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Interviste
Interviews

a cura di Annamaria Di Fabio

Università degli Studi di Firenze



Luca Taddei Project Manager di EYEE-Ethics and Young Entrepreneurs in Europe. Coordinatore delle attività formative di Artes

 

1. Sostenere l’imprenditoria giovanile in Europa passa anche dalla costruzione di concrete reti internazionali. Può illustraci l’esperienza del progetto EYEE - Ethics and Young Entrepreneurs in Europe?

 

EYEE è un progetto europeo realizzato grazie al sostegno di Erasmus + ed è dedicato alla promozione dell’educazione all’etica e all’imprenditorialità tra i più giovani.

L’opportunità offerta da Erasmus + ci ha permesso di dare vita a un progetto internazionale e di trasformare un’esperienza locale, tutta toscana e italiana, in un qualcosa di maggior valore, in una vera e propria sperimentazione europea.

Promuovere l’imprenditorialità tra i giovani è una sfida che ci accomuna in tutta Europa, perché spesso emergono problemi simili in ogni Paese, al di là delle differenze culturali, economiche e sociali. Per esempio molte criticità si riscontrano oggi in tutta Europa per quanto riguarda il passaggio scuola-lavoro e la piaga della disoccupazione giovanile.

Fare rete e sinergia tra realtà internazionali, ma soprattutto intersettoriali, è fondamentale perché in questo modo nasce la possibilità di confrontarci e individuare le esperienze migliori, condividendole e mettendo insieme punti di vista e approcci diversi fino ad arrivare a una sintesi.

Nel progetto EYEE è stato realizzato un partenariato europeo di 8 Paesi diversi (Italia, Germania, Francia, Regno Unito, Belgio, Austria, Polonia e Romania) coinvolgendo 9 organizzazioni nazionali molto diversi tra di loro con realtà del terzo settore, scuole e imprese.
L’esperienza di convogliare allo stesso tavolo realtà provenienti da settori molto diversi e con modalità di lavoro spesso non similari si è rivelata sicuramente più difficile che far lavorare insieme un’impresa inglese con una francese o una scuola italiana con una scuola tedesca.

Il modo di pensare e di lavorare, di affrontare i problemi e le opportunità è molto diverso perché siamo di fronte a mondi diversi. Questa è la vera esperienza innovativa che possiamo e dobbiamo continuare a fare: far dialogare e lavorare insieme impresa, scuola e terzo settore e riuscire a capirsi in un contesto locale, nazionale e internazionale.

È nella diversità e nel confronto che possiamo costruire percorsi comuni per promuovere le eccellenze nel campo dell’educazione all’imprenditorialità.

Sicuramente il digitale riesce a offrirci molte opportunità per costruire reti e far dialogare persone e mondi diversi: la realizzazione all’interno del progetto della piattaforma online eyee.eu per il blended learning e il networking tra studenti, professionisti e imprenditori si è giovata di questa risorsa e ha promosso l’utilizzo delle nuove tecnologie.

 

2. In qualità di project manager del partenariato europeo, quale valore reale sta emergendo dall’esperienza e quali le nuove sfide con cui confrontarsi?

 

Gli imprenditori del futuro avranno molto più bisogno di formazione e sempre più precocemente, e per questo dobbiamo iniziare a stimolare l’imprenditorialità in modo sempre più anticipato. La nostra esperienza si è fatta portavoce di questa esigenza concretamente, partendo dai 16 anni di età.

Si dice che si senta spesso dire nella Silicon Valley If you want to know the future, talk to a sixteen, ovvero se vuoi conoscere il futuro, parla con un sedicenne. Il progetto EYEE muove da questa idea: l’innovazione si realizza a partire dalle idee nuove dei più giovani. Questo può e deve essere di stimolo per chi un giorno farà impresa ma anche per chi già fa impresa.

Il valore reale che sta emergendo è che i giovanissimi sono pieni di idee innovative in tutta Europa e avere l’opportunità di metterli a confronto (avremo anche un’occasione di farlo attraverso un training internazionale per i giovani a Vienna nel 2019) è davvero uno stimolo e una conferma che vale la pena lavorare per promuovere l’educazione all’imprenditorialità in Europa.

Potrà destare sorpresa il fatto che le idee dei giovani abbiano sempre più al centro non solo il profitto economico ma un’idea di profitto più ampia, che guarda al bene comune, all’etica e al voler costruire un mondo migliore. Questo ci fa ben sperare anche per immaginare un’economia di domani diversa, in cui al centro ci siano sempre di più le persone e i loro bisogni.

Le sfide per oggi e domani sono tante, ma la più complessa è quella di supportare il più possibile la creatività dei giovani e far sì che questa possa veramente trasformarsi in realtà. La sfida più difficile è quella di riuscire a credere nei giovani e a scommettere sulle loro idee. Purtroppo in Europa non c’è ancora una cultura diffusa che promuove la partecipazione attiva dei giovani alla società fin dalle età più giovani: preferiamo aspettare e lasciare i giovani sotto una campana di vetro, con l’idea di proteggerli quando invece forse li stiamo soffocando, perché sotto la campana non passa l’ossigeno. È importante invece prendere sul serio le idee dei più giovani e incoraggiarle, ovviamente accompagnandoli con l’esperienza di chi fa impresa sul campo. È per questo che nel progetto ha una forte centralità il programma di mentoring attraverso l’affiancamento, la messa in relazione tra l’esperienza dei più grandi e la più assoluta e dirompente novità delle idee dei più giovani.

 

3. Una delle attività del progetto ha riguardato il profilo del giovane imprenditore etico europeo. Quali sono i risultati più interessanti emersi?

 

Abbiamo svolto un anno di ricerca in 10 città europee coinvolgendo in focus group imprenditori, professionisti, studenti, docenti e rappresentanti istituzionali, per cercare di capire quali possano essere le caratteristiche necessarie per fare l’imprenditore domani in Europa.

L’idea è semplice. Abbiamo immaginato, come si fa nel reparto Risorse Umane di un’azienda, che potesse essere utile stilare il profilo del candidato ideale, in questo caso non per inserirlo tra le risorse di un’azienda, ma per formarlo a essere, per così dire, la risorsa fondamentale, il motore dell’impresa, il suo ideatore e fondatore.

Sono emersi risultati interessanti, in primis la centralità dell’etica per chi vorrà fare l’imprenditore domani.

Il profilo parte proprio dall’etica, possiamo dire che ne costituisce il cuore. Passa poi alla motivazione e alla capacità di proporre nuove idee, ovvero di avere un metodo per costruire idee di business. Fondamentale è la capacità di costruire, guidare e gestire team esercitando la leadership nella relazione con gli altri.

La comunicazione riveste un ruolo fondamentale insieme alle capacità di pianificazione e di creazione di modelli di business. Centrale è anche la capacità di costruire relazioni umane vere, attraverso il networking senza trascurare un pizzico di identità europea, che significa anche saper vedere opportunità là dove si incontra la diversità.

Questo profilo si è rivelato interessante, soprattutto perché non è una ricerca fine a se stessa, una mera riflessione su un profilo ideale, ma è un vero e proprio strumento che è stato utilizzato per costruire la formazione dei giovani che progressivamente stiamo coinvolgendo in tutta Europa.

È proprio a partire dal profilo ideale del giovane imprenditore etico europeo che è stato costruito il programma di formazione EYEE 12 Step, a partire dal quale gli studenti in tutta Europa stanno continuando a costruire, proprio in questi giorni, le loro idee di impresa.

 

 




Note

1 A

© 2017 Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A.
ISSN 2421-2202. Counseling.
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