Il tema della scelta di carriera in relazione alla fase di transizione dalla scuola al mondo del lavoro è diventato un focus rilevante della ricerca e della pratica in contesti della consulenza di orientamento. Scegliere cosa «fare da grandi», quali competenze specifiche sviluppare o in quale direzione orientare i propri sforzi di apprendimento sembrano compiti semplici che attendono tutti i giovani nei momenti di transizione e di passaggio dalla scuola all’università e dall’università al mondo del lavoro. Tuttavia, si tratta di compiti di sviluppo cruciali per la costruzione della futura identità lavorativa per i quali non sempre gli studenti sono preparati e/o adeguatamente supportati dal contesto familiare, sociale, culturale che li circonda. Invero, il processo di career decision making diventa ancora più saliente in riferimento alle richieste di uno scenario quale quello contemporaneo nel quale è difficile sviluppare traiettorie professionali chiare e dai confini netti e spesso la grande ricchezza di informazioni e di fonti cui attingere per fare una scelta «consapevole» può rischiare di diventare un elemento potenzialmente disorientante.

Nell’ambito della letteratura scientifica di settore molti sono stati i contributi che negli ultimi decenni hanno offerto un’importante chiave di lettura a questa evidenza.

Nel loro studio seminale, Gati, Krausz e Osipow (1996) hanno sottolineato come il processo di career decision making sia di fatto un percorso complesso e ricco di difficoltà, sia in una fase preparatoria della scelta che nel momento in cui questa scelta effettivamente si compie. Prima di scegliere, secondo gli autori, le difficoltà potrebbero derivare dalla sensazione di non essere pronti per questo passo per motivazioni svariate quali ad esempio scarsa motivazione, indecisione, una non piena conoscenza del processo di presa di decisione e infine per la presenza di miti disfunzionali circolanti nel contesto significativo di riferimento. Durante il processo invece si potrebbe verificare una difficoltà nella presa di decisione in funzione di altre due motivazioni: mancanza di informazioni circa se stessi e circa le proprie ambizioni e competenze, oppure circa le possibili opzioni di scelta occupazionale, circa le fonti presso le quali ottenere le informazioni utili alla scelta o ancora a causa dell’inconsistenza o scarsa affidabilità delle informazioni raccolte e infine anche a causa di conflitti interni ed esterni alla decisione stessa.

Numerose evidenze empiriche successive a questo studio pioneristico (Amir & Gati, 2006; Mau, 2004; Osipow & Gati, 1998; Saka, Gati, & Kelly, 2008) hanno inoltre mostrato come il costrutto di career decision making difficulties sia significativamente correlato a caratteristiche di personalità e ad alcune risorse emotive e cognitive quali ad esempio l’autoefficacia percepita nel career decision making (Di Fabio & Palazzeschi, 2010; Gati et al., 2010; Saka & Gati, 2007). Quest’ultima, infatti, rappresenta un altro tassello rilevante nel processo di scelta. L’autoefficacia percepita rispetto alla propria capacità di prendere una decisione di carriera coerente con le proprie attese è dunque un predittore significativo del career commitment (Chung, 2002) e di futuri comportamenti di esplorazione di carriera (Gushue et al., 2006), pertanto potrebbe rappresentare un fattore di protezione nell’esperienza di vita lavorativa.

In particolare, in riferimento agli studenti di scuola superiore, target scelto da questo studio, diverse ricerche hanno evidenziato come accanto a questi fattori un ruolo rilevante nel processo di career decision making sia giocato dai modelli familiari (Gati & Saka 2001; Germeijs & Verschueren, 2007; Hargrove, Creagh & Burgess, 2002; Hargrove, Inman & Crane, 2005; Nezrin & Ozge, 2008; Slaten & Baskin, 2014; Sovet & Metz, 2014) che si rivelano importanti predittori dell’autoefficacia percepita nella scelta e delle eventuali difficoltà nel processo (Lease Dahlbeck, 2009; Nota, Ferrari, Solberg, & Soresi, 2007). Diversi studi confermano infatti come la famiglia di origine rappresenti il contesto culturale nel quale i giovani sviluppano rappresentazioni della carriera, valori e significati associati a essa che di fatto influenzano le loro scelte e le risorse cognitive ed emotive che essi utilizzano per affrontarle (cfr. Whiston & Keller, 2004 per una rassegna sul tema).

Partendo dalle evidenze sin qui riportate, l’obiettivo dello studio è pertanto quello di comprendere se e in che misura il contesto familiare e le aspettative dei genitori possano influire sul processo di career decision making e in particolare sulle difficoltà percepite nella scelta e sull’autoefficacia percepita rispetto a questo importante compito di sviluppo nella transizione dalla scuola superiore all’università e/o al mondo del lavoro.

Nello specifico, il presente studio ha inteso verificare le seguenti ipotesi:

– H1: la percezione del contesto familiare influenza le difficoltà nella scelta di carriera esperite dagli studenti;

– H2: la percezione del contesto familiare influenza l’autoefficacia percepita nel processo di career decision making;

– H3: le aspettative genitoriali influenzano le difficoltà di scelta di carriera;

– H4: le aspettative genitoriali influenzano l’autoefficacia percepita nel processo di career decision making.

 

 

Metodo

 

Partecipanti

 

I partecipanti alla ricerca sono stati 169 studenti iscritti presso un liceo scientifico e un istituto tecnico della provincia di Bari così ripartiti: 109 ragazzi iscritti al Liceo Scientifico, di cui 85 ragazzi delle classi quinte e 24 ragazzi delle classi quarte; 60 ragazzi iscritti all’Istituto Tecnico Industriale, di cui 34 ragazzi delle classi quinte e 26 delle classi quarte. L’età media dei partecipanti è pari a 18-17 anni. Inoltre, il 63.9% è costituito da donne e il 36.1% da uomini, il 63.9% frequenta il quinto anno della scuola secondaria superiore e il 29.6% frequenta il quarto.

 

Strumenti

 

Lo strumento adottato ai fini della ricerca è stato un questionario articolato in due distinte aree: una finalizzata a raccogliere le informazioni socio-anagrafiche dei partecipanti e un’altra comprendente le scale scelte per indagare i costrutti che si ipotizza siano tra loro in relazione nel processo di career decision making.

Nello specifico, nella prima sezione sono state raccolte informazioni relative al genere, all’età e alla classe frequentata. Seguono domande relative al livello d’istruzione e al tipo di occupazione dei genitori.

Nella seconda sezione, trovano spazio alcune scale volte a indagare le variabili oggetto di studio.

La prima variabile indagata riguarda le difficoltà incontrate nel processo di career decision making, misurato attraverso il Career Decision-Making Difficulties Questionnaire (Gati, Krausz, & Osipow, 1996; traduzione e validazione italiana a cura di Di Fabio & Palazzeschi, 2010, 2013). La scala è composta di 32 item suddivisi in tre dimensioni: 1) mancanza di informazioni (es. «Trovo difficile decidere cosa fare da grande perché non possiedo sufficienti informazioni circa la varietà di ambiti professionali che esistono»); 2) inconsistenza delle informazioni (es. «Trovo difficile decidere cosa voglio fare da grande perché non so come ottenere informazioni aggiornate e accurate circa le possibili occupazioni e/o i percorsi formativi professionalizzanti e circa le loro caratteristiche»); 3) mancanza di prontezza (es. «Trovo difficile decidere cosa voglio fare da grande perché le mie preferenze professionali cambiano costantemente») (α=.86).

La seconda variabile è la percezione del contesto familiare misurata attraverso la scala Family Environment, elaborata da Moos e Moos nel 1994 e composta di 89 item. La scala misura tre dimensioni in particolare: 1) la natura e l’intensità delle relazioni personali all’interno dell’ambiente familiare (es. «I membri della mia famiglia si aiutano e si supportano reciprocamente»); 2) la crescita personale esperita nel contesto familiare (es. «Nella mia famiglia, spesso parliamo di problemi politici e sociali»); 3) il sistema di regole che vige nel contesto familiare (es. «Nella mia famiglia siamo liberi di fare ciò che ci pare») (α=.83).

Ancora, la terza variabile oggetto di indagine è relativa alle aspettative genitoriali misurate attraverso la Parental Expectation scale (Wang & Heppner, 2002). Tale scala è composta da 32 items raggruppati in tre sottoscale: 1) la maturità personale (es. «I miei genitori si aspettano che io sia responsabile»); 2) il successo scolastico (es. «I miei genitori si aspettano che superi gli esami universitari brillantemente»); 3) le preoccupazioni nutrite dai genitori nei confronti dei propri figli (es. «I miei genitori si aspettano che io scelga le persone con cui uscire in base alla qualità del loro contesto familiare») (α=.87).

Infine, l’ultima variabile riguarda l’autoefficacia nel Career Decision Making ed è misurata attraverso la scala di Career Decision Making Self Efficacy elaborata da Betz, Klein e Taylor (1996) composta di 25 items articolati in cinque dimensioni: 1) autovalutazione (es. «Scegliere una professione che si adatta al mio modo di vivere»); 2) ricerca di informazioni sulla professione da intraprendere (es. «Cercare informazioni sullo stipendio annuo medio previsto per le professione che vorrei intraprendere»); 3) selezione dell’obiettivo (es «Scegliere un percorso di studi o una professione che risponda ai miei interessi»); 4) pianificazione (es. «Identificare alternative formative e professionali se la prima scelta dovesse fallire»); 5) problem solving (es. «Cambiare corso di laurea se non mi dovesse piacere») (α=.92).

Per tutte le scale descritte, ai partecipanti è stato chiesto di indicare il proprio grado di accordo/disaccordo con ciascuna affermazione proposta utilizzando una scala Likert da 1 (completamente in disaccordo) a 5 (completamente d’accordo).

 

Procedura

 

I partecipanti, 169 studenti frequentanti il IV e il V anno degli istituti di istruzione secondaria superiore, sono stati convocati in plenaria e sono stati invitati a compilare il questionario in forma cartacea seduta stante. Il gruppo di ricerca ha presentato gli obiettivi della ricerca, ribadendo che i dati raccolti sarebbero stati utilizzati in forma aggregata a soli fini di ricerca.

Le risposte fornite sono state trattate nel rispetto delle disposizioni previste dall’art 13 del D.lgs 101/2018 relativamente alla tutela dei dati personali. Per gli studenti minorenni è stato incluso un modulo per l’autorizzazione da parte dei genitori alla compilazione. Tale modulo è stato consegnato all’atto della riconsegna del questionario, ma da esso separato.

 

Analisi dei dati

 

Al fine di testare le ipotesi e di verificare il ruolo nell’ambiente familiare e delle aspettative genitoriali sui processi di scelta dei giovani che si apprestano a fare una scelta circa il proprio futuro formativo e professionale, sono state effettuate delle regressioni gerarchiche lineari condotte mediante software di analisi statistica SPSS.

 

 

Risultati

 

Le analisi di regressione gerarchica lineare hanno permesso di verificare l’impatto delle variabili indipendenti, ovvero l’ambiente familiare (FES) legato al sistema di regole familiari condiviso, alla qualità dei rapporti familiari e al sostegno alla crescita personale, e le aspettative genitoriali (PE) sulla maturità personale dei ragazzi e sul loro successo scolastico, sulle variabili dipendenti, ovvero le difficoltà percepite dai ragazzi nella presa di decisione (CDMD) e il senso di autoefficacia nei processi di pianificazione della carriera (CDMSE).

In merito alla prima ipotesi relativa all’impatto del contesto familiare sulle difficoltà percepite dai ragazzi nei processi di decision making, la regressione gerarchica lineare ha confermato che l’ambiente familiare offre un contributo statisticamente significativo in relazione alle difficoltà di scelta percepite (β = .34, p < .001) (Tabella 1).

 

Tabella 1- Regressione gerarchica lineare (Variabile Dipendente: Career Decision Making Difficulties)

 

Manuti_tabella_1

 

Allo stesso modo, il modello di regressione ha confermato anche la seconda ipotesi sottolineando il contributo della percezione del contesto familiare anche in relazione alla percezione di autoefficacia che i ragazzi sviluppano nelle scelte di carriera (β = .25, p < .001) (Tabella 2).

 

Tabella 2 - Regressione gerarchica lineare (Variabile Dipendente: Career Decision Making Self Efficacy)

 

Manuti_tabella_2

 

 

In merito all’H3, che considera le aspettative genitoriali come determinanti per la percezione di difficolta nelle scelte dei figli, la regressione lineare ha mostrato che le due variabili non sono in rapporto tra loro e dunque l’ipotesi non può essere confermata (β = -.01, p = .908) (Tabella 3).

 

Tabella 3 - Regressione gerarchica lineare (Variabile Dipendente: Career Decision Making Difficulties)

 

 

Manuti_Tabella_3

 

 

Al contrario, l’H4 appare confermata in quanto l’analisi di regressione ha evidenziato il contributo significativo delle aspettative genitoriali sulla percezione di autoefficacia dei ragazzi nella gestione dei problemi connessi alla scelte del proprio futuro (β = .540, p < .001) (Tabella 4).

 

Tabella 4 - Regressione gerarchica lineare (Variabile Dipendente: Career Decision Making Self Efficacy)

 

 

Manuti_tabella_4

 

 

Discussione

 

Le analisi effettuate per verificare il ruolo del contesto familiare e delle aspettative genitoriali sui processi di scelta e sull’autoefficacia percepita dai figli ha mostrato una quasi totale conferma delle ipotesi di ricerca. Nello specifico, la regressione lineare evidenzia come esista una incidenza significativa dell’ambiente familiare sia sulle difficoltà percepite dai ragazzi nei processi di scelta, che sul senso di autoefficacia maturata dai ragazzi nell’affrontare efficacemente tale momento di transizione. In particolare, i risultati enfatizzano quanto la qualità dei rapporti familiari, il sistema di regole trasmesso ai figli e la cura e l’attenzione alla crescita dei figli siano delle componenti che giocano un ruolo fondamentale nei processi di scelta e soprattutto nel sostenere i ragazzi nelle difficoltà del processo di scelta. Nelle fasi di transizione verso l’età adulta, infatti, numerose possono essere le difficoltà da superare e pertanto il supporto genitoriale consente ai ragazzi di attivare strategie esplorative per identificare le future possibilità di carriera e sviluppare le capacità necessarie per affrontare le diverse sfide connesse allo sviluppo di carriera. Di fronte a molte difficoltà e incertezze, infatti, gli studenti, anche universitari, hanno ancora bisogno di una guida esterna, e gli interventi e i suggerimenti forniti dai loro genitori non possono essere facilmente sostituiti (Bryant, Zvonkovic, & Reynolds, 2006). Gli studi di Dietrich & Kracke (2009) dimostrano, infatti, che il supporto genitoriale nell’esplorazione delle possibilità di carriera, le interferenze dei genitori nelle scelte, così come il mancato coinvolgimento dei genitori nelle scelte di carriera dei figli influenzano significativamente lo sviluppo delle strategie di esplorazione della carriera e le difficoltà decisionali degli adolescenti, nonchè l’autoefficacia percepita nella costruzione di carriera degli studenti universitari (Dietrich & Kracke, 2009; Zhao, Lim, & Teo, 2012).

Le analisi effettuate, invece, sul ruolo delle aspettative genitoriali nelle capacità di decision making dei figli e sul senso di autoefficacia nella costruzione della propria carriera mostrano una parziale conferma delle ipotesi. Le aspettative genitoriali, infatti, pare giochino un ruolo significativo esclusivamente sul senso di autoefficacia percepita dai ragazzi, ovvero sul grado di fiducia che essi attribuiscono alle loro potenzialità, competenze e capacità di raggiungere un determinato obiettivo e gestire il proprio percorso di vita.

Le aspettative dei genitori modellano nel proprio figlio il senso di «essere capace di», ovvero la percezione di avere quelle abilità specifiche per svolgere con successo un determinato compito; formano nel proprio figlio la convinzione di «sapere di saper fare», ottenendo quella marcia in più, indispensabile in tale processo decisionale. D’altronde l’influenza dei genitori sui processi decisionali e di esplorazione della carriera è stata ampiamente documentata in letteratura. Ad esempio, è stato dimostrato che il supporto genitoriale aumenta l’autoefficacia del coinvolgimento nel processo decisionale (Kush & Cochran, 1993), predice l’autoefficacia correlata alla carriera e i comportamenti di scelta (Turner, Alliman-Brissett, Lapan, Udipi, & Ergun, 2003; Turner & Lapan, 2002; Turner, Steward, & Lapan, 2004), ed è la principale influenza «ambientale» sulle aspettative di carriera per ragazzi e ragazze (Paa & McWhirter, 2000).

Non è invece emersa alcuna relazione significativa tra le aspettative genitoriali e le difficoltà percepite nelle scelte di carriera. Ciò evidenzia che nel presente studio, le aspettative dei genitori non hanno influito sulle difficoltà avvertite dal ragazzo nel processo decisionale. In particolar modo non hanno determinato una mancanza di informazioni o delle informazioni incoerenti, generando ad esempio una notevole confusione nei dati rilevati dai ragazzi. Inoltre, tali aspettative non hanno in alcun modo determinato una mancanza di prontezza nel processo di scelta, generando ad esempio una mancanza di motivazione nei figli o delle percezioni distorte sulle personali aspettative o credenze in relazione all’occupazione desiderata.

In definitiva, i risultati mostrano interessanti conclusioni utili allo sviluppo delle pratiche di orientamento, tenendo conto della significativa influenza che i genitori hanno nel processo di transizione dei figli verso l’università e/o il mercato del lavoro.

Se da un lato, il processo di orientamento si intende come un percorso che si sviluppa lungo tutto l’arco della vita e che matura progressivamente nella persona attraverso l’acquisizione di risorse specifiche, definite «competenze orientative» (De Crisenoy & Preterre, 2000; Fielding, 2000; Guglielmi & Pombeni, 2003), dall’altro diventa necessario considerarlo nella sua interezza, includendo tutti gli attori che lungo il processo e in differenti modi intervengono a influenzare scelte e decisioni. Un focus interessante su cui si è concentrata negli ultimi anni la riflessione sulle indicazioni pratiche per lo sviluppo di percorsi di orientamento efficaci, infatti, è rappresentato dall’acquisizione e sviluppo delle competenze orientative dei ragazzi, quali la capacità di analizzare le risorse personali a disposizione per realizzare il proprio progetto, la capacità di esaminare le opportunità concrete a disposizione per la realizzazione di tale obiettivo, la capacità di individuare obiettivi chiari sulla base si motivazioni reali, la capacità di assumere decisioni in funzione della realizzazione di tali obiettivi, di progettare concretamente e autonomamente le strategie più funzionali al raggiungimento di tali obiettivi e di monitorare e valutare la realizzazione progressiva del progetto di carriera che ci si è costruiti. Tuttavia, a fronte dell’utilità di costruire percorsi finalizzati allo sviluppo di queste importanti competenze, si rende necessario pensare a delle azioni orientative che abbiano come target proprio i genitori. Gli obiettivi principali di queste azioni dovrebbero essere quelli di esplorare le rappresentazioni e le attese di ruolo nei confronti dei figli, di individuare i confini, i vincoli e le opportunità per socializzare il processo di orientamento, di comprenderne i modi e le fonti di influenza, di aumentare la consapevolezza circa il loro importantissimo ruolo nei processi di orientamento, poiché esercitano un’inverosimile pressante influenza sullo sviluppo vocazionale dei propri figli (Pombeni & Guglielmi, 2000). Diverse possono essere infatti le influenze esercitate dai genitori, talvolta negativamente e talvolta inconsapevolmente, sui percorsi di scelta dei propri figli, come ad esempio la tendenza a drammatizzare le scelte scolastiche e lavorative dei figli attribuendogli maggiore importanza rispetto a quella che rivestono realmente, la classica tendenza a trasferire le proprie aspettative e i propri desideri sui figli, o la tendenza a selezionare le informazioni circa i propri criteri, quali ad esempio il successo, il denaro, il riconoscimento sociale, senza consentire ai figli di sviluppare idee, opinioni, criteri e rappresentazioni proprie.

Ne consegue la necessità di progettare e implementare momenti di riflessione e di «orientamento» dedicati ai genitori al fine di rafforzare la loro consapevolezza circa le dinamiche relative ai processi di transizione, di informarli sui cambiamenti del mercato del lavoro e dei nuovi scenari lavorativi, contribuendo a destrutturare rappresentazioni errate o fuorvianti; ciò permetterebbe di fornire ai genitori la possibilità di prepararsi ad accompagnare e sostenere i propri figli nei processi di transizione costruendo uno spazio di confronto indispensabile per permettere ai figli di esplicitare paure, pensieri e attese e ai genitori di accoglierle senza sostituirsi ad essi nella presa di decisione, nella consapevolezza dell’importanza del ruolo che giocano nello sviluppo vocazionale dei propri figli.

 

 

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