Test Book

Filosofia dell’educazione / Philosophy of education

Democrazia-educazione-metodo scientifico in John Dewey
Democracy-education-scientific method in John Dewey

Teodora Pezzano

Professore Associato di Pedagogia generale e sociale



Sommario

Nel presente articolo verrà discusso il rapporto tra l’educazione, la democrazia, metodo scientifico e industrializzazione. Un’analisi che si rifà al pensiero deweyano, più precisamente alla relazione su cui John Dewey costruisce il proprio pensiero, ovvero la relazione tra l’educazione e la democrazia che, grazie a Democracy and Education trova una diffusione mondiale. Da questa relazione, Dewey cerca una soluzione concreta per dare vita alla democrazia e tutelare così il bene sociale. Sì, perché la democrazia è un modo di vita che si forma e si trasforma attraverso la libertà e la crescita dell’individuo. Ed in questo, dunque, l’educazione costituisce il mezzo attivo per realizzare ciò. L’educazione può cambiare la società. Può renderla migliore. Ma essa deve tenere conto di un fattore oramai predominante: l’economia. Un tipo di economia che non sempre è positiva e foriera di progresso per tutti, ma molto spesso è una economia che genera differenze e distanze difficili, se non impossibili da colmare; che trasforma il valore naturale dell’industrializzazione in un aspetto, oramai radicato nella società, «vincolato» al mercato economico. Per tale ragione anche l’industrializzazione va studiata alla luce del metodo scientifico e dell’educazione, con lo scopo di capire il rallentamento che essa causa al processo democratico.

Parole chiave

Educazione-Democrazia-Metodo scientifico-Industrializzazione


Abstract

In this article, we will discuss the relationship between education and democracy, scientific method and industrialization. To do this we will highlight Dewey’s explanation of how democracy can and should be revitalized as a means of creating a good society. Democracy, according to Dewey, is a way of life, where freedom is expressed in human behaviour and where social equality is the result of the growth of individuals and communities. This is something that should not be overlooked, as it highlights the challenge that democracy offers to education and the challenge that education offers to social politics. Industrialization is a process that has involved all economically «developed» nations and that is still an aspiration for most of the so-called underdeveloped countries. For this reason, industrialization needs to be studied in the light of the scientific method and with reference to education, with the aim of understanding how it has slowed down the democratic process.

Keywords

Education-Democracy- Scientific Method – Industrialization


 

Introduzione

Passato da poco il centenario di una tra le opere più conosciute al mondo di John Dewey, Democracy and Education, ritengo opportuno rileggere questo importante volume nell’ottica di una relazione che va oltre il rapporto educazione-democrazia, ovvero in un quadro che contempli una relazione allargata ad altri due elementi, ovvero il metodo scientifico e l’industrializzazione. Una visione d’insieme che non va ad intaccare o a inquinare il legame che l’educazione ha con la democrazia e quest’ultima con l’educazione. Anzi, credo, che in quest’ottica si possono chiarire ancora meglio le idee deweyane al riguardo e riconsiderarle nella società attuale. John Dewey è, infatti, la fonte più puntuale in cui trovare questi elementi coordinati in un unico progetto finalizzato al bene sociale.

Nel presente lavoro, dunque, la mia intenzione è di riflettere sulla costruzione del processo educativo all’interno di quello democratico (quindi politico) e di quello economico (quindi il capitalismo) mettendo in risalto anche un ulteriore elemento: il metodo scientifico.

Questa rete di rapporti oltre ad essere fondamentale per la comprensione della nozione democratica deweyana, diventa ancora più interessante se la si guarda entro l’ottica della realtà contemporanea. Una realtà che, sotto il segno della globalizzazione, mette in crisi non solo il senso della democrazia, ma anche le prospettive educative. La globalizzazione, infatti, imponente marchio della società contemporanea, ha aperto le porte ad una cultura di massa, ad un progresso tecnologico e di informazione, ma ha altresì contribuito a emarginare i lavoratori, a disgregare comunità che si fondavano su principi unificanti e non disgreganti. I valori oramai sono mutati, così come sono divenuti sempre più complessi i fattori geo-politici che influenzano l’economia mondiale, dando vita a drammatiche situazioni di povertà e di marginalità sociale e mettendo in grave crisi anche il sistema formativo. Ed è proprio su quest’ultimo aspetto che bisogna riflettere e da cui bisogna partire: infatti, la globalizzazione ha mutato il corso dell’educazione, imponendo a noi tutti una questione: come può, dunque, l’educazione in questa società aperta a tutti ma isolante, sostenere la democrazia a divenire finalmente il sistema politico, garante dello sviluppo dell’identità individuale e collettiva?

Infatti, l’economia globalizzata basata sul capitale umano sta premendo sui sistemi formativi per renderli funzionali alla formazione dei produttori che le sono necessari. Accade, però, che la reazione della scuola ad una simile richiesta sia di chiusura. La scuola reagisce, infatti, isolandosi e difendendo la formazione culturale canonica, tradizionale. Per uscire da questa empasse, occorrono modelli di riferimento capaci di tenere insieme lo sviluppo economico e quello culturale e umano degli individui.

Un modello da rileggere a questo scopo, può essere quello espresso da Dewey nel 1916 in Democracy and Education, dove l’autore istituisce un nesso organico tra democrazia, educazione, metodo scientifico e industrialismo. La relazione istituita tra questi aspetti potrebbe essere la cura delle crisi della società contemporanea. Infatti, tale relazione può fornire dei suggerimenti per garantire un progresso che non si limiti solo alle ragioni etiche e religiose, ma si estenda anche alla formazione. Dewey, dunque, in Democracy and Education, (così come in diversi altri scritti sia precedenti all’opera del 1916 sia posteriori ad essa) manifesta il suo sforzo politico ed educativo attraverso il connubio teoria-prassi, ovvero mostrando l’importanza della relazione tra le «radici teoriche» con le problematiche della società contemporanea. Relazione che, tra le diverse finalità che incarna, vuole divenire un tentativo di ri-definizione del rapporto tra l’educazione e la democrazia come modello universale di vita economica, sociale e formativa.

L’elaborazione della teoria politica deweyana nasce gradualmente e matura lungo un percorso di carattere filosofico. Si pensi al suo interesse per la filosofia politica platonica e aristotelica e non solo. Dewey sin dai primi scritti riflette sulla problematicità della natura dell’individuo che identifica come «organismo sociale», collegandolo al significato della democrazia (Dewey, 1888; Pezzano, 2010) In Democracy and Education, ciò viene meglio evidenziato attraverso l’unione tra la democrazia, l’educazione e il metodo scientifico. Non solo: all’indomani del primo conflitto mondiale, con la sua «politica della pace», la «travelling theory»[1], il pensatore statunitense lavora sempre più alla ridefinizione del sistema democratico. Tale problematica viene discussa in diversi saggi, ricordo qui solo alcuni: The Public and Its Problems del 1927, Individualism Old and New del 1930. Liberalism and Social Action del 1935, Experience and Education del 1938 Freedom and Culture del 1939).

Dewey, come mostra la sua «travelling theory», organizza una teoria sperimentale della politica democratica, che promuova la libertà dell’individuo e che tramite l’educazione aiuti a sviluppare il «metodo dell’intelligenza», grazie al quale l’individuo possa godere attivamente dello sviluppo sociale e economico, anziché esserne «prigioniero».

Pertanto, in queste pagine, intendo sottolineare un aspetto centrale della ricerca deweyana. il legame «organico» tra l’educazione e la democrazia. Un legame, il solo, atto a costruire valori autenticamente democratici. Per questa ragione Democracy and Education si pone come il testo più significativo per chiarire tale legame. Esso tutt’oggi rappresenta uno dei testi che ci suggeriscono come riscrivere la democrazia, le politiche economiche e formative all’interno della globalizzazione contemporanea. Sostengo ciò in quanto il rapporto educazione-democrazia rappresenta il nodo centrale della società globalizzata; una società diversificata sia economicamente che politicamente, in cui la cultura educativa e formativa è la sola «politica sociale» atta a trasformare le disuguaglianze in democrazia. Alla teoria della democrazia, Dewey lega lo sforzo per comprendere il significato dell’educazione per la costruzione della democrazia stessa.

L’idea di educazione in Democracy and Education

I fenomeni che si sono acuiti nell’attuale società, già ai tempi di Dewey avevano preso forma come un malessere determinato dalla situazione economica e sociale. Oggi, ovviamente, i processi socio-economici sono più opachi anche a causa della globalizzazione economica. L’industrializzazione, secondo il pensatore americano, è dunque un elemento che nel rapporto tra educazione e democrazia ha un ruolo rilevante. E nelle prossime pagine si cercherà proprio di evidenziare e discutere (seppur per mezzo di suggestioni) del ruolo dell’industrializzazione.

L’idea che Dewey coltivava circa l’educazione e la democrazia aveva come finalità assoluta la libertà autentica, che oggi noi definiamo, forse in maniera impropria, libertà sociale. Il tipo (e non un tipo) di libertà che può agire nell’ambito politico-economico. La libertà democratica atta a superare gli aspetti degenerativi del liberalismo (ossia la subordinazione e la marginalizzazione) e a realizzare, invece, l’uguaglianza socio-economica. La democrazia secondo il modello deweyano dipende da un tipo di educazione con essa coerente, ovvero deve essere costruita da un sistema educativo democratico (Cap. 7, The democratic conception in education).

Vedere l’individuo come «organismo sociale» funzionale alla democrazia e quest’ultima come «way of life», come modo di vivere «naturale» dell’individuo, costituisce il nucleo senza il quale non si potrebbe comprendere il pensiero sia politico che filosofico-pedagogico di Dewey. Tale organismo, infatti, si sviluppa proprio dentro la comunità sociale; comunità che è costituita dagli individui e da essi prende vita e forma (Pezzano, 2010).

Ed è esattamente da questo concetto che Dewey inizia a parlare di ciò che nel 1938 ridefinirà come transazione, ossia l’interazione. Il rapporto, dunque, tra la democrazia e l’educazione, tra la democrazia l’educazione e il metodo scientifico, va letto in maniera congiunta alla questione socio-economica perché la relazione socio-economica è il luogo più fertile in cui le caratteristiche dell’individuo attecchiscono e maturano, molto spesso degenerando. Ed è proprio per impedire questa degenerazione che la scuola deve intervenire e riacquisire il ruolo predominante nel processo di crescita dell’individuo in tutti i suoi aspetti (Baldacci, 2012).

La scuola, come luogo idoneo allo sviluppo delle potenzialità, dei talenti, deve costituirsi secondo i canoni della comunità così da estendere i talenti all’esterno e verificare come queste potenzialità possano giovare alla società. La scuola, dunque, deve essere «utile» alla società. Non può essere slegata da essa. La scuola è essa stessa comunità. Anzi, la prima comunità. Una comunità embrionale. A conferma di ciò, dal 1896 al 1903 a Chicago, il filosofo americano dà vita alla famosa scuola-laboratorio in cui sperimenta la sua teoria dell’educazione progressiva che aprirà la strada all’idea di una scuola come «laboratorio di democrazia». Una scuola così battezzata perché deve avere un profondo legame con la società. Un assunto ben articolato in School and Society del 1899 (2° edizione rivista del 1915) e in particolare in Democracy and Education del 1916. Ed è proprio in questo lavoro Dewey descrive in maniera più estesa, l’«essenza pragmatica» dell’educazione.

In questo testo, probabilmente il più noto, il filosofo americano analizza il concetto di educazione, considerata come una necessità della vita, come una funzione sociale della comunità, come direzione dell’esperienza e, soprattutto, come crescita dell’individuo; soprattutto quest’ultima caratteristica è fondamentale per costruire la democrazia. Proprio per questo motivo la mia analisi ricadrà sull’educazione intesa come «funzione sociale» e come «crescita»; due caratteristiche che ritengo siano utili maggiormente a comprendere la connessione tra l’apparato scientifico, democratico e industriale.

L’educazione è il fondamento della democrazia nella scuola e, al di là di questa, nella società e nella vita. Dewey afferma che la filosofia «è una teoria generale dell’educazione» proprio perché è grazie all’educazione che la filosofia riesce a risolvere i problemi degli individui, e la democrazia è l’unico modo di vivere che permette la risoluzione dei problemi sociali etici e politici dell’umanità (Dewey. 1916). Dewey è stato un fervente sostenitore della «superiorità» culturale del sistema democratico, proprio perché espressione delle potenzialità associative dell’individuo.

L’educazione non solo deve guidare l’individuo all’adattamento, ma deve anch’essa adattarsi e riadattarsi in continuazione alle specificità dell’ambiente, (come il testo The Reflex Arc Concept in Psychology del 1896, chiarisce in maniera scientifica). Educazione, dunque, come processo naturale che si lega al processo democratico. Nella scuola come «laboratorio di democrazia», il processo educativo-democratico prende vita, si costruisce e matura. Su questa premessa anche la costruzione della democrazia deve essere legata alla continuità tra l’apprendimento scolastico e i processi formativi (inconsapevoli e consapevoli) che l’individuo sviluppa nel sociale. Dewey, dunque, legando la democrazia all’educazione, considera quest’ultima un processo intrinseco alla crescita (growth) e al crescere intenzionale (growing). Siffatta intrinsecità è indicativa della natura dell’individuo; natura che va a condizionare la comunità sociale. Una teorizzazione della democrazia che mostra come anche questa sia in continua trasformazione. Attraverso le varie funzioni dell’educazione si può tentare di costruire la democrazia. La dimensione associativa della vita umana si lega e si sviluppa nel sociale. E quindi il processo formativo dell’educazione diventa il criterio regolativo per definire lo sviluppo politico della società.

L’educazione e la scuola, da una parte, e la democrazia dall’altra sono l’una espressione dell’altra. Così la scuola, come si diceva sopra, va intesa come piccola società o società embrionale, in quanto al suo interno debbono realizzarsi relazioni di cooperazione, sinonimo di democrazia, che arrivano in una seconda fase a manifestarsi nel sociale e a condizionarlo. Così l’educazione è da intendere come «educazione progressiva» perché costruendo la soggettività, essa ri-costruisce anche la società (Strike, 1991).

La possibilità di costruire la democrazia, quindi, per Dewey passa necessariamente dall’educazione e dalla scuola (Gutmann, 1987).

Ma non solo. Vi saranno altri elementi che Dewey negli scritti politici della maturità affiancherà all’educazione e alla formazione, ovvero: lo sviluppo delle potenzialità dell’individuo; l’invito alle istituzioni di monitorare i bisogni sociali; lo Stato come una forma di sperimentazione che deve lavorare in maniera costante e programmatica per evitare la disgregazione sociale, l’emarginazione e la povertà.

La democrazia come comunità

Le convinzioni deweyane relative alla democrazia divennero sempre più marcate nel momento in cui il liberalismo entrò in crisi. Una crisi che secondo il filosofo nasce proprio dall’assenza di riflessione sull’individuo e sui suoi bisogni. Si guarda ad esso «solo» attraverso una lente utilitaristica. Come mezzo. Si parla di individuo «economico».

L’individuo, però, è sì «economico» ma prima di tutto è detentore dell’intelligenza ed è proprio questa (nella misura in cui è sviluppata dall’educazione) che permetterà la realizzazione della democrazia. L’attività intellettiva dell’individuo, secondo Dewey, deve lavorare in funzione del bene sociale, oltre che a quello individuale. E per bene sociale si intende una società democraticamente organizzata.

Non è facile, però, arrivare a ciò. Ossia non è semplice orientare l’attività intellettiva verso una pratica sociale. Il tentativo deweyano per realizzare questo progetto si organizzava su alcuni passaggi:

  1. A) Innanzitutto, studiare l’individuo nella situazione specifica. Non bisogna dimenticare che Dewey già nello scritto del 1896 The Reflex Arc Concept in Psychology discute di una soggettività, sì unica, ma non universale; irripetibile, ma imprevedibile e sempre diversa perché modellata dalle diverse situazioni con cui si trova ad interagire. Un individuo unico e irripetibile nella propria interiorità (già Sant’Agostino affermava «Noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homine habitat veritas»). Ciascuno possiede un mondo interiore, ovvero una coscienza che «dovrebbe» guidare le azioni e che, quindi, dovrebbe portare alla distinzione tra ciò che è bene e ciò che è male. Ma tale individualità deve tornare utile alla società, deve essere cioè «funzionale» alla comunità ospitante.

  2. B) Tale diversità inevitabilmente si proietta, influenzandolo, sul campo politico-economico. Il problema, dunque, non è impedire che si crei diversità, perché sarebbe impossibile, ma fare sì che tale diversità sia di beneficio all’individuo, ovvero permetterne la piena autorealizzazione. Piena autorealizzazione attraverso la formazione, la sola atta a limitare le distanze esistenti tra le élites e la popolazione. Solo l’economia può diminuire la povertà. Infatti, la povertà è frutto del mal funzionamento delle dinamiche socio-economiche che generano risultati che le misure di welfare difficilmente riescono a modificare. Ed è proprio sulla politica del welfare state che bisogna lavorare, perché esso nasce come elemento chiave della programmazione sociale democratica.

  3. C) Conseguenza di ciò è il ruolo della comunità locale che può sollecitare le istituzioni ad adattarsi ai bisogni e alle esigenze delle popolazioni. È l’idea di Dewey contenuta in The Public and Its Problems. Del resto la centralità della comunità non si può realizzare se non con un grande processo educativo dal basso, che coinvolga non solo gli individui, ma anche l’intera comunità sociale (Spadafora, 2015).

  4. D) Infine: il ruolo dello Stato nella vita individuale del cittadino. Il rapporto dello Stato – inteso come istituzione che governa la società civile – con i cittadini è complesso. Il liberismo economico ha sempre sostenuto che lo Stato deve intervenire il meno possibile nella società per permettere un adeguato sviluppo economico. Le politiche del welfare, invece, hanno sempre sostenuto che lo Stato deve assicurare il benessere sociale dei cittadini attraverso la spesa pubblica. Le politiche del modello comunista, infine, davano allo Stato il controllo della pianificazione sociale che in realtà diventava uno strumento oppressivo e fagocitava le libertà civili e politiche dei cittadini (Westbrook, 1991).

Il metodo scientifico. La logica strumentalista

In un modello di società impostata su una politica economica sovrastante, l’individuo rischia sempre più di essere emarginato o comunque rischia di vivere costantemente con molti ostacoli da superare. Una società, dunque, che limita la libertà del cittadino e che potenzia il mercato economico e il potere delle élites, limitando sempre più la vita libera e partecipativa. Studiando i processi politico-sociali non è difficile notare il grande contrasto tra l’individuo, la comunità e lo Stato. È esattamente da essi che bisogna partire e ritornare se si vuole capire il lavoro svolto dall’educazione e se si vuole ripensare la democrazia. Il processo democratico, dunque, deve svilupparsi attorno a questi aspetti.

Nell’individuo risiede la chiave interpretativa della realtà sociale. Un individuo che nella sua unicità e irripetibilità, è principio di una società multiforme.

La comunità, sebbene nasca in virtù dell’individuo, non permette nella realtà dei fatti, la partecipazione dei cittadini alla gestione delle questioni pubbliche che sono, invece, in mano alle élites politiche ed economiche.

Le istituzioni nazionali sono fortemente condizionate dai processi economici della globalizzazione. Sembra quasi che il sistema di governo della società contemporanea sia nelle mani di élites sempre meno visibili che condizionano le istituzioni politiche. In questo contesto, la speranza di costruire la democrazia, di migliorare le specifiche situazioni politiche e sociali del mondo contemporaneo, di riedificare il rapporto tra i paesi ricchi e quelli poveri e in via di sviluppo si deve basare su una cooperazione amichevole, rilanciando lo stretto legame tra l’educazione e la democrazia.

Nel capitolo in cui Dewey disquisisce dell’«educazione come direzione» (Education as direction) è importante un passaggio in cui viene messo in evidenza il Sé come punto di partenza della conoscenza verso altro, e il Sé di tipo autoreferenziale, fine a se stesso (in questo si riscontra lo stile del liberalismo classico, del capitalismo, delle élites). Una società costituita in base a questo tipo di Sé è indubbiamente antisociale e, quindi, una società senza vera crescita umana. Così come Dewey spiegherà nel capitolo relativo all’educazione come crescita (Education as growth).

Quale è oggi l’importanza dell’idea di Dewey? L’accelerazione della globalizzazione indubbiamente complica l’idea deweyana esposta in queste pagine. Il potere dell’azione economica nella società contemporanea ha generato una diseguaglianza economica e sociale in moltissimi paesi del mondo (Ryan, 1995).

Una economia che avanza inesorabilmente e che mina altrettanto inesorabilmente l’individualità e la collettività, la formazione e la democrazia. Il conflitto è evidente: intervenire per frenare le spinte capitalistiche e nel contempo rispondere agli imperativi del capitalismo. Dewey, dunque, come va pensato in quest’ottica? La sua teoria educativa e sociale, democratica e economica come va interpretata oggi, e quanto di essa può essere utilizzata?

Un punto chiave è che i fenomeni sociali, indubbiamente complessi, non possono essere spiegati isolandoli da altri fattori concomitanti come la nuova rivoluzione industriale, la scienza e la formazione. I fenomeni sociali e quelli economico-politici possono essere spiegati solo mettendoli in relazione stretta con tutti gli altri fenomeni sopra ricordati.

L’idea di Dewey di costruire una società democratica dal basso che possa valorizzare le potenzialità dell’individuo, è quella che va accolta e di cui si necessita la messa in pratica, perché essa non solo mette al centro l’individuo come cittadino attivo, ma promuove anche la sperimentazione del processo democratico. Per iniziare a lavorare sull’idea deweyana di democrazia, bisogna cercare di realizzare un equilibrio tra l’individuo, la comunità e lo Stato (Wringe, 1984).

La cooperazione, dunque, di questi aspetti mostra, a mio avviso, come l’educazione può non solo dare vita alla democrazia, ma addirittura come essa possa evitare all’industrializzazione di degenerare, divenendo, invece, la mano del processo economico democratico. Nella società di oggi, infatti, l’ordine degli elementi proposti da Dewey nella realizzazione della democrazia, è capovolto: non è il metodo scientifico come logica del processo democratico a guidare l’industrializzazione, ma il contrario: è la logica dell’economia ad asservire il metodo scientifico e a piegare il processo democratico.

Il liberalismo vecchio stampo si può superare mediante la teoria transazionale. Lo studio di ciò deve avvenire ricordando la relazione esistente tra l’individuo e il mondo, ossia tra la mente e gli altri (Ryan, 1995).

E la teoria transazionale dimostra la possibilità di creare spazi democratici atti ad accogliere i differenti valori attraverso una filosofia dell’educazione che si oppone all’individualismo atomistico della teoria liberale classica. Ecco perché la scuola deve essere strettamente connessa alla società e viceversa. Perché solo in forza di questo connubio si può connettere la teoria alla pratica e la pratica alla teoria. Si allargherà, allora, lo sguardo all’universale e agli altri uomini. Questo può fare la democrazia liberale come la intendeva Dewey.

Nello studio del processo educativo e formativo della persona e della società, bisogna necessariamente tener conto della problematica che l’economia di oggi ha generato nella crescita dell’individuo e della collettività (Gordon & English, 2016).

Infatti l’industrializzazione, non sempre positiva, ha causato separazioni, distanze, rotture. L’educazione, dunque, ha dovuto e deve in questo contesto storico allargare il proprio raggio di azione al fine di tutelare la formazione da intendere come crescita e funzione sociale. L’educazione può cambiare la società. Può renderla migliore. Ma in questo suo progetto, essa deve tenere conto dell’economia. Un tipo di economia che non sempre è positiva e foriera di progresso per tutti, ma molto spesso è una economia che genera differenze e distanze difficili, se non impossibili da colmare. Un tipo di economia che trasforma il valore naturale dell’industrializzazione in un aspetto, oramai radicato nella società, «vincolato» al mercato economico. Per tale ragione anche l’industrializzazione va studiata alla luce del metodo scientifico e dell’educazione, con lo scopo di capire il rallentamento che essa causa al processo democratico.

Bibliografia

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Westbrook, Robert B (1991), John Dewey and American Democracy, New York, Cornell University Press, (tr.it: Pezzano T. (2011), John Dewey e la democrazia americana, Roma, Armando).

Wringe C. (1984), Democracy, Schooling and Political Education, London, George Allen & Unwin,

[1] La travelling theory ha rivestito per Dewey una grande importanza in quanto la sua finalità era quella di creare un modello paradigmatico di democrazia. Il viaggio in Giappone, in Cina, in Turchia, in Unione Sovietica, in Italia e in diversi altri luoghi, è significativo del suo impegno in questo senso. Creare una politica che garantisca un equilibrio internazionale per una pace duratura, diminuendo gli squilibri economico-civili tra gli stati e le popolazioni dell’epoca.




Autore per la corrispondenza

Teodora Pezzano
Indirizzo e-mail: t.pezzano@alice.it
Dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione Università della Calabria, via Pietro Bucci 87036 Arcavacata di Rende, Cs


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ISSN 2421-2946. Pedagogia PIU' didattica.
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