Parola creativa ed esegesi del sé per una cultura di partnership e pratiche comunitarie di guidance

Roberto Albarea

Quando si esplorano i significati pedagogici e formativi delle «parole» in letteratura (mai esaustivi, in quanto sollecitano a «conversioni» profonde), sulla scia della tradizione educativa e culturale del passato (autori, teorie, esperienze, correnti) e inviscerati nel dibattito pedagogico contemporaneo, ci si pone lungo il tracciato di una formazione interiore delle persone. Riprendendo le intuizioni illuminanti di Jacques Maritain, la parola creativa si connota come sorgente di risonanze interiori, espressione di un’emozione spiritualizzata, un’emozione forma (cioè formante) e non emozione cosa, nella quale tutte le esperienze passate della persona e i ricordi acquisiti dall’anima sono presenti in maniera virtuale. Nella letteratura sull’educazione degli adulti e, in particolare, nel processo di guidance, la parola creativa è un «luogo» per favorire pratiche comunitarie di autoformazione e promuovere una cultura di partnership. Recependo alcune riflessioni di Foucault, Hadot, Papa Francesco e Olivetti, la parola creativa assume significati plurimi: parola come strumento di esegesi del sé (Foucault, Hadot, Maritain), parola intesa nel senso di «sapere come condursi» (Seneca), parola come opportunità di apprendimento sociale per pratiche democratiche (Wildemeersch, Mezirow), parole generatrici (Freire), parola come narrazione complessa (Bruner, Panikkar, Albarea) nella prospettiva di un «fare comunità». Allora le parole si presentano come «luci», luci peregrine e diffuse (e soffuse), per chi le sa far risplendere e rilucere attraverso una propria e originale tensione. Una tensione interiore/personale e una tensione esteriore/comunitaria: tale è il significato profondo e educativo di partnership.

Keywords
Parola creativa e pratiche di orientamento, «Fare comunità», Tecnologia del Sé, Partnership, Diversi significati delle parole.

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