I cambiamenti avvenuti nel mercato del lavoro negli ultimi anni hanno aumentato l’utilizzo di contratti di lavoro atipici da parte delle imprese. Sebbene anche i lavoratori a tempo indeterminato siano soggetti a vissuti di insicurezza lavorativa (IL), legati alla percezione di un mercato del lavoro debole, il proliferare di forme contrattuali a tempo determinato ha notevolmente contribuito ad accrescere la percezione di precarietà e incertezza (Kallberg, 2009; Näswall & De Witte, 2003).

Diversi studi hanno evidenziato come l’insicurezza lavorativa sia una fonte di stress (De Witte, 1999; Greenhalgh & Rosenblatt, 1984; van Vuuren, 1990): diviene dunque fondamentale per la psicologia applicata alle pratiche di counseling organizzativo e di carriera approfondire la comprensione della relazione tra IL e indicatori di benessere-malessere, al fine di fornire indicazioni utili per la comunità scientifica e professionale. Il presente lavoro si colloca in questa cornice e si propone di approfondire la relazione tra IL e esaurimento emotivo, una delle sotto-dimensioni centrali del burnout, utilizzando la cornice teorica del modello richieste-risorse lavorative (Job demands-resources model; Bakker & Demerouti, 2007).

Il jd-r model ha ricevuto molta attenzione dagli studiosi, nel corso degli ultimi anni, in relazione alla sua flessibilità: il modello infatti consente di tenere conto di molte possibili condizioni di lavoro, risultando applicabile a diverse occupazioni, e considera indicatori sia positivi sia negativi di benessere psicologico (Demerouti, Bakker, Nachreiner, & Schaufeli, 2001). Il modello, in sintesi, ipotizza che il benessere sia determinato da due principali categorie di fattori, le richieste e le risorse lavorative, responsabili principalmente, le prime di processi di degradamento della salute, le seconde di processi motivazionali. Il presente studio si focalizza sul burnout e, in specifico, sulla sottodimensione dell’esaurimento emotivo. Accanto all’IL, lo studio considera anche il carico di lavoro percepito (in quanto richiesta) e l’autonomia (in quanto risorsa), nella relazione con l’esaurimento emotivo.

L’insicurezza lavorativa come fenomeno soggettivo

L’IL è oggetto di studio ormai da circa 30 anni (Pienaar, De Witte, Hellgren, & Sverke, 2013) come fenomeno globale legato alla vita lavorativa contemporanea (De Witte 2005; Greenhalgh & Rosenblatt 2010; Probst 2008; Sverke, De Witte, Näswall, & Hellgren 2010). Dunque non si tratta di un tema emergente, tuttavia emerge l’importanza di approfondire alcuni elementi significativi per migliorarne la comprensione (Pienaar et al., 2013; Probst 2008).

Da un punto di vista psicologico, l’IL viene definita come un fenomeno soggettivo basato sulla percezione individuale di anticipazione della possibile perdita del proprio lavoro (Hartley, Jacobson, Klandermans, & van Vuuren, 1991; Richter, 2011; Van Vuuren, 1990) e/o di importanti aspetti ad esso legati (Greenhalgh & Rosenblatt, 1984). Sebbene ci sia convergenza rispetto al fatto che l’IL sia un concetto multidimensionale e una possibile fonte di malessere (Kinnunen, Mauno, Natti, & Happonen 2000), le conseguenze dell’insicurezza lavorativa prese in considerazione dagli studi sono molteplici e i dati della ricerca portano a risultati non sempre convergenti (Sverke, Hellgren, & Näswall, 2002).

Molti studi hanno evidenziato percezioni di livelli diversi di IL, tra i lavoratori della medesima organizzazione (De Witte & Naswall, 2003; Mauno, Kinnunen, Mäkikangas, & Nätti, 2005). Queste diversità possono essere spiegate da differenze inter-individuali che possono influenzare la percezione della situazione ma anche attraverso la percezione individuale delle risorse disponibili per far fronte alla situazione. Tra gli aspetti considerati come possibili fonti di influenza rispetto alla percezione di IL vengono citate variabili demografiche e professionali (genere, età, tipo di professione, livello scolastico), caratteristiche di personalità, la percezione individuale della situazione del mercato del lavoro, il sistema di welfare, alcuni fattori relativi all’organizzazione e al lavoro, le risorse familiari e sociali (Gaunt & Benjamin, 2007).

Rispetto alle conseguenze, molti studiosi hanno considerato l’IL come stressor (usando la cornice della Conservation of resources – COR theory; Hobfoll, 2001, 2002) e come “demanding condition” (facendo riferimento alla Transactional stress theory; Lazarus & Folkman, 1984). Una conseguenza specifica dell’IL è la riduzione della percezione di controllo e, di conseguenza, una ridotta capacità di progettare la propria vita. Diversi autori, nell’ambito dell’orientamento professionale, hanno evidenziato come questo elemento rappresenti l’aspetto maggiormente problematico per i lavoratori “marginali” che hanno impieghi temporanei, free-lance, contingenti, part-time, etc. (Savickas et al., 2009). Questa esperienza di vita frammentaria rende difficile una reale progettualità e porta le persone a sperimentare senso di discontinuità identitaria.

Due meta-analisi hanno sintetizzato le conseguenze più studiate dell’IL (Cheng & Chan, 2008; Sverke et al., 2002) distinguendo tra reazioni a breve o a lungo termine e tra conseguenze individuali o organizzative. A livello individuale ne risentirebbero nel breve termine le attitudini sul lavoro, soddisfazione e coinvolgimento, e nel lungo termine la salute fisica e mentale; a livello organizzativo, i lavoratori sembrerebbero reagire nel breve termine diminuendo il commitment e la fiducia organizzativa e nel lungo termine diminuendo la performance e aumentando le intenzioni di turnover. Inoltre l’IL sembrerebbe avere conseguenze negative sulla soddisfazione lavorativa, di vita e coniugale, sul coinvolgimento lavorativo, sulla salute mentale e fisica, sul committment e sulla prestazione; l’IL sembra inoltre associata a un maggior conflitto lavoro-famiglia (Batt & Valcour, 2003). Alcune evidenze empiriche confermano queste relazioni anche se non sempre i risultati sono coerenti. Secondo alcuni autori, l’IL sembra persino avere conseguenze più negative della disoccupazione di breve durata (De Witte, 1999).

Nonostante questi numerosi studi, restano da indagare ulteriormente i potenziali moderatori o mediatori nella relazione tra IL e diversi indicatori di benessere (Bernhard-Oettel, Rigetti, Clinton, & de Jong, 2013; Kinnunen, Feldt, Mauno, & Rantanen, 2010; Låstad, Berntson, Näswall, & Sverke, 2014; Richter, Näswall, & Sverke, 2013).

L’insicurezza lavorativa e le differenze di genere

Kausto, Elo, Lipponen, e Elovainio, (2005) hanno sottolineato che una delle possibili spiegazioni dei risultati contrastanti rispetto alle conseguenze dell’IL potrebbero essere le differenze di genere. Alcune ricerche, in proposito, suggeriscono una maggiore preoccupazione per l’IL da parte delle donne rispetto agli uomini (Elizur, 1994); altri studi riportano invece una tendenza degli uomini ad associare l’IL a segnali di malessere (Bertolini, 2013; Rosenblatt, Talmud, & Ruvio, 1999), in relazione alla maggiore pressione sociale al lavoro cui sarebbero culturalmente soggetti (De Witte, 1999).

Pochi sono però gli studi sistematici rispetto alle differenze di genere nell’esperienza dell’IL e dei suoi effetti sul benessere (Gaunt & Benjamin, 2007; Keim, Lamdis, Pierce, & Earnest, 2014). In generale la ricerca evidenzia che l’esperienza dell’IL è meno stressante per le donne rispetto agli uomini (De Witte, 1999; Mauno & Kinnunen, 1999; Rosanblatt et al., 1999). A conferma di questi dati alcuni studi evidenziano che solo le donne single, o quelle che sono le uniche wage-earner nella propria famiglia, vivono la disoccupazione stressante quanto gli uomini (De Witte, 1999).

Questi risultati sono generalmente interpretati all’interno della cornice della gender role theory che suggerisce una maggiore centralità del ruolo familiare per l’identità femminile e una maggiore rilevanza del ruolo lavorativo per l’identità maschile, legata alla costruzione sociale dei ruoli (Barnett, Raudenbush, Brennan, Plek, & Marshall, 1995; Simon, 1992): in questa cornice il ruolo lavorativo è una significativa fonte di autostima per gli uomini mentre il ruolo familiare è una significativa fonte di autostima per le donne. Proprio la tendenza da parte degli uomini ad attribuire maggiore importanza al lavoro li rende più vulnerabili delle donne alle fonti di stress relative al lavoro.

Alcuni studi evidenziano però che gli effetti del genere sulla IL e sullo stress sono più complessi di quanto implica la gender role theory. Alcuni studi hanno dimostrato che le donne sperimentano maggiore IL degli uomini (Emberland & Rundmo, 2010; Mauno & Kinnunen, 2002) mentre altri non hanno osservato differenze nell’insicurezza lavorativa di donne e uomini (Berntson, Näswall, & Sverke, 2010). Rosenblatt et al. (1999), pur avendo trovato livelli maggiori di insicurezza lavorativa negli insegnanti maschi rispetto alle insegnanti femmine, hanno osservato che l’insicurezza aveva un impatto più forte sull’atteggiamento delle donne rispetto al lavoro, piuttosto che sull’atteggiamento degli uomini. Infine, in uno studio realizzato su impiegati di banca e del settore health care, Mauno e Kinnunen (1999) hanno osservato effetti negativi prolungati dell’IL sul benessere delle donne ma non su quello degli uomini. Näswall e De Witte (2003) hanno trovato risultati contraddittori nel medesimo studio poiché solo in uno dei quattro campioni, raggruppati per paese, è emersa una relazione significativa tra genere e insicurezza lavorativa.

Questi risultati suggeriscono che, in alcune circostanze, le donne possano risentire in misura maggiore dell’IL.

Alcuni autori hanno preso in considerazione il ruolo di moderazione dell’ideologia di genere (Gaunt & Benjamin, 2007): le norme di genere influenzano le credenze individuali a proposito del comportamento appropriato per uomini e donne nel contesto del lavoro e della famiglia e queste credenze determinano i comportamenti delle persone nei diversi contesti. Si distingue tra un’ideologia di genere tradizionalista (donne in casa, uomini al lavoro) e un’ideologia egualitaria (partecipazione di entrambi, donne e uomini, al dominio del lavoro e a quello della famiglia). I risultati dello studio di Gaunt e Benjamin (2007) evidenziano che l’esperienza soggettiva dell’IL è determinata dall’interazione tra genere e ideologia di genere. Uomini con un’ideologia di genere tradizionale sperimentano maggiore IL di donne con ideologia tradizionale mentre uomini e donne con ideologia egualitaria sperimentano livelli simili di IL. Nelle donne con ideologia tradizionale, l’IL non è una fonte di stress.

Obiettivo

Lo studio presentato in queste pagine, prende in considerazione l’IL, in quanto richiesta lavorativa, come possibile fonte di esaurimento emotivo. Accanto all’IL, lo studio considera anche il carico di lavoro come ulteriore richiesta e l’autonomia come risorsa lavorativa.

La ricerca è stata realizzata in Portogallo, un contesto nazionale caratterizzato da un sistema di welfare limitato e livelli significativi di lavoro precario con basso accesso a benefit sociali (Palidda, 2009). L’ideologia di genere, in questo paese, sebbene in transizione, appare ancora in prevalenza ancorata a un modello tradizionale (Lewis & Smithson, 2001), con una maggiore centralità del ruolo lavorativo per gli uomini e di quello familiare per le donne (Ciccia & Bleijenbergh, 2014).

In base alla letteratura considerata, lo studio ipotizza che:

H1 Il carico di lavoro presenti una relazione positiva con l’esaurimento emotivo

H2 L’autonomia presenti una relazione negativa con l’esaurimento emotivo

H3 L’IL presenti una relazione positiva con l’esaurimento emotivo

H4 La relazione tra l’IL e l’esaurimento emotivo sia più forte nel sottocampione maschile rispetto a quello femminile.

Metodo

Partecipanti

Hanno risposto al questionario 420 lavoratori interinali portoghesi. Il campione è bilanciato per genere: le donne sono il 55.70% dei rispondenti e gli uomini il 44.30%. Metà dei rispondenti ha un contratto a termine con l’agenzia interinale e l’altra metà ha invece un contratto a tempo indeterminato (all’interno dei due sottocampioni distinti per tipo di contratto la percentuale di donne e uomini è uguale a quella del campione complessivo). Il 29.70% dei rispondenti lavora in un call center, il 27.80% nel commercio, il 22.30% nell’industria estrattiva, il 6.20% nel manifatturiero, il 5.30% nel settore delle costruzioni, il 2.90% nei trasporti, il 2.60% nel settore finanziario-assicurativo e il 3.20% in altro settore. I rispondenti sono prevalentemente diplomati (39.30%), una percentuale significativa ha concluso la scuola dell’obbligo (18.80%), il 25.00% ha conseguito la laurea (di primo o secondo livello) e il 16.70%, infine, è iscritto all’università.

Strumento

Il questionario self-report utilizzato per lo studio ha consentito di rilevare le seguenti variabili, di cui sono riportati i risultati dell’analisi fattoriale esplorativa e il coefficiente di affidabilità (alpha di Cronbach) rilevato in questo studio.

Insicurezza lavorativa (IL) (De Witte, 2000; Kraimer, Wayne, Liden, & Sparrowe, 2005), misurata attraverso una scala composta da 8 item su una scala di accordo da 1 a 5, di cui 1 equivale a Discordo totalmente e 5 a Concordo totalmente. Di questi item 4 sono tratti dalla scala dell’insicurezza lavorativa percepita di De Witte (2000), già utilizzata in un precedente studio portoghese (Chambel & Fontinha, 2009) (e.g. «Tenho a certeza que perderei este emprego» trad. «Sono certo che perderò questo lavoro»), e 4 item sono stati adattati dalla scala di misura della sicurezza lavorativa utilizzata da Kraimer et al. (2005) (e.g. «Não me sinto seguro nesta situação de emprego» trad. «Non mi sento sicuro in questa situazione di impiego»). L’analisi fattoriale esplorativa ha individuato una soluzione monofattoriale, estrazione ML, 43.15% varianza cumulata; α di Cronbach = .85.

Carico di lavoro (Karasek, 1979), misurato attraverso il Job Content Questionnaire (Karasek et al., 1998), già utilizzato in un precedente studio portoghese (Castanheira & Chambel, 2010). La scala è composta da 7 item (e.g. «Tenho demasiado trabalho para fazer» trad. «Ho troppo lavoro da svolgere») su una scala di accordo da 1 a 5, di cui 1 equivale a Discordo totalmente e 5 a Concordo totalmente. L’analisi fattoriale esplorativa ha individuato una soluzione monofattoriale, estrazione ML, 40.85% varianza cumulata; α di Cronbach = .83.

Autonomia (Karasek, 1979), misurata attraverso il Job Content Questionnaire (Karasek et al., 1998), già utilizzato in un precedente studio portoghese (Castanheira & Chambel, 2010). La scala é composta da 4 item (e.g. «Tenho a possibilidade de decidir como organizar o meu trabalho» trad. «Ho la possibilità di decidere come organizzare il mio lavoro») su una scala di accordo da 1 a 5, di cui 1 equivale a Discordo totalmente e 5 a Concordo totalmente. L’analisi fattoriale esplorativa ha individuato una soluzione monofattoriale, estrazione ML, 60.98% varianza cumulata; α di Cronbach = .83.

Esaurimento emotivo (Maslach, Jackson, & Leiter, 1996), misurato attraverso la traduzione del Maslach Burnout Inventory-General Survey (1996), già utilizzato in un precedente studio portoghese (Castanheira & Chambel, 2010). La sottoscala dell’esaurimento emotivo è composta da 5 item (e.g. «Sinto-me desgastado(a) no fim do dia de trabalho» trad. «Mi sento sfinito al termine di una giornata di lavoro»), su una scala di frequenza da 1 a 7, di cui 1 equivale a Mai e 7 a Tutti i giorni. L’analisi fattoriale esplorativa ha individuato una soluzione monofattoriale, estrazione ML, 64.06% varianza cumulata; α di Cronbach = .90.

Procedura

I dati sono stati raccolti coinvolgendo diverse agenzie interinali portoghesi, collocate in tutto il territorio nazionale, compresa l’isola di Madeira. La raccolta dei dati è avvenuta attraverso un questionario self-report somministrato online.

La procedura di somministrazione ha garantito il rispetto dell’anonimato dei rispondenti che hanno potuto ricevere un feedback al termine della compilazione. Non sono stati utilizzati incentivi economici per la partecipazione al progetto.

Dal campione complessivo di 1840 soggetti, è stato estratto il sotto-campione utilizzato nel presente studio, attraverso un campionamento non probabilistico che ha tenuto conto delle seguenti variabili: genere, età, titolo di studio e settore d’impiego.

Analisi dei dati

L’analisi dei dati è stata condotta attraverso l’utilizzo del software IBM Spss Statistics 22 e ha previsto: analisi fattoriale esplorativa (metodo della massima verosimiglianza, ML) e valutazione della fattorializzabilità delle scale (test di adeguatezza campionaria o test di Kaiser-Meyer-Olkin e test di sfericità di Bartlett che hanno restituito risultati positivi); statistiche descrittive per ciascuna scala (media e deviazione standard); calcolo dell’alpha di Cronbach come misura di attendibilità e consistenza interna delle scale; correlazione (r di Pearson) per osservare le relazioni bi-direzionali tra le variabili; analisi della varianza (Anova) per esplorare le differenze rispetto al tipo di contratto e al genere; regressione multipla gerarchica, ponendo come variabile dipendente l’esaurimento emotivo e come variabili indipendenti l’età e il contratto al primo step, l’IL e il carico di lavoro al secondo step, l’autonomia al terzo step. L’analisi delle correlazioni e la regressione multipla sono state calcolate sia sul campione complessivo sia sui due sotto-campioni distinti per genere.

Risultati

L’analisi della varianza (Tabella 1) evidenzia una certa omogeneità dei partecipanti con riferimento alle variabili indagate. Come si osserva, l’IL non varia né in relazione al tipo di contratto né in relazione al genere, così come il carico di lavoro. L’autonomia è percepita in misura lievemente maggiore da chi ha un contratto a tempo indeterminato (F = 6.05, p = .01); questi ultimi riportano anche livelli lievemente inferiori di esaurimento emotivo (F = 6.16, p = .01). L’esaurimento emotivo è inoltre lievemente superiore nel sottocampione maschile (F = 4.96, p = .02).

Tabella 1 Analisi della varianza rispetto a tipo di contratto e genere

Schermata 2015-11-17 alle 08.50.54

Le Tabelle 2 e 3 illustrano le correlazioni tra le variabili, complessive e distinte in relazione al genere. Come si osserva, l’IL, nel campione complessivo, correla positivamente con il carico di lavoro e con l’esaurimento emotivo e negativamente con l’autonomia. Quando però i dati sono relativi ai due sottocampioni (Tabella 3), la correlazione tra IL e carico di lavoro permane solo nel sottocampione maschile.

Tabella 2 Medie, deviazioni standard, alpha di Cronbach e correlazioni di Pearson campione totale

Schermata 2015-11-17 alle 08.52.48Nota. N = 420. ** p < .01. * p < .05.

Tabella 3 Medie, deviazioni standard, alpha di Cronbach e correlazioni di Pearson campione diviso per genere (maschi sopra la diagonale, femmine sotto la diagonale)

Schermata 2015-11-17 alle 08.55.30Nota. N = 186 maschi, N = 234 femmine. ** p < .01. * p < .05.

Dall’analisi di regressione sul campione totale (Tabella 4), ponendo l’esaurimento emotivo come variabile dipendente, si può osservare l’assenza di relazione tra età ed esaurimento emotivo. Il contratto presenta un beta positivo solo al primo step. L’IL presenta una relazione positiva con l’esaurimento emotivo. La relazione più forte, di segno positivo, è quella tra il carico di lavoro e l’esaurimento emotivo. L’autonomia, infine, presenta un beta negativo.

Tabella 4 Regressione multipla. Variabile dipendente: esaurimento emotivo

Schermata 2015-11-17 alle 08.56.46Nota. N = 420. ** p < .01. * p < .05.

L’analisi di regressione distinta per genere (Tabella 5) presenta un quadro diverso: nel sottocampione maschile l’IL presenta un beta superiore a quello del carico di lavoro, nella relazione con l’esaurimento emotivo. Nel sottocampione femminile invece l’IL non presenta alcuna relazione con l’esaurimento emotivo; il carico di lavoro è la variabile con la relazione più forte e significativa. L’autonomia presenta un beta negativo, di lieve entità, solo nel sottocampione femminile.

Tabella 5 Regressione multipla. Variabile dipendente: esaurimento emotivo (campione diviso per genere)

Schermata 2015-11-17 alle 08.57.19Nota. N = 186 maschi. N = 234 femmine. ** p < .01.* p < .05.

Discussione 

Lo studio realizzato ha preso in considerazione la relazione tra l’IL e l’esaurimento emotivo in un campione di lavoratori interinali portoghesi (con contratto a tempo indeterminato e determinato), dedicando particolare attenzione alle differenze di genere e controllando gli effetti di due principali determinanti dell’esaurimento emotivo (jd-r model; Bakker & Demerouti, 2007), il carico di lavoro (in quanto richiesta lavorativa) e l’autonomia (in quanto risorsa lavorativa).

Le prime due ipotesi dello studio, inserite nella cornice del jd-r model, sono state confermate dai dati. Nel campione complessivo il carico di lavoro presenta una relazione positiva e significativa con l’esaurimento emotivo e l’autonomia presenta una relazione significativa negativa, seppure di debole entità, con l’esaurimento emotivo. Questi dati cambiano però nei due sottocampioni distinti per genere: il carico di lavoro e l’autonomia sembrano avere un impatto sull’esaurimento solo per le donne mentre negli uomini IL e carico di lavoro presentano la medesima relazione con l’esaurimento emotivo. Da questi risultati emerge anche che l’autonomia appare una risorsa di possibile contenimento dell’esaurimento emotivo solo nel sottocampione femminile. Quanto alla terza ipotesi, dunque, essa può essere discussa in relazione all’ultima: l’IL presenta una relazione positiva con l’esaurimento emotivo che, distinguendo il campione in base al genere, si conferma solo nel sottocampione maschile.

Questi dati suggeriscono l’esistenza di dinamiche di lavoro ancora profondamente diverse in relazione al genere: donne e uomini, probabilmente in relazione allo specifico contesto culturale di lavoro e vita, non percepiscono differenze nei “livelli” di IL, in linea con precedenti studi (Berntson et al., 2010), ma la vivono in misura diversa, con conseguenze differenti rispetto al loro benessere. In un contesto culturale quale quello portoghese, in cui il ruolo lavorativo è ancora oggi centrale più per gli uomini che per le donne (Ciccia & Bleijenbergh, 2014), l’IL concorre a determinare vissuti di esaurimento emotivo solo nei primi, gli uomini.

Questi risultati, seppure raccolti attraverso uno studio che ha diversi limiti (è cross-section, utilizza principalmente misure self-report, utilizza un campione non rappresentativo di tutta la popolazione), suggeriscono di approfondire lo studio delle differenze di genere in relazione all’IL e ai suoi effetti sul benessere e sul malessere al lavoro, tenendo conto della variabilità legata alle culture nazionali. In questo senso sarebbe opportuno ampliare la ricerca cross-culturale, confrontando paesi caratterizzati da ideologie di genere differenti e diversi sistemi di welfare.

Questi studi, oltre a fornire evidenze scientifiche all’interno del dibattito in tema di sicurezza dell’occupazione, possono essere utili strumenti per influenzare i discorsi politici attorno al tema del mercato del lavoro e della sua “vulnerabilità”, effettiva e percepita. I risultati di queste ricerche possono altresì rappresentare conoscenze importanti all’interno della definizione del profilo professionale dei counselor di carriera nella direzione di fornire quadri concettuali ed evidenze empiriche efficaci a fare da cornice al difficile lavoro di supporto all’altro nella costruzione di una progettualità di lavoro e vita, “oltre” la crescente frammentarierà delle esperienze.

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