Counseling e psicologia positiva
Counseling and positive psychologya cura di Antonella Delle Fave
Università degli Studi di Milano
Annamaria Di Fabio
Università degli Studi di Firenze
Le relazioni tra salute mentale e salute fisica: il circolo virtuoso del benessere
Parte III: l’invecchiamento
Antonella Delle Fave, Università degli Studi di Milano
La visione biomedica della salute fisica e mentale, affermatasi con il progresso della medicina tecnologica, ha favorito il diffondersi della visione della vecchiaia come fase di ritiro dalla vita produttiva e sociale caratterizzata da progressivo deterioramento delle condizioni fisiche e mentali, impoverimento di attività, di creatività e di interessi, e ha condotto ad una problematica confusione concettuale tra vecchiaia patologica e processo fisiologico dell’invecchiamento (Businaro, Albanese, Ferrari, & Farina, 2015).
Questa visione è derivata da una concezione della salute e del benessere fortemente legata ai valori occidentali del pragmatismo e della produttività. In questa prospettiva, la valutazione del benessere e della salute si fonda su parametri quali la prestanza fisica, lo status sociale e l’identità lavorativa, l’intraprendenza, la rapidità e la prestazione elevata. Si consideri tuttavia che il tratto caratteristico attribuito all’anziano nella maggior parte delle culture, compresa quella occidentale fino a pochi decenni fa, è la saggezza, intesa come equilibrio, pacatezza e capacità di valutazione equanime connessa all’esperienza di vita e ad una relativa distanza dal vortice dell’azione. Queste qualità hanno tuttavia perso il loro appeal, con gravi conseguenze non solo a livello concettuale, ma anche sociale e comunitario, relegando i cittadini più longevi e meno produttivi in una posizione di sostanziale isolamento.
Negli ultimi due decenni questa prospettiva si è però sostanzialmente modificata, di fronte all’evidenza del progressivo miglioramento delle condizioni di salute globali, con il conseguente incremento della durata della vita e della percentuale della popolazione appartenente alle fasce di età più avanzate (Blanchflower & Oswald, 2008). Questa complessa transizione demografica ha reso necessario identificare e quantificare indicatori di salute mentale e benessere di tipo soggettivo, connessi alla prospettiva e all’esperienza del singolo individuo all’interno del proprio contesto sociale quotidiano (Keyes, 2005).
Tra i primi a studiare le strategie adattative messe in atto dall’individuo per gestire le sfide quotidiane a fronte dei limiti imposti dall’avanzare dell’età, Baltes e Baltes (1990) hanno identificato tre processi fondamentali: la Selezione, l’Ottimizzazione e la Compensazione, globalmente definiti come “modello SOC”. Il processo di selezione si riferisce alla tendenza a circoscrivere gli ambiti di azione quotidiani, preservando così le risorse. Per ottimizzazione si intende la tendenza a privilegiare l’uso delle abilità e competenze che si sono mantenute integre, rispetto a quelle non più compatibili con i naturali cambiamenti che si verificano nell’organismo che invecchia. Infine, il processo di compensazione consiste nel ricorrere ad ausilii o supporti di vario tipo (materiale, sociale o comportamentale) per continuare a svolgere le attività quotidiane non più eseguibili nella loro forma tipica. Numerosi interventi finalizzati a promuovere il benessere e la qualità di vita nell’invecchiamento si sono ispirati a questo modello (Cignac, Cott, & Bradley, 2002).
Più recentemente, la psicologia positiva ha contribuito a identificare specifiche dimensioni di salute mentale che si mantengono integre nell’età avanzata, e che possono addirittura essere implementate (Sartori et al., 2014). In particolare, l’ottimismo e la coltivazione di obiettivi e propositi si sono rivelati componenti importanti nella promozione della salute bio-psico-sociale in questo stadio della vita (Kotter-Grühn & Smith, 2011; Pinquart, 2002). L’ulteriore progredire di questi studi ha permesso di andare addirittura oltre la prospettiva dell’intervento finalizzato a promuovere benessere. È stato infatti messo in luce il cosiddetto “paradosso del benessere”, ovvero l’effettiva presenza di buon funzionamento psicologico in persone in età avanzata, nonostante le progressive limitazioni fisiche.
I ricercatori si sono sforzati di identificare quali siano i fattori favorenti questo fenomeno. Si è sviluppato un globale consenso intorno al ruolo chiave di dimensioni eudaimoniche e di resilienza, quali l’auto-efficacia, il senso di coerenza e l’autostima. Più in generale, gli studi convergono nell’evidenziare che ciò che permette alle persone anziane di mantenere elevate livelli di salute mentale a fronte delle sfide connesse al declino delle prestazioni fisiche e al cambiamento nei ruoli sociali corrisponde in prima istanza alle sei componenti del benessere psicologico, così come definite da Carol Ryff: propositi di vita, accettazione di sé, autonomia, padronanza dell’ambiente, relazioni sociali positive e crescita personale (Ryff & Singer, 2009; Wiesmann & Hannich, 2013).
L’invecchiamento non deve quindi essere considerato un processo di involuzione, bensì una tappa evolutiva nella tendenza alla complessità che caratterizza l’essere umano. Questa prospettiva è in apparente contrasto con l’attuale tendenza culturale al livellamento e all’omogeneizzazione di obiettivi, comportamenti e credenze secondo una concezione pragmatistica e prestazionale, e con l’enfasi crescente sul benessere come soddisfazione di bisogni estrinseci e strettamente individuali. La funzione della cultura per la specie umana dovrebbe invece essere la trasmissione di un insieme di significati condiviso, che favorisca la cooperazione, lo sviluppo e la complessificazione a livello biologico, sociale e psicologico (Delle Fave, 2010). È pertanto altrettanto necessario uno sforzo di integrazione, tale per cui le componenti del benessere siano concettualizzate in una visione olistica, che ne permetta l’effettiva promozione in un’ottica di sviluppo che sia applicabile ad ogni stadio della vita umana.
Bibliografia
Businaro, N., Albanese, O., Ferrari, B., & Farina, E. (2015). Lo sviluppo della persona nel ciclo di vita. In M. Bassi & A. Delle Fave (Eds.), Psicologia Generale per le professioni medico-sanitarie (pp. 212-238). Torino, Italia: UTET Università.
Baltes, P. B., & Baltes, M. M. (1990). Psychological perspectives on successful aging: The model of selective optimization with compensation. In P. B. Baltes & M. M. Baltes (Eds.), Successful aging: perspectives from the behavioral sciences (pp. 1-35). Cambridge: Cambridge University Press.
Blanchflower, D. G., & Oswald, A. J. (2008). Is well-being u-shaped over the life cycle? Social Science & Medicine, 66, 1733-1749.
Cignac, M. A. M., Cott, C., & Bradley, E. M. (2002). Applying selective optimization with compensation to the behaviors of older adults with osteoarthritis. Psychology and Aging, 17, 520-524.
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Delle Fave, A. (2010). Psicologia positiva e promozione della salute. L’Arco di Giano. Rivista di Medical Humanities, 64, 29-41.
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Kotter-Grühn, D., & Smith, J. (2011). When time is running out: changes in positive future perception and their relationship to changes in well-being in old age. Psychology and Aging, 26(2), 181-187.
Pinquart M. (2002). Creating and maintaining purpose in life in old age: A meta-analysis. Ageing International, 27(2), 90-114.
Ryff, C. D., & Singer, B. (2009). Understanding healthy aging: Key components and their integration. In V. L. Bengston, D. Gans, N. M. Pulney, & M. Silverstein (Eds.), Handbook of theories of aging (2nd ed., pp. 117-144). New York, NY US: Springer Publishing Co.
Sartori, R., Negri, L., & Delle Fave, A. (2014). Invecchiamento e benessere: Il contributo della psicologia positiva. In M. Cesa-Bianchi, C. Cristini, M. Fulcheri, & Peirone (Eds.) Vivere e valorizzare il tempo. Invecchiare con creatività e coraggio. Ebook, Premedia Publishing.
Wiesmann, U., & Hannich, H.-J. (2013). A salutogenic analysis of the well-being paradox in older age. Journal of Happiness Studies, online first March 7, DOI 10.1007/s10902-013-9425-z
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