Nelle organizzazioni l’innovazione è fondamentale nel definire non solo il successo di un’azienda ma anche la sua stessa sopravvivenza (Anderson, Potočnik, & Zhou, 2014). L’importanza dell’innovazione nell’ambito lavorativo è ancora più cruciale se si prende in esame la cornice offerta dall’Industria 4.0 in cui l’aspetto psicologico dell’innovazione si configura come un elemento strategico imprescindibile per competere sul mercato globale (Palazzeschi, Bucci, & Di Fabio, 2018).
Tuttavia, perché si possa davvero trattare di innovazione, sia essa tecnica o psicologica, essa deve tradursi in risultati e in comportamenti osservabili. A livello individuale, il comportamento innovativo sul posto di lavoro (i.e., del dipendente di un’azienda) è stato studiato dalla letteratura scientifica in prima istanza come un costrutto unidimensionale (e.g. Scott & Bruce, 1994). Tuttavia, le evidenze empiriche hanno presto suggerito la natura multidimensionale del costrutto (de Jong, & Wennekers, 2008; de Jong & den Hartog, 2010; Krause, 2004). Nonostante questo, i tentativi di rendere la multidimensionalità del costrutto in oggetto spesso hanno finito per includere costrutti ed elementi qualitativamente diversi dal comportamento innovativo (e.g., tratti di personalità, comportamenti specifici).
Per superare gli attuali limiti inerenti alla misurazione del comportamento innovativo a livello individuale è stato recentemente sviluppato l’Innovative Behavior Inventory (IBI) (Lukes & Stephan, 2017). La scala consta di sette dimensioni, le quali traggono origine dalla lettura scientifica sull’argomento. Sono considerati all’interno della scala elementi riferiti alla generazione delle idee, aspetto della creatività largamente studiato inerentemente al comportamento innovativo dei lavoratori (de Jong & den Hartog, 2010; Janssen, 2000; Scott & Bruce, 1994; Tierney, Farmer, & Graen, 1999; Zhou & George, 2001), così come alla ricerca delle idee, consistentemente con le evidenze che legano il processo di innovazione allo sfruttamento di conoscenze già presenti nell’azienda (Tang, Kacmar, & Busenitz, 2012). Altri elementi contemplati all’interno della scala riguardano la sfera sociale legata al processo innovativo, come la capacità di comunicare efficacemente l’idea innovativa (Binnewies, Ohly, & Sonnentag, 2007) e di coinvolgere gli altri in questo processo (Howell, Shea, & Higgins, 2005). L’Innovative Behavior Inventory comprende anche item relativi all’implementazione dell’idea innovativa e al superamento degli ostacoli e delle resistenze insite nel processo innovativo (Bledow, Frese, Anderson, Erez, & Farr, 2009; Howell et al., 2005). Infine, l’ultimo aspetto del costrutto indagato riguarda gli output di innovazione come l’ottenimento concreto e tangibile di risultati dal processo innovativo (i.e., il cambiamento di servizi, prodotti, processi).

L’Innovative Behavior Inventory ha mostrato una buona struttura fattoriale, confermando la multidimensionalità del costrutto del comportamento innovativo. Lo scopo del presente studio è quello di verificare la dimensionalità e l’attendibilità della versione italiana della scala IBI in un campione di 270 lavoratori italiani.

 

Metodo

 

Partecipanti

 

Hanno preso parte alla rilevazione 270 soggetti. Il campione nella sua interezza è composto da 154 femmine e 116 maschi e l’età media corrisponde a 31.21 anni (DS = 10.17).

 

Strumenti

 

Innovative Behavior Inventory (IBI)

 

La scala IBI (Lukes & Stephan, 2017) è composta da 23 item misurati attraverso una scala Likert a 5 punti. Per ciascuna delle affermazioni presentate i rispondenti esprimono il loro grado di accordo o di disaccordo, utilizzando il limite inferiore della scala (i.e., 1) per esprimere un forte disaccordo, e quello superiore (i.e., 5) per comunicare il massimo accordo.  

I 23 item della scala IBI concorrono a formare 7 dimensioni: Generazione delle idee (e.g., «Quando qualcosa non funziona bene a lavoro, provo a trovare una soluzione nuova»), Ricerca di idee (e.g., «Sono interessato/a a come le cose vengono fatte altrove al fine di utilizzare nel mio lavoro le idee acquisite»), Comunicazione delle idee (e.g., «Quando ho una nuova idea provo a persuadere i miei colleghi»), Attività di implementazione dell'idea (e.g., «Sviluppo piani e programmi adeguati per l’implementazione di nuove idee»), Coinvolgimento degli altri (e.g., «Quando ho una nuova idea, ricerco persone che sono in grado di farcela»), Superamento degli ostacoli (e.g., «Sono in grado costantemente di superare gli ostacoli implementando un’idea»), Output dell’innovazione (e.g., «Molte cose che ho inventato sono usate nella nostra organizzazione»).

 

Procedura

 

La scala IBI è stata somministrata ai partecipanti in sessioni di gruppo condotte da uno psicologo. La partecipazione alla rilevazione è stata volontaria e, nel rispetto delle linee guida dell’Associazione Italiana degli Psicologi (AIP), tutti i partecipanti hanno letto e firmato il consenso informato riguardante il trattamento e la protezione dei dati personali ai sensi del D. Lgsl. 196 del 30.06.2003 e ai sensi del regolamento UE 2016/699.

 

Analisi dei Dati

 

Le precondizioni necessarie all’analisi della dimensionalità della scala IBI sono state verificate. In prima istanza l’ampiezza campionaria è stata reputata adeguata essendo maggiore delle 10 osservazioni per variabile misurata. La normalità multivariata è stata verificata attraverso Distanze di Mahalanobis e il coefficiente di Mardia.
La struttura fattoriale della versione italiana dell’Innovative Behavior Inventory (IBI) è stata valutata attraverso un’Analisi Fattoriale Confermativa (AFC), utilizzando il metodo della massima verosimiglianza. Gli indici di bontà di adattamento del modello ai dati empirici utilizzati sono i seguenti: rapporto fra Chi quadrato e gradi di libertà del modello (χ2/gdl), il Tucker-Lewis Index (TLI), il Comparative Fit Index (CFI), il Root Mean Square Error of Approximation (RMSEA) e lo Standardized Root Mean Square Residual (SRMR).
Per quanto riguarda il rapporto tra χ2/gdl valori compresi tra 1 e 3 possono essere considerati indice di una buona fit del modello, così come un TLI (Bentler & Bonnet, 1980; Hu & Bentler, 1999) e un CFI (Bentler & Bonnet, 1980) superiori a .90. Infine, valori di RMSEA (Browne & Cudeck, 1993) e di SRMR (Hu & Bentler, 1999) inferiori a .08 indicano una bontà di adattamento del modello ai dati accettabile.

 

Risultati

 

Al fine di verificare la tenuta del modello a 7 fattori è stata condotta un’Analisi Fattoriale Confermativa. Attraverso l’analisi degli Indici di Modifica (IM) è stato possibile migliorare la fit del modello iniziale permettendo agli errori di correlare fra loro. Nella Tabella 1 sono riportati gli indici di fit del modello finale.

 

Tabella 1 – Analisi Fattoriale Confermativa: Indici di bontà di adattamento

 

Tabella_1_art_7

La saturazione di ogni item sulla propria dimensione è presentata nella Tabella 2.

 

 

Tabella 2 – Analisi Fattoriale Confermativa: Saturazioni fattoriali

 

Tabella_2_art_7

 

L’attendibilità di ciascuna dimensione della scala IBI, così come del suo punteggio totale, è stata valutata per mezzo dell’alpha di Cronbach come riportato nella Tabella 3.

 

 

Tabella 3 – Analisi dell’attendibilità: Alpha di Cronbach

 

Tabella_3_art_7

 

Discussione

 

Lo scopo dello studio era quello di analizzare la dimensionalità e l’attendibilità della versione italiana dell’Innovative Behavior Inventory (IBI). La fit del modello a 7 dimensioni è stata testata attraverso l’analisi fattoriale confermativa. La struttura originariamente elaborata da Lukes e Stephan (2017) è confermata dagli indici di bontà di adattamento del modello ai dati empirici anche nella sua versione italiana, con un campione composto da lavoratori italiani. Tale evidenza suggerisce come la struttura fattoriale della scala IBI possa essere invariante rispetto alla cultura all’interno della comunità europea.

L’attendibilità della scala, e delle sue dimensioni, è stata analizzata mediante l’alpha di Cronbach, ottenendo complessivamente buoni risultati, i quali sono in linea con quelli presentati dalla scala originale (i.e., alpha compresi tra 0.61 e 0.88).

Alla luce dei risultati presentati la scala IBI appare idonea, in termini di dimensionalità e di attendibilità, per la misurazione del comportamento innovativo a livello individuale nel contesto italiano. La scala infatti appare in grado di cogliere le varie sfaccettature (i.e., dimensioni) legate al comportamento innovativo e pertanto di segnalare punti di forza e di debolezza sui quali i professionisti possono intervenire.

 

Bibliografia

 

Anderson, N., Potočnik, K., & Zhou, J. (2014). Innovation and creativity in organizations: A state-of-the-science review, prospective commentary, and guiding framework. Journal of management40(5), 1297-1333.

Bentler, P. M., & Bonnet, D. C. (1980). Significance tests and goodness of fit in the analysis of covariance structures. Psychological Bulletin, 88(3), 588-606.

Binnewies, C., Ohly, S., & Sonnentag, S. (2007). Taking personal initiative and communicating about ideas: What is important for the creative process and for idea creativity?. European Journal of Work and Organizational Psychology16(4), 432-455.

Bledow, R., Frese, M., Anderson, N., Erez, M., & Farr, J. (2009). A dialectic perspective on innovation: Conflicting demands, multiple pathways, and ambidexterity. Industrial and Organizational Psychology2(3), 305-337.

Browne, M. W., & Cudeck, R. (1993). Alternative ways of assessing model fit. In K. A. Bollen & J. S. Long (Eds.), Testing structural equation models (pp. 136-162). Newsbury Park, CA: Sage.

De Jong, J., & Den Hartog, D. (2010). Measuring innovative work behaviour. Creativity and innovation management19(1), 23-36.

De Jong, J., & Wennekers, S. (2008). Conceptualizing entrepreneurial employee behaviour. EIM-SCALES (Scientific Analysis of Entrepreneurship and SMEs).

Howell, J. M., Shea, C. M., & Higgins, C. A. (2005). Champions of product innovations: Defining, developing, and validating a measure of champion behavior. Journal of Business Venturing20(5), 641-661.

Hu, L. T., & Bentler, P. M. (1999). Cutoff criteria for fit indexes in covariance structure analysis: Conventional criteria versus new alternatives. Structural Equation Modeling, 6(1), 1-55.

Janssen, O. (2000). Job demands, perceptions of effort-reward fairness and innovative work behaviour. Journal of Occupational and Organizational Psychology73(3), 287-302.

Krause, D. E. (2004). Influence-based leadership as a determinant of the inclination to innovate and of innovation-related behaviors: An empirical investigation. The Leadership Quarterly15(1), 79-102.

Lukes, M., & Stephan, U. (2017). Measuring employee innovation: A review of existing scales and the development of the innovative behavior and innovation support inventories across cultures. International Journal of Entrepreneurial Behavior & Research23(1), 136-158.

Palazzeschi, L., Bucci, O., & Di Fabio, A. (2018). Re-thinking Innovation in Organizations in the Industry 4.0 Scenario: New Challenges in a Primary Prevention Perspective. Frontiers in psychology9, 30.

Scott, S. G., & Bruce, R. A. (1994). Determinants of innovative behavior: A path model of individual innovation in the workplace. Academy of management journal37(3), 580-607.

Tang, J., Kacmar, K. M. M., & Busenitz, L. (2012). Entrepreneurial alertness in the pursuit of new opportunities. Journal of Business Venturing27(1), 77-94.

Tierney, P., Farmer, S. M., & Graen, G. B. (1999). An examination of leadership and employee creativity: The relevance of traits and relationships. Personnel psychology52(3), 591-620.

Zhou, J., & George, J. M. (2001). When job dissatisfaction leads to creativity: Encouraging the expression of voice. Academy of Management Journal44(4), 682-696.

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