Interviste
Interviews
a cura di Annamaria Di Fabio
Università degli Studi di Firenze
Prof. Davide Dettore
Professore associato di Psicologia Clinica, Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Firenze
Docente di Psicologia e Psicopatologia del comportamento sessuale
Come testimone privilegiato della Sessuologia, quali funzioni principali rintraccia nel Counseling sessuologico?
La figura professionale di consulente sessuologico comporta la capacità di sapere accogliere ed elaborare la domanda individuale e di coppia che si riferisce a problematiche sessuali e affettive, in modo tale da elaborare una relazione di aiuto in grado di sostenere la persona e/o la coppia nel compiere un processo di soluzione del problema e quindi nel pervenire a scelte consapevoli necessaria per tale soluzione.
Prerequisiti, quindi, necessari per tale figura professionale sono l’acquisizione di competenze specifiche in ambito sessuologico, oltre a possedere abilità psicologiche altrettanto specifiche di comunicazione interpersonale e la capacità di operare in una équipe multidisciplinare, come prescrive la sessuologia moderna.
Fondamentalmente, rispetto a tali competenze, si possono condividere le Raccomandazioni della Pan American Health Organization per la formazione sessuologica degli operatori della salute riproduttiva (PAHO, 2000), che indicano come indispensabili per tali operatori:
- Conoscenze di base sulla sessualità umana.
- Vaste conoscenze sulla riproduzione umana ed i mezzi per la sua regolazione che tengano in considerazione i diritti sessuali più ampi.
- Consapevolezza degli atteggiamenti personali verso la sessualità propria e degli altri che dovrebbe comprendere un atteggiamento rispettoso verso le persone con orientamenti e pratiche sessuali differenti.
- Abilità di base nell’identificare, nel consigliare e, se necessario, nel riferirsi al personale specializzato per la risoluzione di problemi della salute sessuale.
Un adeguato orientamento, una informata psicoeducazione e un intervento di sostegno e di invio al professionista più adeguato possono già costituire un primo importante passo verso la soluzione di una condizione di sessualità disfunzionale o di un eventuale vero e proprio disturbo sessuale, il cui più approfondito trattamento potrà essere demandato a figure maggiormente specialistiche, come il sessuologo clinico.
Rispetto alla realtà internazionale quali peculiarità della situazione italiana rintraccia?
In Italia, rispetto ad altri Paesi, il counseling sessuologico non è una professione normata e quindi risente di tutte le problematiche connesse al counseling in generale: essere aperto potenzialmente a persone che si dichiarano in grado di operare tale forma di aiuto senza però garantire una formazione scientifica e specialistica sufficiente e adeguata. Per esempio il cosiddetto counseling psicologico viene talora offerto da operatori che non possiedono una formazione psicologica approfondita nel counseling (o talvolta il counseling viene offerto addirittura senza nessuna formazione psicologica) e quindi svolgono interventi “selvaggi”; la condizione relativa al counseling sessuologico per certi versi è ancora peggiore, in quanto questo comporta la necessità di conoscenze psicologiche come prerequisiti, a cui si aggiungono quelle sessuologiche più specifiche e specialistiche.
La formazione in campo sessuologico istituzionale in Italia è molto limitata; si pensi che solo 7 corsi di laurea in psicologia (disciplina in cui conoscenze sessuologiche sono pressoché indispensabili) contemplano nei loro regolamenti didattici esami di psicologia e psicopatologia del comportamento sessuale e in alcuni casi questi non sono obbligatori; immaginiamo situazioni ancora peggiori in altri corsi di laurea, come per esempio medicina.
Quali sfide per la Sessuologia e il Counseling sessuologico a breve, medio e lungo termine dal suo punto di osservazione?
La prima sfida è senza dubbio, come sopra rilevato, la disponibilità di operatori adeguatamente preparati e garantiti. Ciò non comporta necessariamente l’istituzione di un Ordine o Albo di Consulenti Sessuologici o di Sessuologi Clinici, normato da leggi dello Stato; peraltro vi sono orientamenti molto forti verso l’abolizione di alcuni se non tutti gli Ordini Professionali. Certamente, però, è necessaria una regolamentazione ufficiale di tali professioni, magari affidata ad associazioni scientifiche e professionali specifiche, come avviene nei paesi anglosassoni, dove tali associazioni certificano e garantiscono i loro aderenti come in possesso di un curriculum formativo di alto livello, che segua linee guida formative condivise internazionalmente.
In Italia, c’è già un importante tentativo in questo proposito: la FISS (Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica), che mantiene importanti collegamenti internazionali con associazioni analoghe di elevato livello, ha organizzato al proprio interno un Albo di formatori, consulenti sessuali e sessuologi clinici, che rispettano criteri e standard di formazione basati su quelli internazionali, in grado di garantire competenza e serietà professionale a chi si rivolge a tali professionisti.
La seconda sfida, strettamente legata alla precedente, è quella della formazione offerta. Questa dovrebbe essere in buona parte legata ad agenzie formative istituzionali, come l’università, al fine di garantirne in massima misura l’adeguatezza. Attualmente tale formazione è in gran parte proposta da società private di formazione con corsi e master, che, a parte casi di elevata qualità, non sempre sono all’altezza delle esigenze che comporta una professionalità così delicata e importante.
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