Il costrutto di self-compassion origina dal pensiero Buddista (Neff, 2003). Nei paesi occidentali, la compassione è solitamente concettualizzata in termini di compassione per gli altri, ma nella psicologia Buddista si ritiene essenziale provare anche compassione per se stessi oltre che per gli altri. In ogni modo, la definizione di self-compassion non si distingue dalla definizione generale di compassione (Neff, 2003). La compassione include l’essere aperti e sensibili alle sofferenze degli altri, incluso il desiderio di ridurre tali sofferenze (Neff, 2003). Riguarda anche l’offrire agli altri la propria pazienza, gentilezza e una comprensione non giudicante, riconoscendo che tutti gli esseri umani sono imperfetti e possono commettere errori (Neff, 2003). In maniera simile, la self-compassion include l’essere aperti e sensibili verso le proprie sofferenze, provando sentimenti di cura e di gentilezza verso se stessi, assumendo un atteggiamento di comprensione e non giudicante verso le proprie inadeguatezze e i propri fallimenti e riconoscendo che la propria esperienza è parte della comune esperienza umana (Neff, 2003).

Dal momento che la self-compassion è connessa a sentimenti di compassione e di preoccupazione per gli altri, essere compassionevole verso se stessi non comporta essere egoisti o concentrati esclusivamente su se stessi, né significa che si attribuisca priorità alle proprie esigenze personali rispetto a quelle degli altri. La self-compassion riguarda il riconoscere che la sofferenza, il fallimento e le inadeguatezze fanno parte della condizione umana e che tutte le persone, incluso se stessi, sono degne di compassione (Neff, 2003).

La self-compassion è diversa dall’autocommiserazione (Goldstein & Kornfield, 1987). Quando gli individui si autocommiserano, si sentono disconnessi dagli altri. Sono assorbiti dai loro problemi e dimenticano che altri nel mondo stanno vivendo difficoltà simili o forse peggiori delle proprie. Questi individui tendono anche a esagerare l’intensità della loro sofferenza personale. Si tratta di un processo di “iper-identificazione”, nel quale l’individuo diviene così immerso nelle proprie soggettive reazioni emotive da rendere difficile il distanziare se stessi dalla situazione e adottare una prospettiva più oggettiva (Bennett-Goleman, 2001). Invece il processo di self-compassion richiede che la persona sia impegnata in un’attività metacognitiva che permetta il riconoscimento delle esperienze legate a se stessi e agli altri. Questo processo tende a interrompere il circolo vizioso della iper-identificazione, riducendo i sentimenti egocentrici di separazione e incrementando i sentimenti di interconnessione (Neff, 2003).

Il costrutto di self-compassion include dunque differenti aspetti come (Neff, 2003): avere gentilezza e comprensione verso se stessi, piuttosto che utilizzare una severa autocritica e un duro giudizio; considerare la propria esperienza come parte di un’esperienza umana più ampia piuttosto che come un’esperienza separata e isolata; tenere i propri pensieri e sentimenti dolorosi in una consapevolezza equilibrata piuttosto che iper-identificarsi con essi. La self-compassion risulta legata a outcome di salute mentale positivi come minori depressione e ansia e a una maggiore soddisfazione di vita (Neff, 2003).

Per misurare la self-compassion, Neff (2003) ha realizzato la Self-Compassion Scale, che risulta formata da 26 item e permette di rilevare, oltre a un punteggio totale, sei dimensioni: Self-kindness, in termini di gentilezza e tolleranza dei propri limiti e delle proprie inadeguatezza; Self-judgement, all’opposto come giudizio negativo e intolleranza verso i propri punti di debolezza; Common humanity, come senso di condivisione dei propri limiti e delle proprie debolezze con il resto dell’umanità; Isolation all’opposto, come un senso di isolamento e di separazione dagli altri; Mindfulness, in termini di una mobilitazione positiva dei propri sentimenti ed emozioni di fronte alle difficoltà; Over-identification, all’opposto come autocommiserazione e focalizzazione sui propri sentimenti negativi.

Il presente studio si è posto dunque l’obiettivo di analizzare le proprietà psicometriche della Self-Compassion Scale nella sua versione italiana, al fine di offrire un primo contributo alla validazione dello strumento per l’utilizzo nel contesto italiano.

Metodo

Partecipanti

Hanno partecipato allo studio 221 lavoratori della Toscana. In relazione al genere, il 46% dei partecipanti sono maschi e il 54% femmine con un’età media di 40.96 anni (DS = 10.43).

Strumenti

Self-Compassion Scale. Per valutare la self-compassion è stata utilizzata la versione italiana a cura di Di Fabio della Self-Compassion Scale (SCS, Neff, 2003). Lo strumento è composto di 26 item con formato di risposta su scala Likert a 5 punti (da 1 = Quasi mai a 5 = Quasi sempre). Individua 6 dimensioni: Self-kindness (esempio di item: «Sono tollerante verso i miei difetti e carenze»); Self-judgement (esempio di item: «Sono intollerante e insofferente verso quegli aspetti della mia personalità che non mi piacciono»); Common Umanity (esempio di item: «Quando sono giù e sto male, ricordo a me stesso che ci sono molte altre persone nel mondo che si sentono come me»), Isolation (esempio di item: «Quando penso alle mie carenze, questo tende a farmi sentire più separato e tagliato fuori dal resto del mondo»), Mindfulness (esempio di item: «Quando mi sento giù cerco di avvicinarmi ai miei sentimenti con curiosità e apertura»), Over-identification (esempio di item: «Quando non riesco in qualcosa di importante sono logorato dal senso di inadeguatezza»). Le proprietà psicometriche della versione italiana della SCS saranno analizzate nel presente studio. Gli item della versione originale della SCS sono stati tradotti tramite il metodo della back translation.

Satisfaction With Life Scale (SWLS). Per valutare la soddisfazione di vita è stata utilizzata la Satisfaction With Life Scale (SWLS, Diener, Emmons, Larsen, & Griffin, 1985) nella versione italiana a cura di Di Fabio e Gori (2016). Tale scala è composta di 5 item su scala Likert a 7 punti (da 1 = Fortemente in disaccordo a 7 = Fortemente d’accordo). Esempio di item: «Sono soddisfatto della mia vita». L’attendibilità della scala è di α = .85 (Diener et al., 1985). La validità concorrente è risultata adeguata (Di Fabio & Gori, 2016).

Procedura

Le somministrazioni sono avvenute collettivamente, a opera di personale specializzato e nel rispetto delle leggi sulla privacy. L’ordine di somministrazione è stato controbilanciato per controllare gli effetti dell’ordine di presentazione.

Analisi dei dati

La struttura fattoriale della Self-Compassion Scale (SCS) è stata analizzata mediante Analisi Fattoriale Confermativa (AFC) attraverso l’utilizzo del programma statistico AMOS versione 6 (Arbuckle, 2005) con il metodo della massima verosimiglianza. Per valutare statisticamente il fit dei dati empirici al modello teorico sono stati utilizzati differenti indici: il rapporto del chi quadrato con i gradi di libertà (χ2/gdl), il Tucker-Lewis Index (TLI), il Comparative Fit Index (CFI), lo Standardized Root Mean Square Residual (SRMR) e il Root Mean Square Error of Approximation (RMSEA). Valori del rapporto del chi quadrato con i gradi di libertà (χ2/gdl) compresi tra 1 e 3 sono considerati indicatori di un buon adattamento. In relazione al TLI, Bentler e Bonnet (1980; Hu & Bentler 1999) affermano che un valore maggiore di .90 rappresenta un buon fit. Anche riguardo al CFI valori superiore a .90 sono considerati buoni (Bentler & Bonnet, 1980). Valori dell’SRMR e dell’RMSEA minori di .08 (Browne & Cudeck, 1993) sono indici di un buon fit (Giannini, Gori, De Sanctis, & Schuldberg, 2011; Schermelleh-Engel, Moosbrugger, & Muller, 2003; Steiger, 1990). L’attendibilità della SCS è stata verificata attraverso il coefficiente alfa di Cronbach e le correlazioni item-totale corrette. Per verificare aspetti di validità concorrente, sono state esaminate, mediante il coefficiente r di Pearson, le correlazioni dell’SCS con la SWLS.

Risultati

Per verificare la struttura a sei dimensioni della Self-Compassion Scale (SCS), è stata condotta un’analisi fattoriale di tipo confermativo. Gli indici di Goodness of Fit sono riportati in Tabella 1. 

Tabella 1 – Analisi Fattoriale Confermativa: Goodness of Fit

tab11
Relativamente agli indici considerati, la versione italiana della scala conferma una struttura a 6 dimensioni. 

Per quanto riguarda la consistenza interna, il coefficiente alfa di Cronbach è di: .81 per Self-kindness; .83 per Self-judgement; .82 per Common Umanity; .83 per Isolation; .84 per Mindfullness; .82 per Over-identification; .83 per il totale. Le correlazioni item-totale corrette sono tutte positive e significative e vanno: da .34 a .72 per Self-kindness; da .35 a .74 per Self-judgement; da .34 a .72 per Common Umanity; da .31 a .65 per Isolation; da .33 a .61 per Mindfullness; da .34 a .75 per Over-identification; da .35 to .73 per il totale.

Le correlazioni della SPS con la SWLS sono riportate in Tabella 2.

Tabella 2 – Correlazioni della Self-Compassion Scale (SCS) con la SWLS

tab12
Nota. N = 221. ** p < .01.

Discussione

L’obiettivo del presente lavoro è stato quello di offrire un primo contributo alla validazione della versione italiana della Self-Compassion Scale (SCS) a cura di Di Fabio.

L’adeguatezza del modello a sei dimensioni è stata provata dall’Analisi Fattoriale Confermativa. L’attendibilità della scala verificata mediante il calcolo del coefficiente alfa di Cronbach e le correlazioni item-totale corrette è risultata buona. Le correlazioni positive e significative della SCS con la SWLS sottolineano un’adeguata validità concorrente della scala relativamente alle misure effettuate. La self-compassion risulta dunque legata a una maggiore soddisfazione di vita (Diener et al., 1985), sottolineando la relazione tra self-compassion e benessere soggettivo e collocando questa variabile all’interno di una cornice di prevenzione e promozione delle risorse individuali (Di Fabio & Kenny, 2016; Di Fabio, Kenny, & Caludius, 2016; Di Fabio & Saklofske, 2014a, 2014b).

Sebbene i risultati ottenuti mostrino come la Self-Compassion Scale (SCS) sia uno strumento valido e attendibile per la misura della compassione verso se stessi nel contesto italiano, è necessario sottolineare che il presente studio mostra il limite di avere analizzato le proprietà psicometriche di tale strumento esclusivamente con lavoratori della Toscana che non risultano rappresentativi della realtà italiana. In studi futuri dovrebbero pertanto essere inclusi lavoratori di altre aree geografiche in Italia. Sarebbe anche auspicabile verificare le proprietà psicometriche della SCS con altri target come, ad esempio, studenti di scuola superiore e studenti universitari.

Nonostante i limiti evidenziati, la versione italiana della Self-Compassion Scale (SCS) risulta uno strumento in grado di rilevare in maniera accurata la compassione verso se stessi anche nel contesto italiano. La possibilità di disporre di tale strumento offre nuove prospettive di ricerca e di intervento, sottolineando l’importanza della self-compassion come fondamentale risorsa per l’individuo in una cornice di psicologia positiva e prevenzione (Di Fabio & Kenny, 2016; Di Fabio et al., 2016; Di Fabio & Saklofske, 2014a, 2014b).

Bibliografia

Arbuckle, J. L. (2005). Amos 6.0 user’s guide. Chicago, IL: SPSS.

Bennett-Goleman, T. (2001). Emotional alchemy: How the mind can heal the heart. New York: Three Rivers Press.

Bentler, P. M., & Bonnet, D. C. (1980). Significance tests and goodness of fit in the analysis of covariance structures. Psychological Bulletin, 88(3), 588-606.

Browne, M. W., & Cudeck, R. (1993). Alternative ways of assessing model fit. In K. A. Bollen & J. S. Long (Eds.), Testing structural equation models (pp. 136-162). Newsbury Park, CA: Sage.

Diener, E. D., Emmons, R. A., Larsen, R. J., & Griffin, S. (1985). The satisfaction with life scale. Journal of Personality Assessment, 49(1), 71-75.

Di Fabio, A., & Gori, A. (2016). Measuring adolescent life satisfaction: Psychometric properties of the Satisfaction With Life Scale in a sample of Italian adolescents and young adults. Journal of Psychoeducational Assessment, 34(5), 501-506.

Di Fabio, A., & Kenny, E. M. (2016). From decent work to decent lives: Positive Self and Relational Management (PS&RM) in the twenty-first century. In A. Di Fabio & D. L. Blustein (Eds.), From meaning of working to meaningful lives: The challenges of expanding decent work. Research Topic in Frontiers in Psychology. Section Organizational Psychology, 7, 361.

Di Fabio, A., Kenny, M. E., & Claudius, M. (2016). Preventing distress and promoting psychological well-being in uncertain times through career management intervention. In M. Israelashvili & J. L. Romano (Eds.), Cambridge Handbook of international prevention science (pp. 233-254). Cambridge: Cambridge University Press.

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Giannini, M., Gori, A., De Sanctis, E., & Schuldberg, D. (2011). A Comparative analysis of attachment: Psychometric properties of the PTI Attachment Styles Scale (ASS). Journal of Psychotherapy Integration, 21(4) 363-381.

Goldstein, J., & Kornfield, J. (1987). Seeking the heart of wisdom: The path of insight meditation. Boston: Shambhala.

Hu, L.T., & Bentler, P. M. (1999). Cutoff criteria for fit indexes in covariance structure analysis: Conventional criteria versus new alternatives. Structural Equation Modeling, 6(1), 1-55.

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Steiger, J. H. (1990). Structural model evaluation and modification: An interval estimation approach. Multivariate Behavioural Research, 25, 173-180.

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