Introduzione

Il presente contributo intende indagare la diffusione e l’impatto, a livello di conoscenza e di utilizzo, dei progetti promossi dall’Unione Europea per i giovani. Sempre più è necessario acquisire una formazione che includa esperienze di studio all’estero per sviluppare competenze trasversali che siano di alta qualità, per avere un approccio mentale aperto e per trovare migliori opportunità di lavoro. La direzione da seguire è tra quelle indicate da Europa 2020, verso la formazione di una cittadinanza attiva, responsabile e solidale.

Dati statistici pubblicati dalla Commissione Europea dimostrano la percentuale di utilizzo del programma europeo attualmente più conosciuto, Erasmus Plus, e un’indagine esplorativa su un campione di 100 studenti dell’Università di Trento stima quanti discenti conoscano i progetti esistenti e quanti studenti ne usufruiscano.

Successivamente si riportano due esperienze autobiografiche di studenti che si sono formati con i programmi europei. Nel primo racconto una studentessa universitaria spiega qual è stato per lei l’impatto dello studio all’estero; nel secondo un ragazzo italiano narra delle possibilità che ha avuto, una volta terminati gli studi, di accedere al mondo del lavoro in territorio europeo.

Il contributo si conclude con uno sguardo sugli investimenti che le università fanno per favorire la mobilità internazionale degli studenti e una formazione di competenze rispondenti alle richieste del mondo del lavoro, per aumentare la qualità della ricerca e migliorare l’inserimento lavorativo.

Lo scopo dei progetti europei rivolti ai giovani

I progetti europei di mobilità internazionale hanno lo scopo di formare le nuove generazioni a ragionare in chiave europea e non solo nazionale.

La loro storia prende avvio nel lontano 1988, allorché il Consiglio dei Ministri della Comunità Europea decise di adottare una serie di programmi riguardanti il settore della gioventù, come risultato di molte iniziative prese dal Parlamento europeo e dalla Commissione sin dal 1972. Una tappa significativa fu successivamente raggiunta nel 1990, quando la Commissione presentò al Consiglio e al Parlamento europeo un Memorandum sul tema I giovani nella Comunità europea, nel quale si sottolineava l’importanza di un’azione comunitaria nel settore della politica della gioventù o del lavoro a favore dei giovani, in modo tale da conferire un valore aggiunto alle azioni dei singoli Stati membri (Commissione Europea, 1990).

Questi documenti diedero impulso a un processo di coordinamento per l’istruzione e la formazione internazionale che vide diversi momenti importanti, tra cui la Strategia di Lisbona nel 2000, il processo di Copenaghen nel 2002. Nel 2009 il Consiglio dell’Unione Europea[1] delineò un quadro strategico aggiornato per la cooperazione europea nei settori dell’istruzione e della formazione. In esse si afferma che: “La cooperazione europea nei settori dell’istruzione e della formazione per il periodo fino al 2020 dovrebbe essere istituita nel contesto di un quadro strategico che abbracci i sistemi di istruzione e formazione nel loro complesso, in una prospettiva di apprendimento permanente. […] Il quadro dovrebbe affrontare, in particolare, i seguenti quattro obiettivi strategici: fare in modo che l’apprendimento permanente e la mobilità divengano una realtà; migliorare la qualità e l’efficacia dell’istruzione e della formazione; promuovere l’equità, la coesione sociale e la cittadinanza attiva; incoraggiare la creatività e l’innovazione, compresa l’imprenditorialità, a tutti i livelli dell’istruzione e della formazione” (Council of the European Union, 2009).

Lo scambio internazionale e la mobilità vengono dunque ribaditi nella loro importanza strategica e l’attivazione dei progetti europei, posti all’interno della strategia Europa 2020, fa in modo che gli studenti e le studentesse universitari completino il loro percorso di formazione in un’ottica di apertura internazionale (rendendosi parte attiva nella costruzione di una cittadinanza responsabile e solidale).

L’intento è quello di formare una nuova generazione che sia in grado di affrontare le sfide attuali e future a favore dello sviluppo in ambito personale, sociale ed economico. I progetti rivolti agli studenti che promuovono la mobilità internazionale sono stati dal 2014 raggruppati nel Programma Erasmus Plus. In esso confluiscono i programmi Comenius, Erasmus, Leonardo da Vinci e Grundtvig riguardanti l’apprendimento permanente, i cinque programmi di cooperazione internazionale, quali Erasmus Mundus, Tempus, Alfa, Edulink e le attività Jean Monnet, un sostegno allo Sport e Giovani in azione.

Per il 2015 Erasmus Plus dispone di 1 miliardo e 736 milioni di euro per finanziamenti volti a incrementare lo scambio internazionale per la formazione e i partenariati tra mondo dell’istruzione e del lavoro. Uno studio condotto da esperti indipendenti nel settembre del 2014 relativamente a Erasmus Plus, su quasi 80.000 partecipanti (per la maggior parte studenti e imprese), dimostra che i laureati con esperienza internazionale hanno più possibilità di inserirsi nel mondo del lavoro e il loro tasso di disoccupazione, a cinque anni dalla laurea, è più basso del 23% rispetto alla media (The Erasmus Impact Study, 2014).

Il programma migliora le prospettive professionali degli studenti anche perché potenzia i tratti della personalità che il 92% dei datori di lavoro ricercano nei candidati, in particolare la tolleranza, la fiducia in se stessi, le abilità di problem solving, la curiosità, la consapevolezza dei propri punti di forza e di debolezza e la risolutezza (The Erasmus Impact Study, 2014). Si dice inoltre che “Erasmus non si limita a migliorare le prospettive professionali, ma allarga anche gli orizzonti degli studenti e la loro rete di relazioni. Il 40% cambia il Paese di residenza o di lavoro almeno una volta dopo la laurea, quasi il doppio di quelli che non hanno fatto un'esperienza di mobilità durante gli studi. Il 93% degli studenti con esperienza internazionale può concepire di vivere all'estero nel futuro; per chi è rimasto nello stesso paese durante gli studi questa percentuale scende al 73%” (The Erasmus Impact Study, 2014).

Un dato interessante che emerge dal comunicato della Commissione riguarda la scelta di alcuni studenti di compiere il tirocinio presso le imprese. Si dice, infatti, che “se lo studio presso un'altra università continua a essere la scelta più popolare, uno studente su cinque ha optato per tirocini Erasmus presso imprese” (Commissione Europea, 2014).

Erasmus Plus (2015), approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio con il Regolamento UE n. 1288/2013, è attualmente il programma più conosciuto dagli studenti universitari.

Diffusione dei programmi europei a livello di conoscenza e di utilizzo

Le ultime statistiche relative a Erasmus pubblicate dalla Commissione europea nel luglio 2014 indicano che circa 270.000 studenti, una nuova cifra da record, hanno beneficiato di borse unionali per studiare o ricevere una formazione all'estero nel 2012-2013 (Commissione Europea, 2014). Anche nell’anno accademico precedente (2011-2012) venivano registrati circa tre milioni di studenti quali beneficiari di borse Erasmus dell’UE (Commissione Europea, 2013).

La strategia dell’Unione è quella di fornire maggiori opportunità agli studenti di acquisire competenze formandosi all’estero, con l’obiettivo di raggiungere entro la fine del decennio una mobilità studentesca del 20%. Attualmente i dati percentuali si situano attorno al 10%: “circa il 10% degli studenti dell'UE studia o riceve una formazione all'estero con il sostegno di Erasmus o di altre fonti pubbliche e private. Circa il 5% riceve una borsa Erasmus” (Commissione Europea, 2014).

Tra le proposte di programmi e progetti europei, troviamo anche il Fondo Sociale Europeo (FSE). Attualmente, il FSE (2015) “è il principale strumento utilizzato dall’UE per sostenere l'occupazione, aiutare i cittadini a trovare posti di lavoro migliori e assicurare opportunità lavorative più eque per tutti. A questo fine, il FSE investe nel capitale umano dell’Europa: i lavoratori, i giovani e chi è alla ricerca di un lavoro. Grazie a una dotazione di 10 miliardi di euro l’anno, l’FSE aumenta le prospettive occupazionali di milioni di cittadini europei, prestando particolare attenzione a chi incontra maggiori difficoltà a trovare lavoro” (Finalità del Fondo Sociale Europeo, 2015). Tra le priorità dei progetti FSE si trova la promozione di acquisizione di nuove competenze, sia nella transizione scuola-lavoro che durante l’arco della vita, per migliorare l’accesso all’occupazione, favorendo la mobilità.

In Italia molte istituzioni scolastiche ed enti provinciali usufruiscono di questo tipo di finanziamento, che è più mirato ai bisogni di settori particolari, quali ad esempio la mobilità dei giovani delle scuole superiori del quarto anno e professionali e l’innovazione di sistema negli enti locali. 

Un’indagine esplorativa sulla conoscenza e l’utilizzo dei progetti europei per gli studenti presso l’Ateneo di Trento

L’indagine è stata realizzata attraverso la somministrazione di un questionario (vedi Appendice), basato sulla matrice dei dati (Trinchero, 2002), a 100 studenti che studiano presso l’Università di Trento, con l’obiettivo di capire il grado di conoscenza e di utilizzo dei programmi di formazione promossi dall’UE da parte degli studenti universitari.

Il questionario è stato costruito in modo lineare e risulta formato da 7 domande delle quali 4 a risposta chiusa sì/no e 3 a risposta aperta; esso raccoglie i dati anagrafici, indaga le conoscenze rispetto ai progetti europei e i canali informativi utilizzati per accedere a questi dati. Vengono presi in considerazione anche il tipo di corso scelto e la frequenza con cui i progetti vengono usati. Le domande, dopo la richiesta iniziale di segnare l’età e il corso di studio universitario, sono state formulate nel modo seguente: conosci qualche progetto europeo?; se sì, quali conosci?; da chi hai saputo della loro esistenza?; hai potuto usufruirne?; se sì, a quale/i hai potuto partecipare e cosa prevedeva? (permanenza all’estero per un certo numero di mesi, ecc.); ti piacerebbe avere più informazioni in merito?; conosci il sito ufficiale dell’Unione Europea?

Il giorno 17.02.2015 sono stati distribuiti e raccolti 100 questionari presso le diverse aree di studio del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Trento. Da questi si evince che il campione preso in considerazione ha un’età che varia dai 19 ai 46 anni, con una media di 21,62 anni e una deviazione standard pari a 3,32. L’analisi delle percentuali di frequenza rispetto al corso di studio universitario rivela che il 27% è iscritto al corso di beni culturali, il 20% a filosofia, il 9% a filologia e critica letteraria, il 6% a mediazione linguistica e un altro 8% a economia, con una porzione del 30% appartenente ad altri corsi universitari, come si vede nella figura 1.

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Fig. 1 Distribuzione delle percentuali di frequenza ai diversi corsi di studio universitario del campione intervistato.

Rispetto alla domanda “Conosci qualche progetto europeo?”, si ha una percentuale del 68% di risposte affermative contro un 32% di studenti che affermano di non conoscere alcun progetto europeo (figura 2).

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Fig. 2 Percentuali relative alla conoscenza dei progetti proposti in ambito europeo.

I progetti europei più conosciuti dagli studenti intervistati riguardano il programma Erasmus, da alcuni sperimentato attraverso mesi di studio e formazione all’estero, e da altri citato con la nuova denominazione di Erasmus Plus (Progetto Erasmus Plus, 2015) come il programma più popolare.

Altri progetti e programmi europei nominati sono Move (Mobilità verso l’Europa dei giovani trentini, 2015), Mos4 (Mobilità per studenti del quarto anno delle scuole superiori e professionali, 2015), Elisa (Innovazione di Sistema negli Enti Locali in PORE, 2015); vengono menzionati anche Comenius (Eclipse, European Citizenship Learning in a Programme for Secondary Education, 2015), Leonardo. Nell’analisi statistica descrittiva Move, Mos4 ed Elisa sono stati raccolti sotto la voce “fse”, cioè fondo sociale europeo, mentre Eclipse rientra nel programma Comenius. Le percentuali sono evidenziate nella figura 3.

 

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Fig. 3 Percentuali dei diversi tipi di progetti europei conosciuti dagli studenti intervistati.

La maggior parte delle informazioni rispetto all’esistenza di queste opportunità proviene dai corsi universitari e dagli insegnanti di scuola superiore e solo in minor numero dalla consultazione dei siti internet, da amici e dalla diffusione tramite stampa, come si evince dalla figura 4.

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Fig. 4 La conoscenza dei progetti europei proviene da vari ambiti, tra cui l’università emerge con un ruolo incisivo.

Alla voce “Hai potuto usufruirne?”, la percentuale che risulta dall’analisi sul campione indagato appare molto bassa; gli studenti che hanno potuto utilizzare un progetto europeo per migliorare le loro competenze si attestano su un valore del 10%, contro un 90% di non utilizzo. Questo dato è significativo e fa riflettere su come le opportunità presenti siano ancora poco sfruttate dai giovani; sarebbe quindi interessante capire le cause di questo fenomeno (figura 5). La maggior parte degli studenti, appartenenti al 10%, che hanno partecipato a progetti europei, includevano nel percorso formativo una permanenza all’estero per studio e tirocinio e/o un corso di lingue, come emerge dalla figura 6.

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In realtà quasi tutti gli studenti intervistati desiderano avere più informazioni in merito a queste proposte, mentre solo una minima parte dichiara di non avere interesse ad approfondirne la conoscenza (vedi figura 7). Infine, il 66% degli studenti universitari dichiara di conoscere il sito ufficiale dell’Unione Europea e un 34% di non conoscerlo, come emerge dalla figura 8.

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Da questa indagine si può notare come la conoscenza dei progetti europei tra gli studenti sia ancora superficiale e derivi soprattutto dal canale scolastico, scuole superiori e università. L’utilizzo delle opportunità è scarso e si potrebbe ipotizzare un maggiore passaggio di informazioni da parte dell’istruzione formale, facilitando la comprensione delle finalità per cui esistono.

Il racconto di una studentessa universitaria: come si accede a Erasmus Plus

Per capire meglio la diffusione e l’impatto del programma internazionale, si è scelto di dare voce a una studentessa universitaria che ha compiuto questo percorso. Veronica ha 21 anni e frequenta il corso di Scienze della Formazione Primaria presso l’Università di Udine. Scrive il 1° marzo 2015: “Sono una studentessa di Scienze della Formazione Primaria dell’Università di Udine. Ho trascorso da poco cinque mesi a Trondheim, in Norvegia, con il programma Erasmus Plus. Questo è un programma di mobilità, finanziato dalla Comunità Europea, che permette a studenti universitari di trascorrere dei periodi di studio in un Paese europeo, con la possibilità di seguire dei corsi presso l’università straniera, senza pagare a questa alcuna quota di iscrizione (che si continua a pagare regolarmente alla propria università di origine).

Per accedere al contributo europeo vi sono dei bandi interni ai vari corsi di laurea; per ogni corso viene effettuata una graduatoria tra i richiedenti, sulla base della media ponderata degli esami, del numero di crediti conseguiti e di una lettera motivazionale. I punteggi ottenuti tramite un algoritmo che incrocia questi dati crea la graduatoria. Dopo essere risultati tra gli studenti “vincitori” del contributo europeo, si stende un piano di studi (Learning Agreement) con l’aiuto del professore della propria università che ha la funzione di referente per la sede straniera scelta. Questo piano di studi prevede la selezione di alcuni esami, facenti parte del proprio programma di studi, che trovano dei corrispondenti simili nell’offerta didattica offerta dall’università estera. Con tali esami, si crea una specie di “pacchetto” il cui numero di crediti deve corrispondere tra gli esami selezionati in Italia e quelli che si intende svolgere all’estero. Il Learning Agreement deve essere approvato, prima della partenza, sia dall’università di appartenenza che da quella ospitante. Al ritorno, gli esiti degli esami svolti nel paese straniero (certificati tramite un Transcript of Records) vengono riconosciuti e convertiti nel sistema valutativo dell’università di origine. C’è da dire che per chi, come me, si sposta in un Paese dove la vita è parecchio costosa. il contributo europeo non è sufficiente nemmeno per pagare l’affitto di uno studentato. In alcuni casi, però, in aggiunta al finanziamento europeo, vi è un supporto economico anche da parte dell’ateneo di appartenenza.

Al di là dell’aspetto burocratico ed economico, comunque, l’opportunità offerta da questo progetto apre la strada a molte altre occasioni: ci si immerge in un contesto più o meno diverso da quello a cui si è abituati, da un punto di vista sia scolastico che quotidiano; ci si confronta con persone e realtà provenienti da tutto il mondo; si comunica in un’altra lingua e si scoprono culture differenti. Nel mio caso, inoltre, studiando per entrare come insegnante nel mondo della scuola, è stata anche una grande opportunità per conoscere e approfondire metodi didattici differenti dai nostri”.

Quanto racconta Veronica conferma l’importanza degli obiettivi promossi in Europa 2020.

Un’esperienza nel mondo del lavoro: ricadute della formazione fatta con i progetti europei

Si riporta a titolo esemplificativo l’esperienza di un ex-studente universitario che ha beneficiato del programma Erasmus e che attualmente lavora in Francia per evidenziare il rapporto esistente tra acquisizione di competenze trasversali attraverso un percorso di formazione all’estero e la loro spendibilità nel mondo del lavoro.

L’intervista è stata fatta tramite Skype, ma non viene qui riportata; si è scelto il canale autobiografico per raccontare come Giovanni, un giovane adulto che ha deciso di lasciare in questo momento l’Italia perché il tessuto sociale non offre sufficienti possibilità di lavoro (numerosi sono i dati a supporto di questa affermazione: secondo i dati Istat il tasso di disoccupazione giovanile (15-25 anni) a novembre era del 43,9%, con un rialzo di 0,6 punti percentuali rispetto a ottobre. Si veda Disoccupazione record in Italia, al 13,4% a novembre. Per i giovani sale al 43,9%, “Blog del Corriere della Sera”, 2015) sceglie di agire. L’esperienza si ritiene significativa e rappresentativa della realtà che si sta indagando.

Giovanni, che ora ha 34 anni, scrive il 14 febbraio 2015:

«Giovanni… Citoyen européen qui vive en France depuis 2 ans.

Un po’ di storia… come sono arrivato in Francia.

Durante il mio ultimo anno d’università, ho scelto di partire con il programma Erasmus per un’esperienza all’estero. Nove mesi in Francia, nella città di Nantes (Paesi della Loira), per la precisione. Qui ho vissuto un’esperienza incredibile, ho appreso il francese e ho fatto conoscenza con persone di tutta Europa e non solo. Grazie a Erasmus ho sperimentato cosa significa essere cittadino europeo. Alla fine del programma sono rientrato in Italia per laurearmi e terminare il mio percorso di studi alla Facoltà di Sociologia (Università Federico II). Dopo circa un mese dalla laurea, ho iniziato a lavorare con un’associazione che si occupa di persone in difficoltà (soprattutto bambini e giovani) nella periferia di Napoli. Stanco dei contratti a tempo determinato e desideroso di avere un’esperienza differente, dopo un po’ di tempo ho deciso di partire per la Francia. Grazie all’Erasmus avevo sia una buona dimestichezza della lingua, sia dei contatti che avevo conservato durante gli anni. Mi ritrovo quindi nella città di Angers, poco lontano da Nantes. Dopo le prime esperienze lavorative in Francia, sempre nel campo del sociale, ho iniziato a collaborare con la Regione “Paesi della Loira” per sostenere una serie di azioni tese a diffondere la cultura europea sul territorio (a livello regionale Pays de la Loire; a livello provinciale Maine et Loire, Département 49) in qualità di animatore europeo (L’animatore europeo, 2015)».

Quanto racconta Giovanni dimostra come il singolo studente venga influenzato dal percorso di formazione e dalla comunità civica in cui è inserito, ma possa anche agire in essa come promotore di educazione alla cittadinanza europea. A tal proposito l’Indagine IEA ICCS afferma che ʺi giovani apprendono i valori civici e di cittadinanza attraverso l’interazione con le molteplici "comunità civiche" cui appartengono e non solo attraverso l'istruzione formale in classe (Torney-et Purta al., 2001)ʺ (Schulz e Fraillon, 2008).

Questa esperienza ci fa riflettere su quanto sia importante attivare nel percorso di formazione la conoscenza delle proposte europee e facilitare l’accesso degli studenti a spazi sempre più internazionali e collegati al mondo del lavoro (The Erasmus Impact Study – Effects of mobility on the skills and employability of students and the internationalisation of higher education institutions, European Union, 2014). Di fatto, gli aspetti burocratici che regolano gli atenei universitari dell’Unione creano ancora qualche ostacolo alla piena collaborazione inter-universitaria, ad esempio nel riconoscimento di esami o nel numero di crediti da assegnare, ma la strada è tracciata e va potenziata. Un altro quesito che si pone alla nostra attenzione è come e se gli adulti che stanno attorno al giovane, e che possono fungere da propulsore, vengano informati delle possibilità che i programmi europei offrono.

Occorre quindi sottolineare la necessità di un miglioramento nella collaborazione tra università appartenenti all’Unione Europea, di una maggiore comprensione degli elementi che «trattengono» gli studenti dal partecipare ai progetti finanziati e, infine, delle modalità che consentono di diffondere queste informazioni per coinvolgere gli adulti significativi che vivono accanto al giovane (genitori, insegnanti, educatori, nonni), possibili agenti propulsori.

Investimenti dal mondo universitario per favorire gli scambi internazionali

L’investimento nella formazione in chiave europea, nella creazione di open space per la ricerca e il confronto tra mondo accademico e produttivo, rappresenta una strada da sostenere. Il futuro non può che basarsi su azioni di collaborazione, apertura e coinvolgimento, in quanto le sfide sono molto elevate.

L’impegno degli Atenei è teso a potenziare tutti quegli aspetti che possano facilitare la mobilità internazionale, attraverso l’offerta di infrastrutture moderne, quali biblioteche, sale di lettura, sale di informatica e mediateche per le lingue straniere; fornendo una rete di contatti e partenariati diffusi in tutto il mondo per rendere gli scambi arricchenti e proficui per l’ambito dello studio e della ricerca; favorendo la funzione di ponte tra lingue e culture che permetta lo sviluppo del bilinguismo; creando un servizio di tutoraggio attivo che possa aiutare lo studente e/o la studentessa a chiarire i concetti chiave e affinare il proprio metodo di studio, attraverso la proposta di personale addetto all’orientamento e al supporto psicologico; realizzando alleanze formative sul territorio tra mondo del lavoro, delle professioni e della ricerca.

Nel report Modernization of Higher Education – Improving the quality of teaching and learning in Europe’s higher education institutions della Commissione Europea del giugno 2013, alla raccomandazione numero 7, si dice: “Curricula should be developed and monitored through dialogue and partnerships among teaching staff, students, graduates and labour market actors, drawing on new methods of teaching and learning, so that students acquire relevant skills that enhance their employability” (Report della Commissione Europea, 2013). Ovvero, I curricula dovrebbero essere sviluppati e monitorati attraverso il dialogo e la collaborazione tra i docenti, gli studenti, i laureati e gli attori del mercato del lavoro, disegnando nuovi metodi di insegnamento e di apprendimento, in modo tale che gli studenti possano acquisire competenze rilevanti per aumentare la loro occupabilità.

La promozione della conoscenza dei programmi di scambio europei avviene già a livello di scuole secondarie di secondo grado. Le iniziative si moltiplicano, tanto che a Firenze è stato organizzato un Festival d’Europa che prevede dei percorsi didattici per le scuole superiori. Nel sito Festival d’Europa si dice: «All’interno dell’ampio progetto dell’Area Didattica del Festival d'Europa 2015 denominato “l’Europa a Scuola”, la Provincia di Firenze, in collaborazione con la Scuola di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Firenze, l’Istituto Universitario Europeo (EUI) e l’Agenzia Nazionale Erasmus + INDIRE, propone lo sviluppo di un Percorso Didattico su argomenti di carattere europeo, rivolto alle classi di tutti gli Istituti Superiori di secondo grado della Provincia di Firenze, che culminerà nella promozione e organizzazione di un Concorso nell’ambito del quale gli studenti potranno, con la loro creatività, testimoniare al pubblico del Festival e ai suoi promotori i risultati del lavoro svolto» (Festival d’Europa, 2015).

L’attenzione degli esperti è sempre di più volta all’ascolto dei bisogni e dei problemi che provengono dal territorio per farsene carico a livello universitario e cercare soluzioni.

Conclusioni

La mobilità internazionale è un fattore in costante crescita. Sempre più studenti chiedono di partecipare alla formazione svolta in ambito europeo e gli investimenti che l’Unione intende fare sono in aumento. L’azione promossa da Erasmus Plus darà, nei prossimi 7 anni (2014-2020), l’opportunità di andare all’estero a quattro milioni di persone, tra cui due milioni di studenti. Il programma sarà più accessibile, in quanto verranno forniti un maggiore potenziamento linguistico, un sostegno supplementare per le persone con esigenze speciali (ad esempio provenienti da ambienti svantaggiati o da zone isolate) e ci saranno regole più flessibili (The Erasmus Impact Study, 2014).

Capire il grado di informazione e di utilizzo dei programmi europei da parte degli studenti e delle studentesse con un’indagine svolta presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Trento rappresenta una valida base di partenza per un’opera di informazione mirata. I dati raccolti indicano che il 66% degli intervistati dichiara di conoscere il sito ufficiale dell’Unione Europea, anche se il 90% del campione segnala di non avere usufruito dei progetti europei. Una riflessione al riguardo potrebbe essere fatta nella ricerca delle cause di questo comportamento per capire cosa ostacola la fruizione di queste proposte.

La collaborazione tra Università di Stati diversi è arricchente e migliora la qualità delle competenze che gli studenti acquisiscono durante il percorso di studio, nonostante permangano alcuni aspetti su cui occorre lavorare, soprattutto nel coordinamento degli aspetti burocratici.

Infine, si è potuto notare come il mondo accademico sia impegnato in uno sforzo di internazionalizzazione attraverso azioni differenti, tra le quali troviamo l’organizzazione di incontri ufficiali che hanno lo scopo di costruire nuove forme di collaborazione sia all’interno dell’ambito universitario, che tra università e mondo del lavoro, con lo scopo di migliorare la formazione, innalzare la qualità della ricerca scientifica e incrementare le opportunità di lavoro per i giovani.

Appendice

QUESTIONARIO BREVE

Ti chiediamo 1 minuto del tuo tempo per rispondere a queste brevi domande.

Per favore, prima di iniziare indica la tua età e il tipo di studi che stai facendo (SCRIVI IN STAMPATELLO):

ETA’: _______________________________

CORSO DI STUDIO UNIVERSITARIO E ANNO DI ISCRIZIONE:

___________________________________________________________

SI

NO

  1. Conosci qualche progetto europeo?

  1. Se sì, quali conosci?

----------------------------------------------------------------------------------------------------

  1. Da chi hai saputo della loro esistenza?

  1. Hai potuto usufruirne?

  1. Se sì, a quale/i hai potuto partecipare e cosa prevedeva? (permanenza all’estero per un certo numero di mesi, ecc.)

------------------------------------------------------------------------------------------------------------

  1. Ti piacerebbe avere più informazioni in merito?

  1. Conosci il sito ufficiale dell’Unione Europea?

Grazie per la tua preziosa collaborazione J!

Le tue risposte aiuteranno a scrivere un articolo sui progetti europei e sulla loro conoscenza e uso.

Ti auguriamo un buono studio.  

Bibliografia

Bombardelli O. e Santana L. (2014), ECLIPSE-European Citizenship Learning In a Programme for Secondary Education, Madrid, EOS.

Council of the European Union (2009), Council conclusions of 12 May 2009 on a strategic framework for European cooperation in education and training (ET 2020), Brussels, EU.

McAleese M., Bladh A., Berger V. e Bode C. (2013), High level group on the Modernization of Higher Education –Improving the quality of teaching and learning in Europe’s higher education institutions, Report to the European Commission, Belgio, European Union.

Schulz W. e Fraillon J. (2008), Indagine internazionale sull’educazione civica e alla cittadinanza, Progetto IEA ICCS, Frascati, Tecnodid.

Torney-Purta J., Lehmann R., Oswald H. e Schulz W. (2001), Citizenship and education in twenty-eight countries, Amsterdam, International Association for the Evaluation of Educational Achievement (IEA).

Trinchero R. (2002), Manuale di ricerca educativa, Milano, FrancoAngeli.

Sitografia

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