Il Metodo Documentario è un procedimento empirico che fa parte della ricerca ricostruttiva e ha lo scopo di studiare l’ambito di orientamento che guida l'azione, ossia il modus operandi o l'habitus degli agenti, e di esplorare il milieu in cui sono sorti i relativi orientamenti. Il modus operandi (Bourdieu, 1974; Bohnsack, 2011) prevede la ricostruzione delle esperienze che costituiscono lo spazio esperienziale connettivo.

Spazio di esperienza connettiva

Il concetto di spazio connettivo, così com’è inteso da Karl Mannheim (1980), definisce le somiglianze delle stratificazioni esperienziali che si ripercuotono sugli atteggiamenti e sugli orientamenti. Le esperienze comuni della vita trascorsa incidono sugli atteggiamenti e sulle azioni successive e fanno sì che le persone facenti parte dello stesso spazio esperienziale connettivo si comprendano senza molte parole giacché dispongono di un sapere ateoretico condiviso. Il significato del sapere connettivo si rivela chiaramente nelle "sottili differenze" (cfr. anche Bourdieu, 2012b), come, ad esempio, nei diversi riti di saluto. L'incidenza dello spazio esperienziale connettivo spiega anche il carattere estremamente resistente al cambiamento degli atteggiamenti e delle posizioni.

Le esperienze sono incise nel corpo delle persone (cfr. Waldenfels, 1913); le strutture di potere, non importa se subite o esercitate, vengono incorporate (Bourdieu, 2012a). Con il Metodo Documentario di Ralf Bohnsack (2013), il sapere incorporato e implicito diventa accessibile mediante l'interpretazione ricostruttiva delle immagini; il sapere implicito viene appreso anche mediante le discussioni di gruppo. Con entrambi i metodi si riesce a penetrare negli orientamenti interiorizzati che sono alla base dell'agire. Nel Metodo Documentario confluiscono sia la conoscenza generalizzata istituzionalizzata derivata dal common sense (sapere comunicativo) sia la conoscenza “connettiva” (che guida l'azione) inclusa nel processo di indagine. I due piani devono tuttavia essere mantenuti distinti e le relative informazioni devono essere analizzate a diversi livelli interpretativi.

Il sapere che forma lo spazio connettivo comune di esperienza si è costruito in base a eventi comuni, emozioni condivise ed esperienze fisiche che connettono in una realtà sociale esperita insieme. Decisiva per la formazione della conoscenza connettiva non è la mera appartenenza a una determinata età e a uno specifico anno di nascita o a un determinato strato sociale, bensì l’esperienza condivisa potenzialmente connettiva.

Nel coerente sviluppo delle sue teorie sociologiche, Mannheim differenzia pertanto il concetto di generazione e, nel suo famoso saggio Das Problem der Generationen/Le generazioni (1964; 2000), lo suddivide nei tre campi seguenti: collocazione di generazione, legame di generazione e unità di generazione. Alla collocazione di generazione, intesa come appartenenza allo stesso anno di nascita e alla medesima età cronologica, egli attribuisce solo un significato marginale, a differenza del legame di generazione e dell'unità di generazione. Infatti diventa chiaro, anche in seguito alla ricostruzione delle biografie delle persone anziane, che l'età biologica ha un'incidenza relativamente minore sulle percezioni e sulle posizioni degli anziani, poiché il divario tra il processo di invecchiamento in generale e l'età vera e propria di una singola persona varia notevolmente.

Il concetto di legame di generazione di Mannheim, al contrario, dà peso al fatto che le persone che vivono nelle stesso contesto socio-storico hanno in comune fasi della vita importanti e pregnanti. Di conseguenza il legame di generazione, a causa di esperienze epocali vissute insieme, come ad esempio gli anni della guerra o le Opzioni in Sudtirolo,1 continua a incidere sulle persone anche in tarda età. Al livello degli atteggiamenti, il metodo documentario come procedimento ricostruttivo è pertanto particolarmente idoneo a studiare opinioni e posizioni profonde, ossia orientamenti e habitus di persone anziane. Tuttavia il senso sostanziale (“Wesenssinn”) degli orientamenti, come Mannheim definisce l'ambito orientativo che guida l'agire, viene forgiato precocemente nell'infanzia e si manifesta già nei bambini e negli adolescenti.

Principi della ricostruzione

Se il ricercatore desidera addentrarsi nei modelli di ruolo (schemi di orientamento) e negli ambiti di orientamento o habitus delle persone interessate, deve coglierne i costrutti quotidiani (le loro formazioni dei tipi, le astrazioni e i metodi; cfr. Bohnsack, 2010b, p. 23). Alfred Schütz (1971) ha ribadito che le persone creano costrutti già nella quotidianità e, di conseguenza, il ricercatore deve tenere conto dei propri costrutti come costrutti dei costrutti quotidiani e deve controllarli metodicamente per poter interpretare il senso quotidiano degli agenti. I costrutti scientifici sono quindi sempre costrutti di secondo grado.

Per poter fornire prestazioni interpretative, il ricercatore deve tuttavia essere informato anche dei "metodi di interpretazione della quotidianità". Bohnsack concorda con Schütz che sia la conoscenza quotidiana sia l’agire quotidiano rappresentano costrutti ma, in sintonia con la teoria della conoscenza di Mannheim, richiamano al contempo l'attenzione sugli altri strati di significato.

Dietro i costrutti del common sense di Schütz vi sono gli orientamenti che guidano l'azione, i quali sono precostituiti in modo ateoretico e formano lo spazio esperienziale connettivo. I "costrutti di secondo grado" di Schütz rimangono sempre, nella comprensione della sociologia prasseologica della conoscenza, al livello "delle osservazioni di primo grado" poiché non sono in grado di cogliere il senso sostanziale (“Wesenssinn”) o l'habitus al livello dello spazio di esperienza connettiva (cfr. Bohnsack, 2010c). Un ulteriore livello semantico riguarda l'agire quotidiano del ricercatore e, quindi, la sua prassi di ricerca. Il ricercatore, inoltre, per ricostruire i costrutti delle persone che sono oggetto di ricerca, deve fare la ricostruzione delle proprie ricostruzioni (sorte nello spazio di esperienza connettiva della prassi di ricerca). Nel processo di ricerca si giunge di conseguenza a una "ricostruzione della ricostruzione" (Bohnsack, 2010b). Ciò significa che il Metodo Documentario deve interpretare contemporaneamente i metodi della quotidianità delle persone che sono oggetto di ricerca e i metodi del ricercatore stesso.

Tuttavia questo non è sufficiente. Lo scienziato è esortato a ricostruire la propria prassi di ricerca e a "sfruttare, sistematizzare e sviluppare ulteriormente" le competenze intuitive della generazione di teorie per sviluppare una teoria che sia "adeguata all'oggetto". Il nuovo sapere, secondo le teorie collegate all'oggetto, viene spiegato sulla base della prassi di ricerca nel legame riflessivo con una meta-teoria (teoria di base). Nel Metodo Documentario la teoria collegata all'oggetto non viene né indotta né dedotta, bensì generata ex novo.

Bohnsack, (2010b, p. 29) motiva ciò nel modo seguente:

In base a questo inseparabile rapporto tra teoria ed esperienza reso ugualmente valido dall'ermeneutica, dalla sociologia della conoscenza (Mannheim) e dall'etnometodologia, se si parte da una teoria, le osservazioni vengono sempre percepite selettivamente in vista della teoria. Un progresso del sapere è quindi pensabile solo uscendo da una cerchia e avviandone una nuova e alternativa. Dunque, con osservazioni e condizioni date si genera una nuova teoria che, sulla base di tali dati, appare ugualmente plausibile. Il progresso del sapere è pertanto legato alla generazione di teorie.

I procedimenti del Metodo Documentario hanno come ambito di riferimento teoretico comune la sociologia della conoscenza di Mannheim, l'interazionismo simbolico di George H. Mead, la sociologia della cultura di Pierre Bourdieu e gli studi etnometodologici di Harold Garfinkel. Già il fatto che il Metodo Documentario sia annoverato nell'ambito della ricerca ricostruttiva indica che non si tratta di un procedimento deduttivo, nel quale vengono tratte conclusioni già nella fase introduttiva della teoria, bensì di una prassi di ricerca abduttiva. Hans-Joachim Wagner2 (1999) definisce il processo di ricerca abduttivo come un "atto creativo": infatti l'interprete deve avere la capacità di pensare in modo flessibile e possedere un vasto sapere meta-teoretico per poter corroborare teoreticamente i risultati della ricerca. È necessario distinguere tra le categorie meta-teoretiche, che determinano l'ambito dell'analisi empirica, e le categorie correlate all'oggetto, che costituiscono il risultato dell'analisi empirica (cfr. al riguardo Bohnsack, 2010c, cap. 11).

Procedimento di ricerca del Metodo Documentario

Per ricostruire i costrutti quotidiani come quelli di primo grado, Bohnsack, con il Metodo Documentario, ha messo a disposizione della ricerca qualitativa un processo empirico valido e strutturato. Bohnsack rivendica il diritto di sviluppare metodi diversi di raccolta e di analisi. È merito suo l’avere elaborato, nell'ambito del Metodo Documentario, una procedura per l'interpretazione di discussioni di gruppo, interviste, immagini, video e filmati fondata su una chiara regolarità. Che le immagini possano essere analizzate secondo le loro regolarità, ossia sulla base delle loro strutture formali e non su quella dei testi, è particolarmente importante per lo scienziato: "[…] the interpretation of pictures, however, has to be quite different from that of the interpretation of texts, if we intend to advance to iconicity as a self-contained domain, to its inherent laws and to its autonomy independent from texts" (Bohnsack, 2010a, p. 289).

Sulla base della meta-teoria in comune e dei medesimi fondamenti metodologici del Metodo Documentario è possibile triangolare i diversi procedimenti, ad esempio la discussione di gruppo con l'interpretazione delle immagini. Tuttavia in questa triangolazione è anche possibile, ad esempio, includere singole interviste e protocolli di osservazione partecipante (cfr. Bohnsack et al., 1995).

All’interno della creatività che l'analisi documentaria dei risultati della ricerca rende possibile, Bohnsack stabilisce chiare strutture per l'ambito dello sviluppo della ricerca metodica. Egli distingue principalmente tra interpretazione riflessiva e interpretazione riflettente. Nell'ambito dell'interpretazione testuale, l'interpretazione riflessiva descrive il senso letterale dei messaggi, mentre l'interpretazione riflettente si concentra sulla ricostruzione del senso sostanziale (“Wesenssinn”), del senso del documento (“Dokumentsinn”) o dell'habitus e cerca le somiglianze e i contrasti nei diversi casi.

Nell'ambito dell'interpretazione dei disegni e delle immagini si stabilisce di nuovo una differenza tra il livello pre-iconografico e il livello iconografico nell'interpretazione riflessiva dei disegni. Il livello pre-iconografico si interroga sui messaggi denotativi dell'immagine e descrive gli oggetti visibili indipendentemente dalle attribuzioni di significato. Le attribuzioni connotative del significato e le attribuzioni di intenzioni si presentano non prima del livello iconografico dell'interpretazione. Così il ricercatore descrive, ad esempio a livello pre-iconografico, che una figura si inginocchia sulla scala accanto a un mastello e che tiene tra le mani un piccolo panno. Solo a livello iconografico tale attività viene letta come pulizia delle scale. Si tratta della conoscenza dei ruoli e del sapere generalizzato, che vengono esclusi al primo livello, per non ostacolare o falsificare l'accesso al messaggio iconico con il sapere linguistico (testuale) ricavato dal common sense. Persino a livello iconografico Bohnsack ammette l'uso del sapere comunicativo solo in modo assai parsimonioso e precisamente soltanto nella misura in cui si tratti effettivamente del sapere generale istituzionalizzato.

Al livello dell'interpretazione riflettente viene fatta una distinzione tra la ricostruzione della struttura formale e l'interpretazione iconologico-iconica. Nella composizione formale si rivelano il senso proprio (“Eigensinn” secondo Barthes, 1989), la logica propria (“Eigenlogik” secondo Bohnsack, 2011) e l'autonomia normativa (“Eigengesetzlichkeit” secondo Przyborski, 2008) dell'immagine. La composizione formale è costituita dalla planimetria, dalla proiezione prospettica e dalla coreografia scenica. Queste tre dimensioni strutturali si completano a vicenda e mettono a fuoco i segni iconici nel loro messaggio iconico originale. La planimetria rimanda alle linee che determinano la forma dell'immagine, che sono insite in essa e le conferiscono struttura e aspetto. Alle linee planimetriche spetta l'elemento portante del messaggio dell'immagine. Esse portano il significato dell'immagine dall'interno verso l'esterno, dalla composizione verso l'osservatore, proprio come se volessero dire: “Attenzione, con queste linee pregnanti determino la posizione degli oggetti e il tipo di prospettiva nell'immagine”. Nel caso presentato si ha una struttura obliqua in cui è inserito l'accadimento scenico.

  

Schermata 2015-03-30 alle 11.28.09

Fig. 1 Linee planimetriche (tratta da Gall, 2013, materiale inedito della prassi di ricerca).

   

Mentre la ricostruzione della planimetria mette allo scoperto il significato dall'interno verso l'esterno, non orientandosi in ciò verso gli elementi concreti raffigurati nell'immagine, la prospettività, al contrario, allontanandosi dagli elementi concreti raffigurati nell'immagine, conduce lo sguardo dall'esterno fin dentro l'immagine e, precisamente, su una prospettiva tridimensionale dei rapporti spaziali della rappresentazione bidimensionale. A questa funzione rimanda già il significato della radice latina perspicere (“vedere attraverso”). Nella coreografia scenica viene illustrata la posizione degli oggetti raffigurati in relazione gli uni agli altri. Con l'attenzione posta sui gesti, sulla mimica e sulla posizione delle figure ritratte, nell'interpretazione è possibile risalire alle interazioni generatrici di senso di cui parla Mead. Nell'immagine sopra presentata la coreografia scenica segna, da un lato, la distanza tra le figure rappresentate e, dall'altro, il loro mutuo rapporto tramite i gesti (il braccio disteso e il dito indice della persona seduta e il viso rivolto altrove della figura inginocchiata). In tutta la composizione formale è consentito il ricorso alle informazioni del livello pre-iconografico.

 

Schermata 2015-03-30 alle 11.28.17

Fig. 2 Coreografia scenica (tratta da Gall, 2013, materiale inedito della prassi di ricerca).

   

Nell'interpretazione iconologico-iconica le informazioni degli altri livelli interpretativi vengono riunite e collegate per creare un tutto generatore di senso. Cercando le omologie e i contrasti nasce una formazione di tipi che svela l'ambito di orientamento documentato nell'immagine. Al termine dell'interpretazione documentaria dell'immagine ha luogo l'analisi dei testi dell'immagine (titoli, intestazioni, fumetti e così via).

Condurrebbe troppo lontano descrivere qui il percorso degli altri procedimenti del Metodo Documentario, come ad esempio l'interpretazione delle discussioni di gruppo. Tuttavia è certo che, con lo sviluppo del Metodo Documentario come procedimento che consente di riandare in modo scientificamente dimostrabile agli orientamenti formatisi nel corso della vita, Bohnsack è riuscito a segnare nella ricerca sociale qualitativa una pietra miliare che dà alla prassi della ricerca ricostruttiva un nuovo significato. Egli ha dotato la ricerca di un nuovo strumento di cui si servono studenti e noti professori in tutto il mondo. Finora, tuttavia, il Metodo Documentario è stato scarsamente applicato ai disegni,3 per la cui interpretazione ricostruttiva si apre d'ora innanzi un ampio campo di ricerca.

Bibliografia

Barthes R. (1989), Die helle Kammer. Bemerkungen zur Photographie (1a ed., 1980, Paris, Éditions de l’Étoile, Gallimard/Le Seuil), Frankfurt am Main, Suhrkamp.

Bohnsack R. (2010a), The interpretation of pictures and the Documentary Method. In Bohnsack R., Pfaff N. e Weller W. (a cura di), Qualitative Analysis and Documentary Method on International Education Research, Opladen & Farmington Hills (MI), Barbara Budrich, pp. 267-292.

Bohnsack R. (2010b), Rekonstruktive Verfahren in der empirischen Sozialforschung im Unterschied zu hypothesenprüfenden Verfahren. In Rekonstruktive Sozialforschung. Einführung in qualitative Methoden (8a ed.), Opladen & Farmington Hills, Barbara Budrich, pp. 13-30.

Bohnsack R. (2010c), Praxeologische Methodologie. In Rekonstruktive Sozialforschung. Einführung in qualitative Methoden (8 a ed.), Opladen & Farmington Hills, Barbara Budrich, pp. 187-205.

Bohnsack R. (2011), Qualitative Bild- und Videointerpretation (2a ed.), Opladen & Farmington Hills, Barbara Budrich.

Bohnsack R., Nentwig-Gesemann I. e Nohl A.M. (a cura di) (2013), Die dokumentarische Methode und ihre Forschungspraxis. Grundlagen qualitativer Sozialforschung (3a ed.), Wiesbaden, Springer VS.

Bourdieu P. (1974), Zur Soziologie der symbolischen Formen, Frankfurt am Main, Suhrkamp Taschenbuch.

Bourdieu P. (2012a), Die männliche Herrschaft (ed. or. Le domination masculine, 1998), Frankfurt am Main, Suhrkamp Taschenbuch.

Bourdieu P. (2012b), Die feinen Unterschiede (22a ed.), Frankfurt am Main, Suhrkamp Taschenbuch.

Garfinkel H. (2006), Seeing Sociologically. The routine Grounds of Social Acting, Boulder, London, Paradigm Publishers.

Imdahl M. (1996), Giotto - Arenafresken. Ikonographie, Ikonologie, Ikonik (3a ed.), München, Wilhelm Fink Verlag.

Mannheim K. (1964), Das Problem der Generationen. In Wissenssoziologie, Luchterhand, Berlin e Neuwied, pp. 509-565.

Mannheim K. (1980), Strukturen des Denkens, a cura di D. Kettler, V. Meja e N. Stehr, Frankfurt am Main, Suhrkamp Taschenbuch Wissenschaft.

Mannheim K. (2000), Le strutture del pensiero, a cura di L. Allodi, F. Crespi e A. Santamabrogio, Roma-Bari, Laterza.

Mannheim K. (2008), Le generazioni, Bologna, il Mulino.

Mead G.H. (1962), Mind, Self, and Society. From the Standpoint of a Social Behaviorist. Edited and with an Introduction by Charles W. Morris, Chicago, London, The University of Chicago Press.

Mead G.H. (1973), Geist, Identität und Gesellschaft (ed. or. 1934, trad. U. Pacher), Frankfurt am Main, Suhrkamp Taschenbuch Wissenschaft.

Mead G.H. (2002), The Philosophy of the Present, New York, Prometheus books.

Peirce S.C. (1991), Schriften zum Pragamtismus und Pragmatizismus. Herausgegeben von Karl-Otto Apel, Berlin, Suhrkamp.

Przyborski A. (2008), Sprechen Bilder? Ikonizität als Herausforderung für die Qualitative Medienforschung, «Medienjournal - Methoden in der Kommunikationswissenschaft», vol. 2, pp.74-89.

Schütz A. (1971), Gesammelte Aufsätze. I. Das Problem der sozialen Wirklichkeit, vol. 1, Den Haag, Martinus Nijhoff.

Wadenfels B. (2013), Das leibliche Selbst. Vorlesungen zur Phänomenologie des Leibes (5a ed.), Frankfurt am Main, Suhrkamp Taschenbuch.

Wagner H.J. (1999), Rekonstruktive Methodologie. George Herbert Mead und die qualitative Sozialforschung, Wiesbaden, Springer Fachmedien.

Wopfner G. (2012), Geschlechterorientierungen zwischen Kindheit und Jugend. Dokumentarische Interpretation von Kinderzeichnungen und Gruppendiskussionen, Opladen, Berlin e Toronto, Barbara Budrich.

Note 

1 Nel 1939, sotto la dittatura fascista di Benito Mussolini, la popolazione sudtirolese fu obbligata a scegliere se vivere in Italia o in Germania. L’85% dei sudtirolesi di lingua tedesca, a seguito della repressione fascista già sperimentata ma anche a causa della macchina propagandistica dei nazionalsocialisti, decise di “tornare nella grande patria germanica” e accettò quindi di abbandonare le case e le fattorie e di emigrare. Circa il 30% della popolazione emigrò e di questi solo poco più di un terzo fece ritorno dopo la fine della guerra. Il resto degli "optanti" rimandò l'emigrazione a causa degli eventi bellici e riuscì infine a evitarla, giacché poté restare in patria dopo la fine della guerra. Tra gli "optanti" e i "rimanenti" esplose un'esasperata ostilità durante gli anni della guerra. Il Sudtirolo non ha ancora del tutto elaborato il proprio "oscuro" passato.

2 Wagner (1999) attribuisce la fondazione della teoria sociale ricostruttiva al saggio Philosophy of the Present (2002) di George H. Mead e alla teoria sul tempo in esso contenuta. Il tempo è un continuum costante, che può essere sperimentato solo nell'attimo presente con un consapevole taglio netto. Grazie alla marcatura del presente, il passato e il futuro sono a portata di mano. Il ricorso allo sguardo momentaneo sul passato ne permette la ricostruzione.

3 Nel 2012 è stato pubblicato il libro Geschlechterorientierungen zwischen Kindheit und Jugend. Dokumentarische Interpretation von Kinderzeichnungen und Gruppendiskussionen (“Orientamenti sessuali tra infanzia e adolescenza. Interpretazione documentaria dei disegni dei bambini e delle discussioni di gruppo”) di Gabriele Wopfner, a cura di Ralf Bohnsack, presso la casa editrice Budrich.

 

Indietro