La scelta della scuola Secondaria di Secondo Grado in Italia è particolarmente difficile e sfidante, soprattutto se paragonata con quella di molte altre nazioni, perché allo studente è chiesto precocemente di scegliere tra un ampio range di opportunità molto differenti tra di loro. Come dimostrato da Howard e Walsh (2010), non tutti gli studenti sono sufficientemente maturi o nelle condizioni ideali per poter affrontare un compito di questo tipo. È quindi necessario attivare interventi mirati di counseling, rivolti sia allo studente, affinché comprenda meglio le proprie caratteristiche psicologiche e sappia raccogliere e valutare criticamente le informazioni necessarie sull’offerta formativa, sia ai suoi insegnanti e genitori, affinché possano essergli di supporto (Boerchi, 2015).

Purtroppo, le risorse investite in questo tipo di attività sono molto limitate sia da parte della scuola che da parte della famiglia: a volte si tende a sottovalutare l’importanza e la delicatezza di questa scelta che, se non adeguata, ha conseguenze non secondarie quali il fallimento scolastico o una forte insoddisfazione e scarse prestazioni dello studente.

Al fine di intervenire in modo mirato e tempestivo sugli studenti con maggiori difficoltà nella scelta, è necessario innanzitutto un intervento che permetta di identificarli e di comprendere meglio quale sia o siano le maggiori difficoltà che stanno incontrando. La presente ricerca vuole fornire a insegnanti, orientatori e psicologi scolastici uno strumento che, per semplicità nella somministrazione e nell’interpretazione dei risultati, ben si presta a essere utilizzato per un primo screening su ampi numeri.

Introduzione

L’idioma anglosassone differenzia tra “indecision”, che indica una fase iniziale e normale di qualsiasi processo decisionale e quindi un’esperienza comune nella vita di ogni individuo anche in relazione alle scelte di carriera (Germeijs & De Boeck, 2002, 2007; Germeijs & Verschueren, 2007), e “indecisiveness”, che “si riferisce a una cronica inabilità a prendere decisioni in differenti contesti e situazioni” (Di Fabio, Palazzeschi, Asulin-Peretz & Gati, 2013, p. 43). Nel secondo caso, è fondamentale comprendere quanto specifiche caratteristiche di personalità possano influire sul processo di scelta rendendolo difficoltoso. La letteratura, ad esempio, ha dimostrato che esistono relazioni negative con l’estroversione e l’intelligenza emotiva e positive con l’introversione (Di Fabio & Palazzeschi, 2009; Di Fabio et al., 2013), anche grazie alla redazione di strumenti psicometrici ad hoc. Tra questi citiamo il questionario Emotional and Personality-Related Career Decision-Making Difficulties (EPCD; Saka & Gati, 2007; Saka, Gati & Kelly, 2008), che indaga 11 caratteristiche di personalità che possono essere causa dell’indecisione cronica di carriera e che riguardano: visioni pessimistiche del mondo e del controllo su di esso; alcune fonti di ansietà; aspetti legati alla persona e al suo sviluppo come bassa autostima, identità non cristallizzata e attaccamento conflittuale.

Ma anche laddove il problema non possa essere ricondotto a un limite personale e strutturale relativo alla presa di decisione, è comunque possibile identificare una condizione di difficoltà legata a fattori personali o contingenti che rendono più ardue le scelte di carriera. Secondo Gati e Levin (2014), sono molti i fattori che concorrono a renderle complesse e difficili: il numero di alternative tra le quali scegliere sta diventando sempre più ampio; sono sempre di più i fattori da prendere in considerazione (ad esempio il contesto lavorativo, la durata del percorso di formazione, la scelta di usare o meno specifiche abilità quale quella numerica); è sempre maggiore l’incertezza riguardo sia a se stessi che al mondo del lavoro; la maggior parte delle decisioni di carriera richiede un numero di compromessi più elevato rispetto al passato; i clienti limitano le proprie scelte a causa di barriere sociali, sia reali che immaginarie; infine, i clienti sono sempre più consapevoli dell'importanza della loro decisione e si preoccupano di fare la scelta "sbagliata".

È quindi importante comprendere se la mancanza di decisione sia legata a una fase precoce del processo decisionale, altrimenti chiamata “developmental indecision” (Guay, Ratelle, Senécal, Larose, & Deschênes, 2006; Osipow, 1999; Tinsley, 1992), se sia un elemento strutturale della personalità dell’individuo (Saka & Gati, 2007; Saka et al., 2008) o se, come più spesso accade, stia diventando un elemento critico a causa di specifiche difficoltà che devono essere identificate e possono essere affrontate (Osipow, 1999).

La letteratura internazionale ci propone diversi questionari la cui finalità è proprio quella di indagare che tipo di difficoltà sta incontrando l'utente nel processo di scelta di un percorso formativo o professionale. Kelly e Lee (2002) sostengono che è possibile identificare tre approcci alla misurazione dell’indecisione nella scelta di carriera.

Il primo approccio è rappresentato dalla Career Decision Scale (CDS; Osipow, 1987), sviluppato a partire dall’esperienza clinica dell’autore e dei suoi colleghi, che risulta particolarmente efficace nell’identificare i cambiamenti successivi a interventi mirati. Il principale limite di questo strumento è l’incertezza rispetto alla sua dimensionalità. Secondo l’autore, è uno strumento monodimensionale, mentre altri autori (Shimizu, Vondracek & Schulenberg, 1994) sostengono che è possibile identificare ben quattro fattori e criticano anche la formulazione di alcuni item.

Il secondo approccio è rappresentato dal Career Factors Inventory (CFI; Chartrand & Robbins, 1997), che si basa sull’idea che vi siano due grandi categorie di problemi legati alla decisione: mancanza di informazioni e impedimenti affettivi al completamento del processo decisionale. Analisi fattoriali esplorative e confermative hanno confermato una struttura stabile a quattro fattori: Bisogno di informazioni di carriera; Bisogno di auto-conoscenza; Ansia legata alla scelta di carriera; Indecisione generale (di tipo strutturale). Il limite principale è la mancanza di rappresentatività di tutti i possibili problemi legati all’indecisione.

Il terzo approccio è rappresentato dal Career Decision-Making Difficulties Questionnaire (CDDQ; Gati, Krausz & Osipow, 1996; versione Italiana Di Fabio & Palazzeschi, 2013), sviluppato per testare una tassonomia teorica sulle difficoltà nella presa di decisione di carriera composta da 3 categorie e 10 sottocategorie: Mancanza di Prontezza (Mancanza di Motivazione, Indecisione Generalizzata, Pensieri Disfunzionali); Mancanza di Informazioni (Mancanza di informazioni sul processo di decision-making, Mancanza di informazioni sul Sé, Mancanza di informazioni sulle occupazioni, Mancanza di informazioni sulle modalità per ottenere informazioni aggiuntive); Inconsistenza delle Informazioni (Informazioni inattendibili, Conflitti interni, Conflitti esterni). Sebbene più completo rispetto ai questionari precedenti, ha anche questo alcuni limiti, soprattutto un’attenzione esclusiva agli aspetti cognitivi, omettendo completamente il ruolo dell’ansia, oltre che a livelli non ottimali di consistenza interna in alcune scale.

Con l’obiettivo di aiutare docenti ed esperti di orientamento a identificare tra i propri studenti quelli maggiormente in difficoltà nell’effettuare una scelta scolastica, si è scelto di validare un nuovo questionario che si caratterizzasse per semplicità e facilità d’utilizzo. Queste caratteristiche, inoltre, lo rendono adatto a essere utilizzato all’interno di ricerche scientifiche che prevedono la somministrazione di più scale contemporaneamente.

Lo strumento, quindi, non vuole essere esaustivo in merito a tutti gli elementi di difficoltà legati alla scelta, ma intende concentrarsi su quelli che più di altri possono identificare una condizione di criticità. Le quattro dimensioni che lo compongono, e che verranno descritte più avanti, sono infatti state scelte dopo avere attentamente analizzato le variabili misurate dai questionari precedentemente descritti secondo principi di utilità e parsimonia.

Metodo

Partecipanti

L’intervento ha coinvolto 327 studenti del terzo anno di tre istituti scolastici secondari di primo grado del Nord Italia, di cui 169 maschi (51.7%) e 158 femmine (48.3%). I partecipanti avevano un'età compresa tra i 12 e i 16 anni con una media di 12.98 e una deviazione standard di .57.

Strumenti

PeCAS. Per valutare la sensazione di difficoltà che uno studente può sentire nell’affrontare il processo di scelta della scuola secondaria di secondo grado, è stata costruita e testata la scala oggetto del presente studio. I fattori sono stati scelti a partire dall’analisi della letteratura e, ritenendo importante contenere il loro numero, ne sono stati identificati 3 come particolarmente salienti perché più frequentemente citati in letteratura e più frequentemente associati a comportamenti disfunzionali. Ad essi è stato aggiunto un fattore relativo all’atteggiamento dello studente verso le aspettative dei suoi genitori, essendo stato dimostrato che la percezione di un’eccessiva ingerenza da parte di questi possa essere un’ulteriore elemento di difficoltà (Kracke, 1997). Le 4 scale, composte da 4 item ciascuna, sono le seguenti: Pe – Aspettative dei genitori (Parental expectations) che intende indagare se lo studente ritenga particolarmente pressante il bisogno di soddisfare le aspettative dei propri genitori; C – Confusione (Confusion) che rileva se lo studente ha difficoltà a identificare dei percorsi formativi che ritiene per lui più interessanti di altri; A – Ansia (Anxiety) che rileva se lo studente sta vivendo con particolare disagio emotivo questo momento; S – Compatibilità (Suitability) che fornisce indicazioni in merito a quanto lo studente si senta in grado di raccogliere informazioni sui di sé, sui corsi e di verificare se le sue capacità e potenzialità siano congruenti con specifici percorsi di studio. Nella Tabella 1 sono riportati gli item e le loro caratteristiche psicometriche.

La modalità di risposta degli item è su scala Likert (1 = Per nulla, 2 = Poco, 3 = Abbastanza, 4 = Molto; 5 = Del tutto) e viene chiesto di indicare quanto lo studente si sente d’accordo con ognuna delle 16 affermazioni. Gli item sono stati redatti a partire dai suggerimenti della letteratura internazionale e di alcuni orientatori con esperienza pluriennale nella conduzione di interventi con studenti di questa fascia d’età. Prima della somministrazione, la scala è stata testata sugli studenti di due classi, con caratteristiche simili a quelle del campione della ricerca, al fine di verificarne la comprensibilità: nessuna modifica è stata necessaria.

Exploration of Vocational Issue Scale. Siccome è ipotizzabile che coloro che si trovano in difficoltà nell’effettuare questa scelta possano dedicare più tempo ed energie nella ricerca di informazioni, si è scelto di tradurre con il metodo della retro-traduzione (back-translation) e validare la Exploration of Vocational Issue Scale di Kracke (1997). È una scala monodimensionale composta da 6 item che, nello studio originale (236 adolescenti con età media di 15.2 anni e DS = .65), ha dimostrato di possedere un indice alpha di Cronbach pari a .70. Gli item sono apparsi sufficientemente semplici e adeguati al campione del presente studio, sebbene mediamente più giovane di due anni.

Situazione della scelta. Un altro indice che si ipotizza possa essere in relazione con le difficoltà nella scelta è la situazione nella quale si trovava lo studente nel momento in cui ha compilato il questionario. Questa è stata indagata con una domanda alla quale lo studente poteva rispondere che: aveva già scelto a quale corso iscriversi; stava valutando 2 alternative; stava valutando 3 o più alternative.

Procedura

La somministrazione degli strumenti è avvenuta a novembre ed è stata condotta da una psicologa alla presenza di un insegnante. I dati sono stati raccolti tramite un questionario on line somministrato in orario scolastico nell’aula informatica della scuola stessa. La somministrazione rappresentava la prima parte di un intervento di orientamento più ampio, che è proseguito con interventi consulenziali individuali. È stata rivolta esclusivamente a coloro per i quali i genitori avevano rilasciato un’opportuna autorizzazione e solo dopo avere chiarito che nessuno studente avrebbe dovuto sentirsi obbligato a parteciparvi.

Analisi dei dati

La tabella 1 indica che tutti gli item della scala hanno dimostrato di possedere una distribuzione normale. La struttura fattoriale sia del PeCAF che dell’Exploration of Vocational Issue Scale è stata testata con un’Analisi Fattoriale Confermativa (AFC) con il metodo della massima verosimiglianza mediante l’utilizzo del programma statistico AMOS versione 23. Gli indici di fit analizzati sono stati il χ2, il CFI e il RAMSEA. Data l’elevata numerosità dei partecipanti, la significatività del χ2 è stata accompagnata dal rapporto tra questo e i gradi di libertà (χ2/df): valori compresi tra 1 e 3 sono considerati indicatori di un buon adattamento, mentre valori compresi tra 3 e 5 sono comunque considerati soddisfacenti (Byrne, 2010). Riguardo ai restanti due indici di bontà del modello, per quanto riguarda il Comparative Fit Index (CFI) valori superiori a .90 indicano una buona adeguatezza del modello mentre quelli superiori a .95 un’ottima adeguatezza, mentre per il Root Mean Square Error Approximation (RMSEA) valori inferiori a .08 indicano un buon adattamento del modello ai dati mentre valori inferiori a .05 un ottimo adattamento (Bentler, 1990; Hu & Bentler, 1999). Si è inoltre proceduto a verificare, per ogni scala, l’indice di consistenza interna tramite α di Cronbach. La validità concorrente è stata valutata innanzitutto analizzando le correlazioni, tramite coefficiente r di Pearson, tra le scale del PeCAS e l’Exploration of Vocational Issue Scale (Kracke, 1997). Inoltre, sono state valutate le differenze di media tra gli studenti, suddivisi in base alla situazione della scelta, tramite Anova e Post Hoc con test di Scheffé per i confronti multipli.

 

Tabella 1. Item PeCAS e loro caratteristiche metriche


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Risultati

Per verificare la struttura fattoriale del PeCAS, è stato testato con AFC un modello composto da 4 variabili latenti, con effetti su 4 item ciascuna, e dalle correlazioni tra le variabili. Gli indici di fit hanno confermato la bontà del modello (χ2 = 210.420(98), p = .000; χ2/df = 2.14; RMSEA = .059; CFI = .945), così come gli indici di consistenza interna α di Cronbach sono risultati più che adeguati (si veda la diagonale della Tabella 2).

L’analisi delle correlazioni tra le variabili (Tabella 2) indica che vi sono chiare relazioni tra di esse, ad esclusione di quella relativa alle aspettative dei genitori che si comporta, almeno in parte, in modo autonomo. È stato quindi testato un ulteriore modello composto dalla variabile latente Parental expectations, da una nuova variabile latente denominata Difficulty, con effetti sulle restanti tre variabili latenti che andrebbero a costituire delle sotto-scale, e dalla correlazione tra queste due variabili. Anche in questo caso gli indici di fit sono risultati buoni (χ2 = 216.182(100), p = .000; χ2/df = 2.16; RMSEA = .060; CFI = .943) ma, essendo leggermente inferiori a quelli del modello precedentemente descritto, si ritiene che questo non sia da preferirsi.

Anche per quanto riguarda l’Exploration of Vocational Issue Scale di Kracke (1997), il modello monofattoriale testato con AFC ha prodotto buoni indici di fit (χ2 = 20,464(9), p = .015; χ2/df = 2.27; RMSEA = .063; CFI = .958). L’indice di consistenza interno è risultato adeguato e molto simile a quello dello studio originale (α = .71).

Per quanto riguarda la validità concorrente, tutte le scale del PeCAS correlano positivamente con i comportamenti di esplorazione. Le correlazioni maggiori riguardano le aspettative dei genitori e la difficoltà a identificare i percorsi di maggiore interesse, mentre sono più limitare per quanto riguarda lo stato di agitazione e la percezione di adeguatezza tra le proprie caratteristiche e l’offerta formativa.

 

Tabella 2. Attendibilità e correlazioni tra scale PeCAF ed Exploration of Vocational Issue Scale

Nota. N = 327. ** p = .01; * p = .05.

 

Infine, tramite Analisi della Varianza si è verificato se vi fossero percezioni di difficoltà diverse negli studenti a seconda della propria condizione rispetto alla scelta. Al momento della somministrazione 81 studenti (24,8%) dichiararono di avere già scelto, 173 (52.9%) che stavano confrontando 2 alternative, i restanti 73 (22.3%) che stavano valutando 3 o più alternative. L’unica variabile in cui l’ANOVA non è risultata significativa è stata quella sulle aspettative dei genitori (scala Pe; F = 1.326(2); p = .267). Per quanto riguarda l’adeguatezza (scala S; F = 37.211(2); p < .000), la criticità è emersa solo per coloro che stavano valutando 3 o più alternative. Rispetto alle altre due scale (scala C; F = 35.680(2); p < .000) (scala A; F = 57.958(2); p < .000), è emersa una crescente difficoltà con l’aumentare delle alternative che gli studenti stavano valutando. Le differenze sono rappresentate nella figura 1.

 

Figura 1. Medie delle scale del PeCAS in base alla situazione della scelta

Nota. N = 327 (Scelto = 81; 2 alternative = 173; 3 o più alternative = 73).

Discussione

L’obiettivo del presente lavoro è stato quello di verificare le proprietà psicometriche del PeCAS, uno strumento per l’identificazione della percezione di alcune difficoltà legate alla scelta della Scuola Secondaria di Secondo grado da parte di studenti del terzo anno della scuola Secondaria di Primo grado.

Relativamente alla dimensionalità, l’Analisi Fattoriale Confermativa ha confermato la validità della struttura teorizzata, composta da 4 scale di 4 item ciascuna in parte relazionate tra di loro. Anche l’attendibilità è risultata buona per tutte le scale.

In questa occasione è stata tradotta e validata in italiano l’Exploration of Vocational Issue Scale di Kracke (1997), successivamente utilizzata per la validità concorrente del PeCAS. Anche in questo caso, è stata confermata la struttura monofattoriale ed è risultato adeguato, in linea con i risultati della ricerca originaria, l’indice di consistenza interna.

Per quanto riguarda la validità concorrente, la presenza di correlazioni tra le 4 scale del PeCAS e l’Exploration of Vocational Issue Scale evidenzia una relazione tra le variabili, ma la loro modesta intensità sottolinea che le variabili non sono sovrapponibili e che, quindi, è preferibile che si usino entrambe le scale per comprendere meglio la condizione degli studenti.

Il principale limite della ricerca sta nel fatto che il processo di scelta può evolvere in modo diverso, e con esso la percezione di difficoltà dello studente: studi successivi dovrebbero valutare l’andamento della percezione di difficoltà effettuando più somministrazioni nel periodo che va dall’inizio delle attività scolastiche del terzo anno al momento della formalizzazione della scelta.

Per concludere, il questionario PeCAS ha dimostrato di possedere caratteristiche psicometriche molto buone relativamente ad attendibilità e validità. La semplicità dello strumento, per quanto riguarda la compilazione e l’interpretazione dei risultati, permette agli insegnanti di poterlo usare direttamente per valutare l’efficacia di interventi di orientamento e per identificare gli studenti che stanno vivendo con maggiore difficoltà la scelta della scuola secondaria di secondo grado.

Su questi ultimi, è consigliabile un approfondimento mirato con il Career Decision-Making Difficulties Questionnaire (CDDQ; versione Italiana Di Fabio & Palazzeschi, 2013) per comprendere in modo più dettagliato quali siano i motivi per cui uno specifico studente si sente in difficoltà e per poter procedere con un intervento di counseling personalizzato che sia maggiormente mirato sulle sue esigenze.

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