Vol. 9, n. 2, ottobre 2023

MODELLI EDUCATIVI

Il Covid-19 e la scuola australiana

Interventi e prospettive didattiche a medio-lungo termine

Luigi Gussago1 e Lucia Barbera2

Sommario

La stampa internazionale ha sottolineato unanime come la risposta dell’Australia alla crisi pandemica globale del coronavirus sia stata tra le più efficaci. Questo saggio intende fornire un quadro delle modalità in cui la scuola australiana ha affrontato la pandemia Covid-19 ed evidenziare quali risorse umane e didattiche ha posto in essere per garantire la continuità formativa in ogni ordine e grado.

Parole chiave

Australia, Covid-19, E-learning, Didattica in aula, Scuola primaria, Scuola secondaria.

EDUCATIONAL MODELS

Covid-19 and Australian Schools

Medium-to-Long-Term Interventions and Didactic Perspectives

Luigi Gussago3 e Lucia Barbera4

Abstract

International media has emphasised how Australia’s response to the Coronavirus pandemic crisis was among the most effective. This essay aims to outline the ways in which Australian schools faced the Covid-19 pandemic, and what kind of human and didactic resources were put in place to ensure educational consistency for each type and level of instruction.

Keywords

Australia, Covid-19, E-learning, Classroom teaching, Primary schools, Secondary schools.

Introduzione

La politica del rigore adottata dal governo australiano per contrastare e mitigare la pandemia da coronavirus è stata una strategia di successo. Imperniato sui tracciamenti massivi della popolazione, i lockdown nazionali o locali («coprifuoco» dalle 20 alle 5) e le limitazioni all’ingresso nel Paese (quarantena obbligatoria dei covid hotel), il «modello Australia» ha contenuto il numero delle vittime: l’ultimo decesso è stato registrato il 28 dicembre, i malati sono stati 28.818 e i morti 909 (marzo 2020-febbraio 2021). Sono numerosi gli scienziati che, nei rispettivi Paesi di origine o elezione, hanno invitato i decisori politici a replicare questo modello di risposta alla crisi sanitaria; in Italia, sovente, è intervenuto in tal senso uno scienziato apprezzato e popolare: Andrea Crisanti, professore ordinario di Microbiologia all’Università di Padova.

L’impatto del Covid-19 sulla popolazione australiana, al 2 agosto, ha rilevato un’incidenza di casi positivi dello 0,41% (17.936 su una platea di 4.346.382 persone testate). In una fascia d’età compresa fra 0 e 9 anni, sono stati censiti 390 maschi e 338 femmine, saliti a 712 e 624 il 27 settembre. La fascia fra 10 e 19 anni riportava 732 casi fra i ragazzi e 617 fra le ragazze (27 settembre: 1.175 e 1.116). La fascia di età più colpita, ma senza morti, è stata quella fra i 20 e i 29 anni (1.950 maschi e 2.092 femmine; 2.912 e 3.198 al 27 settembre). La mortalità nei primi 37 anni di età al 2 agosto era pari a 0; al 27 settembre, 1 tra i 20 e i 29 anni, 2 fra i 30 e i 39 anni (https://www.worldometers.info/coronavirus/country/australia/).

Il 2 giugno 2020, il governo centrale — l’Australia è una monarchia parlamentare federale — ha decretato la ripresa di quasi tutte le attività produttive dopo il lockdown nazionale ordinato a marzo; contestualmente ha autorizzato la riapertura delle scuole di ogni ordine e grado, anche se molti istituti avevano già ripreso la didattica in aula per un giorno alla settimana, accogliendo a tempo pieno le classi frequentate dai maturandi. Agli inizi di agosto, per mitigare la seconda ondata di contagi, il governo ha deliberato un’altra chiusura nazionale delle scuole e il successivo ritorno in classe è avvenuto tra la metà e la fine del mese di ottobre.

Durante la crisi sanitaria, come vedremo, stante la necessità di armonizzare la risposta dei sistemi scolastici locali dentro una strategia nazionale, il governo centrale ha fornito a tutti gli Stati le proprie linee guida didattiche e organizzative, ma prima di entrare nel dettaglio di questo articolo è utile rammentare la struttura del percorso scolastico australiano: esso consta di 13 anni, che includono la primary school (infanzia e primaria), da 5 a 11-12 anni di età; la secondary school, da 12-13 a 15 anni; la senior secondary school, fra 16 e 18 anni (il percorso obbligatorio termina a 16).

L’anno scolastico consta di 4 term, scelti in autonomia da ciascuno Stato della federazione:

  • primo, dal 28 gennaio o 3/5 di febbraio al 27 marzo o 3/9 aprile;
  • secondo, dal 14/20/27/28 aprile al 26 di giugno o 3 luglio;
  • terzo, dal 13/20 luglio al 18/25 di settembre;
  • quarto, dal 5/6/12 ottobre all’11/17/18 dicembre.

Durante quest’anno di crisi sanitaria, la transizione dalla didattica frontale a quella digitale è avvenuta in maniera pressoché omogenea in Australia: le lezioni online sono iniziate a marzo, fino a settembre inoltrato, escluse situazioni locali di semi-emergenza (l’area di Melbourne ad esempio), dove la didattica digitale è stata prolungata nel tempo. Negli Stati e nei territori non colpiti dalla seconda ondata — Queensland, Nuovo Galles del Sud, Territorio della Capitale Australiana, Tasmania —, fin da settembre si è ritornati in aula, applicando i protocolli di sicurezza nazionali.

Il governo centrale ha sempre guardato con preoccupazione alla didattica online, anche sostenuto dalle ricerche epidemiologiche nazionali, le quali hanno rilevato la scarsa potenzialità di contagio dei bambini e dei ragazzi in età scolare (Cunningham, 2020), costituendo una «minaccia» alquanto remota anche per gli adulti.

Per calcolare l’impatto epidemico nazionale sulla popolazione in età pediatrica (0-18 anni), occorre menzionare uno studio condotto a Melbourne su un campione ospedaliero di 433 pazienti, che ha censito 4 casi (0,9%), tutti senza patologie gravi (Ibrahim et al., 2020). Ciò non toglie che coloro i quali non risentono direttamente del virus — anzi, sono asintomatici — non abbiano la stessa, se non una superiore, carica epidemica. Inoltre, è stato osservato come i casi positivi monitorati dal governo in alcune scuole-campione avessero una media di esposizione al rischio in classe di soli due giorni, periodo non sufficiente per calcolare la portata virale del Covid-19 (Macartney et al., 2020).

La crisi degli studenti internazionali

Il Ministero della Pubblica Istruzione australiano ha stimato che la formazione a distanza erogata nel 2020 avrà un effetto deleterio sul benessere sociofisico, emotivo, didattico e persino alimentare del 46% degli studenti (Brown et al., 2020). Da par suo, il primo Ministro Scott Morrison ha manifestato una critica netta alla didattica online per i maturandi (anno 12: 17/18 anni), i quali, a suo dire, rischierebbero di non arrivare adeguatamente preparati all’esame di Stato, precludendosi, con un voto di maturità basso, l’accesso ai corsi di laurea più ambiti.

Fra le iniziative messe in campo dal governo centrale per circoscrivere le criticità da questi evidenziate, la piattaforma #In This Together appare come quella a più vasto raggio (https://www.studyinaustralia.gov.au/ArticleDocuments/13698/021720%20Study%20Australia%20-%20InThisTogether%20campaign%20v2.pdf.aspx).

Si tratta di una collaborazione fra chi gravita attorno alla scuola di ogni ordine e grado a livello internazionale, basata sulla raccolta e sulla condivisione di testimonianze di sinergie, sostegno e cura (care) e creatività durante il periodo critico del Coronavirus. Uno degli scopi precipui di tale iniziativa è quello di venire incontro agli studenti internazionali e apprezzarne il contributo culturale verso la scuola australiana. È senz’altro anche un modo, ribadito dallo stesso statuto costitutivo dell’iniziativa, per rassicurare i numerosissimi studenti stranieri che scelgono o hanno scelto l’Australia come luogo di scambio didattico dell’eccellenza e sicurezza delle istituzioni educative australiane.

Si scorge anche una motivazione economica: gli studenti internazionali, compresi quelli universitari, sono la terza voce della bilancia commerciale nazionale, con 37,6 miliardi di dollari di proventi (circa 23.19 miliardi di euro), dando lavoro a circa 24.000 addetti; tradotto in numero di studenti, si aggira attorno ai 956.773, di cui due terzi hanno contribuito alle tasse scolastiche per intero. Si tratta di alunni provenienti in prevalenza da Cina, Vietnam e Corea del Sud (69% della popolazione scolastica internazionale). Le scuole private, meta principale degli studenti internazionali, hanno un costo compreso fra 3.000 e 7.800 dollari (1.800 e 4.700 euro).

La Private School Guide menziona 493 scuole private attrezzate per studenti stranieri. Gli studenti dall’estero a livello di scuole primarie e secondarie sono tuttavia soltanto il 3,1% del totale degli studenti internazionali. Fra gli studenti delle scuole non-statali, l’83% è iscritto alle superiori, il 17% alle primarie. Il governo non ha ritenuto necessario stanziare fondi a sostegno degli studenti stranieri poiché la premessa fondamentale per il rilascio di un visto da studente è la garanzia che il titolare stesso del visto abbia una copertura finanziaria sufficiente per 12 mesi. In conclusione, il Covid-19 ha contribuito a esasperare una situazione di per sé già alquanto intricata, dove interessi economici, restrizioni alla migrazione e riduzioni dei fondi alle istituzioni scolastiche cozzano l’uno con l’altro.

L’apprendimento a distanza: risorse per le famiglie

Il governo centrale ha posto in atto una campagna a sostegno della didattica domestica durante la pandemia. Cercando di potenziare i vantaggi dell’istruzione remota, ha ideato la piattaforma Learning Potential (https://www.learningpotential.gov.au/) con materiali da utilizzare nel contesto familiare, in modo da instaurare una routine di attività che riescano a ovviare al calo di efficacia dell’insegnamento a distanza. Inoltre, si è tenuto conto delle non sempre efficaci connessioni internet sul territorio, implementando risorse offline. Tali materiali traggono vantaggio da alcuni lati positivi dell’apprendimento da casa: una maggiore interazione con la famiglia, una maggiore assunzione di responsabilità da parte del discente e una più chiara consapevolezza degli aspetti sociosanitari.

Le risorse si rivolgono agli alunni di ogni età e ciascuna sezione consta di norma in una trentina di programmi. Per i bambini dai 6 agli 8 anni di età, viene fornito ai genitori un apparato di attività, da svolgere con i figli, atte a potenziare l’alfabetizzazione o la preparazione matematica. Uno dei programmi, A Matter of Manners (una questione di maniere), sviluppa esercizi sull’interazione con il prossimo, le formule di cortesia, il rispetto interculturale. Sottolinea l’importanza della conversazione con gli adulti, dello scambio telefonico, del modo in cui il bambino può collaborare con l’adulto in fase di scrittura di una e-mail o SMS. Riguardo all’uso dei numeri, il programma Fantastic Fractions offre un supporto pratico all’uso delle frazioni, al loro riconoscimento e confronto, alla loro rappresentazione grafica. La divisione delle porzioni in parti uguali è senz’altro un’attività che trova un’applicazione pratica immediata a livello domestico.

Per discenti di età compresa fra gli 8 e i 10 anni, sono stati approntati materiali relativi all’uso della moneta e dei pagamenti. Shopping Game o Funny Money istruiscono i bambini al riconoscimento di valute straniere e all’uso pratico del denaro. Ulteriori esercizi mirano a specifiche competenze: ad esempio riscrittura di una storia inserendo verbi semanticamente più efficaci, lettura «fra le righe» di testi semplici, esperimenti pratici da svolgere in giardino con fiori e piante.

Dai 10 agli 11 anni sono previste attività con le statistiche, la costruzione di tabelle e grafici, l’interpretazione di dati, le misure metriche, materiali per affinare la comunicazione verbale, esercizi di sensibilizzazione a un uso responsabile dell’acqua, e tante altre.

Dai 12 ai 18 anni le risorse online sono invece piuttosto carenti e non aggiornate alla situazione corrente. Più che di questioni didattiche in senso proprio, ciascuna rubrica si occupa di problemi specifici legati all’età degli studenti — dal cyberbullismo alle dipendenze, dal rapporto genitori-figli adolescenti al modo di gestire un calo di rendimento scolastico. Non vi sono invece attività o piattaforme interattive. Tale divario nell’offerta formativa sembra tradire una disfunzione nell’istruzione australiana, vale a dire un divario nei piani di offerta formativa e una mancata continuità didattica fra la primaria e la secondaria di primo e secondo grado.

Vi sono tuttavia ulteriori strumenti per la didattica a distanza. Qui di seguito consideriamo tre supporti online e in modalità asincrona utilizzati in scuole australiane di vario ordine e grado.

Il Digital Technologies Hub

Si tratta di una piattaforma che suggerisce unità didattiche ai docenti che facciano uso dell’intelligenza artificiale e degli strumenti digitali accessibili tramite internet (https://www. digitaltechnologieshub.edu.au/). In particolare, un’applicazione interessante su un testo letterario digitale per studenti degli anni 9 e 10 (15 e 16 anni di età) è rappresentata da una serie di unità didattiche da svolgersi in modalità online.

Tale modulo, denominato Book Analysis with AI Technique, mira alla creazione di un programma tramite il software Python che riesca a suddividere un testo letterario, anche consistente (nell’esempio Alice nel Paese delle Meraviglie), utilizzando un’analisi dello smart sentiment (sentimento intelligente) nel determinare i «buoni» e i «cattivi» nella vicenda. Il modulo si accompagna a video esplicativi. Il primo video spiega la funzione delle tecniche computazionali nell’analisi e sintesi di un testo, verbale o scritto, in una lingua naturale. L’intersezione fra informatica, lingua naturale e intelligenza artificiale viene illustrata attraverso attività didattiche al computer.

Un primo passaggio consiste nell’individuare un testo da un sito web, selezionando la versione UTF. In secondo luogo, verranno eliminati tutti i segni di punteggiatura (creando una serie con tutti i segni di punteggiatura e scegliendo di sostituirli con «nulla»). Poi il testo verrà suddiviso in tokens, parti del testo come singoli termini, frasi (in quel caso i punti fermi vengono mantenuti), paragrafi o capitoli. Successivamente, verranno parzialmente eliminati i termini «non significanti» (stop words), quali le preposizioni, le congiunzioni, gli articoli, ecc., in un rapporto 100 a 1.000 per la lingua inglese.

Il passo successivo è dare risalto alla distribuzione della frequenza d’uso dei termini attraverso un dizionario delle frequenze e la creazione di grafici per ciascuna sezione, i quali servono a identificare il contenuto del testo analizzato. In seguito, viene introdotta la sentiment analysis, che individua nel testo emozioni positive o negative, pregiudiziali o meno alla formazione di un giudizio critico. L’analisi dei «sentimenti» si basa sulla costruzione di polarità (allegro vs triste) e valori neutrali, che a loro volta suggeriscono una soggettività o oggettività del testo. Poi, un’attività di POS tagging, cioè una suddivisione in parti del discorso (sostantivi, verbi, ecc.) attraverso l’uso di sigle per ciascun elemento da evidenziare (ad esempio, CC per «congiunzioni coordinanti», NN per «nome», JJ per «aggettivo», ecc.). Infine, questi procedimenti permettono di dare atto a un’analisi del significato profondo del lessico (chiamata lexicon normalisation), che mira a individuare tutti i set di termini con la stessa radice.

Questa attività richiede l’uso del programma «Python», scaricabile gratuitamente nella versione base. La schermata presenta una sezione a sinistra, recante lo spazio da riempire con un testo, e una sezione di destra, detta shell, che combina singoli termini come se fossero operazioni matematiche in testi di una riga. Alla fine di ogni procedimento vengono presentate delle domande di consolidamento o verifica.

Questo modulo condensa aspetti di analisi del testo letterario a partire da indagini sul lessico e le occorrenze, ma insegna anche agli studenti a utilizzare il linguaggio logico digitale di Python e a porsi questioni di problem-solving. Va detto che la fruizione di tale attività può rivelarsi alquanto ardua per chi non dispone di discrete conoscenze informatiche. Va anche detto che ridurre un testo letterario alla somma delle sue entità linguistiche o a un algoritmo di opposti è decisamente riduttivo e, come ovvio, richiede un docente in grado di veicolare le informazioni e integrare alternative «classiche» all’interpretazione del testo.

L’Australian Computing Academy

Questa iniziativa (https://aca.edu.au/resources/), promossa dall’Università di Sydney, fornisce risorse disponibili gratuite per insegnanti dalla Foundation school (pre-infanzia) fino all’anno 12, gratuitamente dal 24 marzo fino al 5 luglio (a causa dell’emergenza) e, successivamente, dietro pagamento di una quota individuale annua irrisoria. Tali sussidi didattici sono anche a disposizione dei genitori e constano di risorse, webinar, competizioni fra studenti e discenti.

Un esempio calzante sono le DT Challenges, vere e proprie gare sulle tecnologie digitali. L’NCSS challenge è suddivisa in diversi livelli: principianti (anni 7 e 8), intermedi (9 e 10) e avanzati (7-12); attua un’introduzione graduale al linguaggio della programmazione, offrendo ai partecipanti la possibilità di avanzare di livello. La durata di ciascuna competizione è di cinque settimane e si propone di alimentare nei ragazzi le competenze di problem-solving correlate al linguaggio informatico.

Rilevazioni statistiche del luglio scorso dimostrano una notevole partecipazione, soprattutto da parte dei principianti (23.735), su un totale di 34.791. Oltre al programma Python 3.6, un software il cui sistema di codificazione è adottato da Google, Facebook, Reddit e numerose altre app, viene implementato anche il Blocky (codifica a blocchi) per i principianti, ma non manca Java Script.

Accanto ai precedenti corsi competitivi vi sono dei moduli, della durata di 4-5 settimane (8-15 ore), che prevedono attività con i numeri binari, testi criptati, immagini stilizzate e composizione di musica con Python. Sono disponibili circa 86 moduli che vanno da un’introduzione generale alle tecnologie digitali, al linguaggio codificato, agli algoritmi, crittografia, decision trees sotto forma di carte scaricabili e stampabili, classificatori, giochi e puzzle che aiutino ad acquisire il linguaggio delle tecnologie digitali, attività di formazione alla tutela della privacy online, e molto altro. L’organizzazione che fa capo ai corsi, Grok, ha continuato a proporre strumenti didattici a distanza anche dopo il 5 luglio, con l’aggiunta di un’estensione che consente all’insegnante di comunicare personalmente con lo studente impegnato nell’attività. Viene anche assicurato un certo numero di attività offline per studenti e insegnanti con limitato accesso a internet, in considerazione della copertura non sempre efficace sull’esteso territorio australiano.

«Science by Doing»

Tra le discipline che maggiormente risentono dell’asincronia e dell’assenza di strumentazioni e ambienti didattici vi è indubbiamente la scienza. Per gli anni dal 7 al 10, è stata resa disponibile una piattaforma gratuita, «Science by Doing» (https://www.sciencebydoing. edu.au/), che fornisce esercitazioni e una guida didattica su come strutturare una lezione di scienze online.

Il sito tiene conto di possibili difficoltà di connessione web, offrendo la possibilità di lezioni asincrone e di scaricare l’e-Notebook, una raccolta di esercitazioni e appunti sempre accessibili. Essenziale è inoltre il feedback fornito dai docenti, oltre alle testimonianze dirette di insegnanti che hanno utilizzato la piattaforma. Molti di essi esprimono pareri favorevoli alle attività offerte, sebbene sottolineino la necessità di gruppi classe non troppo numerosi.

Le attività di gruppo, inoltre, vengono spesso sostituite da quelle individuali. Infatti, a detta di alcuni insegnanti, molti studenti sono restii alle attività di gruppo online. Inoltre, alcuni materiali, per essere fruibili in sincrono, vanno inviati agli studenti con un certo anticipo. Le lezioni in asincrono si configurano spesso come quiz caricati sul sistema didattico elettronico (LMS-Learning Management System).

Per le attività pratiche, la maggior parte degli insegnanti ricorre a simulazioni o a video su internet, ma vanno evitati tempi di utilizzo dei video troppo lunghi, o l’uso di Flash, a causa della maggiore lentezza delle connessioni. È sempre necessario approntare delle attività sostitutive low tech di emergenza. Alcune attività pratiche possono essere svolte a domicilio dai ragazzi; di conseguenza, è possibile inviare per posta a casa di ogni studente alcuni materiali per esperimenti, anche se alcuni docenti invitano alla cautela, dato che molti studenti potrebbero agire in assenza di supervisione da parte di un adulto.

Ogni studente ha un accesso personalizzato tramite e-mail e password, oppure collettivo per il gruppo classe. Le comunicazioni con i discenti avvengono tramite supporto elettronico e telefono, soprattutto per gli studenti «a rischio» quanto a situazioni personali o familiari, difficoltà cognitive o DSA.

Un modo per tenere desta l’attenzione degli studenti è variare il più possibile le esercitazioni da fare. Inoltre, le istruzioni per gli esercizi da svolgere devono essere particolarmente chiare, ad esempio tramite una lista introduttiva degli argomenti che verranno trattati. Va indicato chiaramente, ad esempio, quali siano le prove formative rispetto a quelle valutative. In una situazione certamente non ideale per l’apprendimento individualizzato, una tendenza è stata rappresentata dalla riduzione dell’orario delle lezioni per il term addirittura del 50% (da 30 ore a 15) e dallo snellimento del curriculum ai contenuti essenziali.

Testimonianze dirette di docenti e studenti australiani

Dopo avere passato in rassegna alcuni degli strumenti didattici adottati a livello ministeriale, la seconda sezione di questo articolo si addentra nella realtà scolastica nella secondaria (inferiore e superiore).

Per una migliore cognizione di come le scuole australiane abbiano fronteggiato l’emergenza Covid, il 16 agosto 2020 è stato da noi diffuso e condiviso un questionario online di otto domande a risposta aperta sia in italiano sia in inglese tra le reti professionali Facebook di cui fanno parte anche insegnanti di lingua italiana in Australia. I gruppi Facebook coinvolti sono stati i seguenti: Australian Teachers, Deakin Language Teachers, Global Innovative Language Teachers, Teachers of Italian in Victoria.

A tale questionario, dal titolo Australian schools and Covid-19, hanno risposto 21 insegnanti operanti negli Stati del Victoria, New South Wales, South Australia, e nel Territorio della Capitale Australiana-Canberra.

Nei paragrafi successivi, vengono illustrati i risultati di una ricerca esplorativa di carattere principalmente qualitativo, condotta mediante il suddetto questionario, impostato su Google Form.

Per ragioni di sintesi, in questo documento i dati riportati di seguito saranno illustrati partendo dalla considerazione delle specifiche domande e da un’analisi delle risposte filtrate e incrociate in base al territorio di appartenenza degli insegnanti rispondenti.

Collocazione delle scuole e numero degli insegnanti rispondenti al questionario online

Sono stati rilevati i seguenti dati:

  • Adelaide, South Australia (1);
  • Canberra (2);
  • Sydney, New South Wales (3);
  • North Coast, New South Wales (1);
  • New South Wales settentrionale (1);
  • Melbourne (Victoria) (3);
  • Quartieri occidentali di Melbourne (2);
  • Quartieri orientali di Melbourne (1);
  • Aree rurali del Victoria (4);
  • Queensland (3).

Il primo passaggio dalla classe frontale a quella online

Nelle scuole della Victoria, nel Territorio della Capitale Australiana e New South Wales, gli Stati più popolati del Paese, l’insegnamento a distanza è iniziato subito dopo l’introduzione delle misure intraprese dal governo per l’avvio della fase 3, e cioè alla fine di marzo, nell’ultima settimana del primo bimestre scolastico. Dopo due settimane di vacanze, e l’avvio del secondo bimestre, l’insegnamento online ha interessato anche il Queensland, oltre al Victoria e tutti gli altri territori australiani oggetto dell’indagine, fatta eccezione per il South Australia, dove la didattica a distanza ha preso avvio solo a partire dal mese di maggio.

È interessante notare che l’inizio del secondo bimestre nelle scuole del Victoria ha visto il rientro tra i banchi di scuola solo degli studenti maturandi dell’anno 12 e quelli dell’anno 11 e di quelli delle scuole primarie. Tale rientro è stato però temporaneo per un paio di settimane poiché, a mano a mano che venivano accertati casi di positività, il governo ha optato per la chiusura anche per gli studenti appartenenti a quelle classi specifiche.

Le istituzioni educative australiane si sono attivate per l’adozione di misure preventive pressoché identiche nei diversi territori, in linea con le conoscenze epidemiologiche disponibili e con quanto previsto dai provvedimenti ministeriali: distanziamento sociale di un metro e mezzo, sanificazione e pulizia degli ambienti, distribuzione di salviette igienizzanti e dispenser con disinfettante antibatterico in ogni ambiente scolastico e, in una fase successiva, mascherine e misurazione obbligatoria della temperatura corporea all’accesso, cartelli informativi comportamenti da tenersi. È rilevante evidenziare come in alcune realtà del Victoria (Geelong) vi sia stato il cambiamento degli «orari della campanella», per permettere agli studenti e insegnanti di pulire banchi e sedie.

Reazioni degli insegnanti riguardo all’insegnamento a distanza

Le sfide dalla didattica a distanza hanno causato un fortissimo investimento personale da parte degli insegnanti. Inizialmente, tale processo è stato difficile e faticoso per il fatto di dover riversare le proprie risorse nel digitale al fine di creare condizioni idonee a condurre unità di apprendimento normali, pur dovendo adottare modalità pedagogiche inedite, che supportassero al meglio il diritto allo studio universale. La causa principale di stress, frustrazione e stanchezza è stata principalmente l’impreparazione tecnologica di alcuni insegnanti, accompagnata altresì da incompetenze digitali degli studenti più piccoli e di quelli con bisogni educativi speciali. Tuttavia, i docenti hanno «capito che non c’era scelta».

Quasi tutti gli insegnanti che hanno risposto al Google Form Australian Schools and Covid-19 hanno risposto positivamente alla domanda «La scuola ha dato istruzioni o consigli su come organizzare l’online?». Tale sostegno è stato principalmente fornito attraverso linee guida online e webinar per imparare l’utilizzo delle risorse tecnologiche. Il supporto è stato principalmente di carattere tecnico-organizzativo per l’utilizzo delle risorse digitali e non già pedagogico, in quanto l’organizzazione pedagogica è stata lasciata all’autonomia di ogni singolo insegnante.

Reazioni degli studenti all’apprendimento a distanza

Gli studenti dei diversi Stati e territori hanno reagito in modo diverso all’apprendimento a distanza, con una maggiore percezione negativa e un elevato assenteismo per gli studenti di Canberra, del New South Wales e del Queensland. Secondo un’insegnante, il grado maggiore di assenteismo è stato probabilmente legato alla riduzione delle ore frontali tramite videoconferenza preregistrate e alla mancanza di supervisione e collaborazione da parte dei genitori. Dall’altra parte, però, in altre aree dell’Australia, come ad esempio ad Adelaide, gli studenti hanno reagito positivamente dimostrandosi assidui e partecipi, nonostante non si sia verificata una riduzione dell’orario. In simili casi, l’assenza dalle lezioni ha spesso interessato studenti con problemi emotivi e di ansia.

Durante il periodo di insegnamento e apprendimento da casa la modalità di valutazione degli studenti è stata quasi la stessa in tutti i territori australiani. Essa è stata soprattutto formativa e quasi mai sommativa, ed espressa con un giudizio, un commento, anziché con un voto percentuale. Questo significa che si è data maggiore rilevanza al lavoro inviato via e-mail, consegnato attraverso il portale della scuola o completato su piattaforme online come Education Perfect o Canvas.

Nel New South Wales è stato addirittura il governo a cancellare ogni tipo di valutazione formale e sommativa a favore di valutazioni adatte a un formato elettronico. La preferenza è stata accordata a tipologie di lavoro che prevedevano la creazione di portfolio elettronici e verifiche informali con quesiti a risposta aperta, come anche quiz online settimanali attraverso le piattaforme di Quizlet, Quizizz e Kahoot!

In conclusione, sia la scuola italiana sia quella australiana si sono trovate in oggettiva difficoltà di fronte a un fenomeno imprevedibile e dagli esiti ancora incerti. Tuttavia, ci pare di cogliere una differenza sostanziale tra la scuola australiana e quella italiana per quanto concerne l’efficacia delle misure preventive al Coronavirus. Infatti, nella prima si rilevano una programmazione scolastica più lungimirante e una gestione del personale docente «a chiamata» più flessibile di quello italiano quanto ad assegnazione degli incarichi; si può quindi dire che la gestione delle procedure di sicurezza e dell’insegnamento «ibrido» sia un obiettivo più alla portata delle scuole australiane perché meno affidata alle circostanze contingenti — nonostante oggettive difficoltà tecniche a livello di connessione remota.

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1 Docente a contratto in lingue italiana e francese e research fellow presso La Trobe University, Melbourne, Australia.

2 Docente di lingue italiana e francese presso Mackillop College Werribee, Victoria, Australia.

3 Adjunct professor in Italian and French languages and research fellow at La Trobe University, Melbourne, Australia.

4 Teacher of Italian and French languages at Mackillop College Werribee, Victoria, Australia.

Vol. 9, Issue 2, October 2023

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