Educare alla vita spirituale – Esperienza di un laboratorio riflessivo

Alessia Camerella

L’importanza di un discorso pedagogico sulla vita spirituale emerge dal fatto che l’uomo e la donna hanno bisogno e in vari modi esprimono il desiderio di nutrimento spirituale, di dar forma e sapore alla propria esistenza in modo unico e singolare, umano e intenzionale, interiore e relazionale, trasformativo ed esperienziale. È un’esigenza che tocca l’umanità nella sua integralità, dall’infanzia all’«adultità», e risponde a una domanda sul prendersi cura dell’anima, rendendo la vita degna di essere vissuta. Coltivare la propria vita spirituale aiuta l’uomo e la donna a essere sempre più persone umane rispetto a sé, agli altri e al luogo dove vivono, maturando una responsabilità e solidarietà comunitarie e planetarie. Se l’educazione è concepita come pratica dell’aver cura di sé attraverso la ricerca della verità dell’esistenza, allora è decisivo per il bene dell’essere umano ricercare e coltivare i modi per aver cura di sé. Oggi emerge la compresenza di un’idea di spiritualità come fede specifica e di un’idea di spiritualità come dimensione propria dell’esistenza umana in quanto ricerca di identità, senso, valori e scopi di vita: le due articolazioni non coincidono, ma possono condividere un prezioso terreno comune. La componente pedagogico-educativa nella spiritualità è fondamentale, perché l’educazione e l’istruzione dei bambini e dei giovani non dovrebbero rimanere teoriche e astratte, ma dovrebbero considerare il mondo spirituale in cui i soggetti vivono — a scuola, a casa o negli altri ambienti significativi — quale dimensione portante dell’essere umano (Mortari, 2006).

Keywords
Spiritualità, Educazione, Cura, Pratica riflessiva

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