Vol. 17, n. 2, giugno 2024 — pp. 84-85

RECENSIONI/REVIEWS

a cura di (edited by) Annamaria Di Fabio

Querzé, R. (2023).

Donne e lavoro. Rivoluzione in sei mosse.

Posteditori, pp. 204

Il volume, considerando una prospettiva economica, si focalizza sulla questione dell’occupazione femminile nel mercato del lavoro italiano, mostrando come si configuri ancora una delle principali sfide della modernizzazione nel nostro Paese. Viene sapientemente sottolineato il concetto di iniquità per le donne italiane in termini di accesso al lavoro, condizioni contrattuali, retribuzioni, carriere, portando a evidenziare gravi conseguenze per le donne stesse come persone e anche per la società nel suo complesso, con una diminuzione del benessere e un declino demografico.

Le criticità che in particolare l’autrice individua riguardano la difficoltà nel conciliare il lavoro con la maternità, il fatto che i lavori precari siano maggiormente riservati alle donne, la questione che mettersi in proprio per una donna risulti praticamente una mission impossible. Il volume affronta ciascuna di queste criticità, delineando dettagliatamente la situazione, dando voce alle donne che hanno dovuto affrontare questi problemi, descrivendo le possibili misure che attualmente sono state messe in campo. Relativamente alla sua articolazione il testo è composto da sei capitoli.

Il primo capitolo tratta il tema della conciliazione tra maternità e lavoro, sottolineando come per le madri vi sia spesso una solo apparente libertà di lavorare. Nel capitolo l’autrice suggerisce alcune possibili soluzioni: asili nido gratuiti, sgravi per chi assume colf, baby-sitter e badanti; un migliore utilizzo dei fondi pubblici per incentivare il lavoro femminile, andare oltre l’organizzazione fordista del lavoro che presuppone il lavoratore totalmente dedito alla sua occupazione retribuita.

Il secondo capitolo è relativo al lavoro di cura che è gratuito e spesso riservato solo alle donne, proponendo che la condivisione del lavoro di cura passi da istanza privata a istanza collettiva. L’autrice sottolinea inoltre che per le donne non si tratta di rinnegare una loro competenza relativa al lavoro di cura, ma di rivendicarne il valore e l’importanza, da un lato, e dall’altro affiancare questa presa di coscienza con una vera condivisione al cinquanta per cento dei compiti domestici. È necessaria anche una mobilitazione di risorse per rendere accessibili alle famiglie l’aiuto di colf, baby-sitter e badanti.

Il terzo capitolo si occupa della questione dello squilibrio dei salari tra uomini e donne, sottolineando che queste ultime hanno salari più bassi. Nel nostro Paese, la parità retributiva è formale ma non sostanziale, le donne sono concentrate nei settori meno retribuiti, non fanno carriera, hanno contratti precari e vengono penalizzate in busta paga. Le prospettive di miglioramento potrebbero riguardare la certificazione di genere per le organizzazioni, così come politiche maggiormente in linea con la Comunità Europea per la parità salariale.

Il quarto capitolo affronta la questione della progressione di carriera delle donne e degli ostacoli che possono incontrare. L’autrice propone possibili soluzioni legate a una nuova idea di carriera per le donne promossa da una nuova leadership basata sul senso di responsabilità dei dipendenti, un’organizzazione del lavoro che contempli la vita privata, rendere meno onerosa la certificazione di genere e premiare di più le imprese che la adottano, favorire la consapevolezza delle donne al vertice.

Il quinto capitolo sottolinea il problema del precariato per le donne alle quali vengono più spesso assegnati posti «di serie c». L’autrice propone dunque un confronto con le parti sociali in relazione alla precarietà femminile, una flessibilità contrattata per suddividere in modo equo i vantaggi per l’impresa e per la lavoratrice, chiarezza e coerenza sulla maternità per chi ha contatti precari.

Il sesto capitolo affronta il tema dell’impresa al femminile, enfatizzando il valore del dare maggiori garanzie pubbliche per sostenere il credito femminile. L’autrice sottolinea inoltre il valore di spiegare fin dalla scuola dell’obbligo che l’impresa è una possibilità, potenziare i fondi di garanzia sul credito per le donne, valutare senza sconti la bontà delle idee imprenditoriali delle donne, mettere ordine tra le agevolazioni disponibili per le imprese femminili e nella maternità per le imprenditrici che spesso non hanno consapevolezza dei loro diritti.

Rivolgendosi sia alle donne che agli uomini, con una sapiente consapevolezza esternata, in quanto soltanto insieme sarà possibile apportare un cambiamento e raggiungere nuovi equilibri, il testo costituisce uno strumento di riflessione e di empowerment prezioso, delineando possibili percorsi da intraprendere per compiere una rivoluzione positiva, adattiva e di grande utilità sotto tutti i profili in relazione alla questione «Donne e lavoro».

Annamaria Di Fabio1


  1. 1 Università degli Studi di Firenze.

 

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