In letteratura emerge un crescente interesse per gli stili decisionali nell’ambito della psicologia dell’orientamento e del career counseling (Di Fabio & Blustein, 2010; Di Fabio & Kenny, 2012).

I primi studi sul decision-making seguivano teorie normative e modelli probabilistici (Edwars, 1954; Luce & Raiffa, 1957) Von Neumann & Morgestern, 1947) per spiegare come le persone fossero in grado di compiere scelte ottimali. Successivamente la ricerca ha iniziato a focalizzarsi sul ruolo del problema decisionale e della situazione decisionale nel processo di decisione (Kleindorfer Kunreuther, & Schoemaker, 1993; Payne, Bettman, & Jhonson, 1993) a in seguito sull’influenza di fattori personali nelle modalità di decisione (Brew, Hesketh, & Taylor, 2001), sottolineando dunque l’esistenza di differenti tipi di stili decisionali (Arroba, 1977; Harren, 1979; Janis & Mann, 1977; Jepsen, 1974; Mann, Burnett, Radford, & Ford, 1997; Scott & Bruce, 1995).

Considerando l’evoluzione del costrutto di stile decisionale, il focus si è spostato dalle variabili legate al compito e alla situazione decisionale (Driver, Brousseau, & Hunsaker 1990; Scott & Bruce, 1995) a variabili individuali maggiormente cognitive (Andersen, 2000; Hunt, Krzystofiak, Meindl, & Yousry 1989; Keegan, 1984; Mckenny & Keen, 1974; Mitroff, 1983) fino a giungere a una definizione integrata di stile decisionale elaborata da Thunholm (2004). Dall’analisi della letteratura emerge che inizialmente per stile decisionale si intendeva la modalità utilizzata dagli individui per risolvere il conflitto decisionale (Janis & Mann, 1977; Mann et al., 1997; Radford, Mann, Otha, & Nakane, 1993). Successivamente è stato definito come un pattern abituale nella presa di decisione (Driver, 1979) o come una modalità tipica di rispondere a compiti di decision-making (Harren, 1979). Il termine stile decisionale è stato spesso utilizzato come sinonimo di stile cognitivo in termini di procedure per selezionare e processare le informazioni necessarie per il processo decisionale (Andersen, 2000; Hunt et al., 1989; Keegan, 1984; Mckenny & Keen, 1974; Mitroff, 1983). Nel 1995, Scott e Bruce tentano di integrare le precedenti definizioni riferendosi allo stile decisionale in termini di “pattern abituale di risposta appresa esibito da un individuo di fronte a una situazione decisionale. Non è un tratto di personalità, ma una propensione basata sull’abitudine a reagire in un certo modo in uno specifico contesto decisionale”. Più recentemente, Thunholm (2004, p. 941) elabora una definizione maggiormente integrata di stile decisionale come un “pattern di risposta data da un individuo in una situazione decisionale. Questo pattern di risposta è determinato dalla situazione decisionale, dal compito decisionale e dal decisore stesso”.

L’interesse per i differenti tipi di stili decisionali ha portato all’elaborazione di alcuni modelli. Il modello di Scott and Bruce (1995) e il modello di Mann et al. (1997) possono essere considerati modelli tradizionali in letteratura. Il modello di Scott e Bruce (1995) identifica cinque stili decisionali in termini comportamentali: lo stile razionale, caratterizzato da un’approfondita ricerca delle informazioni e una sistematica valutazione delle alternative individuate; lo stile intuitivo, caratterizzato dalla fiducia nelle proprie intuizioni e sensazioni, lo stile dipendente, caratterizzato dalle ricerca di consigli e pareri degli altri prima di decidere; lo stile evitante, caratterizzato dal tentativo di evitare la presa di decisione il più possibile; lo stile spontaneo, caratterizzato da intuizioni immediate e dal desiderio di prendere la decisione il più velocemente possibile.

Successivamente, Mann et al. (1997) sviluppano un modello che comprende quattro stili decisionali: evitamento, vale a dire la tendenza a evitare il conflitto decisionale, affidando la responsabilità della decisione ad altre persone o cercando giustificazioni per la mancata risoluzione del problema decisionale; vigilanza, che si riferisce a un modo di procedere attento e adattivo, volto alla chiarificazione degli obiettivi da raggiungere, analizzando differenti opzioni, ricercando informazioni rilevanti, valutando attentamente ogni opzione prima della scelta; procrastinazione, come tendenza a posticipare il momento in cui affrontare il problema decisionale; ipervigilanza, in termini di tendenza a cercare in maniera frenetica un modo per risolvere il conflitto decisionale, considerando impulsivamente le prime soluzioni individuate.

Nel presente studio sono stati considerati altri due costrutti decisionali: le career decision-making difficulties (Gati, Krausz, & Osipow, 1996) e l’indecisiveness, Relativamente alle career decision-making difficulties, Gati et al. (1996) hanno formulato ed empiricamente testato una tassonomia di difficoltà decisionali. Tale tassonomia individua tre principali categorie di difficoltà: mancanza di prontezza, mancanza di informazioni e inconsistenza delle informazioni. La mancanza di prontezza si colloca prima dell’inizio del processo decisionale mentre la mancanza di informazione e l’inconsistenza delle informazioni sono difficoltà decisionali che emergono dopo che il processo di decisione è iniziato. La mancanza di prontezza si riferisce alla percezione dell’individuo di non riuscire a iniziare il processo decisionale. Comprende tre specifici aspetti: mancanza di motivazione vale a dire la mancanza di volontà nel prendere una decisione in un dato momento specifico; indecisione generalizzata che riguarda una difficoltà generale nella presa di decisione; miti disfunzionali che si riferiscono a una percezione distorta del processo di career decision-making in termini di aspettative irrazionali sul processo decisionale e pensieri disfunzionali in relazione a tale processo. La mancanza di informazioni si riferisce alla percezione dell’individuo di non possedere le informazioni necessarie per scegliere. Si articola in: mancanza di informazioni sul processo decisionale vale a dire la mancanza di conoscenza su come prendere una decisione appropriata e in maniera specifica una mancanza di conoscenza in relazione agli step specifici del processo di career decision-making; la mancanza di informazioni sulle occupazioni si riferisce alla percezione di non possedere sufficienti informazioni su se stessi (per esempio, in relazione alle preferenze professionali, alle abilità, alle caratteristiche personali…); la mancanza di informazioni sul Sé riguarda la percezione di non possedere sufficienti informazioni su se stessi (per esempio, in relazione alle preferenze professionali, alle abilità, alle caratteristiche personali, etc.); la mancanza di informazioni su come ottenere informazioni cioè la mancanza di informazioni relative al modo per ottenere ulteriori informazioni o relative a come avere aiuto per facilitare il processo di presa di decisione. La terza dimensione, l’inconsistenza delle informazioni, si riferisce alla percezione dell’individuo di percepire incongruenze nelle informazioni che possiede in relazione alla scelta professionale. Prevede tre specifiche sotto-dimensioni: informazione inattendibile vale a dire la percezione di informazioni contraddittorie relative a se stessi o alle occupazioni prese in considerazione; conflitti interni che si riferiscono a conflitti derivati dal fatto che aspetti ritenuti importanti dall’individuo per la scelta professionale risultano incompatibili gli uni con gli altri; conflitti esterni cioè conflitti derivati da uno scarto tra le preferenze professionali individuali e i suggerimenti dati dagli altri significativi per l’individuo oppure da una contraddizione tra le opinioni di due persone significative per l’individuo.

L’indecisiveness si riferisce invece a una forma di indecisione cronica, in termini di incapacità di prendere decisioni in modo tempestivo in situazioni e domini di vita diversi (Frost & Shows, 1993).

Obiettivo e ipotesi

Il presente studio si propone di analizzare similarità e differenze tra gli stili decisionali del modello del General Decision-Making Style (GDMS) e il modello degli stili decisionali del Melbourne Decision Making Questionnaire (MDMQ). Si propone inoltre di analizzare similarità e differenze tra GDMS e altri costrutti decisionali come le career decision-making difficulties e l’indecisiveness.

Sulla base delle indicazioni emerse dall’analisi della letteratura, nel presente studio si ipotizza che:

H1. Emerga una relazione positiva tra stile razionale del GDMS e stile Vigilanza del MDMQ e relazioni inverse con gli stili disadattivi del MDMQ (evitamento, procrastinazione, ipervigilanza), l’indecisiveness e le career decision-making difficulties.

H2. Emergano relazioni inverse tra lo stile intuitivo del GDMS e i tre stili disadattivi del MDMQ (evitamento, procrastinazione, ipervigilanza), l’indecisiveness e le career decision-making difficulties.

H3. Emerga una relazione inversa dello stile dipendente del GDMS con lo stile Vigilanza del MDMQ e relazioni positive con gli stili disadattivi (evitamento, procrastinazione, ipervigilanza) del MDMQ, con l’indecisiveness e le career decision-making difficulties.

H4. Emergano relazioni positive dello stile evitante del GDMS con gli stili disadattivi (evitamento, procrastinazione, ipervigilanza) del MDMQ, l’indecisiveness e le career decision-making difficulties.

H5. Emergano relazioni inverse dello stile spontaneo del GDMS sia con lo stile vigilanza del MDMQ, sia con gli stili disadattivi (evitamento, procrastinazione, ipervigilanza) del MDMQ e con l’indecisiveness e le career decision-making difficulties.

Metodo

Partecipanti

Gli strumenti sono stati somministrati a 191 studenti universitari della Scuola di Psicologia dell’Università di Firenze, di cui 43 maschi (22.51%) e 148 femmine (77.49%). L’età media è di 23.74 (DS = 6.09).

Strumenti

General Decision Making Style. Il GDMS (Scott & Bruce, 1995) nella versione italiana di Di Fabio (2007) è composto da 25 item con scala di risposta su scala Likert a 5 punti (da 1 = completamente in disaccordo a 5 = completamente d’accordo). Consente di rilevare cinque stili decisionali: Razionale (esempio di item: «Le mie decisioni richiedono un esame attento»); Intuitivo (esempio di item: «Quando prendo una decisione mi fido del mio istinto»); Dipendente (esempio di item: «Raramente prendo decisioni importanti senza consultare altre persone»); Evitante (esempio di item: «Quando mi è possibile posticipo la decisione»); Spontaneo (esempio di item: «Prendo decisioni velocemente»). I coefficienti alfa di Cronbach in relazione ai cinque stili sono: .73 per il Razionale; .73 per l’Intuitivo; .80 per il Dipendente; .84 per l’Evitante; .78 per lo Spontaneo.

Melbourne Decision Making Questionnaire (MDMQ). L’MDMQ (Mann et al., 1997) nella versione italiana a cura di Nota et al. (2003) è composto da 22 item con formato di risposta su scala Likert a 3 punti. In particolare individua quattro stili decisionali denominati evitamento (F1), vigilanza (F2), procrastinazione (F3) e ipervigilanza (F4); le prime due scale sono costituite da 6 item ciascuna con un punteggio che può variare da 6 a 18, le altre due scale sono formate da 5 item con un punteggio compreso tra 5 e 15. I valori di attendibilità dello strumento nella versione italiana sono i seguenti: evitamento alfa = .78, vigilanza alfa = .68, procrastinazione alfa = .65 e ipervigilanza alfa = .60 (Nota e Soresi, 2000).

Career Decision-Making Difficulties Questionnaire (CDDQ). Il CDDQ (Gati et al., 1996; Gati & Saka, 2001) nella versione italiana a cura di Di Fabio e Palazzeschi (2013) è composto da 34 item (32 item più 2 item per il controllo della validità delle risposte), con modalità di risposta su scala Likert a 9 punti (da 1 = Non mi descrive a 9 = Mi descrive bene). Il questionario presenta 3 scale e 10 sottoscale: Mancanza di prontezza (Mancanza di motivazione: «So che devo scegliere una professione, ma non ho la motivazione per decidere adesso»; Indecisione: «Di solito è difficile per me prendere decisioni»; Miti disfunzionali: «Mi aspetto che intraprendere la professione che ho scelto risolverà anche i miei problemi personali»); Mancanza di informazione (Mancanza di informazione sul processo decisionale: «Trovo difficile prendere una decisione relativa alla scelta professionale perché non so quali passi devo intraprendere»; Mancanza di informazione sul Sé: «Trovo difficile prendere una decisione relativa alla scelta professionale perché non so ancora a quali professioni sono interessato»; Mancanza di informazione sulle occupazioni: «Trovo difficile prendere una decisione relativa alla scelta professionale perché non ho abbastanza informazioni sulle caratteristiche delle professioni e/o dei percorsi formativi che mi interessano»; Mancanza di informazione su come ottenere informazioni: «Trovo difficile prendere una decisione relativa alla scelta professionale perché non so come ottenere informazioni aggiuntive su me stesso»); Inconsistenza dell’informazione (Inattendibilità dell’informazione: «Trovo difficile prendere una decisione relativa alla scelta professionale perché cambio costantemente le mie preferenze sulle professioni»; Conflitti interni: «Trovo difficile prendere una decisione relativa alla scelta professionale perché una quantità di professioni mi attraggono ugualmente ed è difficile per me scegliere tra di esse»; Conflitti esterni: «Trovo difficile prendere una decisione relativa alla scelta professionale perché le persone che sono importanti per me non sono d’accordo con le opzioni professionali che sto considerando»). I coefficienti alfa di Cronbach per le dimensioni del CDDQ sono i seguenti: .87 per la Mancanza di prontezza, .89 per la Mancanza di Informazioni, .91 per l’Inconsistenza delle Informazioni, .93 per il punteggio totale (Di Fabio & Palazzeschi, 2013).

Indecisiveness Scale (IS). L’IS (Frost & Shows, 1993) è composta da 15 item con modalità di risposta su scala Likert a 5 punti (da 1 = per niente d’accordo a 5 = molto d’accordo). Esempi di item sono: «Evito di prendere decisioni», «Di solito prendo decisioni velocemente» e «Impegno molto tempo anche nel decidere su cose semplici». Il coefficiente alfa di Cronbach è di .85.

Procedura

Le somministrazioni sono avvenute collettivamente, a opera di personale specializzato e nel rispetto delle leggi sulla privacy, controbilanciando per controllare gli effetti dell’ordine di presentazione.

Analisi dei dati

Per quanto riguarda l’analisi dei dati, sono state calcolate mediante il software SPSS, versione 23.0: correlazioni r di Pearson per esaminare la relazione tra le variabili oggetto di studio.

Risultati

Le correlazioni tra GDMS e MDMQ sono riportate in Tabella, 1 mentre le correlazioni del GDMS con il CDDQ e l’IS sono riportate in Tabella 2.

Per quanto riguarda i risultati dell’analisi correlazionale, in accordo con Cohen (1968), un coefficiente di correlazione compreso tra .30 e .50 indica una correlazione moderata mentre una correlazione maggiore di .50 indica una correlazione forte. 

Tabella 1. Correlazioni tra GDMS e MDMQ

1-18-15 
Nota
. N = 191. * p < .05; ** p < .01. 

Tabella 2. Correlazioni del GDMS con il CDDQ e l’IS

1-18-16
Nota
. N = 191. * p < .05; ** p < .01. 

Discussione

L’obiettivo del presente studio è stato quello di approfondire da un punto di vista empirico le similarità e le differenze tra gli stili decisionali del modello del General Decision-Making Style (GDMS) e il modello degli stili decisionali del Melbourne Decision Making Questionnaire (MDMQ). Si è inoltre proposto di analizzare similarità e differenze tra GDMS e altri costrutti decisionali come le career decision-making difficulties e l’indecisiveness.

La prima ipotesi è stata parzialmente confermata in quanto emerge una relazione forte e positiva tra lo stile razionale del GDMS e lo stile vigilanza dell’MDMQ mentre non emergono relazioni inverse tra questo stile del GDMS, gli stili disadattivi dell’MDMQ (evitamento, procrastinazione, ipervigilanza), l’indecisiveness e le career decision-making difficulties. Uno stile razionale caratterizzato da un’approfondita ricerca delle informazioni e da una sistematica valutazione delle alternative individuate (Scott & Bruce, 1995) risulta fortemente associato a uno stile decisionale vigilante che riguarda un modo di procedere attento e adattivo, volto alla chiarificazione degli obiettivi da raggiungere, analizzando differenti opzioni, ricercando informazioni rilevanti, valutando attentamente ogni opzione prima della scelta (Mann et al., 1997). Non risulta invece legato, come ipotizzato in base alla letteratura, a variabili decisionali associate ad aspetti che possono impedire la presa di decisione adattiva come l’evitamento, la procrastinazione, l’ipervigilanza (Mann et al., 1997), la percezione di difficoltà decisionali legate alla scelta del percorso formativo e professionale (Gati et al., 1996), l’indecisione generalizzata (Frost & Shows, 1993).

La seconda ipotesi è stata confermata in quanto emergono relazioni inverse anche se deboli tra lo stile intuitivo del GDMS, i tre stili disadattivi del MDMQ (evitamento, procrastinazione, ipervigilanza), l’indecisiveness e le career decision-making difficulties. Uno stile intuitivo caratterizzato dalla fiducia nelle proprie intuizioni e sensazioni (Scott & Bruce, 1995) esprime modalità decisionali non correlate con stili disadattivi di evitamento, di procrastinazione, di ipervigilanza né con indecisione cronica o problematiche di difficoltà decisionali configurandosi come uno stile decisionale specifico con caratteristiche peculiari.

La terza ipotesi risulta confermata in quanto emerge una relazione inversa anche se debole tra lo stile dipendente del GDMS e lo stile Vigilanza del MDMQ, relazioni deboli e positive con gli stili disadattivi (evitamento, procrastinazione, ipervigilanza) del MDMQ e le career decision-making difficulties e una relazione moderata e positiva con l’indecisiveness. Uno stile dipendente caratterizzato dalla ricerca di consigli e pareri degli altri prima di decidere (Scott & Bruce, 1995) mostra queste specifiche caratteristiche: deboli legami con gli stili disadattivi e le difficoltà decisionali ma un’associazione più pronunciata con l’indecisione generalizzata, cioè l’incapacità di decidere in situazioni e ambiti di vita differenti (Frost & Shows, 1993).

La quarta ipotesi risulta confermata evidenziando da un lato relazioni forti e positive dello stile evitante del GDMS con gli stili disadattivi (evitamento, procrastinazione, ipervigilanza) del MDMQ e con l’indecisiveness, dall’altro relazioni moderate con le career decision-making difficulties. Si tratta dello stile che presenta i maggiori legami con gli stili decisionali disadattivi dell’MDMQ e l’indecisione generalizzata ma anche associazioni con la percezione di difficoltà decisionali nel proprio percorso formativo e professionale.

Infine la quinta ipotesi risulta parzialmente confermata in quanto uno stile spontaneo caratterizzato da sensazioni immediate e dal desiderio di prendere la decisione il più velocemente possibile (Scott & Bruce, 1995) risulta fortemente associato in maniera inversa con uno stile vigilante caratterizzato da una modalità attenta e adattiva nella presa di decisione (Mann et al., 2017). Lo stile spontaneo risulta anche debolmente legato a variabili critiche nel processo di decision-making, quali l’indecisione generalizzata (Frost & Shows, 1993) e lo stile disadattivo dell’ipervigilanza del MDMQ come tendenza a cercare in maniera frenetica un modo per risolvere il conflitto decisionale, tenendo in considerazione in maniera impulsiva le prime soluzioni individuate (Mann et al., 2017). Non emergono invece relazioni significative con gli altri stili disadattivi (evitamento, procrastinazione) del MDMQ e con le career decision-making difficulties e questo lo configura nei termini di uno stile decisionale peculiare con caratteristiche specifiche.

Benché i risultati del presente studio consentano di evidenziare empiricamente aspetti di similarità e differenze degli stili decisionali del modello GDMS (Scott & Bruce, 1995) con gli altri costrutti presi in esame, tale studio presenta il limite di avere analizzato le relazioni tra tali costrutti esclusivamente con studenti universitari di psicologia dell’Università di Firenze che non risultano rappresentativi della realtà italiana. Future ricerche dovrebbero pertanto prendere in considerazione gruppi di partecipanti maggiormente rappresentativi del contesto italiano, includendo studenti universitari di altre aree geografiche in Italia, ma anche studenti universitari provenienti da molteplici corsi di studio, come anche prevedere lo studio di altri target, per esempio studenti di scuola superiore e lavoratori. Sarebbe inoltre interessante verificare i risultati anche in contesti internazionali per favorire confronti con altri Paesi in riferimento alle similarità e differenze tra i costrutti indagati.

Nonostante i limiti evidenziati, il presente studio consente di fare avanzare la letteratura sull’argomento evidenziando similarità e differenziazioni a livello empirico degli stili decisionali del GDMS con le altre variabili decisionali considerate prese in esame, offrendo nuove prospettive per approfondimenti futuri in ambito sia di ricerca che di intervento.

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