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Bilancio di competenze e counseling: Quale relazione?
Competence self-assessment and counseling: What is the relationship?

Annamaria Di Fabio

Responsabile del Laboratorio internazionale di Ricerca e Intervento in Psicologia per l’orientamento professionale, il career counseling e i Talenti (LabOProCCareer&T) e del Laboratorio internazionale di ricerca e intervento in Psicologia Positiva, Prevenzione e Sostenibilità (PosPsychP&S), Dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia, Università degli Studi di Firenze, http://www.scifopsi.unifi.it/vp-30-laboratori.html



Sommario

Il presente contributo persegue il fine di evidenziare le relazioni esistenti tra bilancio di competenze e counseling. Partendo dalla definizione del bilancio di competenze e dalla declinazione del concetto di purposeful identitarian awareness, il contributo introduce aspetti di innovazione del bilancio di competenze alla luce delle più recenti career theories per il XXI secolo. Infine presenta le relazioni esistenti tra bilancio di competenze e psicologia del counseling, sottolineando gli aspetti del counseling utili nel bilancio di competenze.

Parole chiave

bilancio di competenze, counseling, purposeful identitarian awareness


Abstract

This contribution aims to highlight the existing relationship between competence self-assessment and counseling. Starting from the definition of competence self-assessment and from the declination of the concept of purposeful identitarian awareness, the contribution introduces aspects of innovation in competence self-assessment in light of the latest career theories for the 21st century. Finally, it presents the relationship between competence self-assessment and counseling psychology, emphasizing the aspects of counseling which are useful in competence self-assessment.

Keywords

competence self-assessment, counseling, purposeful identitarian awareness.



Il bilancio di competenze

Il bilancio di competenze, partendo dall’approccio personale attraverso la mediazione sociale, realizza l’identificazione del potenziale personale e professionale da investire nello sviluppo e nella realizzazione di progetti della persona per l’integrazione sociale e professionale (Ruffin-Beck & Lemoine, 2011). Il bilancio di competenze rappresenta una politica attiva per il lavoro, una politica preventiva per la salvaguardia delle risorse (Di Fabio & Kenny, 2016) e un’occasione per la persona (Di Fabio, 2002, 2009, 2016). Sul piano scientifico il percorso corrisponde al modello teorico dell’auto-attenzione facilitata da un terzo (Lemoine, 1994, 2002). Il bilancio di competenze, intervento di elezione nell’orientamento formativo, è finalizzato a permeare il processo continuo di sviluppo del soggetto di un livello maggiore di consapevolezza in particolar modo in relazione all’ambito professionale (Di Fabio, 2002, 2009, 2016). Viene sottolineata una dimensione formativa dell’intervento nei riguardi di un individuo postulato attivo, da facilitare nella costruzione e nello sviluppo del proprio percorso professionale (Di Fabio, 2002, 2009, 2016). Si tratta dunque di un intervento che pone al centro l’individuo, nel quale si tenta di promuovere lo sviluppo di risorse attraverso un percorso volto alla consapevolezza, per permettere alla persona di gestire in maniera responsabile e autonoma il proprio percorso di sviluppo professionale (Di Fabio, 2002, 2009, 2016). La finalità del bilancio di competenze appare quindi l’adeguato inserimento sociale e professionale dell’individuo. In una prospettiva operativa, tale finalità viene realizzata attraverso un lavoro di facilitazione in modo tale che la persona possa aumentare la sua consapevolezza relativa ai propri punti di forza e possa ancorarli congruentemente con il piano di realtà per costruire adattivamente il proprio percorso professionale (Di Fabio, 2002, 2009, 2016) nella prospettiva del benessere non solo edonico ma anche eudaimonico (Ryan & Deci, 2001).

Purposeful identitarian awareness  

Il bilancio di competenze facilita la purposeful identitarian awareness (Di Fabio, 2014e) che ha origine nell’identità narrativa (Savickas, 2011, 2014) e nei Sé plurali (Guichard, 2008, 2010, 2013) attraverso le due meta-competenze chiave per il XXI secolo: adattabilità (Savickas, 2001; Savickas & Porfeli, 2012) e identità (Guichard, 2004, 2010). L’adattabilità si riferisce all’abilità degli individui di anticipare i cambiamenti e il loro futuro in un contesto in continuo cambiamento e prevede le quattro dimensioni principali di Concern (Interesse per…), Control (Controllo/Responsabilità), Curiosity (Curiosità), Confidence (Fiducia in se stessi) (Savickas, 2001; Savickas & Porfeli, 2012). L’identità (Guichard, 2004, 2010) risulta una competenza da rinforzare attraverso i concetti di narratabilità, biograficità e riflessività. La narratività si ancora sia nella Career Construction theory (Savickas, 2001, 2005) sia nella Life Construction theory (Guichard, 2013) e si riferisce al concetto di costruzione del Sé come storia dove il narrare psicologicamente il proprio Sé permette di porre il problema in uno schema più ampio di significato vissuto, riducendo la confusione e aumentando l’abilità nel decidere in funzione del saper diventare. Grazie alla narratività gli individui aumentano la loro biograficità (Alheit & Daussien, 1999), usando la biographical agency per affrontare le transizioni dando un significato personale alle memorie passate, alle esperienze presenti e alle aspirazioni future, costruendo un tema di vita (Savickas, 2011) e selezionando tra i diversi Sé (Guichard, 2009). Per quanto riguarda la riflessività, si fa riferimento al processo di facilitazione da parte del counselor psicologo dell’orientamento delle riflessioni del cliente per permettere la scoperta dei temi di vita e scrivere i capitoli successivi della propria esistenza (Maree, 2013).

La costruzione della purposeful identitarian awareness passa attraverso quattro step. Il primo step riguarda la consapevolezza delle strategie di presentazione di Sé. Paulhus (1986) distingue tra gestione dell’impressione e autoinganno. Per gestione dell’impressione si intende la distorsione consapevole in favore di Sé, mentre per autoinganno si fa riferimento a un’autopresentazione rivolta a se stessi con distorsione inconsapevole. Appare essenziale tenere in considerazione questi processi di presentazione di Sé per costruire il proprio Sé autentico, promuovendo la riflessione dell’individuo grazie a processi di narratività, biograficità e riflessività e raggiungendo così una nuova purposeful identitarian awareness (Di Fabio, 2014).

Il secondo step nella costruzione della purposeful identitarian awareness (Di Fabio, 2014) riguarda il quadrato narrativo plurale delle competenze (Di Fabio, 2002, 2014) che fa riferimento alle competenze consapevoli, competenze inconsapevoli, incompetenze consapevoli, incompetenze inconsapevoli. Le competenze consapevoli sono le competenze che la persona possiede e di cui è consapevole. Le competenze inconsapevoli necessitano di essere rintracciate a livello consapevole da parte della persona allo scopo di intervenire su di esse in maniera concreta. Le incompetenze consapevoli sono quelle competenze che la persona sa di non possedere e che quindi costituiscono aree di criticità conosciute. Le incompetenze inconsapevoli, dal momento che non sono riconosciute in maniera consapevole dalla persona, non possono venire eventualmente colmate costituendo un pericolo per la progettualità futura. Appare dunque particolarmente importante riflettere su questi differenti aspetti delle proprie competenze per raggiungere una maggiore consapevolezza delle proprie risorse e dei propri limiti e poter costruire il proprio progetto di sviluppo professionale e di vita in maniera intenzionale e congruente con il proprio Sé (Di Fabio, 2014).

Il terzo step per una costruzione di successo della purposeful identitarian awareness riguarda i piani plurali narrativi esagonali per sostenere la riflessività (Di Fabio, 2002, 2014; Guichard, 2004, 2010). Si tratta dei seguenti piani: come è per me (piano di realtà e autenticità); come vorrei che fosse per me (piano di volizione ideale); come dovrebbe essere per me (piano imperativo introiettato). Alla riflessione sul Sé si affiancano livelli di riflessione su stessi tenendo in considerazione gli altri, ancora su tre piani: come è per me secondo gli altri (come loro mi vedono); come gli altri vorrebbero che fosse per me (come loro vorrebbero che io fossi); come dovrebbe essere per me secondo gli altri (come loro ritengono che io dovrei essere). Questo approfondimento (Di Fabio, 2002) sostiene la riflessività per scoprire il proprio Sé autentico (Di Fabio, 2014).

Il quarto step per una costruzione di successo della purposeful identitarian awareness (Di Fabio, 2014) è relativo all’authentic self e al self-attunement (Di Fabio, 2014). L’authentic self implica l’individuazione di obiettivi realmente significativi per la persona in linea con la personale formula di successo di Savickas (2011, 2014) allo scopo di costruire una vita di successo personale (Di Fabio, 2014e), che sottolinea l’importanza della consapevolezza dei propri valori e scopi di vita autentici per costruire una vita personale e professionale pienamente significativa per l’individuo e quindi non rispondere a valutazioni eterodirette del successo, raggiungendo un pieno life meaning (Bernaud, 2013). L’authentic self (Di Fabio, 2014) appare anche un concetto fondamentale nell’ambito della psicologia positiva che sottolinea come obiettivi a interesse intrinseco, in linea con chi siamo, il nostro Sé autentico, cosa vogliamo realmente fare nelle nostre vite risultano importanti predittori del successo (Sheldon & Houser-Marko, 2001). Si sottolinea dunque l’importanza del self-attunement (Di Fabio, 2014e), considerando da un lato i talenti e il potenziale oggettivi (cosa sono capace di), dall’altro i talenti e il potenziale soggettivi (cosa mi energizza, cosa mi motiva a fare) in relazione a una costruzione di sé piena di reale significato (Di Fabio, 2014, 2016). Questo confronto e la sintonizzazione del Sé consentono di ottenere il go between the concepts (Guichard, 2013), dialogando tra oggettività e soggettività, in modo da promuovere una maggiore performance attraverso obiettivi pienamente significativi per la persona (Di Fabio, 2014d). Il processo di self-attunement e il go between the concepts (Guichard, 2013) trovano un terreno di costruzione e di realizzazione grazie alle opportunità offerte nel bilancio di competenze.

Bilancio di competenze: tradizione e innovazione

Tradizionalmente il bilancio di competenze ha come finalità l’aumento di consapevolezza dell’individuo in termini di caratteristiche, risorse e potenzialità (personali, formative e professionali) per la costruzione di un progetto di sviluppo professionale congruente rispetto alla complessità interna ed esterna, scelto in modo autonomo e responsabile, consapevole e ancorato alla realtà (Aubret, Aubret, & Damiani, 1990; Yatchinovsky & Michard, 1991; Lemoine, 2002; Di Fabio, 2002).

Per quanto riguarda le sue finalità, il bilancio di competenze nel XXI secolo si apre ad aspetti di innovazione (Di Fabio, 2016), configurandosi come un dispositivo per promuovere l’employability (Guichard, 2009, 2013) e sostenere riflessività e significato (Di Fabio, 2014; Di Fabio & Maree, 2016), la mobilitazione delle risorse e delle energie della persona per il benessere in un'ottica preventiva (Di Fabio & Kenny, 2016), come un percorso finalizzato alla consapevolezza attraverso passaggi di riflessività (Di Fabio, 2014, 2016; Guichard, 2013) per gestire autonomamente e responsabilmente la propria costruzione occupazionale (Guichard, 2013; Savickas, 2011).

Come ulteriore innovazione nel bilancio di competenze (Di Fabio, 2002, 2009, 2016), il progetto prefessionale/professionale si semantizza mediante un’ottica propositiva di facilitazione che attraverso il cambiamento/integrazione delle rappresentazioni possedute amplia il campo visivo mondo interno/esterno. Si tratta di un processo di confronto dialettico tra differenti piani (reale, ideale, imperativo) per facilitare nella persona la riappriopriazione delle proprie risorse autentiche e potenzialità, sottolineando l’importanza di declinare la riflessione delle tematiche sui tre differenti piani (Di Fabio, 2002, 2009, 2016).

In termini di innovazione (Di Fabio, 2016), il bilancio di competenze si propone di verificare abilità individuali e competenze (Di Fabio, 2002) cercando una congruenza tra mondo personale-professionale e mondo occupazionale come congruenza tra Sé autentico (Di Fabio, 2014) e solidità del progetto (Di Fabio, 2016). La ricerca di questa congruenza si basa su un patrimonio di esperienze, competenze, significati sull’apertura e recupero a una narrazione positiva di sé (Di Fabio, 2014), sul potenziamento dell’adaptability per l’anticipazione e l’autonomia e sul potenziamento dell’ampiezza delle informazioni e del campo visivo per la ristrutturazione e il cambiamento (Di Fabio & Gori, 2016). Si sottolinea il passaggio dal paradigma della motivazione al paradigma del significato (Di Fabio, 2016; Di Fabio & Blustein, 2016), dove il successo del progetto di vita è associato al riconoscimento del significato autentico (Di Fabio, 2014, 2016). La soggettività del significato rappresenta la chiave per identificare soluzioni ai problemi, fare step di crescita e perseguire risultati positivi (Di Fabio & Blustein, 2016). Si configura nel bilancio di competenze la necessità di sviluppate un progetto di precisione (precision project) tarato in maniera specifica sul Sé autentico e sui significati personali dell’individuo (Di Fabio, 2016).

A livello di obiettivi tradizionalmente il bilancio di competenze si propone di effettuare (Di Fabio, 2002): una disamina critica del passato e del presente professionale; l’identificazione di valori, preferenze, interessi e aspirazioni; la mappatura delle competenze; la costruzione del progetto personale e professionale. Inoltre tradizionalmente le fasi operative del bilancio di competenze sono: fase di accoglienza (fase preliminare esplorativa), fase di analisi del potenziale (fase investigativa), fase di elaborazione/verifica del progetto professionale (fase conclusiva) (Di Fabio, 2002). La fase di accoglienza (fase preliminare esplorativa) è volta ad analizzare la natura del problema e dei bisogni della persona attraverso il colloquio, l’analisi della domanda e l’esplicitazione delle motivazioni profonde all’origine della richiesta del bilancio (Di Fabio, 2002). La fase di analisi del potenziale (fase investigativa) può prevedere anche l’uso del testing in ottica non diagnostica (facoltativo) e la facilitazione all’esplorazione attenta e approfondita delle risorse personali e professionali della persona (aumento della consapevolezza sui punti di forza) (Di Fabio, 2002). La fase di elaborazione/verifica del progetto professionale (fase conclusiva) prevede la consapevole integrazione del piano delle competenze con le richieste e i vincoli ambientali e l’importante messa in verifica del progetto professionale elaborato (Di Fabio, 2002).

In termini di innovazione (Di Fabio, 2016) ciascuna delle fasi tradizionali del bilancio di competenze può essere associata ad aspetti innovativi delle career theories per il XXI secolo. La fase di accoglienza (preliminare esplorativa) risponde alla prima domanda della Career Construction Interview (Savickas, 2010, 2011): “Come posso esserle utile nella costruzione della sua carriera?”. La fase di analisi del potenziale (fase investigativa) include l’analisi dei talenti e potenziale oggettivi (Cosa sono in grado di fare?) e l’analisi dei talenti e del potenziale soggettivo (Cosa mi energizza? Cosa mi motiva a fare?) (Di Fabio, 2014) e il conseguente “Go between the concepts” (Di Fabio, 2014; Guichard, 2013) per raggiungere obiettivi di vita autentici in termini di life meaning e successo. Comprende anche la riflessione sul quadrato narrativo plurale delle competenze precedentemente illustrate (Di Fabio, 2002, 2009, 2014): competenze consapevoli, competenze inconsapevoli, incompetenze consapevoli, incompetenze consapevoli. In termini di innovazione l’obiettivo di questa fase è dunque quello di aiutare le persone a scoprire, riconoscere, costruire i loro talenti ancorati al significato (Di Fabio, 2016). La fase di elaborazione/verifica del progetto professionale (fase conclusiva) include la grounded reflexivity (Di Fabio, 2014; Di Fabio & Maree, 2016; Guichard, 2004, 2005) ancorata intrinsecamente alla costruzione del saper diventare (Savickas, 2011). La grounded reflexivity (Di Fabio, 2014; Di Fabio & Maree, 2016; Guichard, 2004, 2005; Maree, 2013) si fonda su un processo sintetizzabile nella formula in, on, for. La riflessività è un processo dinamico e continuo di consapevolezza di Sé (Finlay & Gough, 2003; Maree, 2013). Si possono distinguere tre differenti livelli (Maree, 2013): riflessione in azione (reflection-in-action), vale a dire su certe questioni durante l’azione o mentre la persona agisce; riflessione sull’azione (reflection-on-action), pensiero retrospettivo o pensiero dopo un’azione o un evento; riflessione per l’azione (reflection-for-action), che si riferisce a una riflessione prima di una particolare azione. La riflessività si riferisce quindi alla capacità di analizzare il presente per guardare al passato, individuando i significati e i temi di vita utili a costruire un ponte verso il futuro, all’interno di un processo continuo di consapevolezza di sé (Di Fabio & Maree, 2016). Come innovazione nella terza fase del bilancio di competenze vi è anche la verifica dell’autenticità del progetto (Di Fabio, 2014) e della sostenibilità del progetto (Di Fabio, 2016) per la realizzazione di un precision project (Di Fabio, 2016) centrato sul Sé autentico e sui significati più autentici e congruenti con aspetti profondi dell’individuo.

Nel bilancio di competenze è basilare l’emersione di nuove rappresentazioni di sé da parte del cliente in termini di: storia personale, formativa, professionale; desideri e aspirazioni, interessi, mondo valoriale; mondo imperativo; Sé autentico (Di Fabio, 2014, 2016). Grazie al paradigma del significato (Di Fabio, 2016; Di Fabio & Blustein, 2016), si realizza l’accesso a nuove dimensioni di consapevolezza che arricchisce il potenziale di risorse della persona da investire attivamente nel divenire professionale.

Rispetto all’analisi del passato tradizionalmente nel bilancio di competenze si riconoscono tre livelli di approfondimento (Di Fabio, 2002): partendo dai fatti, partendo dalla percezione dei fatti e partendo dalla traduzione delle esperienze in competenze. Partendo dai fatti ci si basa sul richiedere al soggetto di ordinare il suo percorso di vita (personale, formativo, professionale) partendo da fatti precisi e inconfutabili che hanno contrassegnato la sua esistenza (esempi di esercizi sono: il mio curriculum vitae personale, formativo, professionale; il biogramma). Partendo dalla percezione dei fatti si procede partendo dalla percezione dei fatti dell’individuo in quanto implica la percezione della persona sulla sua identità, in particolare professionale, con l’emissione di un giudizio sul suo passato (momenti forti, eventi significativi, esperienze rilevanti) (esempi di esercizi sono: i tre grafici della mia vita (piano personale, piano formativo, piano professionale). Partendo dalla traduzione delle esperienza in competenze si parte dalle esperienze e dalla loro descrizione per identificare le competenze della persona; lo scopo è far emergere le abilità e le competenze che il soggetto ha messo in opera e utilizzato per realizzare tali esperienze (esempi di esercizi sono: la mia storia di vita: attività/eventi articolati in relazione a comportamenti, conoscenze, abilità, caratteristiche personali - può essere articolata anche come la mia storia di vita personale, la mia storia di vita formativa, la mia storia di vita professionale). Per quanto riguarda l’analisi del passato nel XXI secolo si possono introdurre elementi di innovazione. Partendo dai fatti si può fare riferimento alla grounded reflexivity (Di Fabio, 2014; Di Fabio & Maree, 2016; Guichard, 2004, 2005) con la declinazione in, on, for. Partendo dalla percezione dei fatti viene richiamata la narrative identity (Guichard, 2004, 2010; Savickas, 2011, 2014) con la costruzione del Sé come storia e i dettagli narrativi di significato (Di Fabio, 2016) per ottenere competenze maggiormente precise ed esatte per una maggiore accuratezza (Di Fabio, 2016).

Tradizionalmente il bilancio di competenze prevede inoltre la proposta del portfolio che comporta portare concretamente gli attestati ufficiali e non ufficiali (Di Fabio, 2002, 2009, 2016). Il portfolio è intrinsecamente considerato sia un prodotto sia un processo e costituisce la base di riferimento per alimentare la grounded reflexivity (Di Fabio, 2014; Di Fabio & Maree, 2016; Guichard, 2004, 2005).

Bilancio di competenze e counseling

Tradizionalmente il bilancio di competenze favorisce la disamina critica del passato e del presente professionale, consente l’identificazione di valori, preferenze, interessi e aspirazioni, permette la mappatura delle competenze, la costruzione e la verifica della sostenibilità del progetto personale e professionale dell’individuo (Di Fabio, 2016).

A livello di innovazione il bilancio di competenze include i concetti di grounded reflexivity (Di Fabio, 2014; Di Fabio & Maree, 2016; Guichard, 2004, 2005), talenti e potenziale oggettivo e soggettivo e relativo Go between the concepts (Di Fabio, 2014; Guichard, 2013), quadrato narrativo plurale delle competenze (Di Fabio, 2002, 2014), piani narrativi plurali esagonali (Di Fabio, 2002, 2014), purposeful identitarian awareness (Di Fabio, 2014).

La psicologia del counseling si pone in relazione con questi aspetti del bilancio di competenze in quanto si configura come un intervento in cui il counselor psicologo dell’orientamento ascolta i temi del cliente, li approfondisce con maggiori dettagli, facilita l’esplorazione di Sé, promuove consapevolezza per scelte professionali e personali di successo ancorate alla formula del successo personale di Savickas (2011).

È possibile individuare i seguenti aspetti del counseling utili nel bilancio di competenze (Di Fabio, 2016): ascoltare, perché nell’ascolto la persona utilizza la propria conoscenza; offrire stimoli come processo di riflessione perché la persona agisca e assuma consapevolmente responsabilità; non giudicare, accettare e comprendere la persona; il processo dello scoprire, dove la persona è aiutata a diventare consapevole di se stessa, dei suoi desideri, delle sue potenzialità e costruisce obiettivi autentici; significato per un progetto sostenibile (Di Fabio & Blustein, 2016).

Per l’operatore è inoltre importante (Di Fabio, 2016): avere chiarezza sull’intervento, fasi, piani, azioni, strumenti, flessibilità di utilizzo; essere un buon comunicatore; avere la conoscenza e le abilità specifiche per facilitare lo sviluppo di nuove consapevolezze; essere in grado di stabilire una buona relazione professionale; essere flessibile nelle strategie di intervento in base alle richieste individuali; essere fiducioso verso se stesso e l’altro, rispettoso ed empatico; costruire fiducia, impegnandosi e mostrando credibilità; comprendere e gestire le reazioni emotive dei clienti, le loro difficoltà nel percorso e mostrare empatia; usare una comunicazione bidirezionale, inclusi l’ascolto, il feedback, il linguaggio verbale e non verbale; facilitare e aiutare la persona a identificare e comprendere come soddisfare al meglio i propri bisogni autentici; stabilire un contratto chiaro e un processo trasparente.

La relazione tra psicologia del counseling e bilancio di competenze costituisce un’opportunità per il bilancio di competenze che diviene un strumento in prospettiva transdisciplinare (Di Fabio, 2011) e in prospettiva multiprofessionale (Di Fabio, 2016).

La relazione tra psicologia del counseling e bilancio di competenze rappresenta in ultima analisi un’opportunità anche perché pone l’enfasi su ascolto, significati e forze della persona. Si tratta di lavorare anche attraverso formulazione e riformulazione psicologica tailored per realizzare un precision project e per la congruità e sostenibilità del progetto personale e professionale per la persona e per la comunità, lavorando collaborativamente e in team con operatori di varie discipline (Di Fabio, 2016).

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Autore per la corrispondenza

A. Di Fabio
Indirizzo e-mail: adifabio@psico.unifi.it
Tel. +39 055 2755013. Fax +39 055 2756133. Dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia (Sezione di Psicologia), Università degli Studi di Firenze, via di San Salvi 12 – Complesso di San Salvi, Padiglione 26, 50135, Firenze, Italia.



Note

1 A

DOI: 10.14605/CS1011704


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