Vol. 20, n. 4, novembre 2021 — pp. 147-148

Rubrica

Recensione

Stager G. (a cura di) (2021), Twenty Things to Do with a Computer Forward 50, Constructing Modern Knowledge Press.

Nel 1971 un documento dal titolo Things to Do with a Computer, scritto da Seymour Papert e Cynthia Solomon si affacciava sulla scena educativa. Il documento presentava l’enorme potenzialità della tecnologia in ambito didattico e aveva un sapore decisamente utopico, in quanto non riguardava solo l’uso degli strumenti, ma racchiudeva l’idea che il sistema educativo potesse cambiare, offrendo innumerevoli possibilità ai bambini. L’idea centrale, che fu poi sviluppata e ripresa nel corso della vita accademica degli autori, riguardava il potenziale inespresso che poteva essere liberato anche grazie all’uso del computer, ma non solamente attraverso tale strumento. Le attività proposte non potevano funzionare in una classe tradizionale e richiedevano di ripensare (o pensare), ai processi di insegnamento e apprendimento utilizzando la tecnologia per potenziarli. L’uso del computer non era perciò la finalità della proposta, ma diventava un mediatore che si collocava in una cornice più ampia.

Lo stesso anno in Italia usciva la legge 118 del 1971 la quale sanciva l’inizio del processo che ci ha portato oggi a parlare di inclusione scolastica. Entrambi i documenti possono essere definiti «seminali» e sebbene siano stati sviluppati in contesti apparentemente lontani, si può osservare come i loro echi abbiano risuonato molto vicini in tempi recenti. L’attenzione ai processi educativi, al curricolo e il ruolo dei mediatori nell’apprendimento, sono elementi comuni che oggi, a distanza di cinquant’anni, ci sembrano evidenti. Inoltre, sempre nello stesso anno, in Italia si gettavano le basi per quelle che sarebbero poi diventate le scuole a tempo pieno, caratterizzate da percorsi laboratoriali e attivi.

Gary Stager raccoglie con Things to Do with a Computer Forward 50 una serie di contributi che hanno l’obiettivo di riflettere sullo stato dell’arte di quello che può essere considerato l’impatto del lavoro di Papert, con l’ambizione di poter tracciare prospettive future. Nel testo sono contenute riflessioni sullo sviluppo del computer e del digitale, che hanno portato a un uso pervasivo degli strumenti, le quali si alternano senza soluzione di continuità ad altrettante riflessioni riguardanti le sfide educative che negli ultimi cinquant’anni si sono avvicendate in ambito internazionale. Oltre ad alcune riflessioni sul ruolo dell’insegnante, i contributi dei vari autori convergono verso una critica ai curricoli scolastici, che spesso non sono stati in grado di racchiudere la necessità di costruire anziché istruire. Quest’ultimo punto è di particolare rilievo anche per la didattica inclusiva, in quanto la necessità di cornici flessibili entro cui muoversi, sono spesso i fulcri sui quali si posa l’accessibilità ai contesti di apprendimento formale e non. Leggere Things to Do with a Computer Forward 50 permette a tutti i visionari contemporanei di respirare possibilità, per rinnovare la spinta verso sempre nuove powerful ideas.

Elisabetta Ghedin

 

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