I rapporti tra letteratura e disabilità

Maria Luisa Chiara

L’articolo ripercorre la presenza dei «diversi» prima nella letteratura per l’infanzia, poi in quella per adulti e, infine, nei racconti degli stessi soggetti disabili. Inizia con la fiaba di Giovanfrancesco Straparola, per proseguire con Hans Christian Andersen e Oscar Wilde e poi ancora Frances Eliza Hodgson Burnett con Colin, de Il giardino segreto, e il piccolo Nelli, un povero gobbino, gracile e col viso smunto del Cuore del nostro De Amicis. Quasimodo, il gobbo deforme di Notre-Dame, rappresenta l’anello di congiunzione fra la letteratura dell’infanzia e la letteratura rivolta a un pubblico più vasto. Il deficit di Marianna, la mutola de La lunga vita di Marianna Ucria, di Dacia Maraini, non si traduce in una sconfitta, ma in un fattore che la rende differente dalle altre donne e riempie il suo silenzio di pensiero. Si passa quindi alle testimonianze di vita contenute in Anna dei Miracoli, Ugo Pirro, Giuseppe Pontiggia e Candido Cannavò. Infine Isichiara ed Elisa Vavassori, nel testo Handicap? Una testimonianza, si chiedono chi sia, in questo mondo ultracompetitivo segnato dalla lotta per il successo, il vero «handicappato».

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