Riflessioni pedagogiche di una scuola al bivio

Giorgio Crescenza, Maria Grazia Riva

L’ipotesi sottesa al presente contributo intende mettere in luce come, nella storia delle complesse vicende che hanno riguardato il sistema formativo italiano dagli anni Sessanta del Novecento fino a oggi, sia stata operante una contraddizione di fondo. Essa si è espressa in un dualismo tra gli ideali di uguaglianza e democrazia sanciti e garantiti dall’entrata in vigore della nuova carta repubblicana del 1948 e il permanere, negli apparati amministrativi, nelle mentalità diffuse nel corpo docente e in genere nella società, di concezioni arretrate culturalmente e ispirate da tracce di una visione gerarchica dei rapporti sociali. L’istruzione di qualità per tutti e per ciascuno, che ha animato il meglio della scuola degli anni Sessanta, rischia talvolta di sembrare un’illusione, un abbaglio ideologico, un sogno dell’egualitarismo velleitario. La scuola ha bisogno di rimettersi in movimento, di riacquistare il suo carattere di traino per lo sviluppo della società e di opportunità di mobilità per i giovani. Domande che oggi non sono scontate, per nessuna ipotesi di riforma, e che richiederebbero uno sforzo convergente di tutta la società civile e politica, a partire da un forte investimento sulla formazione dei docenti e dei dirigenti scolastici.

DOI 
10.14605/PD722103

Keywords
Scuola, Riforme, Competenze, Pandemia, Formazione, Educazione permanente.

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