Vol. 22, n. 1, febbraio 2023 — pp. 91-94
Rubrica
Recensione
Duraiappah A.K., van Atteveldt N.M., Borst G., Bugden S., Ergas O., Gilead T., Gupta L., Mercier J., Pugh K., Singh N.C. e Vickers E.A. (a cura di) (2022), Reimagining Education: The International Science and Evidence based Education Assessment, New Delhi, UNESCO MGIEP.
L’incipit di un’opera ha la funzione di introdurre la lettrice o il lettore nel mondo che essa custodisce; in tal caso, l’incipit che accompagna questa recensione è una domanda e anche un invito: immaginare e re-immaginare l’educazione, perché?
Reimagining Education: The International Science and Evidence based Education Assessment è un working paper che si esprime nella massima forma di un manifesto, quale conversazione in costruzione entro un ambiente di comuni intenzioni e, perché no, rivendicazioni. Un paper collettivo e ricorsivamente aperto a una condivisa volontà di affermarsi e affermare che emerge chiaramente sin dalle prime righe dell’introduzione. Gli autori, infatti, scelgono di utilizzare il termine inglese claim («affermazione») per definire con intensità e trasparenza gli obiettivi intrapresi nel contesto di ricerca e scrittura: rivendicare il bisogno di mobilitare l’educazione per supportare il flourishing (p. 41). Così, si esprime un bisogno di e per l’educazione. Proprio a partire da questi concetti seminati affiorano metaforicamente due nuove questioni. Cosa significa flourishing? Quale significato assume nell’ambiente educativo e scolastico? Domande che incontrano molteplici prospettive percorrendo i cinque diversi ma interconnessi capitoli del documento, organizzati quali facce di un prisma triangolare che, attraversato dalla luce di una riflessione profonda sull’educazione, esibisce i propri colori e le proprie sfumature. Le stesse che appaiono nelle illustrazioni di Prasun Mazumdar Design, catturando lo sguardo di lettori e lettrici nelle pagine del documento, conferendogli un’anima artistica e talvolta poetica.
La prima faccia del prisma ritrae l’International Science and Evidence based Education (ISEE) Assessment, inteso quale processo di valutazione interdisciplinare e internazionale destinato a immaginare, progettare e revisionare gli scenari educativi della società attuale e futura. Con un richiamo pansofico a discipline come la Pedagogia, la Biologia, la Psicologia, le Neuroscienze, l’Economia e l’Ecologia, gli autori dialogano e si confrontano sulle concezioni del ruolo educativo nei diversi tempi storici e sociali, costruendo nei due capitoli successivi una profonda riflessione. Ossia, il flourishing costituisce un movimento profondo e basilare dello sviluppo umano; per cui crescere in una condizione di benessere presuppone un impegno teso all’autorealizzazione e alla realizzazione entro il contesto di una più grande comunità di individui, ciascuno/a con il diritto di perseguire i propri obiettivi. Un discorso che sembra fungere da slogan di questo manifesto: «Crescere è Fiorire!». Similmente al tradizionale gioco delle margherite, il working paper affronta petalo per petalo ogni possibile questione emergente dalle affermazioni compiute. Insegnamento come provocazione, apprendimento come evocazione, valutazione come deliberazione: queste sono le diadi che per gli autori rappresentano le manifestazioni concrete dell’educazione, e non solo. Narrano anche quegli atti umani che attivano e tengono alta la promessa di uno sviluppo positivo, una fioritura che abbraccia maggiori potenzialità di realizzarsi (p. 116).
La chiara intenzionalità didattica del working paper raggiunge la sua massima espressione nel corso del quarto e del quinto capitolo. Con aura ora contemplativa ora operativa, gli autori si fanno ambasciatori e illustratori di due flourishing frameworks, guidati e sostenuti dai pilastri del Rapporto Delors (UNESCO, 1996) e dall’approccio delle capabilities (Sen, 2004; Sen e Nussbaum, 1993; Nussbaum, 2000; 2006; 2011 ). Il primo quadro pensato per immaginare contesti, obiettivi e processi nel e per il benessere; il secondo, invece, per re-immaginare la realtà scolastica, con uno sguardo attento al curriculum quale mediazione inclusiva tra esperienza collettiva e esperienza personale. A questo proposito, come una casa ha bisogno di spazi per essere abitata, così il curriculum necessita di domini per essere costruito: ambiente, cultura, società, tecnologia, relazione interpersonale, Sé (p. 199). Fili intrecciati di un’unica grande trama, ognuno ugualmente direttore e protagonista, ciascuno necessario a conferire struttura e armonia.
Nella realtà scolastica, gli individui stabiliscono un essenziale sistema relazionale su tre livelli: con se stessi, con l’altro, con il curricolo, ovvero con la conoscenza del mondo. Gli autori scrivono: «Strengthening the capacity for meaningful relationships needs to be a central goal of schooling for 2030 and beyond. This means placing compassion and connection at the centre of school practices» (p. 267).
Leggere questo working paper ci aiuta a ricordare che fiorire implica cura, e che la cura non presuppone solitudine bensì relazione. Mentre fioriamo, non siamo soli: un messaggio diretto dove il benessere si presenta quale presupposto sociale, un bisogno comunitario oltre che individuale. In tal senso, lo sviluppo delle potenzialità soggettive non incontra terreno fertile nell’isolamento delle singole responsabilità, quanto nella condivisione delle proprie aspirazioni che, intrecciandosi reciprocamente, possono essere accolte e valorizzate. Nel contempo, incontriamo l’idea dominante per cui lo scenario educativo abbia bisogno di abbattere due tendenze: la contrapposizione tra curricolo e pedagogia, tra contenuto e metodologia, e l’idea di «successo formativo» quale finalità ultima del sistema scolastico. Fiorire è un’arte ongoing, un cammino partecipativo.
Abbiamo perciò a che fare con un testo che si nutre di pedagogia dell’apprendimento generativo (Wittrock, 1992; Wittrock e Alesandrini, 1990) o che, ancor meglio, rende se stesso una metafora generativa (Shön, 1979), ossia un sistema di associazioni tra informazioni e stimoli reali il cui scopo è orientare l’atteggiamento a trasformare gli scenari di vita, generarne di nuovi. L’educazione, dunque, si immagina e si realizza grazie al gioco imprescindibile tra interno ed esterno, tra dentro e fuori, tra «io» e «tu». Un immaginario racchiuso perfettamente nella copertina del paper, dove il corpo disegnato di un giovane essere umano assume i colori del nostro pianeta e il suo volto denso di stupore si rivolge a ciò che potrebbe essere un «nucleo vitale», custodito nelle sue mani. Il documento condiviso dall’UNESCO non assume mai i connotati di un manuale prescrittivo, bensì quelli di una narrazione guidante. Reimagining Education: The International Science and Evidence based Education Assessment ci trasporta oltre i confini del come e del cosa per permetterci di incontrare e aprire quelli del perché, spazi di tensione e interrogazione attiva sulla finalità dell’educazione.
Infine, riprendendo il nostro incipit, perché immaginare e re-immaginare l’educazione? Perché ciascuna e ciascuno di noi possa imparare a fiorire, insieme.
Laura Invernici1
Bibliografia
Nussbaum M.C. (2000), Women’s capabilities and social justice. Journal of human development, vol. 1, n. 2, pp. 219-247.
Nussbaum M.C. (2006), Education and democratic citizenship: Capabilities and quality education, «Journal of human development», vol. 7, n. 3, pp. 385-395.
Nussbaum M.C. (2011), Creating Capabilities: The Human Development Approach, Cambridge, MA, Belknap Press of Harvard University Press.
Schön D.A. (1979), Generative metaphor: A perspective on problem-setting in social policy, «Metaphor and thought», vol. 2, pp. 137-163.
Sen A. e Nussbaum M.C. (1993), The Quality of Life, Oxford, Oxford University Press.
Sen A. (2004), Rationality and freedom, Harvard, Harvard University Press.
Wittrock M.C. (1992), Generative learning processes of the brain, «Educational Psychologist», vol. 27, n. 4, pp. 531-541.
Wittrock M.C. e Alessandrini K. (1990), Generation of summaries and analogies and analytic and holistic abilities, «American Educational Research Journal», vol. 27, n. 3, pp. 489-502.
1 Dottoranda I anno Corso di Dottorato di Ricerca in Scienze pedagogiche dell’educazione e della formazione Dipartimento FISPPA, Università degli Studi di Padova.