Vol. 24, n. 1, febbraio 2025 — pp. 1-4
EDITORIALE
Decolonialità e inclusione
Con il primo numero del 2025, la nostra rivista inaugura un nuovo spazio di riflessione intitolato «Intersezioni: erranze ed equivoci nella ricerca educativa».
Questa sezione, coordinata da Diego Di Masi e Rosa Bellacicco dell’Università di Torino, nasce con l’intento di continuare a esplorare la domanda che Rachele Borghi (2020) pone nel suo libro Decolonialità e privilegio: «Se la marginalità è la condizione di chi sta al margine, quando sei una persona bianca (quindi parte del sistema di dominazione), occidentale, con nazionalità europea, quando lavori all’interno di una struttura (istituzione, compagnia, impresa, ecc.) che occupa una posizione centrale nel sistema sociale e nell’organizzazione del potere, quando fai parte del centro del sistema-mondo, ha senso parlare di margine?» (p. 14).
Questa domanda ci sollecita su due piani: quello della marginalità e quello del posizionamento. Per quanto riguarda il primo, ci interessa indagare come la marginalità sia costruita dall’intreccio delle differenze; l’approccio intersezionale ci permette, infatti, di comprendere in modo più ampio le dinamiche di potere in cui siamo immersi, oltre ai processi di esclusione e oppressione che riproducono le nostre società.
Rispetto al secondo punto, invitiamo le autrici e gli autori che desiderano confrontarsi in questo spazio accademico, e pertanto centrale nel sistema sociale, ad assumersi la responsabilità del privilegio di cui godono. Incoraggiamo a sperimentare pratiche di scrittura individuale e collettiva che siano definite dall’esperienza e non dall’istituzione (Borghi, 2020); una scrittura che restituisca ciò che si sta vivendo e come ci si sente nell’intersezione delle multiple identità. Proponiamo di confrontarci con le tensioni, le contraddizioni, i conflitti, gli equivoci in educazione, adottando un pensiero dell’erranza, che Glissant (2007) definisce «relazionale e dialettico», e un metodo dialogico, che si distingue per favorire la costruzione di un discorso prodotto dalla connessione tra voci che occupano lo stesso piano.
Le altre sezioni della rivista continuano a ospitare le diverse prospettive che animano il dibattito socio-educativo, restituendoci la ricchezza di una comunità impegnata a trasformare i luoghi di apprendimento (scuole, università, fabbriche, aziende, organizzazioni, associazioni, territori) lungo il percorso tracciato dall’impegno per l’inclusività.
Le sfide dell’inclusione nell’ambito universitario sono al centro del contributo di Marisa Pavone che, nel contributo Approvate le Linee Guida 2024 della Conferenza Nazionale Universitaria dei Delegati all’Inclusione degli Studenti con disabilità e con DSA (CNUDD), celebra un importante passo avanti nella promozione del diritto allo studio per gli studenti universitari che vivono esperienze di fragilità. Le Linee Guida 2024 individuano strategie concrete per superare le barriere all’accesso, migliorare i servizi di supporto e favorire una partecipazione attiva alla vita accademica per gli studenti universitari con disabilità e con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA). Particolare attenzione viene rivolta alle novità introdotte nel Documento approvato dalla CNUDD: l’adesione al modello bio-psico-sociale e il riconoscimento di tutele anche per quella fascia di studenti/studentesse con particolari tipologie di bisogni educativi speciali che, pur in presenza di una documentata condizione di difficoltà nell’apprendimento, ne sono esclusi dalla normativa vigente. Il contributo La percezione degli studenti della scuola secondaria di secondo grado nei confronti dell’efficacia delle mappe concettuali durante il processo di apprendimento per la promozione dell’inclusione degli studenti con disabilità, elaborato da Vincenzo Antonio Gallo e Fabio Filosofi, analizza l’impatto positivo delle mappe concettuali come strumento didattico inclusivo.
Lo studio evidenzia come queste facilitino la comprensione e l’organizzazione delle conoscenze, favorendo la partecipazione attiva e migliorando l’esperienza di apprendimento degli studenti con disabilità. I due autori, attraverso i dati raccolti direttamente dagli studenti, sottolineano il potenziale delle mappe concettuali nel ridurre le barriere educative, promuovendo una didattica più equa e accessibile per tutti.
Florence Faberon, con il suo articolo Le programme «Handicap et citoyenneté» au défi de l’éducation et de l’enseignement supérieur, ci racconta un progetto internazionale nato dalla collaborazione tra le Università Clermont Auvergne e Saint Boniface. Questo programma, che ha coinvolto istituzioni accademiche e organizzazioni pubbliche di diversi Paesi, unisce sport, cultura e riflessione scientifica per promuovere una cittadinanza attiva e inclusiva. L’approccio innovativo è quello della co-costruzione, in cui le persone con disabilità non sono solo beneficiarie, ma veri e propri attori protagonisti. Il progetto dimostra come sia possibile creare reti globali che connettono territori e attori diversi per affrontare le sfide dell’inclusione e promuovere politiche trasversali capaci di abbattere barriere e stigmi.
Il contributo scritto da Manuele De Conti, Daniela Di Donato, Lucia Iacopini, Elena Mosa e Silvia Panzavolta ci permette di approfondire il Debate, una metodologia didattica innovativa la cui popolarità e diffusione nella scuola italiana sono cresciute molto negli ultimi anni. L’articolo Il Debate come pratica didattica inclusiva descrive il Debate come un potente strumento per promuovere il pensiero critico, la partecipazione attiva e la valorizzazione di tutte le voci, incluse quelle degli studenti con bisogni educativi speciali. Attraverso il Debate le classi diventano spazi di dialogo e crescita condivisa, dove le differenze si trasformano in risorse. I dati raccolti dai ricercatori mostrano come questa metodologia sia capace di abbattere barriere emotive e culturali, stimolando una didattica realmente inclusiva.
Marika Savastano, nel suo articolo Le relazioni di aiuto. Per una rivisitazione degli studi di Andrea Canevaro, ci invita a riflettere sul ruolo fondamentale delle relazioni di aiuto. Ripercorrendo il pensiero di Canevaro, Savastano sottolinea come l’inclusione sia un processo di coevoluzione educativa, in cui le persone con disabilità sono protagoniste del proprio percorso di crescita. Adottando la «logica delle scale», Canevaro (2017) ci invita a concepire la relazione di aiuto come un equilibrio dinamico tra bisogni e risorse, evitando approcci burocratici e paternalistici che spesso finiscono per limitare l’autonomia delle persone. A seguire si riporta il contributo L’attualissima inattualità di Adriano Olivetti, pioniere del comunitarismo inclusivo, in cui Alessandra M. Straniero esplora la figura visionaria di Olivetti, le cui idee anticipano molte delle attuali sfide sociali ed economiche. Olivetti promuoveva un modello di comunità basato sulla solidarietà, la partecipazione e il benessere collettivo, fondendo l’etica del lavoro con la valorizzazione della dignità umana. Il suo approccio, definito «comunitarismo inclusivo», sfidava la logica individualista e competitiva, proponendo una visione in cui il progresso economico andava di pari passo con quello sociale. L’articolo riflette sull’eredità di Olivetti, ancora oggi fonte di ispirazione per pratiche e politiche inclusive.
Chiude questo numero l’articolo di Diego Di Masi, Inclusion is not enough: teoria storico-culturale e apprendimento espansivo per un nuovo oggetto dell’educazione inclusiva, in cui si propone una lettura critica del concetto di inclusione, adottando un approccio educativo basato sulla teoria storico-culturale. L’autore introduce il concetto di apprendimento espansivo (Engeström, 2016), per promuovere processi trasformativi nei contesti e nelle pratiche educative. L’articolo invita a ridefinire l’oggetto dell’educazione inclusiva, puntando a un modello che favorisca il cambiamento strutturale e una partecipazione più equa e consapevole di tutti i soggetti coinvolti. Questo numero offre una pluralità di prospettive, teoriche e metodologiche, che ci invitano a guardare all’inclusione non solo come una sfida, ma anche come un’opportunità per ripensare le pratiche educative al fine di garantire equità e giustizia sociale.
Diego Di Masi
Bibliografia
Borghi R. (2020), Decolonialità e privilegio. Pratiche femministe e critica al sistema-mondo, Milano, Meltemi.
Glissant E. (2007), Poetica della Relazione, Macerata, Quodlibet.