Il doppio confine dell’accessibilità nello sguardo filmico: dimensioni pedagogiche dell’esperienza immersiva e incarnata
Emiliano De Mutiis, Gianluca Amatori
Il concetto di accessibilità, investendo sempre di più anche la dimensione culturale, sociale e pedagogica oltre che quella infrastrutturale e architettonica, permette di individuare non solo barriere e ostacoli fisici ma anche barriere intangibili e invisibili. In quanto mediatore culturale, il cinema, sin dagli esordi, ha lavorato su tale confine, volgendo la sua attenzione soprattutto sulla rappresentazione esteriore, di tipo visivo-comportamentale, della persona con disabilità. In alcune recenti pellicole, viene invece a configurarsi un cambio di prospettiva spettatoriale, in grado di generare un’istanza proiettiva dentro la sfera percettiva e sensoriale del personaggio in condizione di disabilità. In ottica embodied, la rappresentazione esteriore della persona con disabilità viene integrata o sostituita dall’esperienza incarnata e immersiva della disabilità stessa. La relazione intende analizzare le differenti modalità attraverso cui nei film suddetti, focalizzati sulle disabilità visive e uditive, il pattern sensoriale della disabilità venga offerto agli spettatori in una sorta di traduzione percettiva attuata grazie al sound design e al video editing. In tal modo, la sfera percettivo-sensoriale diventa agente narrativo al posto della parola, consentendo, in ultima istanza, un ampliamento dello sguardo pedagogico e una riformulazione dei presupposti stessi di un pensiero in grado di generare barriere.
DOI 
10.14605/ISS2332405
Keywords
Cinema, Disabilità sensoriali, Storytelling, Embodied Cognition, Realtà aumentata.