Vol. 23, n. 4, novembre 2024

RICERCHE, PROPOSTE E METODI

Ascoltare la voce dei bambini per valutare la valutazione

Eugenia Cognigni1

Sommario

Recentemente, nella scuola primaria, si è avviato il passaggio dai voti ai giudizi, che coinvolge non solo i docenti e i genitori ma anche gli studenti. La ricerca intende confrontarsi con la «voce dei bambini» che frequentano la scuola primaria, per conoscere il loro pensiero in riferimento alla tematica della valutazione e raccogliere dati in merito a quanto siano consapevoli di questa pratica che quotidianamente li coinvolge. I punti di vista degli studenti potranno aiutare a orientare teorie e pratiche degli insegnanti per generare innovazione; inoltre, gli studenti saranno effettivamente coinvolti in un processo di miglioramento nella prospettiva di una «valutazione per l’apprendimento».

Parole chiave

Voce degli studenti, Valutazione per l’apprendimento, Scuola primaria.

RESEARCH, PROPOSALS AND METHODS

Listening to children’s voice to evaluate the assessment

Eugenia Cognigni2

Abstract

Recently, in primary school, there has been a shift from grades to written judgements, which involves not only teachers and parents but also students. The research aims to consult the «voice of children» attending primary school in order to get to know their thinking about assessment and collect data on how aware they are of this practice that involves them daily. The students’ points of view may help guide teachers’ theories and practices to generate innovation; moreover, students will actually be involved in a process of improvement in order to get an «assessment for learning».

Keywords

Student voice, Assessment for learning, Primary school.

Il passaggio dai voti ai giudizi descrittivi

Con l’ordinanza ministeriale n. 172 del 4 dicembre 2020, è stato stabilito che la valutazione periodica e finale degli apprendimenti nella scuola primaria debba essere espressa per ciascuna delle discipline di studio previste dalle Indicazioni Nazionali con un giudizio descrittivo che viene riportato nel documento di valutazione.

Le «Linee guida», che sono parte integrante del provvedimento, esplicitano che «l’ottica è quella della valutazione per l’apprendimento, che ha carattere formativo, poiché le informazioni rilevate sono utilizzate anche per adattare l’insegnamento ai bisogni educativi concreti degli alunni e ai loro stili di apprendimento, modificando le attività in funzione di ciò che è stato osservato e a partire da ciò che può essere valorizzato».

Ai fini della formulazione di tali giudizi sono individuati quattro livelli di apprendimento — avanzato, intermedio, base, in via di prima acquisizione —, definiti in base ad almeno quattro dimensioni:

  1. autonomia dell’alunno nel mostrare la manifestazione di apprendimento descritto in uno specifico obiettivo;
  2. la tipologia della situazione (nota o non nota) entro la quale l’alunno mostra di avere raggiunto l’obiettivo;
  3. le risorse mobilitate per portare a termine il compito,
  4. la continuità nella manifestazione dell’apprendimento.

Per la scuola primaria si individua, quindi, «un assetto valutativo che va al di là del voto numerico su base decimale con l’obiettivo di rendere trasparenti e comunicabili in modo trasparente i processi cognitivi e metacognitivi, emotivi e sociali sottesi agli apprendimenti». Ciò appare maggiormente adeguato rispetto alle finalità delle Indicazioni Nazionali, che assegnano alla valutazione «una preminente funzione formativa, di accompagnamento dei processi di apprendimento e di stimolo al miglioramento continuo».

Questo aspetto viene esplicitato proprio nell’incipit delle Linee Guida:

La valutazione ha una funzione formativa fondamentale: è parte integrante della professionalità del docente, si configura come strumento insostituibile di costruzione delle strategie didattiche e del processo di insegnamento e apprendimento ed è lo strumento essenziale per attribuire valore alla progressiva costruzione delle conoscenze realizzata dagli alunni, per sollecitare il dispiego delle potenzialità di ciascuno partendo dagli effettivi livelli di apprendimento raggiunti, per sostenere e potenziare la motivazione al continuo miglioramento a garanzia del successo formativo e scolastico.

Dalle origini della valutazione formativa a oggi

Un grande testimone storico in merito alla valutazione formativa è stato Bruno Ciari (1961), uno dei maestri ai vertici del Movimento di Cooperazione Educativa che, insieme a Mario Lodi, don Lorenzo Milani, e molti altri che sostenevano il rinnovamento scolastico hanno creduto nell’importanza della centralità del bambino a scuola. Ciari parlava di «valutazione collettiva», che cessa di essere una prerogativa del maestro.

Attraverso la valutazione, l’insegnante stimola lo studente a fare meglio, gli dà fiducia e lo comprende. Inoltre, la valutazione non si esprimeva in termini categorici, ma veniva ritenuta utile all’interno di un periodo di maturazione dello studente in cui i ritmi di sviluppo sono in continuo cambiamento.

Lo stesso Mario Lodi (1977) denunciava la sua incapacità di esprimere con un numero la complessa realtà che il bambino è a scuola e quanto il voto diventasse di solito la motivazione del lavoro: «il voto-paga». Inoltre, evidenziava come la riduzione a un numero costringesse a utilizzare approssimazione e arbitrarietà (Lodi, 1974).

Non meno di valore fu la voce di don Lorenzo Milani (1967), che ha spostato l’attenzione dalle conoscenze all’individuo in quanto persona, dai programmi a ciò che il ragazzo conosce, valorizzando il background culturale di appartenenza. Nella scuola di Barbiana ogni studente poteva accrescere quelle che erano le sue peculiarità; don Milani non parla di promozione scolastica ma della valorizzazione delle potenzialità di ognuno. Ancora oggi si parla di valutazione come esercizio di cittadinanza responsabile: «la valutazione come giudizio sul valore di qualcosa o di qualcuno» nella sua dimensione etica e culturale.

L’obiettivo primario del valutare resta il «giudicare il valore di…»; è un atto di coraggio e di responsabilità (Viganò, 2018). La valutazione, inoltre, «è parte integrante del processo formativo e didattico», che deve garantire coerenza in relazione all’obiettivo e al processo di apprendimento (Viganò, 2017). Un ulteriore traguardo dal punto di vista formativo è considerare lo studente come colui che può «agire in modo attivo la valutazione» facendo esperienza di autovalutazione, valutazione fra pari e valutazione della didattica. Attraverso queste pratiche la valutazione non viene considerata «uno strumento di controllo ma una leva per il miglioramento» (Montalbetti, 2020).

La ricerca Student Voice

Nel corso degli ultimi anni, si sono attuate anche in Italia esperienze di ricerca Student Voice (SV), con l’obiettivo di stimolare tutti coloro che si occupano del mondo dell’educazione ad ascoltare attentamente le voci, i bisogni e gli interessi degli studenti, così da favorire forme più democratiche del fare scuola, l’inclusione sociale e la cittadinanza attiva. I punti di vista degli studenti possono generare innovazione; inoltre, gli studenti sono effettivamente riconosciuti come produttori dei risultati che la scuola ottiene (Di Vita, 2017). Dettori (2017), all’interno di questa prospettiva, evidenzia la centralità dello studente in quanto protagonista attivo, inserito in un ambiente collaborativo, in un gruppo classe in cui occorre co-costruire attivamente il sapere.

Le ricerche condotte nelle scuole in prospettiva SV possono rappresentare un primo passo verso l’attuazione di una scuola più democratica e porre le basi per il miglioramento della scuola (Di Vita, 2017). A giudizio di Grion e Maretto (2017), le voci dei ragazzi rappresentano preziose fonti di informazione circa quanto accade nella loro classe per migliorare le pratiche d’insegnamento/apprendimento; pertanto, sarebbe auspicabile un loro coinvolgimento non considerandoli come «meri fruitori di servizi offerti da un sistema predeterminato».

Si tratta di «ascoltare la voce degli studenti per migliorare le modalità d’insegnamento dei docenti, per rendere più efficace l’apprendimento degli studenti di cui si ascolta la voce e di quegli studenti che ascoltano la voce dei loro pari chiamati a dare il contributo per il miglioramento dei processi di insegnamento-apprendimento» (Di Vita, 2017, p. 289). La SV è ricerca non sugli studenti ma con gli studenti, ponendo le premesse per comprendere come l’alunno «viva» la valutazione e proponendo «esperienze formative» sia per i soggetti che per la comunità scolastica (Grion e Maretto, 2017, p. 184). L’emergenza di avere dei punti di vista «unici» per proseguire verso un miglioramento del processo di insegnamento-apprendimento nelle scuole viene sottolineata anche da Dettori (2017), evidenziando quanto il dare loro voce permetterà agli studenti di sviluppare il loro senso di responsabilità come membri di una comunità di apprendimento.

Le ricerche condotte in Italia negli ultimi anni hanno dimostrato che anche con i bambini e i ragazzi più piccoli, se adeguatamente stimolati, sia possibile contribuire a conoscere e migliorare le pratiche della scuola (Dettori e Grion, 2015). Un esempio significativo è stato presentato da Zuccoli (2013), che ha realizzato una ricerca SV con gli allievi della scuola dell’infanzia e primaria lombarda, evidenziando come anche studenti più piccoli possano offrire un valido contributo per il miglioramento della scuola.

Obiettivi del progetto

La ricerca intende sperimentare la possibilità di creare uno spazio in cui mettere in atto un modello di scuola come «comunità democratica», dove gli studenti possano essere considerati membri esperti e portatori del diritto di partecipare alla riflessione critica sulla loro formazione scolastica.

Attraverso l’ascolto della voce degli studenti delle classi quinte della scuola primaria degli istituti comprensivi appartenenti alla provincia di Cremona e di Milano, si intende indagare se abbiano compreso il passaggio dai voti ai giudizi, il loro parere riguardo tale passaggio e se si sentano partecipi nel processo valutativo, anche in relazione alla capacità dei docenti di presentare la valutazione in modo chiaro e trasparente.

La scelta di queste province è dovuta alla volontà di confrontare i dati ottenuti da due realtà diverse dal punto di vista dello sviluppo urbano, in considerazione del fatto che la città di Milano risulta essere un capoluogo metropolitano e la sua provincia comprende comuni di notevole estensione.

D’altra parte, la provincia di Cremona risulta essere un capoluogo di dimensioni ridotte e nel suo territorio sono presenti anche diversi comuni con realtà rurali. Conseguentemente, il numero di scuole e di iscritti alla scuola primaria nella provincia di Milano risulta maggiore rispetto alla provincia di Cremona (MIUR, 2022). Queste differenze verranno tenute in considerazione durante l’attività di ricerca e negli esiti scaturiti da essa. I dati raccolti dal confronto con gli studenti verranno utilizzati per ipotizzare strategie di miglioramento e rendere più efficace l’apprendimento degli studenti, anche nella prospettiva di favorire un positivo passaggio alla scuola secondaria di primo grado.

Le principali domande che la ricerca si pone sono: quali sono le percezioni dei bambini in riferimento al passaggio dai voti ai giudizi? I bambini sono consapevoli delle valutazioni loro attribuite? I bambini, anche grazie alla valutazione, sono in grado di essere protagonisti del loro apprendimento in vista del passaggio alla scuola secondaria di primo grado?

Ipotesi di ricerca

L’ipotesi di ricerca che viene formulata è ispirata dal convincimento che lo studente debba essere posto al centro del processo di valutazione, soprattutto se è aggettivata con «autentica» (Galliani, 2015) e ha natura esplorativa (Montalbetti e Lisimberti, 2015).

Si intende rilevare se la «voce dei bambini» restituisce la presenza nella scuola primaria di esperienze di «valutazioni per l’apprendimento», implementate anche grazie al passaggio dai voti ai giudizi, al fine di «attribuire valore alla progressiva costruzione di conoscenze realizzata dagli alunni, per sollecitare il dispiego delle potenzialità di ciascuno partendo dagli effettivi livelli di apprendimento raggiunti, per sostenere e potenziare la motivazione al continuo miglioramento a garanzia del successo formativo e scolastico» (Linee Guida). Inoltre, si intende rilevare se la valutazione scolastica favorisce il processo di maturazione del bambino preparandolo a essere parte di una comunità che dalla scuola si estende alla famiglia e all’ambiente sociale (Lodi, 1977, p. 146).

Metodologia e risultati attesi

La ricerca persegue il fine, prima di tutto, di avere un impatto sui partecipanti e di produrre dei cambiamenti nei soggetti che saranno coinvolti nel progetto. Assumendo la prospettiva SV, l’indagine prevede l’utilizzo di metodi e strumenti di natura qualitativa, orientati all’ascolto e al dialogo, dando la possibilità ai bambini di esprimere le loro opinioni.

Si intende sviluppare parte della ricerca nel contesto di vita degli studenti, valorizzando la naturalistic inquiry (Mortari, 2009). La scuola è un contesto naturale dove si sperimentano ogni giorno situazioni ed esperienze significative, che necessita l’assunzione da parte del ricercatore di una postura adeguata affinché il bambino non dica/scriva ciò che il ricercatore si aspetta.

Previo accordo con gli istituti interessati e i docenti delle classi dei bambini coinvolti nell’esperienza di ricerca, si ricorrerà a: osservazioni del contesto, registrazione audio di interviste o di conversazioni di gruppo, raccolta di narrazioni esperienziali.

Le finalità della ricerca orienteranno verso strumenti in grado di avere «lo sguardo sulle azioni mentre accadono» (Mortari, 2009, p. 20) e richiederanno la triangolazione di molteplici fonti di informazioni, quali — in particolare — l’intervista o il focus group. Alla prima sarà data una forma conversazionale o informale per dare spazio a riflessioni e considerazioni dell’interlocutore; nel secondo si approfondirà — nel confronto fra pari — una specifica tematica emersa dalle interviste su un tema preciso, anche utilizzando la cosiddetta «scatola dei pensieri» che potrà fare da spunto per la discussione.

Per quanto possibile, si proverà a sperimentare strumenti di ricerca piacevoli per i bambini (fun tools), quale ad esempio la tecnica della photovoice, che consiste nel presentare delle fotografie o delle immagini inerenti al tema da trattare e nel chiedere al bambino di commentarle scrivendo ciò che vede. Potrà essere utile chiedere ai bambini di svolgere attività con altre e diverse forme espressive.

L’avvio delle attività di ricerca sarà preceduto da un periodo di familiarizzazione, necessario per costruire una relazione positiva con i bambini. La ricerca avrà particolare attenzione per gli aspetti etici concernenti l’etica della cura (Mortari, 2009). Le direzionalità etiche della cura che faranno da guida all’interno della ricerca sono: avere rispetto, essere responsabili, procurare condizioni che migliorino la qualità dell’esperienza ed essere capaci di una logica donativa. I modi dell’essere in ricerca secondo questo paradigma che verranno tenuti in considerazione sono: la ricettività, la responsività, l’attenzione, la non intrusività e il saper incarnare una tensione donativa.

Si è consapevoli che una ricerca come quella proposta necessita di adeguate competenze relazionali, per fare spazio all’ascolto dell’esperienza dei bambini in forma originale.

A ciò si aggiunge anche il fatto che la scelta di riferirsi alle ricerche SV esige un «giusto equilibrio fra gli interessi e i valori dell’Istituzione in cui la ricerca avviene o dalla quale è commissionata, i propri e quelli dei ragazzi coinvolti» (Grion e Dettori, 2013, p. 855).

Si condivide anche quanto posto in luce da A. Graham (2013) circa l’etica della ricerca con i giovani, che deve essere caratterizzata da alcuni principi, quali l’importanza della riflessione continua durante la ricerca, il divieto di danneggiare i partecipanti della ricerca, il rispetto e la dignità degli studenti in quanto nucleo centrale dell’etica della ricerca, la giustizia, l’equità e l’obiettivo di produrre benefici per i ragazzi.

Nel caso di ricerche con i bambini, è imprescindibile considerare in modo adeguato il consenso informato e il trattamento dei dati. Circa il primo aspetto, è fondamentale chiedersi se la ricerca è presentata in modo che ciascun soggetto possa prendere una decisione informata. Si dovrà trovare quindi il modo più chiaro ed efficace per comunicare l’iter della ricerca. Un possibile metodo potrebbe essere quello della research conversation, cioè di concepire la ricerca come un luogo in cui vi è la possibilità di fare conversazione tra bambini e ricercatori per discutere di cos’è la ricerca e come farla (Mortari, 2009, p. 42). In merito al secondo, si avrà cura di usare responsabilmente le informazioni personali dei bambini.

Sotto il profilo metodologico, ogni scelta sarà valutata in relazione alla qualità delle esperienze educative che ne conseguiranno, affinché si realizzi effettivamente una ricerca per i bambini. I risultati attesi si riferiscono alla formulazione di un primo quadro circa le percezioni e le opinioni dei bambini riguardo il passaggio dai voti ai giudizi come effettiva espressione di una valutazione per l’apprendimento, così da avvalorare sia il protagonismo degli studenti nei processi valutativi sia l’impegno al miglioramento continuo delle pratiche didattiche.

Bibliografia

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Riferimenti normativi

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  1. 1 Laureata in Scienze della Formazione Primaria e specializzata nelle attività di sostegno presso l’Università di Macerata, insegna come docente di ruolo nella scuola primaria. Dottoranda in Educational Research and Evaluation (Università di Macerata), in collaborazione con INVALSI. È stata membro della Commissione di valutazione all’interno della scuola primaria e collabora con l’Associazione Culturale «Casa delle Arti e del Gioco-Mario Lodi» presso Piadena Drizzona (CR).

  1. 2 Graduated in Primary Education Sciences and specialized in support activities at the University of Macerata, she teaches as a tenured teacher in primary schools. PhD student in Educational Research and Evaluation (University of Macerata), in collaboration with INVALSI. She was a member of the evaluation commission within the primary school and collaborates with the Cultural Association «Casa delle Arti e del Gioco-Mario Lodi» in Piadena Drizzona (CR).

Vol. 23, Issue 4, November 2024

 

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