Orientamento a scuola

Guidance at school

a cura di Speranzina Ferraro

Dirigente Ministero dell’istruzione, dell’Università, della Ricerca. Responsabile nazionale per la dispersione e l’orientamento, Roma, Italia

Il 25 giugno 2015 il Senato della Repubblica ha approvato il Disegno di legge, relativo alla “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”. Il disegno di legge testimonia l’attenzione del legislatore verso la scuola (e questo è molto positivo!) e individua le priorità nazionali per la riforma della scuola nella direzione di una società e di un’economia globali, capace di promuovere la realizzazione della persona e lo sviluppo dell’occupabilità.

Tante volte abbiamo ripetuto l’urgenza di un cambiamento della scuola per rispondere alle sfide del futuro e di quei cambiamenti, che l’incertezza del nostro tempo non ci consente di prefigurare.

La scuola, che per sua missione prepara al futuro, non può che essere centrale nel disegnare il nuovo modello di sviluppo, ma perché questo avvenga, è necessario partire dalla riforma dell’attuale modello, in quanto non più funzionale al cambiamento della società né in linea con le esigenze nuove del mondo del lavoro e dell’economia.

La centralità della scuola è ben presente nel disegno di legge e questo va riconosciuto ed enfatizzato. È la prima volta che si parla di una scuola che metta in grado ogni giovane, futuro cittadino, di affrontare il cambiamento ogni volta che sia necessario, di affrontare le sfide, di acquisire sempre nuove competenze, cioè di un uomo, di un cittadino e di un professionista competente e resiliente, solidale e inclusivo, responsabile e consapevole.

Questi gli aspetti positivi, ma bisogna anche riconoscere che rimangono nel documento approvato molte contraddizioni e, soprattutto, molte lacune.

Forse perché ci saremmo aspettati di vedere, finalmente, riconosciuto l’orientamento nella sua centralità, nella sua dimensione strategica e trasversale e soprattutto nel ruolo che ha nella formazione della “persona” nella sua interità.

È vero, l’art. 1, comma 7, lettera s), individua tra gli obiettivi formativi, individuati come prioritari, anche la “definizione di un sistema di orientamento”, indicazione certamente importante e significativa, a cui non seguono specifiche e concrete indicazioni specie riguardo alla formazione iniziale e continua dei docenti.

È giusto dire che va definito un sistema nazionale di orientamento, ma senza iniziare ancora una volta da zero, perché davvero non siamo all’anno zero. Vanno, infatti, ricordati i due interventi importanti del MIUR in materia, con cui prima nel 2009 e poi nel 2014 sono state emanate le “Linee guida per l’orientamento permanente” per le scuole di ogni ordine e grado, che possono costituire il punto di partenza per la costruzione dei un sistema di orientamento di cui la scuola, la società e l’economia del nostro Paese hanno assoluto bisogno.

Auspichiamo, pertanto, che il testo approvato, che prefigura la Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione, porti, prima di tutto, alla revisione della formazione iniziale dei docenti di ogni ordine e grado. Il futuro docente deve acquisire la consapevolezza che la disciplina che farà conoscere e apprendere ai suoi studenti costituisce lo strumento, il veicolo, il mezzo per far acquisire quelle conoscenze e competenze che li mettano in grado poi di affrontare qualunque complessità nella vita privata e professionale e di svolgere qualunque compito o prestazione.

Forse, bisognerebbe avere il coraggio di cambiare nome all’orientamento per superare le tante ambiguità che si sono consolidate intorno all’uso di tale termine, per traghettare verso una nuova dimensione ove l’orientamento, anzi meglio l’orientamento formativo, sia riconosciuto come una dimensione educativa che investe il processo globale di crescita della persona nei contesti sociali, formativi e lavorativi e che si estende lungo tutto l’arco della vita.

L’orientamento, nell’accezione proposta e veicolata dalle Linee guida del MIUR, è, infatti, un diritto del cittadino, di qualunque età, e comprende una serie di attività finalizzate a mettere in grado il cittadino di ogni età ed in ogni momento della sua vita di:

  • identificare i suoi interessi, capacità, competenze e attitudini;

  • identificare opportunità e risorse e metterle in relazione con i vincoli e i condizionamenti;

  • prendere decisioni in modo responsabile in merito all’istruzione, alla formazione,

all’occupazione e al proprio ruolo nella società;

  • progettare e realizzare i propri progetti sia personali sia professionali;

  • gestire percorsi attivi nell’ambito dell’istruzione, della formazione e del lavoro e in tutte

quelle situazioni in cui le capacità e le competenze sono messe in atto.

L’orientamento, perciò, non è più, o non è solo, lo strumento per gestire la transizione o le transizioni tra una scuola e un’altra, ma diventa la dimensione chiave per aiutare la persona, in ogni fase della vita, a realizzare in maniera autonoma e responsabile il suo progetto di vita (nella dimensione sociale e personale).

È questa la dimensione educativa dell’orientamento, che dovrebbe essere al centro della formazione iniziale di ogni docente, affinché apprenda come tradurre il proprio insegnamento in termini orientativi, per accompagnare e sostenere la formazione globale della persona, a partire dalla scuola dell’infanzia.

Il compito che la scuola ha nella formazione del minore è, infatti, preliminare e funzionale agli interventi successivi da parte di altri Soggetti o Istituzioni.

Può tornare utile, in questo caso, ricordare la distinzione, chiaramente indicata da Maria Luisa Pombeni, tra i compiti orientativi della scuola, ripresi nelle Linee guida MIUR, e quelli dei Servizi specialistici:

“l'azione di orientamento della scuola nei confronti dei propri alunni si articola in una gamma diversificata di interventi. Alcune attività, di carattere collettivo, vengono rivolte a tutti gli studenti:

  • per garantire lo sviluppo delle competenze orientative generali (didattica orientativa),

  • per promuovere il successo formativo (accompagnamento/tutorato scolastico),

  • per costruire competenze progettuali (educazione all'auto-orientamento).

Altri servizi invece, di carattere personalizzato, integrano e potenziano lo sviluppo di quelle competenze orientative non pienamente raggiunte con la partecipazione ad attività di tipo collettivo.

L'insieme dei servizi orientativi offerti dalla scuola viene gestito in parte attraverso l'impegno di figure professionali che esercitano una funzione orientativa nel quadro della propria mission specifica di docente-formatore ed, in parte, con il contributo di figure dedicate (orientatori e/o consulenti di orientamento) dei servizi territoriali, condividendo con tutti gli attori sociali una logica da sistema integrato di orientamento.”

Giustamente il disegno di legge enfatizza l’importanza di interventi nella scuola quali l’alternanza scuola-lavoro e le esperienze di tirocinio e stage da generalizzare e da sostenere in tutte le tipologie di scuola secondaria di secondo grado.

A tal proposito val la pena ricordare e sottolineare quanto sia importante che l’alternanza, secondo modalità diverse e individuabili di volta in volta, diventi nella scuola una concreta esperienza di avvicinamento al mondo del lavoro per gli studenti di tutti gli ordini e gradi. L’alternanza, infatti, è uno strumento di supporto all’orientamento, in particolare nei momenti di scelta e di transizione, ma costituisce anche uno strumento per riportare nella scuola l’etica del lavoro e il suo valore indiscutibile nella società attuale.

Fare alternanza, però, non significa fare orientamento.

Forse potremmo dire più correttamente che orientare è educare, cioè educare l’uomo e il cittadino di domani.

È questa la sfida che vorremmo che il disegno di riforma della scuola cogliesse.

Roma, 4 luglio 2015.

                     Speranzina Ferraro

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