EDITORIALE

Se manca l’acqua il giardino muore…

In tempi di grandi trasformazioni digitali, non pare scandaloso approcciarsi alla riflessione utilizzando i potenti mezzi che la tecnologia mette a disposizione; pertanto, volendo dedicare questo editoriale al delicato quanto complesso tema dell’insegnate specializzato, ho provato a chiedere a uno strumento di intelligenza artificiale quale suggestione potesse meglio rappresentare, in forma sintetica, l’evoluzione storica di tale figura. Non essendo un «perfetto integrato» con i mezzi della tecnologia, con un certo stupore, mi sono trovato di fronte a una molteplicità di proposte: Il capitano di una nave in mare aperto; Il regista di un film; Il giocatore di scacchi; L’archeologo che scava tra tesori nascosti; Il giardiniere. Devo dire che tutte contenevano interessanti elementi di creatività, a cui nella solitudine del confronto con le proprie conoscenze e idee difficilmente si pensa. Forse condizionato dall’innata passione per il mondo agrario, la proposta del giardiniere mi è sembrata la più compiuta e, con qualche lieve integrazione personale, metaforicamente adeguata a rappresentare le tappe del tragitto, lo stato dell’arte, le criticità e la soddisfazione per i risultati ottenuti, senza rinunciare a proiezioni future.

L’evoluzione della figura dell’insegnante specializzato può essere paragonata alla trasformazione di un giardiniere che opera in un ecosistema sempre più complesso e diversificato. All’inizio il giardiniere si occupava principalmente di poche piante specifiche, garantendo che ciascuna ricevesse l’acqua e i nutrienti per crescere. Con il tempo, il giardino si è ampliato, includendo una varietà sempre più ampia di piante, ognuna con esigenze uniche e specifiche. Per far fronte a questo nuovo scenario, il giardiniere ha dovuto progressivamente acquisire nuove conoscenze, competenze e padronanze tecnologiche, imparando a gestire non solo le singole piante, ma anche le interazioni tra di esse, il suolo, il clima e gli insetti. È dovuto diventare un esperto in ecologia, comprendendo come ogni elemento del giardino contribuisse al benessere complessivo dell’ecosistema. Ha attivato collaborazioni con altri giardinieri, botanici e agronomi, condividendo conoscenze e risorse, per garantire che tutte le piante, indipendentemente dalle loro caratteristiche, potessero prosperare, dando così vita a una ricca quanto complessa sinfonia naturale [AI, con adeguamenti]

Anche per i lettori meno esperti non è difficile scorgere nella metafora espliciti rimandi. Il docente specializzato ha, infatti, inizialmente avviato il suo lavoro con gruppi estremante ristretti e specifici di studenti, per rivolgere successivamente e progressivamente il proprio intervento a una popolazione studentesca sempre più ampia e con bisogni educativi estremamente eterogenei. Ovviamente, per fare ciò, è stato necessario acquisire conoscenze e competenze culturali, pedagogiche, didattico-speciali, tecnologico-didattiche, giuridiche, psicologiche, socio-relazionali, organizzative, deontologiche e valutative sempre più raffinate, al fine di rispondere alle esigenze diversificate degli studenti e migliorare la qualità e la sostenibilità del proprio agire professionale e dell’offerta didattica nel suo complesso. In tal senso, risultano parimenti significative le abilità maturate nell’ambito della gestione delle interazioni con l’ambiente, che gradualmente gli hanno consentito di focalizzare la propria attenzione relazionale, oltre che sul singolo studente, sul gruppo classe, sui colleghi, sulla famiglia, sui professionisti esterni, sul territorio, divenendo pian piano un vero e proprio attivatore e modulatore di risorse individuali e collettive, in un quadro di dinamiche e sinergie che lentamente hanno travalicato la comunità scolastica e sono divenute motivo e volano di un più ampio sviluppo sociale. Si potrebbe proseguire con la metafora e dire che nell’arco di un cinquantennio il giardino è divenuto rigoglioso, fiorito e di eccezionale bellezza, capace di accogliere in modo sostenibile ogni forma di biodiversità, tanto da essere considerato, per importanza storica e fitologica, un unicum a livello mondiale, motivo di piantumazioni molto più ampie, volte a preservare, far prosperare e valorizzare tutte le peculiarità e le bellezze dell’ambiente, inserendole, nel presente e per le generazioni future, in un’unica grande e complessa architettura botanica.

Le sperimentazioni del nostro giardiniere-insegnante sono state permanenti e dense di tutti gli ostacoli e le apprensioni che la cura autentica non risparmia, momenti ampiamente documentati a più riprese da questa rivista e dalla letteratura di settore, troppo noti per essere richiamati. Non vi è dubbio, però, che, nonostante il «mutare del suo profilo e i diversi vestiti utilizzati in stagioni differenti» (Pavone, 2016), egli sia riuscito a coltivare in modo encomiabile il suo giardino, riflettendo, attraverso la perseveranza della sua azione, la bellezza e la ricchezza insite nel processo educativo inclusivo, volto a promuovere, attraverso la crescita e il benessere della persona, l’emancipazione dell’umano nel suo complesso.

Si è trattato di un percorso ambientale coevolutivo, dove il «torrente della politica» ha garantito il fluire costante delle acque (DM 3 giugno 1977; DM 24 aprile 1986; DM 27 giugno 1995; DM 26 maggio 1998; DM 30 settembre 2011), che, congiuntamente ai «fertilizzanti della Pedagogia e della Didattica speciale» e ai nutrienti degli apporti civico-sociali, hanno dato vita a un moderno sistema di fertirrigazione, che ha consentito al giardiniere di coniugare nella giusta combinazione formazione accademica ed esperienza pratica, maturando un corpus di conoscenze e competenze che gli hanno consentito di garantire all’intero ecosistema-giardino una distribuzione oculata e mirata delle sostanze nutritive.

Al pari di ogni altro ecosistema, infatti, il giardino, per mantenersi sano, richiede attenzioni e cura costanti, attraverso l’utilizzo di pratiche sostenibili, la promozione della biodiversità, l’impiego di soluzioni biologiche e naturali al posto delle sostanze chimiche, la capacità di adattare gli interventi in relazione ai mutamenti climatici e la gestione attenta ed efficiente dell’acqua. Se tutti gli aspetti sono interconnessi e importanti, l’ultimo è vitale: se il «torrente della politica» sospende o devia il fluire delle acque, non ne pianifica la portata o non ne garantisce la salubrità prima della consegna al giardiniere, per l’immissione nei sistemi di canalizzazione, i problemi possono essere molteplici, tra cui siccità e stress idrico; ecco allora che, al di là delle intenzioni, l’immissione di nuovi flussi, se scarsamente ponderata, anziché benefici può produrre, tra gli altri danni, l’erosione del suolo, rimuovendo i nutrienti vitali e destabilizzando le radici delle piante, fino a causarne la possibile perdita.

Nella metafora del docente-giardiniere potrebbe trovare ospitalità il riferimento al recente Decreto-legge n. 71 del 31 maggio 2024 (Disposizioni urgenti in materia di sport, di sostegno didattico agli alunni con disabilità, per il regolare avvio dell’anno scolastico 2024/25 e in materia di università e ricerca, G.U. n. 126 del 31-05-2024), che, in particolare con gli artt. 6 e 7, rappresenta una nuova immissione d’acqua, introducendo la possibilità di conseguire la specializzazione con percorsi formativi significativamente ridotti. Si sottovaluta, però, spalancando le porte a possibili squilibri su molteplici versanti metodologico-didattici e relazionali, la necessità di acquisire una formazione completa e di qualità, che consenta al futuro docente di confrontarsi con la complessità dei bisogni dell’ecosistema nel suo complesso.

Non appare meno grave l’attribuzione della funzione formativa a enti differenti dalle università, poiché si delegittimano gli Atenei in ambito scientifico e culturale, dopo che essi sono stati i propulsori di un’expertise didattica e di ricerca sui processi inclusivi unica al mondo, motivo di orgoglio per la comunità scientifica e politica italiana. Si tratta di un’apertura che sconfessa, inoltre, le competenze di pianificazione, organizzazione e gestione che le università hanno affinato negli ultimi dieci anni, orientando e garantendo investimenti in risorse umane e materiali, gradualmente divenute tratto strutturale dell’offerta formativa e risorsa aperta al territorio.

L’art. 8 del decreto pone poi un’ulteriore spinosa questione, poiché, se per un verso può apparire pedagogicamente lodevole l’idea di garantire continuità educativa, per un altro verso la formula adottata dal provvedimento consegna alla famiglia — nutriente naturale importantissimo nell’equilibrio del sistema, ma di fatto terzo rispetto ai meccanismi di valutazione e di progressione della carriera professionale — la possibilità di influenzare profondamente l’equilibrio ambientale, che invece deve evolvere in maniera armonica e prospera, senza cedere alle pressioni di alcuna delle componenti che lo rendono tale.

L’auspicio, come precisato da più parti in ambito accademico e educativo, e in particolare dalla SIPeS (Società Italiana di Pedagogia Speciale) e dai pregevolissimi documenti che ha prodotto, è che l’occasione perduta con la conversione in legge del decreto sia almeno propizia per «un ripensamento generale e organico (e non transitorio e frammentato) della formazione iniziale e in servizio sui temi dell’inclusione». Il dibattito avviato lascia chiaramente emergere come si tratti di una manutenzione orami necessaria, che richiama la necessità di un dialogo aperto e costante tra i gestori dell’acqua, i produttori dei fertilizzanti e i custodi degli altri nutrienti naturali, per far sì che il giardiniere rinforzi le proprie conoscenze e competenze e che il valore e la bellezza inestimabile della complessa sinfonia naturale, perduri nel tempo, arricchendosi di nuovi motivi.

Rivolgendo ora l’attenzione ai contenuti di questo interessante terzo numero del 2024, è importante sottolineare la ricchezza e la varietà dei temi trattati nei diversi contributi. Nella sezione «Prospettive e modelli italiani», Grazia Lombardi e Susanna Testa, con l’articolo L’inclusione come progetto di accessibilità ecosistemica, analizzano il tema dell’accessibilità didattica e il suo ruolo nella promozione dell’inclusione scolastica e sociale. Le autrici propongono un approccio ecosistemico che supera i modelli didattici tradizionali, attraverso l’uso innovativo delle tecnologie e la costruzione flessibile della progettazione universale.

Nella sezione «Ricerche, proposte e metodi» segue un contributo collettivo redatto da Benedetta Zagni, Annalisa Pasini, Valentina Grosselli, Aurora Miorandi, Sara Verardo, Mark Van Ryzin e Dario Ianes e titolato «E voi cosa ne pensate?». La percezione di benessere e di sviluppo socio-emotivo degli studenti durante l’apprendimento cooperativo. Nell’articolo vengono presentati i risultati di una interessante ricerca condotta con gli studenti delle classi finali della scuola primaria, mirata a esplorare il grado di benessere socio-emotivo maturato dagli allievi durante il lavoro in piccoli gruppi e a indagare quali competenze socio-emotive di autoregolazione e co-regolazione gli stessi ritengono di avere acquisito nel corso di tale esperienza.

A seguire, nella sezione «Precursori», Federico Chiappetta e Mabel Giraldo, con l’articolo intitolato Per un’idea innovativa di progettazione. Design for the Real World di Victor Papanek e lo sguardo della pedagogia speciale, esplorano l’importanza di una progettazione inclusiva e universale, riprendendo le idee innovative di uno dei pionieri del design sociale. Nello scritto emerge chiaramente l’apporto culturale epistemologico, educativo e metodologico che anche il discorso pedagogico speciale può trarre dall’approccio innovativo di Papanek.

Marisa Pavone e Antonello Mura, nella sezione «Temi aperti», con il contributo L’insegnante specializzato per il sostegno: tradizione, nuove proposte e bisogni formativi, in un periodo segnato da proposte legislative innovative come la «cattedra inclusiva» e la «cattedra di sostegno», prestano particolare attenzione al dibattito politico e culturale in corso, riprendendo il tema strategico e centrale del docente di sostegno nella scuola italiana. L’analisi, bilanciando tra le esigenze di specializzazione e integrazione, esamina criticità e potenzialità delle nuove proposte legislative, confrontando vantaggi e svantaggi di entrambe, e sottolinea l’importanza della formazione continua di tutti i docenti, al fine di garantire un’inclusione scolastica efficace e universale, nel rispetto delle diversità e delle esigenze di tutti gli studenti.

Sempre nella sezione «Temi aperti», Emiliano de Mutiis e Gianluca Amatori presentano un interessante articolo intitolato Il doppio confine dell’accessibilità nello sguardo filmico: dimensioni pedagogiche dell’esperienza immersiva e incarnata. Assumendo il cinema come mediatore culturale, viene analizzata una pellicola che, con un approccio innovativo, immerge gli spettatori nella sfera percettiva e sensoriale dei personaggi, mostrando come il concetto di accessibilità si estenda oltre le barriere fisiche, includendo aspetti culturali, sociali e pedagogici. L’articolo evidenzia come le nuove tecniche cinematografiche possano ampliare la prospettiva pedagogica, promuovendo una comprensione più profonda ed empatica delle disabilità sensoriali attraverso un’esperienza immersiva, in cui la parola viene sostituita da stimolazioni visive e sonore.

Nella parte conclusiva la rivista ospita tre interessanti recensioni di altrettanti volumi, due curate da Marisa Pavone e una da Alessia Bevilacqua e Andrea Fiorucci. A queste si aggiungono, nella rubrica dedicata agli Aggiornamenti normativi, due contributi curati da Salvatore Nocera, riguardanti rispettivamente il tema della cattedra inclusiva e quello dell’assistenza per l’autonomia e la comunicazione.

Buona lettura a tutti!

Antonello Mura

Bibliografia

Pavone M. (2016), Il profilo «mutante» dell’insegnante specializzato. Diversi «vestiti» in diverse «stagioni»?, «L’integrazione scolastica e sociale», vol. 15, n. 1, pp. 44-53.

SIPeS (2024), No alle scorciatoie. Sì a una formazione di qualità del docente specializzato sul sostegno! Società Italiana di Pedagogia Speciale, https://s-sipes.it/no-alle-scorciatoie-si-a-una-formazione-di-qualita-del-docente-specializzato-sul-sostegno-documento-sipes-in-riferimento-alle-decisioni-assunte-con-il-recente-decreto-legge-n-71-del-31-maggio-2024/ (consultato il 31 luglio 2024).

 

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