Vol. 19, n. 4, novembre 2020
INTRODUZIONE ALLA MONOGRAFIA
Scienze dell’Educazione, Pedagogia Speciale e Medicina
Il numero monografico della rivista è dedicato alle fertili riflessioni critiche, sia teoriche che sperimentali, intorno al complesso, necessario e non sempre facile dialogo tra le Scienze dell’educazione, la Pedagogia speciale e la Medicina nell’attuale periodo storico attraversato dall’eccezionale quanto inattesa emergenza pandemica da Coronavirus e dalle sue traumatiche conseguenze. È un rapporto da sempre dibattuto, i cui paradigmi di riferimento, a volte antinomici, possono sconfinare in una visione dell’uomo specialistica e normalizzante. Tutto ciò a discapito dello sviluppo di contesti socio-culturali, sanitari, scolastico-educativi inclusivi attualmente messi in discussione dall’incertezza dei nuovi orientamenti bio-socio-politico-economici post-Covid. Il saggio di Patrizia Gaspari dal titolo Medicina e Pedagogia speciale: la ricerca di un dialogo paritario indaga lo storico e cruciale rapporto tra Medicina e Pedagogia speciale alla luce dei paradigmi della cura medico-sanitaria e della cura educativa che, richiamandosi e contaminandosi reciprocamente, hanno bisogno di realizzare un democratico confronto alla pari per evitare il rischio della subordinazione deterministico-riduzionistica, tipica delle iperspecialistiche logiche della medicalizzazione. Pur nella drammaticità dell’improvvisa infezione pandemica, le produttive sinergie tra Medicina e Pedagogia speciale debbono essere rivolte alla persona con disabilità per rompere l’isolamento di una solitudine forzata dei più fragili, per progettare rigenerativi itinerari e gesti di cura secondo l’auspicabile realizzazione di un autentico nuovo umanesimo che abbracci tutti i contesti di vita. Maura Striano e Valentina Paola Cesarano nel loro contributo dal titolo Dal prendersi cura all’aver cura dei pazienti in condizione di disabilità affrontano la scottante problematica della violenza verso i pazienti con disabilità, da parte di coloro che ne dovrebbero avere cura, sanzionata anche dalla Carta dei diritti delle persone con disabilità in ospedale. Assume particolare importanza, in tale frangente, il ripensamento della formazione delle professionalità sanitarie ispirata alla promozione della visione biopsicosociale della disabilità che include, non solo il prendersi cura, ma l’aver cura autentica dell’Altro e del suo Progetto di vita ovvero della qualità dell’esistenza in tutte le sue manifestazioni. I processi di cura vengono ulteriormente indagati nel saggio di Antioco Luigi Zurru dal titolo Incertezze, paure e occasioni di dialogo tra Medicina e Pedagogia Speciale che mette in risalto la relazione tra gli operatori sanitari e i pazienti colpiti dal Coronavirus influenzata sia dal drammatico clima pandemico sia dai rigidi protocolli per contenere il contagio. Le testimonianze dei medici riportate rappresentano spunti di riflessione critica che raffinano il dialogo tra Pedagogia speciale e Medicina spingendo le due discipline a ricercare con consapevole attenzione la dimensione intersoggettiva. La riflessione sul dialogo tra Medicina e Scienze sociali è oggetto di puntuale analisi anche da parte di Patrizia Pentassuglia che, nel contributo dal titolo Il corpo con-diviso. Scienze mediche e Scienze dell’educazione a confronto, invita a riflettere sul rapporto medico-paziente e sulla formazione stessa dei futuri medici in una prospettiva rivolta alla concreta conoscenza della persona, nello specifico dei soggetti con disabilità. Oltre ad alleviare gli effetti delle malattie, la Scienza medica è chiamata ad interrogarsi sulle proprie modalità d’approccio in un’ottica multidisciplinare che, attualmente, deve tenere debitamente conto del disagio e delle implicazioni sanitarie, sociali, economiche, politiche, psicologiche, culturali causate dal Covid-19. Piero Crispiani nel suo contributo dal titolo La frontiera della biopedagogia traccia il percorso verso un intreccio epistemico tra la Pedagogia e la Medicina fondato sulla problematizzazioni scientifiche intorno ai temi del neuro sviluppo, della biodiversità, delle pratiche diagnostiche, dei trainings di abilitazione e riabilitazione che, in vario modo ed a diverso livello, impegnano le figure pedagogiche ed i servizi di «aiuto alla persona». Con il costrutto della biopedagogia la Pedagogia clinica giunge, quindi, ad una maggiore consapevolezza epistemologica e ad un maggior approfondito grado di analisi tra i processi di abilitazione e le dinamiche e criticità dello sviluppo della persona, nelle diverse aree funzionali (motoria, percettiva, linguistica, del pensiero, relazionali, ecc.) e delle diversità umane (patologie, disabilità, menomazioni, ritardi evolutivi, disordini funzionali, marginalità, disadattamenti, ecc.). Adriano Ferrari nel suo saggio dal titolo A proposito di apprendimento per imitazione nei bambini affetti da paralisi cerebrale sviluppa il discorso sui neuroni specchio in relazione ai dati preliminari raccolti su un gruppo di bambini affetti da paralisi cerebrale infantile. I programmi di telemedicina sembrano rappresentare la possibile soluzione all’emergenza Covid-19 in tema di apprendimento anche se occorre scientificamente dimostrare che anche i bambini con lesione cerebrale conservano la capacità di apprendere e che i modelli loro proposti sono effettivamente efficaci per maturarla. Conclude il numero monografico il contributo di Mirca Montanari, che è anche la curatrice, dal titolo Emergenza bio-sociale e medicalizzazione a scuola: quali rischi? Nel sottolineare l’emergere delle nuove problematiche educative provocate dall’imprevista emergenza sanitaria mondiale con il suo drammatico e disorientate impatto su tutti i bambini, soprattutto su quelli con «bisogni educativi speciali», la riflessione è orientata a sondare il radicale cambiamento degli stili di vita scolastici ed i relativi disagi. Inoltre, l’attenzione è posta sui possibili rischi della medicalizzazione verso le manifestazioni comportamentali degli alunni che risentono dell’isolamento sociale in contesti educativi, un tempo dedicati alla costruzione e al consolidamento di legami e di relazioni. In tale complessità, è auspicabile adottare uno sguardo che ponga le differenze e le diversità al centro delle riflessioni sulla natura generativa e trasformativa delle prospettive mediche e pedagogiche, all’insegna della reciproca collaborazione e della fertile interdisciplinarietà.
Mirca Montanari