Test Book

Editoriale
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Annamaria Di Fabio

Mario Fulcheri

Guido Sarchielli



Con questo numero si apre l’anno 2017 della nostra la rivista. Essa intende continuare a perseguire la sua duplice mission: stimolare la riflessione sul counseling in una prospettiva internazionale e facilitare l’integrazione tra teoria e pratica e il dialogo tra ricercatori e professionisti. Ciò viene realizzato proponendo alla comunità nazionale articoli invitati, contributi di ricerca, rassegne e attraverso l’indicazione di strumenti legati all’intervento di counseling nelle sue varie declinazioni e nei vari contesti operativi. Di ciò si sente il bisogno anche per evitare che gli interessati alle tematiche del counseling o non “abbiano voce” per descrivere esperienze qualificate di ricerca e intervento e o si chiudano in sottogruppi più o meno isolati e difficilmente comunicanti tra loro in modo fluido e costruttivo.

Perseguendo questi intenti di apertura alla comunità scientifico-professionale, si è tenuta a Firenze il 5 dicembre scorso la seconda One-Day International Conference dal titolo “Counseling, validazione, certificazione, bilancio di competenze. Aspetti comuni ed elementi distintivi del processo di accompagnamento”, organizzata dal Dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia, Università degli Studi di Firenze, con la collaborazione dell’Università degli Studi di Bologna e dell’Università degli Studi di Chieti-Pescara. La riflessione ha riguardato la relazione del counseling con validazione, certificazione, bilancio di competenze e i contributi di riferimento sono stati inseriti nel presente numero della rivista nella categoria degli articoli invitati.

Infatti il numero si apre con l’articolo invitato di Di Fabio e Cumbo che delinea l’evoluzione del concetto di carriera dal XX al XXI secolo e delle definizioni del costrutto di employability, gli strumenti attualmente disponibili per rilevarlo, la riflessione sui servizi a sostegno dell’occupabilità. Segue il contributo di Guido Sarchielli che riprende le caratteristiche principali dell’occupabilità percepita. Esse dovrebbero essere incrementate per costruire in maniera autonoma i percorsi di carriera in contesti ad alto tasso di insicurezza occupazionale anche mediante l’attivazione e il sostegno dei processi di riflessività e di autovalutazione. L’articolo successivo di Pier Giovanni Bresciani si focalizza sulla ricostruzione delle competenze nei dispositivi di bilancio, validazione e certificazione, sottolineando i risultati attesi, gli effetti e le opportunità che derivano da questi differenti processi. Il contributo di Di Fabio illustra le relazioni esistenti tra bilancio di competenze e counseling, partendo dalla definizione del bilancio di competenze e dalla declinazione del concetto di purposeful identitarial awareness per introdurre aspetti di innovazione del bilancio di competenze alla luce delle più recenti career theories.

La sezione “Studi e ricerche” si apre con il lavoro di Chiara Patierno, Danilo Carrozzino e Mario Fulcheri che presenta una rassegna della letteratura scientifica con lo scopo di riportare e analizzare i più significativi obiettivi di intervento del counseling psicologico-clinico nei diversi contesti medico-sanitari. L’articolo successivo di Dominga Camardella, Amelia Manuti e Maria Luisa Giancaspro offre un contributo all’esplorazione delle risorse psicologiche (capitale psicologico, career commitment, career orientation, percezione del mercato del lavoro) associate alle scelte di carriera in un gruppo di giovani NEET.

La sezione successiva, dedicata agli strumenti, presenta due contributi. L’articolo di Di Fabio e Bucci documenta le proprietà psicometriche della versione italiana della Dispositional Measure of Employability (DME) in relazione ai lavoratori. I risultati hanno mostrato che la DME risulta un valido strumento per rilevare l’occupabilità anche nel contesto italiano. L’articolo di Di Fabio e Palazzeschi introduce la versione italiana dell’Occupational Engagement Scale (OES) riportando dimensionalità, attendibilità e validità concorrente dello strumento. Sulla base dei risultati dello studio, l’OES si configura come uno strumento adeguato per rilevare l’occupational engagement anche nel contesto italiano.

Si auspica che questo numero della rivista, con i suoi vari stimoli per ampliare le prospettive di ricerca e intervento in diversi ambiti del counseling, possa essere apprezzato dai lettori come occasione di scambio comunicativo tra ricercatori e professionisti e come utile contributo per rafforzare la qualità degli interventi alla luce di evidenze scientifiche riconosciute a livello internazionale.

 

Annamaria Di Fabio, Mario Fulcheri, Guido Sarchielli




Note

1 A

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