-sperimentazione su tale figura. Nell’economia di due giornate di lavoro, si è deciso di dedicare la prima giornata a una riflessione di gruppo in merito alle aspettative e ai diversi possibili tratti della figura del Docente Facilitatore, e la seconda giornata a una “simulazione guidata” sul ruolo del Docente Facilitatore (caratterizzata da una primissima riflessione su alcuni strumenti di supporto) e sulle possibili direzioni di ricerca.

Prima giornata di formazione. La prima giornata è stata dedicata, come già anticipato, a diversi momenti di riflessione sulla figura del Docente Facilitatore. L’esigenza era, tra le altre, comprendere con gli stessi docenti quale sarebbe stato il ruolo che avrebbero assunto nell’imminente anno scolastico: molti dei presenti, infatti, seppur già incaricati di questo ruolo, non avevano ancora informazioni complete rispetto ai compiti che avrebbero assunto di lì a poco. Si riportano le riflessioni emerse in due fasi del lavoro.
1. Fase 1: si è chiesto ai docenti di rispondere individualmente alla domanda “Cosa significa per voi «docente facilitatore»?”. L’insieme delle risposte sono state analizzate in grande gruppo;
2. Fase 2: si è chiesto ai docenti di riflettere in sottogruppo relativamente alle possibili aspettative – del Dirigente, dei colleghi, dei propri alunni, dei genitori dei propri alunni – nei confronti del ruolo di Docente Facilitatore.
Dal punto di vista delle riflessioni emerse, appare interessante sottolineare alcuni aspetti.

1. Fase 1: alla domanda “Cosa significa per voi «docente facilitatore»?” i docenti hanno attribuito il significato di una figura che principalmente debba possedere alcune competenze trasversali imprescindibili:
a) sa individuare i bisogni formativi dei propri colleghi ed essere in grado di supportarli nelle scelte formative: nello specifico, i docenti hanno sottolineato che il Docente Facilitatore “ha competenze tali da poter indirizzare i colleghi nelle scelte formative più idonee rispetto al proprio profilo e rispetto alle esperienze della scuola; comprende i bisogni formativi di un istituto scolastico e propone indirizzi formativi; può rendere più semplice per i colleghi un’auto-analisi serena della propria professionalità al fine di scegliere la formazione più adeguata alle proprie necessità e a quelle del proprio istituto; si fa portavoce dei bisogni dei colleghi relativi alla formazione; promuove l’innovazione didattica e accompagna i colleghi nel percorso di formazione; in qualche modo contribuisce, ad esempio, a far sì che quanto appreso e elaborato in corsi di formazione venga effettivamente “implementato” in classe”;
b) si pone come un leader positivo: nello specifico, i docenti hanno sottolineato che il Docente Facilitatore “si impegna a mediare; ha consapevolezza di sé e della realtà in cui è calato; ha sperimentato diverse metodologie didattiche passando da successi a insuccessi; mette a disposizione una competenza; chiarisce le idee; sa aggregare, creare fiducia, proporre in modo mirato e collaborare; facilita, stimola a trovare soluzioni a problemi reali; risolve situazioni problematiche insieme;
c) sa coordinare il team: nello specifico, i docenti hanno sottolineato che il Docente Facilitatore “coordina ed è di raccordo tra i docenti della scuola; coordina le iniziative di formazione condivise in Collegio e basate sulle necessità emerse dai Dipartimenti”;
d) sa guidare e orientare nelle scelte didattiche il proprio team: nello specifico, i docenti hanno sottolineato che il Docente Facilitatore “aiuta i colleghi a rivedere gli strumenti con i quali operano, dopo aver rilevato i punti critici; offre sostegno nelle scelte metodologiche; riesce a comunicare con i colleghi e mettere in evidenza i punti di forza della didattica innovativa; orienta i docenti più disorientati sulle nuove strategie didattiche”.

2. Fase 2: per ragionare sulle possibili aspettative nei confronti del ruolo di Docente Facilitatore, si sono formati cinque gruppi (due sulle aspettative del Dirigente, uno sulle aspettative dei colleghi, uno sulle aspettative degli allievi, uno sulle aspettative dei genitori). Prima di iniziare i lavori di gruppo, ci si era raccordati su una definizione comune di ruolo, tratteggiando delle dimensioni che potessero innestarsi in qualsiasi tipologia di organizzazione, scuola inclusa:
- il ruolo è un insieme di comportamenti, relazioni e attività che ci si aspetta da parte di una persona che occupa una particolare posizione all’interno di una organizzazione;
- ruolo significa svolgere correttamente dei compiti e assumersi pienamente delle responsabilità (componente istituzionale/prescrittiva);
- ruolo significa interpretare quotidianamente le attese dei diversi interlocutori e dell’ambiente e rapportarsi consapevolmente con la loro complessità (componente discrezionale).

Le aspettative emerse dalle riflessioni in gruppo sono riportate nella tabella 1.

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Tabella 1. Il ruolo del Docente Facilitatore: le aspettative
 

Seconda giornata di formazione. La seconda giornata è stata dedicata, come anticipato, a una “simulazione guidata” del ruolo del Docente Facilitatore e all’individuazione delle possibili direzioni di ricerca. Nello specifico, i docenti sono stati suddivisi da subito in 7 gruppi di lavoro che hanno avuto come obiettivo quello di ipotizzare, con il supporto di alcuni strumenti di progettazione – che saranno successivamente oggetto di riflessione e validazione nell’ambito del percorso di ricerca-formazione –, alcune azioni didattiche “metodologicamente innovative” e mirate a sostenere i colleghi – in qualità appunto di Docenti Facilitatori – in una delle nove Aree declinate dal Piano di Formazione 2016/2017: 4.1 autonomia organizzativa e didattica; 4.2 didattica per competenze, innovazione metodologica e competenze di base; 4.3 competenze digitali e nuovi ambienti per l’apprendimento; 4.4 competenze di lingua straniera; 4.5 inclusione e disabilità; 4.6 coesione sociale e prevenzione del disagio giovanile; 4.7 integrazione, competenze di cittadinanza e cittadinanza globale; 4.8 scuola e lavoro; 4.9 valutazione e miglioramento.
Le azioni didattiche ipotizzate nelle simulazioni del piccolo gruppo e poi restituite al grande gruppo sono state, oltre che molto interessanti, decisive per iniziare una riflessione concreta sulle possibili aree di indagine del percorso di formazione-ricerca-sperimentazione dedicato al Docente Facilitatore.

 

Le aree di indagine del percorso di ricerca-formazione

Il percorso di ricerca-formazione è stato progettato sulla base di cinque aree di indagine che hanno come obiettivo trasversale quello di definire il profilo del Docente Facilitatore e, soprattutto, di dotarlo di strumenti finalizzati a coadiuvare i propri colleghi nella scelta della formazione e nell’attuazione di azioni didattiche in grado di incidere positivamente sulla professionalità di ciascuno e di impattare positivamente sulla qualità della didattica. Per ciascuna area di indagine sono state formulate delle domande di ricerca, pianificate delle azioni, previsti dei prodotti, definite le tempistiche. Vediamo le aree nel dettaglio nella tabella 2.

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Tabella 2. Le aree di indagine del percorso di ricerca-formazione

  
Nel momento in cui si scrive, lo stato dell’arte dei lavori è il seguente: le azioni relative all’Area 1 sono state completate; le azioni relative all’Area 2 sono in corso di completamento e le azioni relative all’Area 3 sono state avviate e proseguiranno nella seconda parte dell’anno scolastico 2017-2018.
Per quanto concerne, invece, le azioni relative alle Aree 4 e 5, queste ultime saranno avviate nell’anno scolastico 2018-2019. Per questo motivo, in questa sede, si dà conto dei primi risultati relativi all’Area 1 e all’Area 2 e si rimandano a pubblicazioni successive i risultati delle altre Aree di indagine.

La figura del Docente Facilitatore alla luce dei documenti ministeriali (Area 1)

Per quanto riguarda l’Area 1 – Ricostruzione del quadro normativo relativo al ruolo di Docente Facilitatore – sono stati analizzati alcuni documenti ministeriali per comprendere come venga definita questa figura di sistema. Nello specifico, sono stati esaminati i testi relativi alla Legge 107 del 2015 – Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti, la Nota ministeriale 7 gennaio 2016, prot. n. 35 – Indicazioni e orientamenti per la definizione del piano triennale per la formazione del personale, il Piano Nazionale per la Formazione dei Docenti 2016-2019, le istruzioni fornite ai docenti per l’uso della Piattaforma SOFIA, il Piano di Miglioramento (PdM), il Rapporto Annuale di Valutazione (RAV). Si ritiene utile ai fini della trattazione sottolineare di seguito alcuni aspetti importanti riscontrati nella disamina dei documenti.
1. L’articolo 1, comma 124 della legge 107/2015 sottolinea l’importanza della formazione in servizio dei docenti, definendola “obbligatoria, permanente e strutturale”, ricordando che le attività di formazione sono definite dalle singole istituzioni scolastiche.
2. La Nota ministeriale 7 gennaio 2016, prot. n. 35, ricorda anch’essa l’importanza della formazione in servizio, sottolineando quanto questa rappresenti un fattore decisivo per la qualificazione di ogni sistema educativo. In riferimento al nostro tema di indagine, la nota suggerisce che “verranno formate figure strategiche, in particolare docenti in grado di accompagnare i colleghi nei processi di ricerca didattica, formazione sul campo, innovazione in aula”, pur non definendo mai questa figura docente in un modo diverso da “strategica”.
3. Nel Piano Nazionale per la Formazione, al paragrafo 2.1 “Promuovere e sostenere la collaborazione (tra docenti)”, si fa riferimento specifico all’istituzione di modelli di mentoring, che ci inducono a connettere la figura del Mentor for teachers a quella del Docente Facilitatore, come sostenuto all’inizio del presente contributo.
4. Nel Piano Nazionale per la Formazione dei docenti 2016-2019, nel capitolo 4, si fa spesso riferimento a «docenti tutor», «figure di coordinamento», «funzioni strumentali», «figure di supporto»; queste sono indicate come possibili “target” della formazione, da intendersi come destinatari della formazione, ma anche come conduttori della stessa. In ciascuna di queste definizioni riteniamo sia possibile rintracciare quella del Docente Facilitatore.
5. La definizione di “Facilitatore” è presente espressamente, però, solo nei documenti che corredano la Piattaforma SOFIA, nel punto in cui vengono definite le possibili caratteristiche di un’edizione di un’iniziativa formativa: oltre alle iscrizioni, alla sede, ai materiali, ai contatti, ai formatori, è importante anche la presenza di un Facilitatore.
6. Discorso un po’ differente per il Piano di Miglioramento (PdM) e il Rapporto Annuale di Valutazione (RAV) che potrebbero caratterizzarsi (esclusivamente in alcune sezioni) come strumenti nelle mani del Docente Facilitatore, per sostenerlo e supportarlo nel suo compito.

Un questionario per indagare i bisogni formativi dei docenti (Area 2)

Per quanto riguarda l’Area 2 – Definizione di un “questionario iniziale della formazione” – si sono analizzati i questionari di ricognizione dei bisogni formativi costruiti dai 60 docenti partecipanti alla formazione a partire da una traccia comune offerta dall’USR Emilia-Romagna (http://istruzioneer.it/wp-content/uploads/2017/03/02_QuestionarioRilevazBisogniFormativiDocentiPinFORM.docx) e che nell’anno scolastico 2016-2017 e in quello in corso, 2017-2018, sono stati somministrati nelle scuole di Bologna. L’analisi delle principali analogie e differenze dei questionari ha permesso di mettere a punto una prima bozza che dichiara sin da subito il suo obiettivo: “rilevare i bisogni formativi dei docenti per delineare le priorità nell’organizzazione del Piano di Formazione di Istituto. Il questionario per la rilevazione dei bisogni formativi dei docenti oltre a sottolineare l'importanza della partecipazione dei docenti a corsi di aggiornamento e/o formazione professionale, si propone di monitorare le esigenze formative degli stessi. Partendo da un'analisi dell'esperienza formativa dei docenti, si intende evidenziare quali siano, attualmente, i bisogni formativi reali e più urgenti, in modo da proporre i temi e le modalità per l'attuazione di una futura attività formativa. La rilevazione s'inquadra nel framework del Piano nazionale di formazione e ha l'intento di “armonizzare" le future azioni formative” della scuola su tre livelli: quello nazionale, con la definizione degli indirizzi strategici e delle regole di funzionamento, quello dell'istituzione scolastica, nell’ottica del miglioramento stabilito nell’ambito della propria autonomia, e quello di ogni singolo docente, finalizzato allo sviluppo professionale continuo”.
Dopo una prima area di carattere esplorativo, volta a indagare alcune caratteristiche del docente rispondente (anni di insegnamento, ordine di scuola, disciplina insegnata, eventuali incarichi di responsabilità ricoperti), le aree del questionario vertono principalmente sui seguenti aspetti:
- prerequisiti formativi generali: viene indagato quale tipologia di formazione (tematica, modalità di svolgimento, utilità, organizzazione oraria, quota di lavoro a distanza, ente organizzatore) è stata svolta dai docenti in passato;
- bisogni formativi generali: viene indagato quale tipologia di formazione (tematica, modalità di svolgimento, utilità, organizzazione oraria, quota di lavoro a distanza, ente organizzatore) desiderano attivare per il futuro nella propria scuola;
- bisogni formativi specifici: per ciascuna possibile area di formazione (si fa riferimento a quelle indicate dal Piano nazionale per la formazione dei docenti 2016-2019) vengono indagati gli argomenti che i docenti ritengono più urgenti per la loro crescita professionale.
Questa prima bozza sarà oggetto di discussione nella seconda parte dell’anno scolastico in corso (tra gennaio e giugno 2018) e costituirà a partire dall’anno scolastico 2018-2019 lo strumento di rilevazione “ufficiale” delle scuole appartenenti all’Ambito territoriale 1 della città di Bologna.
In stretta correlazione con il questionario, inoltre, è in via di definizione un secondo strumento di indagine, più “snello”, ideato per indagare l’impatto concreto della formazione sulle pratiche agite dai docenti e per supportare questi ultimi nella riflessione delle loro scelte didattiche.

I prossimi passi

Come anticipato, i prossimi passi del percorso di ricerca-formazione prevedono per l’anno scolastico 2017-2018 lo sviluppo dell’Area 3 – Definizione de “Le 10 competenze (principali) del Docente Facilitatore. Ambiti, funzioni, ruoli”. Si prevede di arrivare alla definizione di questa figura e ad una individuazione chiara delle proprie competenze e dei propri ruoli. Metodologicamente si procederà istituendo – tra gennaio e giugno 2018 – quattro focus group (azione 3b) con il gruppo dei docenti coinvolti nella sperimentazione, per poi procedere con un numero di dieci interviste in profondità (azione 3c).
Propedeutica a queste tappe, l’azione 3a) indagine su campo, che ha previsto la somministrazione a tutti i docenti di un protocollo che indaga “in qualità di Docente Facilitatore: 1) quali principali azioni stai conducendo durante questo anno scolastico? 2) che tipo di ruolo hai assunto nei confronti del Dirigente Scolastico? 3) che tipo di ruolo hai assunto nei confronti dei tuoi Colleghi? 4) quali cambiamenti hai introdotto nella Formazione della tua scuola? 5) sei l’unico Facilitatore nella tua scuola o ve ne sono altri? E, in questo secondo caso, come vi siete divisi i ruoli, compiti, ecc?”.
L’analisi delle risposte è stata fondamentale per impostare le domande del focus group che verteranno principalmente sull’analisi relativa ai ruoli, ai compiti, agli ambiti di azione, agli strumenti, alle competenze del Docente Facilitatore.
L’anno scolastico 2018-2019 sarà interamente dedicato, invece, all’analisi del rapporto (ruoli, compiti, strumenti) tra Docente Facilitatore ed eventuale Formatore esterno e alla costruzione di un kit di strumenti che possa concretamente sopportare questa nuova e complessa figura di sistema nel coordinare la formazione dei colleghi per supportarne in maniera sempre più consapevole l’innovazione metodologico-didattica.

Bibliografia

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Nota ministeriale 7 gennaio 2016, prot. n. 35 - Indicazioni e orientamenti per la definizione del piano triennale per la formazione del personale.

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Piano Nazionale per la Formazione dei Docenti 2016-2019, www.istruzione.it/piano_docenti

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