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Sezione monografica

Il Metodo Documentario

Ralf Bohnsack



*Titolo originale: Dokumentarische Methode, traduzione a cura di Maria Gall e Cinzia Zadra

Il Metodo Documentario come metodo per analizzare i dati qualitativi è stato elaborato inizialmente nel 1980 (Bohnsack, 1983; 1989) ed è ispirato alle teorie di Karl Mannheim e all’etnometodologia.

Nel 1920 Mannheim, con il progetto di "metodo documentario di interpretazione", ha presentato la prima trattazione completa di un particolare approccio di osservazione nelle scienze sociali che, ancora oggi, è in grado di soddisfare le esigenze del ragionamento epistemologico (Mannheim, 1952a). Tuttavia, finora non sono ancora state diffuse su ampia scala quelle opere di Mannheim particolarmente rilevanti per il Metodo Documentario e la metodologia e l’epistemologia delle scienze sociali in generale (Mannheim, 1952a; 1982).

È stato Harold Garfinkel, il fondatore dell'etnometodologia, a restituire il Metodo Documentario al discorso scientifico sociale negli anni Cinquanta e Sessanta dello scorso secolo. Lo ha inteso come metodo “which is prominent in and characteristic of both social-scientific and daily-life procedures for deciding sensibility and warrant" (Garfinkel, 1961, p. 57). Per Garfinkel, così come per Mannheim, il Metodo Documentario è stato significativo come concetto metodologico nel contesto del discorso che riguarda la fondatezza epistemologica delle scienze sociali. Mannheim Garfinkel lo concepivano come metodo per la ricerca empirica di approccio prasseologico: "Whether its widespread use is necessary to sociological inquiry is an open question" (Garfinkel, 1961, p. 58, nota 10).

Considerando che Garfinkel riteneva una questione aperta la possibilità di utilizzare il Metodo Documentario nella ricerca empirica di approccio prasseologico, noi negli anni Ottanta abbiamo iniziato a sviluppare il Metodo Documentario sia come metodologia di ricerca qualitativa, sia come metodo per la ricerca empirica di approccio prasseologico (Bohnsack, 1989; 2010a). In origine, lo abbiamo utilizzato nel contesto di discussioni di gruppo e per l'analisi dei discorsi, ma ben presto lo abbiamo adottato per l'interpretazione di una grande varietà di testi: per le interviste biografiche, ma anche per le interviste guidate, per l’interpretazione delle note sul campo di osservazioni partecipanti e, a partire dal 2001, per l'interpretazione di immagini e per l’analisi di video.

I campi di ricerca che si basano sul Metodo Documentario sono estremamente diversi. A partire dalla ricerca sui giovani, sui gruppi di pari e sulla criminalità giovanile, gli ambiti attualmente più importanti sono: la valutazione, la formazione scolastica, l'analisi della ricezione dei media, le organizzazioni e le loro culture (tra gli altri: ospedali, organizzazioni assistenziali, polizia, scuole, aziende), il lavoro sociale, il lavoro medico, la migrazione, l'infanzia, la biografia e lo sviluppo umano, l'educazione permanente, gli aspetti educativi e sociologici della religione, e l’imprenditorialità.i

Osservazione scientifica sociale e disposizione genetica all’analisi

La metodologia di osservazione che è stata sviluppata da Mannheim nel 1920 in una maniera ancora oggi attuale si basa essenzialmente su un determinato atteggiamento o approccio analitico: l'atteggiamento "genetico" o "sociogenetico" ("soziogenetische Einstellung") (Mannheim, 1980, p. 85). Assunto questo approccio analitico, le questioni riguardanti l’adeguatezza normativa o la validità degli enunciati e delle rappresentazioni, che sono state date per scontate da parte dei soggetti della ricerca, vengono "poste tra parentesi" ("in Klammern gesetzt") (Mannheim, 1980, p. 66).

Quando "poniamo tra parentesi l'aspetto della validità" ("Einklammerung des Geltungbegriffes" (idem, 1980, p. 88) di preconcetti oggettivistici, siamo in grado di passare dalla questione del che cosa sono i fatti culturali e sociali alla questione del come si compiono o sono generati, cioè a domande concernenti i processi sociali: come avvengono e che cosa è dato per scontato, come succede per i fatti culturali e sociali. "A questo proposito non è il contenuto, il 'che cosa' di significato oggettivo, che è di importanza fondamentale, ma il fatto e la modalità della sua esistenza - il 'fatto che' e il 'come'" (Mannheim, 1952a, p. 67).

Questo atteggiamento analitico, che è stato caratterizzato da Mannheim come l'atteggiamento sociogenetico, è una delle componenti principali del Metodo Documentario. Mannheim ha anticipato e in parte influenzato ciò che oggi appartiene al nucleo del costruttivismo. Il “mondo in sé” o “la realtà”, cioè il “che cosa, rimane inosservabile. Soltanto i processi di realizzazione o la costruzione di mondo” e “realtà”, cioè il “come”, sono osservabili. Caratterizzando l'atteggiamento analitico dell'osservatore scientifico, Niklas Luhmann ha dichiarato: "Le domande sul che cosa sono trasformate in questioni sul come (Luhmann, 1990, p. 95).

Sociologia della conoscenza, etnometodologia, fenomenologia sociale e Metodo Documentario

Il tipo di costruttivismo che troviamo in etnometodologia è stato sostanzialmente influenzato da Mannheim. Per Garfinkel il fenomeno fondamentale da osservare è "the objective reality of social facts as an ongoing accomplishment of the concerted activities of daily life" (Garfinkel, 1967, VII).

Dopo la Sociologia della Conoscenza di Mannheim, un altro riferimento dell'etnometodologia è rappresentato dalla fenomenologia sociale di Alfred Schütz. Il suo modello di azione sociale (1962; 1972) può essere visto come lo sviluppo più avanzato del postulato dell'interpretazione del significato soggettivo di Max Weber (1978). Secondo Schütz, la capacità di agire si basa sulla costruzione di tipi di "subjective precoinceived projects" nel senso di in-order-to motives (Schütz, 1962, p. 6), a cui l'azione è orientata. Questi sono progetti strettamente utilitaristici di azione.

L'interpretazione del significato soggettivo, e quindi l'attribuzione di motivazioni, è la base delle nostre costruzioni e tipificazioni della vita quotidiana, dei cosiddetti "costrutti di primo grado" (Schütz, 1962, p. 6). Schütz ci ha così fornito preziose visioni riguardanti l'architettura della nostra teoria del senso comune e la sua attitudine analitica e, quindi, riguardanti anche i nostri metodi di osservazione e di costruzione del senso comune; ma difficilmente - come spiegherò in maniera più completa in seguito - può fornirci informazioni sulle nostre pratiche quotidiane che vadano oltre la teorizzazione delle stesse.

Lo stesso Schütz ha osservato altri limiti di questo modello di ricostruzione del significato soggettivo: "There is a mere chance […] that the observer in daily life can grasp the subjective meaning of the actor’s act. This chance increases with the degree of anonymity and standardization of the observed behavior" (Schütz, 1962, p. 27) cioè - potremmo aggiungere - con il grado di istituzionalizzazione del comportamento. Schütz ha messo in luce i limiti del modello di significato soggettivo per ciò che riguarda il comportamento standardizzato o istituzionalizzato; non lo hanno fatto, però, i ricercatori qualitativi della sua tradizione (ad esempio la cosiddetta sociologia ermeneutica della conoscenza in Germania, vedi Soeffner, 2004).

Ciò conduce a gravi problemi metodologici, perché queste intenzioni soggettive dell'attore non possono essere osservate dal ricercatore. Ne deriva che l'interpretazione è dipendente dall’introspezione. Come ha messo in luce Pierre Bourdieu: "Se non ha altri strumenti di riconoscimento a disposizione che, usando un termine di Husserl, l'empatia intenzionale verso l’altro, anche l’interpretazione più comprensiva rischia di divenire nulla di più che una forma molto perfetta di etnocentrismo" (Bourdieu, 1972 p. 166).ii

Così l'interpretazione del significato soggettivo in sé può fornire maggiori informazioni sia sul quadro di rilevanza del ricercatore sia sulle rilevanze di chi è oggetto di tali interpretazioni o osservazioni. Non sono osservabili le intenzioni e le motivazioni degli attori, ma lo sono invece l'attribuzione di motivazioni da parte degli osservatori e i processi di costruzione di motivazioni. Queste critiche costruttiviste sono state espresse dagli etnometodologi (McHugh, 1970).

In tal modo i processi di interpretazione e definizione della realtà, che sono alla base della costruzione delle motivazioni e delle decisioni conseguenti, in particolare nelle organizzazioni burocratiche e nelle agenzie federali di controllo come, ad esempio, la polizia (Cicourel, 1968), l'amministrazione della giustizia (Garfinkel, 1967b; Emerson, 1969; McHugh, 1970) e il lavoro sociale (Zimmermann, 1969), divennero gli oggetti delle osservazioni etnometodologiche. La costruzione di motivazioni, biografie e anche milieu, ad esempio “il criminale”, “la malattia mentale” (Smith, 1967), “il transessuale” (Garfinkel, 1967a), poté essere ricostruita, così come altre costruzioni simili, nella pratica della ricerca sociale scientifica (Garfinkel, 1967a; Cicourel, 1970). Si poté dimostrare che anche la ricerca scientifica è stata legata alla logica dell'interpretazione del senso comune.

La fenomenologia sociale, tuttavia, mentre ci permette di effettuare ricostruzioni precise della nostra teoria del senso comune, non mette in discussione la sua architettura e i metodi che essa prevede, e rimane quindi descrittiva e acritica verso il senso comune. Alla questione se e dove vi sia una differenza tra l'atteggiamento analitico della vita quotidiana e l’interpretazione scientifica non è stata data realmente risposta da parte di Schütz o degli scienziati sociali e dei ricercatori che operano nella sua tradizione.iii Questo è vero, ad esempio, per la cosiddetta sociologia della conoscenza nell’interpretazione di Peter Berger e Thomas Luckmann (1966).

Al contrario, diverse posizioni metodologiche, quali la sociologia della cultura e della conoscenza di Bourdieu, il costruttivismo nel senso della moderna teoria dei sistemi di Luhmann, e anche la sociologia della conoscenza di Mannheim, concordano nell’affermare che un approccio scientifico di osservazione non si può limitare a descrivere le teorie del senso comune. Piuttosto deve essere in grado di definire la differenza tra il senso comune e un approccio sociale scientifico rispetto all'analisi e alla metodologia e l'osservazione scientifica deve, quindi, essere in grado di definire la propria metodologia e di realizzare nella ricerca pratica la "rottura con i presupposti di un senso comune laico e scientifico" (Bourdieu, 1992, p. 247). Questa è una componente essenziale dell'approccio analitico che - usando un termine derivato da Luhmann (1990, p. 86) - potremmo definire "osservazione di secondo ordine" ("Konstruktionen zweiten Grades").

Molto presto, l’etnometodologia ha mosso i primi passi nella direzione delle osservazioni di second’ordine, seguendo l'atteggiamento sociogenetico nella tradizione di Mannheim. L'etnometodologia può essere intesa come un’efficace critica dei metodi, nel senso più ampio del termine. Tuttavia, l’etnometodologia è rimasta solo la metà” di una sociologia della conoscenza, perché non ha risposto alla domanda di come, dopo tutto, può essere possibile trovare un adeguato accesso alla realtà specifica del milieu (e della biografia).

Al contrario, l’idea centrale del Metodo Documentario nella definizione di Mannheim e della sua sociologia della conoscenza è stata quella di trovare un adeguato accesso a mondi e milieu sociali sconosciuti, o come Mannheim li chiamava, ai loro "spazi di esperienza connettiva" ("kunjunktiver Erfahrungsraum", Mannheim, 1980, p. 227). Per questo motivo abbiamo deciso di andare alle radici delle opere di Mannheim e della sua definizione di Metodo Documentario.

Occorre sottolineare non solo che Mannheim ci ha mostrato la via per accedere a una comprensione della logica interna dei milieu non noti, ma anche che la sua sociologia della conoscenza è così complessa che integra in sé l'approccio o paradigma della fenomenologia sociale (come si può constatare a posteriori). Questo è possibile perché la fenomenologia sociale è un approccio autenticamente ricostruttivo. Nella definizione della sociologia della conoscenza di Mannheim, tuttavia, ci sono due aree molto diverse, due dimensioni di conoscenza che devono essere ricostruite. Entrambi questi livelli di conoscenza costituiscono una struttura di "dualità" nella nostra vita quotidiana, "una dualità in cui gli individui pongono se stessi, in relazione sia a concetti sia a realtà" (Mannheim, 1980, p. 296). Le due sfere sono la conoscenza "comunicativa" e la conoscenza "connettiva" esperienziale.

Conoscenza comunicativa e connettiva

Per presentare un esempio, possiamo esaminare il concetto o la realtà di “famiglia”. Relativamente indipendente dalla nostra appartenenza a diversi milieu e culture, la realtà della famiglia ci è nota a un livello generale o comunicativo. Questo riguarda la famiglia come istituzione, cioè l'azione istituzionalizzata guidata dal ruolo, che, tra l'altro, comprende la conoscenza generalizzata del ruolo-relazione tra genitori e figli, la conoscenza del diritto e della tradizione religiosa della famiglia nella nostra cultura, ma anche - come ulteriore componente - le nostre teorie di senso comune sulla famiglia, la nostra conoscenza teorica e la legittimazione normativa sulla famiglia. Questa conoscenza comunicativa corrisponde al livello di conoscenza che Schütz ha caratterizzato come "anonimità e standardizzazione" (Schütz, 1962, p. 72). Questo è un aspetto dei "costrutti di primo grado” nel senso di Schütz (Schütz, 1962, p. 6). Possiamo trovare l'architettura e la logica di questi costrutti anche nella nostra teorizzazione della vita quotidiana, nelle nostre teorie di senso comune.

La fenomenologia sociale di Schütz con i suoi "costrutti di secondo grado" (Schütz, 1962, p. 6) può quindi essere intesa come una ricostruzione precisa e profonda della definizione di Mannheim di conoscenza comunicativa.

Tornando al nostro esempio della famiglia, possiamo distinguere la conoscenza comunicativa come conoscenza riferita alla famiglia dalla conoscenza che deriva dalla nostra esistenza all'interno della famiglia, nella sua pratica quotidiana. Questa è la conoscenza implicita o tacita e l’esperienza che condividiamo con gli altri membri della famiglia in base alle nostre biografie condivise e alla nostra "memoria collettiva" (Halbwachs, 1980). A questo proposito, la famiglia è uno "spazio connettivo di esperienza". La "conoscenza connettiva" orienta le azioni pratiche e - nel caso del nostro esempio - l’azione pratica in famiglia e viene quindi definita habitus o ambito di orientamento.

Una conoscenza a-teoretica, implicita e incorporata

A differenza della fenomenologia sociale, la sociologia della conoscenza di Mannheim apre l'accesso alla ricostruzione non solo delle conoscenze teoriche, ma anche della conoscenza connettiva come conoscenza implicita o tacita che guida la nostra azione concreta. Per questo motivo, anche noi la definiamo sociologia prasseologica della conoscenza.

Mannheim ha illustrato il carattere di questa conoscenza specifica facendo riferimento all'esempio di come si allaccia un nodo. La conoscenza che mi permette di fare un nodo è la conoscenza ateoretica (atheoretische Kenntnis) nella definizione di Mannheim (Mannheim, 1980, pp. 73 e seg.). L'azione pratica viene eseguita in modo intuitivo e preriflessivo. Nell’approccio genetico analitico, la comprensione (Mannheim, 1980, p. 85) del fenomeno della creazione del nodo è realizzata in virtù dell’immaginazione della sequenza dei movimenti, dell'azione pratica e della manualità, "che ha come risultato il nodo davanti a noi" (Mannheim, 1980, p. 73). Nel senso di Martin Heidegger, questo è il livello esistenziale di "essere pre-tematico". "Questo essere non è l'oggetto di una conoscenza teoretica del mondo, è quello che viene utilizzato, prodotto, e così via", mentre "la conoscenza teoretica del mondo" (Heidegger, 2006, p. 67) caratterizza il livello di conoscenza comunicativa.

Sembra molto complicato, se non addirittura impossibile, spiegare in modo adeguato questo processo di realizzazione, questo principio generico, teoricamente o attraverso concetti teorici. È molto più facile spiegare la realizzazione di un nodo con un’immagine che è un’illustrazione o una rappresentazione dell’effettivo processo pratico di creazione del nodo. Le fotografie o le immagini sembrano essere particolarmente adeguate per supportare la comprensione della conoscenza a-teoretica o tacita.

Fino a quando devo usare la mia immaginazione per portare alla mente il processo di un nodo nella sua interezza, compresi i movimenti necessari - cioè per mezzo di immagini mentali o immagini materiali -, non ho ancora pienamente integrato e automatizzato il processo di formazione del nodo. In caso di immaginazione pittorica o mentale, l'habitus o ambito di orientamento (Bohnsack, 1998; 1989) dell'attore è il prodotto di un modus operandi che si basa sulla conoscenza implicita. Ricostruendo questa conoscenza implicita, l’analisi empirica si occupa dell'interpretazione di rappresentazioni metaforiche, cioè narrazioni e rappresentazioni delle proprie azioni pratiche attraverso gli attori stessi. Gli oggetti della ricostruzione sono le immagini mentali degli attori che sono implicati nelle loro narrazioni, rappresentazioni e conversazioni.

L’ambito di orientamento che ci permette di fare un nodo può anche essere il prodotto di azioni concrete incorporate, per così dire, automatizzate. In questo caso, l'orientamento o habitus è accessibile in modo controllato metodicamente attraverso l’osservazione diretta della performance, dell’interazione o del parlato e attraverso la rappresentazione di gesti immagini materiali, fotografie o video.

Nell’ambito del Metodo Documentario, usiamo il termine conoscenza a-teoretica come termine generale, che include la conoscenza incorporata, che acquisiamo in modo valido per mezzo di immagini materiali, come anche la conoscenza implicita o metaforica, che acquisiamo attraverso le immagini mentali, che possiamo rintracciare nelle narrazioni e nelle descrizioni, cioè, nei testi.

Come sinonimo di "ambito di orientamento" si usa anche il termine habitus (Bohnsack, 1998). Esiste una corrispondenza precisa, da un lato, tra l'interpretazione genetica e la "grammatica generativa" dell’habitus nella definizione di Bourdieu e, dall'altro, tra l'attitudine genetica e la comprensione dell'azione pratica e della conoscenza connettiva nel Metodo Documentario. Considerando che Bourdieu, tuttavia, nella sua analisi è alla ricerca della genesi di habitus e di classe principalmente attraverso la distinzione, la nostra analisi secondo il Metodo Documentario cerca di conoscere la genesi dell’habitus e la costituzione di classi (o milieu) soprattutto attraverso la connessione e la concordanza dell’habitus (Bohnsack, Loos e Przyborski, 2002; Bohnsack e Nohl, 2004; Bohnsack, 2010c).

Comprensione e interpretazione

Le persone che hanno conoscenza ateoretica ed esperienze, e quindi habitus in comune, sono collegate dalla forma elementare di socialità che chiamiamo "conoscenza connettiva" o "esperienza connettiva". Si capiscono senza parole. Questo è ciò che Mannheim ha chiamato "verstehen", contrariamente all’interpretare ("interpretieren"); "useremo il termine mera comprensione per significare [...] la comprensione spirituale, pre-riflessiva delle formazioni, e useremo interpretazione per significare l’esplicazione teoretico-riflessiva e che non si esaurisce mai, di ciò che si è inteso" (Mannheim, 1980, p. 272).

La fenomenologia sociale ci può dare una definizione di interpretazione, ma non è in grado di distinguerla dalla comprensione più profonda ("verstehen"). L'analisi fenomenologica inizia con un modello di interpretazione reciproca tra gli individui che sono estranei gli uni agli altri, in modo che l’intersoggettività deve essere stabilita in un complicato processo di assunzione dell’altra prospettiva, basata sull’idealizzazione di supposizioni: l'idealizzazione della "reciprocità di prospettive" e l'idealizzazione della "reciprocità di motivi" (Schütz, 1962, pp. 11 e 23). Questa è una descrizione adeguata del livello comunicativo di interazione, del livello di azione istituzionalizzata e orientata al ruolo, ma non dello spazio di comprensione connnettiva come immediata comprensione ("verstehen").

Non solo fenomeni di gruppo come le famiglie, le amicizie o i gruppi di pari sono costituiti dagli spazi di esperienza connettiva e comprensione connettiva. Come ha dimostrato Mannheim nel suo saggio sulla formazione delle generazioni nella società, le generazioni sono costituite anche da legami di generazione nella "stratificazione delle esperienze" ("Erlebnisschichtung") (Mannheim, 1964, p. 548).

Queste comunanze nella stratificazione delle esperienze derivano dal coinvolgimento esistenziale in una pratica comune di eventi storici, soprattutto, ma non solo, in periodi di sviluppi radicali, cambiamenti e crisi. Ad esempio l'esperienza del periodo della ricostruzione in Germania dopo la Seconda Guerra Mondiale in una specifica fase di sviluppo del singolo è stata indicata come una spiegazione per la costituzione di uno specifico spazio connettivo generazionale di esperienza: la generazione del ’68.

I membri di questa generazione condividono uno spazio connettivo di esperienza, che deriva dall'essere coinvolti in una pratica quotidiana specifica. Questo non implica alcuna comunicazione diretta o interazione l’uno con l'altro. Così le loro esperienze non sono identiche, ma sono identiche nella struttura. Lo stesso può essere vero per gli spazi di esperienza connettiva specifica per milieu o genere o per quelli che coinvolgono comunanze di esperienze derivanti da transizioni del ciclo di vita (ad esempio dalla formazione scolastica alla formazione professionale).

Nella nostra analisi empirica con il Metodo Documentario, distinguiamo così tra spazi di esperienze connettive multidimensionali specifiche per milieu, genere, generazione e sviluppo, e le altre. In analisi empirica ogni singolo caso (basato, ad esempio, su un colloquio con un individuo o una discussione di gruppo) può essere differenziato dall'interpretazione dei diversi spazi di esperienze, che noi chiamiamo anche tipi.

Sociologia prasseologica della conoscenza, ermeneutica pratica e interpretativismo

La conoscenza connettiva è acquisita attraverso l'esperienza nella pratica quotidiana, tramite le esperienze vissute con il “modus operandi” dell’azione concreta nella definizione di Bourdieu, nella sua “teoria della prassi”. In una certa analogia con Bourdieu (e in parte influenzato da lui), è stato Thomas A. Schwandt (2002) negli Stati Uniti, che ha richiamato l'attenzione sul fatto che l'attuale definizione della ricerca nelle scienze sociali è legata a un concetto di conoscenza (e intelligenza) che non è in grado di soddisfare le esigenze di pratiche di comprensione nella vita quotidiana e nella nostra relazione concreta con il mondo. Schwandt ha definito l'approccio teorico e il modus della ricerca sociale che soddisfa questi requisiti "ermeneutica pratica" (Schwandt, 2002, p. 47).

Nonostante ciò, Schwandt non ha elaborato le conseguenze per la ricerca empirica pratica. Comunque possiamo stabilire una diretta connessione tra l’ermeneutica pratica nella definizione di Schwandt, il Metodo Documentario, con la sua lunga tradizione nella ricerca pratica, e, come sua base teorica, la sociologia della conoscenza di Mannheim, che noi abbiamo definito "sociologia prasseologica della conoscenza".

La posizione di Schwandt è un po' diversa dalla tendenza dominante della ricerca qualitativa negli Stati Uniti, dove possiamo individuare una propensione a limitare la ricerca alla dimensione della conoscenza comunicativa (esplicita e teorica). Questa tradizione è prevalentemente orientata al paradigma interpretativo, come si può notare quando si legge, ad esempio, il Manuale di ricerca qualitativa, curato da Norma K. Denzin e Yvonna S. Lincoln (1994). In questo contesto costruttivismo” è usato come sinonimo di "interpretativismo" (si veda tra gli altri: Guba e Lincoln, 1989; Greene, 1994), con cui si intende la produzione interpretativa teorica e di definizione della realtà, come abbiamo visto nella fenomenologia sociale (cfr. per una critica più dettagliata: Bohnsack, 2009), che è diversa dalla generazione del mondo nella pratica quotidiana.

La costituzione fondamentale del significato nella pratica e nell’interazione

La produzione del mondo nella pratica quotidiana è la dimensione fondamentale della realtà, che è primordiale in relazione alla dimensione dell’attribuzione di significati soggettivi, intenzioni comunicative e motivazioni. Qui ci troviamo d'accordo anche con Anthony Giddens (1976, p. 89). È stato soprattutto George Herbert Mead a sottolineare "the temporal and logical pre-existence of the social process to the self-conscious individual that arises in it. The conversation of gestures is a part of the social process which is going on" (Mead, 1934, pp. 186 e seg.). La struttura fondamentale del significato che è costituita dal processo sociale pre-riflessivo e dai gesti, e che ha un carattere meramente residuale nell’opera di Mead, corrisponde alla categoria di Mannheim dello spazio dell'esperienza connettiva.

Il significato di un singolo enunciato o azione è determinato dalla sua relazione con il contesto delle altre espressioni e delle azioni che hanno luogo in sequenza. Nel caso dell’interpretazione dei testi, il rapporto tra le azioni o enunciati da una parte e il loro contesto dall’altra è una relazione sequenziale, una relazione tra espressioni o gesti. In questo modo, le espressioni o i gesti rivelano tra loro reciprocamente un significato - che può essere compreso a fondo nel senso di Mead. Nel caso dell'interpretazione delle immagini, questa relazione non è sequenziale ma simultanea - una relazione tra i singoli elementi di un quadro, dell’intero quadro e del suo contesto generale (Bohnsack, 2010b; 2011). In entrambi i casi, gli etnometodologi hanno chiamato la relazione tra contesto e un singolo enunciato o un singolo elemento, relazione riflessiva (Garfinkel, 1961; 1967a, pp. 7 e seg.). Si tratta di un carattere riflessivo in cui conversazione e immagini sono costituite come sistema autoreferenziale, com’è definito nell’ambito della teoria dei sistemi moderni.

Quando il significato di un enunciato o di un’azione è determinato dalla reazione degli altri partecipanti da una sequenza di reazione e ri-reazione, l’interpretazione della reazione di un enunciato (osservato empiricamente) alla reazione (osservata empiricamente) apre l'accesso al significato implicito costituito o alla regolarità implicita. La ricostruzione di questa regolarità si ottiene attraverso la ricerca di possibili alternative alla reazione osservata, che siano altrettanto significative. Queste reazioni altrettanto significative e, quindi, funzionalmente equivalenti formano una classe che aderisce alla stessa regolarità. Allo stesso modo una regolarità che è stata fino a ora sconosciuta al ricercatore (ma che resta a disposizione di chi è osservato come conoscenza implicita) può essere generata e portata a esplicazione. Questo metodo di generazione di conoscenze corrisponde alla forma logica dell’"abduzione" nella definizione di Charles S. Peirce (1934).

La ricerca di reazioni funzionalmente equivalenti o - come le chiamiamo noi - omologhe presuppone sempre un (contro-) orizzonte di confronto (comprensivo di reazioni che non appartengono alla regola) che, per il momento, rimane implicito. Questo è il "punto cieco" ("blinder Fleck") di interpretazione, come l’ha definito Luhmann (1990, p. 85). L'interpretazione dipende quindi dalle esperienze esistenziali (di tutti i giorni) del ricercatore, dai "legami esistenziali" ("Seinsverbundenheit") o "legami del punto di vista" (Standortgebundenheit) nella concezione di Mannheim (1964, p. 269).iv

In una prospettiva metodologica, la selettività della nostra comprensione o dell’interpretazione che è il risultato dei nostri legami esistenziali è costituita dalla selettività degli orizzonti intuitivi di paragone che sono memorizzati nella conoscenza di tutti i giorni, e che sono costitutivi per l'interpretazione che noi chiamiamo anche interpretazione riflettente. Quanto più quegli orizzonti intuitivi di confronto vengono rimpiazzati o sostituiti da quelli empirici ed espliciti, nei casi empirici di confronto, tanto più le interpretazioni e tipificazioni possono essere controllate metodicamente. Così l’analisi comparativa è una delle componenti centrali del Metodo Documentario.v L’analisi comparativa metodicamente o empiricamente controllata rende anche possibile un’auto-riflessione delle mie limitazioni esistenziali e delle limitazione del punto di vista e mi aiuta quindi ad avere un'idea del mio "punto cieco".

Il compito principale del Metodo Documentario è quindi l’esplicazione delle conoscenze implicite di chi è osservato. Questo è collegato con alcune ipotesi o implicazioni epistemologiche fondamentali: l'obiettivo della ricerca è quello di ottenere l'accesso alla conoscenza, che è a disposizione degli attori e non la conoscenza a cui solo gli osservatori scientifici sociali hanno un accesso privilegiato, com’è tipico negli approcci oggettivistici.vi Ciò implica una “gerarchizzazione della saccenteria” (Hierarchisierung des Besserwissens), come Luhmann (1990, p. 510) l’ha chiamata.

Non vi è alcun fondamento epistemologico per una tale domanda di accesso privilegiato nel senso di una razionalità superiore. In accordo con il Metodo Documentario, gli interpreti quindi non presumono o presuppongono di sapere più degli attori in campo, ma presumono piuttosto che gli attori stessi non sappiano esattamente tutto quello che sanno. La spiegazione della conoscenza implicita di chi è osservato è il risultato non di una razionalità più alta, ma di un'altra razionalità, di un cambiamento nell'atteggiamento analitico così com’è stato caratterizzato precedentemente.

Fasi di lavoro del Metodo Documentario nella ricerca pratica

Queste fasi di lavoro sono state elaborate inizialmente nella nostra ricerca sullo sviluppo degli adolescenti in diversi ambienti in base a discussioni di gruppo con gruppi di coetanei provenienti da diversi background educativi, di età e sesso differenti in una piccola città e in alcuni paesi nel nord della Baviera. Le fasi di lavoro poi sono state utilizzate in una triangolazione di discussioni di gruppo, interviste biografiche e note sul campo derivate da osservazioni partecipanti nella nostra ricerca sugli Hooligans e sui membri di rock band (si veda, tra gli altri, Bohnsack, 1997) e in un altro grande progetto di ricerca sui giovani di origine turca (si veda, tra gli altri, Bohnsack e Nohl, 2003). In seguito le fasi di lavoro sono state trasferite alle interpretazioni delle immagini e dei video.

Per il Metodo Documentario è fondamentale la differenziazione, da un lato, tra il significato comunicativo o esplicito, letterale e immanente e, dall’altro, il significato connettivo o implicito e documentario. Nella nostra ricerca pratica questa differenziazione conduce a due fasi consecutive di interpretazione: l'interpretazione riflessiva e l'interpretazione riflettente.

Interpretazione riflessiva

Il significato esplicito, che i partecipanti hanno espresso “letteralmente”, è formulatovii dal ricercatore. La struttura di base dell’interpretazione riflessiva è costituita dalla decodifica e dalla formulazione della struttura tematica di un testo. Ricostruiamo l'ordine tematico differenziando argomenti di primaria importanza (PT/Paramount Topics), argomenti subordinati (ST/Subordinated Topic), argomenti sub-subordinati (SST/Sub-Subordinated Topics), ecc.

Interpretazione riflettente

Il passaggio dal significato immanente ed enunciativo a quello documentario è, come già spiegato, la transizione dal chiedere che cosa al chiedere come. Quindi, ciò che è stato detto, raffigurato o discusso e ciò che è divenuto l'argomento del discorso deve essere separato dal come cioè, in quale ambito di orientamento - l'argomento è trattato. Questo ambito di orientamento, che noi chiamiamo anche habitus, è il soggetto centrale dell'interpretazione documentaria. Come già spiegato in precedenza, l'analisi comparativa è, fin dall'inizio, di fondamentale importanza per l'interpretazione riflettente perché l’ambito di orientamento di un caso specifico prende forma e può essere esaminato in maniera empiricamente controllata solo in comparazione con l’ambito di orientamento di altri casi (individui o gruppi). Dobbiamo chiederci come e in quale ambito di orientamento è trattato lo stesso soggetto da altri gruppi o da altri individui.

Considerando che la ricostruzione dell'ordine tematico è l'impalcatura per l'interpretazione riflessiva, la ricostruzione della cosiddetta organizzazione del discorso è l'impalcatura per l'interpretazione riflettente di conversazioni e di discussioni di gruppo (si veda, tra gli altri, Bohnsack, 2004; 2010c). La ricostruzione dei generi testuali è qui solo di importanza marginale, ma appare di fondamentale rilevanza per l'interpretazione di tutte le tipologie delle interviste (Nohl, 2010).

Noi distinguiamo soprattutto tra due generi testuali: testi narrativi e descrittivi, da un lato, e testi argomentativi, dall'altro. La conoscenza pratica, implicita o a-teoretica, cioè l’ambito di orientamento o habitus che guida l'azione pratica, è rappresentata in narrazioni e descrizioni, che distinguiamo dai generi testuali argomentativi che rappresentano la teorizzazione sulla azione pratica degli agenti di ricerca.

Per l’analisi della conversazione e delle discussioni di gruppo la cosiddetta organizzazione del discorso è molto più importante rispetto ai generi testuali. Possono essere distinte diverse modalità di organizzazione del discorso che rappresentano modi fondamentali di socialità e di riferimenti di interazione tra individui: un ampliamento e un supporto vicendevoli (modalità parallele), un porsi diametralmente l’uno contro l'altro (modalità di opposizione) e un sistematico sostegno dell’altro, ma anche un sembrare l’uno contro l'altro, ma dove i partecipanti effettivamente si incoraggiano vicendevolmente per proporre sempre più appropriate rappresentazioni (modalità antitetica). La ricostruzione delle modalità di organizzazione del discorso ci può dire se e in che misura i partecipanti condividono uno spazio connettivo o un’esperienza connettiva e, quindi, orientamenti collettivi (specifici al milieu).

Nella fase successiva, l'interpretazione riflettente e la tipificazione saranno dimostrate con l'esempio della trascrizione di un gruppo di discussione all’interno di un progetto di ricerca sui giovani di origine turca.

Esempio di interpretazione riflessiva e riflettente

Riquadro 1: Trascrizione

1 Dm: Sì, fai un paio di domande - sì anche tu,

2 Y2: Forse quello che fate

3 a casa, in famiglia

4 Hm: dormire;

5 Dm: Siamo dunque eh da noi è allora io posso

6 ora parlare anche solo per me allora; da me è così (.) per esempio anche se
7 non sono molto spesso a casa allora, (.) penso sempre alla famiglia, allora. Non è
8 quindi che dico così (.) una famiglia di merda o ciò che non
9 sono affari miei o così. Allora per alcuni tedeschi è così perché loro
10 provengono da un'altra cultura, ma (.) per me quando vengo dal lavoro poi
11 vado a casa a mangiare, mia madre ha già cucinato e così
12 e poi guardo un po'di televisione, (1) poi lei parla e e e; poi

13 ascolto e poi vado di nuovo in strada allora; mi passo il tempo. Poi .
14 allora vado a casa intorno alle dieci o giù di lì, (.) poi lei parla
15 di nuovo allora quindi adesso facciamo un po' di , e poi (.) vado di nuovo
16 a dormire. (1) Ma così si passa anche allora il fine settimana allora fare la spesa o
17 e se si ha un’altra commissione e qualcosa del genere allora (3) Non si parla allora di

18 piacere o allora divertimento e così , solo ciò che si accumula si deve un po’

19 farlo (4)

20 Am: questo è allora completamente diverso quello che capita a casa o così:

21 quindi (.) a casa si è e completamente diversi come si è fuori esempio
22 perché si deve
23 Dm: Sii?
24: Mhm
25 fuori.
26 Dm: Sì, loro loro a casa non hanno proprio idea così
27 loro pensano allora mio figlio adesso va un po' fuori
28 Am: sì
29 Dm : ( . ) prende la sua boccata d'aria fresca e arriva allora (.) eh mangiare riso
30 Am : ( ride)
31 Dm : sta ancora davanti al tavolo allor(a), da:vvero; loro pensano così

32 ?m: (ride)
33 Dm: loro loro han ancora un modo di pensare vecchio allora.

Riquadro 2: Interpretazione riflessiva

1-4 PT Scelta dell’argomento
1 ST: Invito a porre una domanda
Dm pone domande rivolgendosi direttamente a Y2 (leader della discussione)
2-4 ST: Attività in casa nella famiglia
Y2 avvia il tema delle attività domestiche a cui Hm fa immediatamente riferimento con “dormire”
5-10 PT: Atteggiamento nei confronti della famiglia
5-8 ST: Una costante presenza mentale della famiglia
Per Dm la famiglia è continuamente presente - non tanto nel senso di una presenza fisica ma mentale. Limita questa dichiarazione alla propria persona (“per me”)
8-10 ST: L’irriverenza nei confronti della famiglia da parte di alcuni tedeschi
Questa presenza della famiglia si distingue da un atteggiamento di insulto alla famiglia e da un giudizio indifferente, come si può osservare per alcuni tedeschi a causa della loro cultura diversa.
10-26 PT: Attività in famiglia
10-17 ST: La routine quotidiana di Dm
Dopo il lavoro Dm arriva a casa, consuma la cena preparata da sua madre e guarda un po’ di televisione. Sua madre parla e Dm ascolta. Alla fine esce ancora una volta senza un chiaro programma. Al ritorno, la sera, va a letto dopo avere fatto un po' di conversazione con la madre.
17-20 ST: Compiti e argomenti di conversazione in famiglia
Dm ha incarichi familiari fuori da casa (fare shopping durante il fine settimana o sbrigare incombenze amministrative). Questi sono gli argomenti di conversazione in famiglia, mentre il piacere e il divertimento sono esclusi dalla conversazione
21-26 ST: La diversità tra i due mondi: a casa e fuori
Am così come Dm e Fm percepiscono se stessi e ciò che succede a casa in modo molto diverso rispetto alle esperienze fuori casa.
27-35 ST: La mancanza di conoscenza della famiglia nei confronti della vita dei figli maschi
La famiglia è totalmente ignara delle attività dei figli fuori casa. I genitori si occupano delle faccende interne familiari come il cibo ("mangiare riso"). Si tratta di un aspetto di una mentalità vecchia.

Riquadro 3: Interpretazione riflettente

01-03 Avvio congiunto di una domanda da parte di Dm e Y2
L'intervistatore (Y2) reagisce a un enunciato direttivo di Dm, appropriandosi di esso in modo cooperativo, contraendo il proprio enunciato e la propria domanda dal punto di vista sintattico in modo tale che cogliamo una domanda completa: "Vi domando che cosa fate a casa". Attraverso questo modo di esplicitare le domande, con riferimento alla pratica, si dà avvio alle descrizioni e ai racconti delle modalità di discussione.

04 Proposizioneviii da parte di Hm
Nell’espressione di Hm, è documentato il seguente ambito di orientamento: prima si esprime dicendo che la relazione con la famiglia è poco comunicativa e distante. (Non si può ancora, tuttavia, chiarire se questo sia dovuto principalmente alla necessità di ricreazione o a una demarcazione sociale di Hm. Per questo abbiamo bisogno di ulteriori interpretazioni.) Inoltre la reazione viene mantenuta il più brevemente possibile, documentando pochissima disponibilità a fornire informazioni agli intervistatori, in quanto estranei, su questa sfera della vita.

05-19 Differenziazione della proposizione (05-10) ed elaborazione di questa differenziazione nella modalità di descrizione (10-19) da parte di Dm

Attraverso la reazione di Dm alla proposizione di Hm, si precisa il suo significato specifico per il gruppo e il milieu: la distanza comunicativa dalla famiglia si fonda su una demarcazione sociale, ma non su una mancanza di rispetto (08: “non è quindi che dico così (.) una famiglia di merda”), e neanche sull’indifferenza o sulla disattenzione verso la famiglia (07: Dm (“penso sempre alla famiglia"). Poiché questo atteggiamento si attribuisce ad "alcuni tedeschi" (09), vi è anche un’espressione di distinzione da loro. Si costruisce un orizzonte di contrasto negativo (in Bohnsack, negativer Gegenhorizont).

Con la sua descrizione dettagliata (10-19), che è in qualche modo una reazione alla sua proposizione, la demarcazione verso la famiglia è contestualizzata da Dm in uno scenario di interazione e, quindi, resa più precisa. Questo documento rivela rispettivamente il seguente ambito di orientamento:
- la comunicazione e l’interazione con la madre sono unilaterali;
- gli enunciati le altre attività dei partecipanti hanno un riferimento reciproco; loro rimangono come estranei l'uno accanto all'altro (ad esempio: poi lei parla e e e; poi ascolto; 12-13);

- sono negoziati solo i compiti pragmatici necessari e non gli interessi più autentici.

20-33 Connessione delle proposizioni da parte di Am e Dm

La mancanza di riferimento e di reciprocità delle prospettive dei genitori e dei figli (figli maschi) è quindi specificata e resa più precisa in modo da presentare la sua connessione a una rigorosa separazione tra due sfere diverse: la sfera interna ("a casa", 20, 21, 26) e la sfera esterna ("l’esterno", 21, 25). Questa separazione delle sfere si basa su diverse modalità di esistenza o identità ("a casa si è e completamente diversi", 21). La genesi della separazione delle sfere deve essere ricercata - secondo gli orientamenti dei giovani uomini - nella mente della vecchia generazione (33).

Interpretazione riflettente e analisi comparativa interna al caso

L'interpretazione riflettente inizia con l’esplicitazione dell’ambito di orientamento implicito  in questo caso con la separazione delle sfere , all’interno di un unico passaggio (con il tema "a casa"). Nella fase successiva di interpretazione, l'interpretazione riflettente interna al caso, guardiamo, attraverso l'analisi comparativa, a passaggi che trattano altri argomenti (ad esempio il rapporto con la fidanzata tedesca o la polizia) nella stessa discussione di gruppo e poi anche in interviste con singoli membri dello stesso gruppo, individuando se lo stesso orientamento della demarcazione delle sfere sia evidente in modo omologo. Inoltre, cerchiamo questo modello omologo, non solo a livello delle proposizioni dei giovani, ma anche a livello performativo, vale a dire in una certa demarcazione degli intervistatori come membri della sfera esterna, come indicato nel nostro esempio all'inizio della trascrizione.

Tipificazione e analisi comparativa tra casi

Non appena abbiamo elaborato - nella fase successiva - un ambito di orientamento comune mettendo a confronto diversi casi, si parla di tipo. Il primo livello di tipificazione è - usando un termine di Mannheim: tipificazione di "significato-genetico" (Mannheim, 1980, pp. 85 e seg.). Qui si ricostruisce il principio generico, il modus operandi dell’ambito dell'orientamento o habitus.

Tipificazione socio-genetica

A questo secondo livello di tipificazione, stiamo cercando la genesi del principio generico della separazione delle sfere. La tipificazione socio-genetica cerca di definire cosa è tipico per l’orientamento o habitus. Quando si afferma che un orientamento è "tipicamente rurale", si vuole fare riferimento al fatto che la genesi dell'orientamento si può individuare nello spazio rurale di esperienza. La ricostruzione della socio-genesi può essere intesa come l'individuazione di spazi rilevanti di esperienza, "cercando di penetrare nello sfondo esistenziale comune di uno spazio esperienziale" (Mannheim, 1980, p. 272), vale a dire nel contesto di socializzazione e di sviluppo biografico. Per quanto riguarda il nostro esempio, si potrebbe stabilire che la socio-genesi della separazione delle sfere possa essere individuata, tra gli altri, nella consuetudine tradizionale del rispetto per i genitori (soprattutto per il padre). Questo rispetto necessita il mantenimento dei problemi e delle difficoltà nella sfera esterna pubblica al di fuori della sfera interna, cioè la comunicazione in famiglia e all’interno della comunità etnica. Così le differenze tra le due sfere che hanno la loro origine nella storia della migrazione della famiglia sono accresciute e la loro negoziazione è ostacolata. Oltre alle discussioni di gruppo, anche le interviste biografiche possono fornirci una visione più profonda nella socio-genesi (Bohnsack e Nohl, 2003; Bohnsack, Loos e Przyborski, 2002).

La multidimensionalità della tipificazione

Analizzando la socio-genesi dell'orientamento della separazione delle sfere, potremmo già presupporre che l'orientamento sia tipico dello spazio di esperienza della migrazione. Questo deve essere ulteriormente convalidato dall’analisi comparativa, non solo con i giovani autoctoni in Germania, ma anche in Turchia, dove abbiamo condotto discussioni di gruppo con i giovani di Ankara. Oltre a ciò, è stato necessario esaminare l'importanza di altri spazi di esperienza e la loro relazione con lo spazio di esperienza della migrazione. Con l'inclusione nel nostro campione di gruppi di pari diversi per genere, età e background educativo, abbiamo cercato di stabilire se e come l'orientamento della separazione delle sfere (tipico della migrazione) possa essere identificato anche quando viene sovrapposto da altri spazi di esperienza e da altri tipi. Abbiamo ricostruito lo spazio specifico di esperienza per la migrazione, inteso come nostro tipo base (lo sviluppo degli adolescenti), per verificare se possa ancora essere identificato a livello generale in tutte le variazioni e cambiamenti di genere, ambiente ed età – specifiche dei tipi. Così ci siamo ritrovati con un’intera tipologia.

Il livello di validità e generalizzabilità di un singolo tipo dipende dalla precisione con cui può essere distinto da altri tipi possibili. Dipende da quanto variegato, cioè multidimensionale, il singolo caso può essere individuato all'interno di un’intera tipologia.ix Con la nostra procedura di tipificazione basata sul Metodo Documentario possiamo considerare che un caso in fase di ricerca - un gruppo o un individuo - non appartiene a una sola, ma sempre a diversi tipi e spazi di esperienza che si sovrappongono e modificano a vicenda.

Sviluppi recenti: l'interpretazione di immagini e video

Uno degli elementi caratterizzanti il Metodo Documentario è l'accesso alla conoscenza implicita, tacita o ateoretica. Dato che la conoscenza mediata per noi dall'immagine è di per sé conoscenza implicita, il Metodo Documentario sembra essere destinato all'interpretazione delle immagini. Nel corso degli ultimi dieci anni, sono stati compiuti rilevanti progressi nell'interpretazione documentaria delle immagini. C'è stata un'ampia ricerca riguardante fotografie (famiglia, pubblicità, ecc.), disegni dei bambini, fumetti, manifesti, ecc., così come video e film.x

In una fase molto precoce del suo sviluppo, nel 1920, Erwin Panofsky, il più famoso storico dell’arte, aveva già adottato il Metodo Documentario per l'interpretazione delle immagini. Panofsky era coetaneo e, per l'emigrazione forzata, compagno di sventura di Mannheim. Al centro delle opere di Panofsky troviamo la differenziazione epocale tra il significato iconografico e il significato iconologico. Ciò corrisponde alla differenziazione di significato immanente (comunicativo) e documentario (connettivo) nella concezione di Mannheim, come aveva evidenziato lo stesso Panofsky, definendo il significato iconologico anche "senso documentario" (Panofsky, 1932, p. 115). L'oggetto di interpretazione iconologica o documentaria è l’habitus. Com’è noto, Bourdieu ha adottato questo concetto da Panofsky (cfr. Bourdieu, 1969).

Grazie a queste corrispondenze, possiamo trasferire le nostri fasi operative della formulazione e dell’interpretazione riflessiva all'analisi delle immagini a livello generale. Tuttavia, dobbiamo porre fra parentesi la nostra pre-conoscenza iconografica, intesa come legame della lingua, e la nostra conoscenza testuale in modo molto più radicale che nell’interpretazione del testo, al fine di avere l'accesso alla peculiarità e alla logica interna dell’immagine (com’è stato teoricamente postulato, ad esempio, da Roland Barthes e Michel Foucault).

Analogamente all’interpretazione dei testi, la ricostruzione della struttura formale e della composizione formale, ci possono indicare la strada verso la semantica più profonda dell’immagine e la sua logica interna (Mitchell, 1994). Qui possiamo sviluppare riflessioni nella storia dell’arte riguardanti l'importanza dell'estetica formale che vanno oltre Panofsky. Particolarmente rilevanti sono le opere di Max Imdahl (1996). Ottenere un accesso empirico alla logica interna dell’immagine (così come del film) e trattarlo come un sistema auto-referenziale, mettendo fra parentesi i legami linguistici e le pre-conoscenze testuali e riservando particolare attenzione alla struttura formale dell’immagine, può essere visto come il risultato proprio dell'interpretazione documentaria di immagini e video.

Questioni aperte

Il dominio centrale del Metodo Documentario è l'analisi degli orientamenti specifici per il milieu, l’analisi della comprensione nel senso di spazi connettivi di esperienza, che possiamo trovare nella società e all'interno delle organizzazioni. Distinguiamo conoscenza e orientamenti connettivi da conoscenza e orientamenti comunicativi, che possiamo individuare nei media e nella comunicazione pubblica e che sono il dominio centrale dell’analisi del discorso (nella tradizione di Foucault) e, soprattutto, negli studi culturali. Diversamente dall’analisi della ricezione dei media, che appartiene al centro del dominio del Metodo Documentario (si veda, ad esempio Geimer, 2010), l’analisi dei media è un campo relativamente nuovo e ancora inesplorato con l'eccezione, ad esempio, dell’analisi delle fotografie pubblicitarie e dei programmi televisivi (Bohnsack, 2011).

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Note

i Esiste un'antologia (Bohnsack, Pfaff e Weller, 2010) che fornisce una panoramica in inglese contenente undici esempi di ricerca con il Metodo Documentario sulla base di discussioni di gruppo, interviste e interpretazioni di fotografie e video. Esistono anche antologie che contengono esempi di ricerca condotte con il Metodo Documentario in lingua portoghese (Weller e Pfaff, 2010) e in lingua polacca (Krzychała, 2004).

iiTraduzione dall'inglese (Bourdieu, 1972).

iiiSchütz (1962, p. 26) ha cercato di definire l'atteggiamento analitico dell'osservatore scientifico con il suo "disinteresse o distacco". Ciò significa che a livello di azione "i suoi motivi non sono interrelati con quelli della persona o delle persone osservate" (1962, p. 26). Tale distacco dagli interessi dell’azione nella vita quotidiana, tuttavia, non può dirci nulla circa gli interessi di interpretazione. Questi interessi dell'osservatore scientifico, e quindi la sua costruzione delle motivazioni, dipendono dal suo punto di vista sociale, dal suo "legame del punto di vista” (Standortgebundenheit) nella concezione di Mannheim o, come è anche tradotto, dalla sua "determinazione sociale della conoscenza" (Mannheim, 1964, p. 269).

ivIl termine tedesco "Seinsverbundenheit" (Mannheim, 1964, p. 619) è stato anche tradotto come "determinazione sociale della conoscenza". Questa formulazione, secondo Bohnsack, non sembra comunicare adeguatamente la particolarità della sociologia della conoscenza di Mannheim.

vPer quanto riguarda l'analisi comparativa e anche il campionamento teorico, dobbiamo molto anche alla grounded theory nella sua versione originale (Glaser e Strauss, 1967). Il concetto di generazione della teoria grounded theory, tuttavia, non raggiunge il livello di multidimensionalità nella generazione di tipi come illustrato nel Metodo Documentario.

viUn rappresentante di spicco di un approccio oggettivistico nei metodi qualitativi in Germania è "l’ermeneutica oggettiva" nella tradizione della Scuola di Francoforte. Al contrario della conoscenza implicita, oggetto del Metodo Documentario, la "struttura latente di senso" come oggetto dell’Ermeneutica oggettiva ha il suo posto al di là della conoscenza dei soggetti di ricerca, quindi è disponibile solo per il ricercatore (Bohnsack, 2010a, capitolo 4).

viiCon il termine "interpretazione riflessiva" seguo Harold Garfinkel e Harvey Sacks (1970, pp. 350 e seg.) nella loro ricostruzione delle pratiche di "formulazione".

viiiUna rappresentazione in cui l'orientamento è documentato è chiamata "proposizione". Questo termine risale a Garfinkel (1961).

ixTipologie multidimensionali sono state finora realizzate in più di 40 studi: progetti di ricerca complessi, tesi di laurea e tesi di dottorato.

xSi veda, tra gli altri, Bohnsack, 2011 e in inglese Bohnsack, 2010b; Nentwig-Gesemann, 2006; Wagner-Willi, 2006; Baltruschat, 2010; Philipps, 2012.



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