Vol. 23, n. 1, febbraio 2024

RICERCHE, PROPOSTE E METODI

Il progetto PEBA per una città accessibile a tutti

La voce degli studenti1

Mirca Montanari2

Sommario

Il contributo sollecita l’attenzione sull’importanza dell’accessibilità e della fruibilità negli spazi urbani, quali aspetti favorevoli alla qualità della vita dei cittadini. Si sottolinea la necessità di sviluppare spazi urbani vivaci, sicuri e sani al fine di sostenere la cultura dell’accessibilità e dell’uguaglianza basata sull’approccio sistemico della progettazione universale inclusiva. Il Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA), essendo un valido strumento a disposizione delle amministrazioni comunali, assume un ruolo strutturale nel migliorare l’accessibilità urbana e garantire la fruibilità degli spazi pubblici in coerenza con i principali modelli inclusivi come l’Universal Design (UD).

In particolare, viene illustrato il percorso iniziale di ricerca promosso dalla città di Fano (PU), che ha coinvolto attivamente le scuole secondarie di secondo grado nella co-progettazione del PEBA e nella creazione di possibili soluzioni per rimuovere e/o ridurre le grandi e piccole barriere architettoniche. Vengono analizzati e condivisi i dati raccolti mediante un questionario rivolto agli studenti e al personale scolastico del Liceo «Nolfi-Apolloni» di Fano, elaborato dagli studenti di una classe quinta durante i Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO).

Oltre all’emergere di specifiche criticità legate all’accessibilità urbana, viene potenziato il valore culturale e politico di una progettazione universale nella consapevolezza che la relazione tra sicurezza, inclusione e rigenerazione urbana è essenziale per promuovere città sostenibili a misura di tutti.

Parole chiave

PEBA, Accessibilità, Barriere, Inclusione, PCTO.

RESEARCH, PROPOSALS AND METHODS

The PEBA Project for an Accessible city for All

The Student Voice

Mirca Montanari3

Abstract

The contribution draws attention to the importance of accessibility and usability in urban spaces as aspects favourable to citizens’ quality of life. It emphasizes the need to develop lively, safe and healthy urban spaces to support a culture of accessibility and equality based on the systemic approach of inclusive universal design. The Plan for the Elimination of Architectural Barriers (PEBA), being a valid tool at the disposal of municipal administrations, assumes a structural role in improving urban accessibility and guaranteeing the usability of public spaces in coherence with the main inclusive models such as universal design (UD). In particular, an initial research program, promoted by the city of Fano (PU), which actively involved high schools co-designing the PEBA and creating possible solutions to remove and reduce large and small architectural barriers, is illustrated. The data, collected using a questionnaire addressed to students and school staff of the high school «Nolfi-Apolloni» in Fano, which the student of a year-five class drew up during their PCTO (transversal skills and guidance or work placement) project, are analyzed and shared. In addition to the emergence of specific critical issues related to urban accessibility, universal design’s cultural and political value is reinforced by the awareness that the relationship between security, inclusion, and urban regeneration is essential to promoting sustainable cities for all.

Keywords

PEBA, Accessibility, Barriers, Inclusion, PCTO.

Introduzione

Tra gli elementi chiave che garantiscono la qualità della vita dei cittadini nella complessità degli spazi urbani (strade, piazze, parchi, infrastrutture pubbliche, edifici pubblici e privati) è possibile individuare l’accessibilità e la fruibilità (Nuvolati, 2018, 2020). Questi princìpi rendono concreto il diritto alla città, all’uso del territorio, all’autonomia e alla vita indipendente a prescindere dalle condizioni temporanee o permanenti di ogni singola persona. Ed è proprio a partire dai bisogni speciali delle persone che necessitano di maggiore attenzione e cura (Canevaro, 2015) che è possibile tentare di offrire risposte in grado di garantire l’accessibilità e la fruibilità di una città maggiormente sensibile alle differenze e alle diversità.

Quanto più una città è in grado di sviluppare spazi urbani vivaci, sostenibili, sicuri e sani, tanto più è capace di garantire un’alta qualità della vita e di attivare nuove economie culturali basate sull’accessibilità e sulle pari opportunità secondo i modelli della progettazione universale. L’approccio olistico-sistemico promosso dai vari orientamenti concernenti la progettazione accessibile, quali l’Universal Design,4 il Design for All,5 l’Inclusive Design,6 l’Accessible Design7 e l’Universal Access,8 ha sicuramente potenziato, sin dalla seconda metà degli anni ’90 del secolo scorso, la cultura progettuale europea.

Il concetto di progetti speciali per categorie speciali è stato superato con la proposta di un «design sostenibile», evitando la riduttività di un progetto standard e omogeneo per tutti basato sul concetto di presunta «normalità» (Chaney, 2023) che rispecchia inopportunamente l’ideale di persona sana, abile nel muoversi autonomamente e senza difficoltà all’interno di una città ideale progettata per l’uomo «perfetto» (Bellacicco et al., 2022). Il costrutto del valore sociale della progettazione universale si prefigge l’obiettivo di accogliere, comprendere, interpretare l’eterogeneità e l’evoluzione dei bisogni esistenziali delle differenze umane, per ricevere risposte personalizzate anche nell’ambito della vitalità urbana.

Affinché si realizzi un aumento dell’accessibilità negli spazi urbani dovrebbe essere garantita la fruibilità autonoma della smart city (Albino, Berardi e Dangelico, 2015; Agrosì, 2022), in particolare da parte di coloro che si trovano in condizioni di disabilità, vulnerabilità e/o svantaggio (Bocci, 2019). Tra gli strumenti adottati dalla progettazione inclusiva, il Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA) è finalizzato a concretizzare i princìpi di massima accessibilità e autonomia tramite la riduzione e/o l’eliminazione di barriere architettoniche e sensoriali che possono rappresentare un ostacolo, oltre a essere fonte di disagio, per la mobilità di tutti i cittadini.

Sulla traccia dei fondamentali dettami sanciti dalla Costituzione italiana, dalla giurisprudenza europea (Lorubbio e Bernardini, 2023) e dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (ONU, 2006; Curto e Marchisio, 2020),9 il PEBA è rivolto non solo a coloro che presentano una ridotta capacità motoria, sia permanente che temporanea, alle persone non vedenti/ipovedenti che necessitano di segnalazioni per l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo (Baracco, 2016), ma più in generale alle persone fragili, ossia anziani, bambini, soggetti che si trovano in una situazione di momentanea disabilità.

Appare, quindi, auspicabile migliorare l’accessibilità delle città evitando la diffusione di fenomeni discriminanti al fine di permettere un libero e sicuro accesso senza alcuna limitazione, da parte di tutti i cittadini, a tutto ciò che l’uomo ha realizzato e sta realizzando. Sviluppare e intensificare gli interventi rivolti alla rimozione delle barriere architettoniche e alla creazione di spazi urbani accessibili potrebbe ridurre notevolmente le situazioni «handicappanti» che troppo spesso sono fonte di micro e macro-esclusioni (Goussot, 2015).

Il Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA): uno strumento per l’accessibilità

Trattare la tematica relativa all’eliminazione delle barriere architettoniche secondo la prospettiva promossa dal PEBA significa tentare di superare l’approccio che considera validi gli interventi, scaturiti dal binomio culturale barriera/disabilità, diretti a individuare soluzioni rivolte esclusivamente a determinate categorie di persone. La progettazione strategicamente inclusiva mira, invece, a ridurre gli ostacoli riferiti ad ambienti, spazi, edifici e strutture in generale, abbracciando la concezione che non esiste un prototipo umano standardizzato, ma ogni differenza individuale va attentamente accolta e con essa l’eterogeneità dei corpi, delle età, delle motivazioni e delle capacità motorie, sensoriali, cognitive, emotive (Regione Friuli-Venezia Giulia, 2020).

Il PEBA, quale principale e fertile strumento che le amministrazioni comunali italiane hanno a disposizione per migliorare l’accessibilità dei loro territori, è stato introdotto con la L. 41/8610 relativa agli edifici pubblici, integrata dalla L. 104/92,11 al fine di garantire la fruibilità dei territori urbani da parte di tutti i cittadini (Gehl, 2010). Essendo un documento in continua evoluzione e fonte di stimolo per ripensare gli spazi e i servizi delle città contemporanee secondo la messa a punto di piani per l’usabilità e la rigenerazione dell’ambiente costruito (Di Sivo et al., 2005), nell’ottica dell’inclusione sociale e del benessere ambientale, il PEBA abbraccia in toto il concetto di accessibilità in una dimensione universale.

I due principali modelli inclusivi che costituiscono l’ossatura barrier-free del PEBA fanno riferimento alla Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute/ICF (OMS, 2002)12 e all’Universal Design/UD (Mace, 1985). Tali costrutti progettuali pongono al centro del loro orizzonte inclusivo l’interazione tra le variabili relative al differente funzionamento individuale e i contesti di vita nei quali la persona, con bisogni speciali e non, si trova a interagire. Entrambi i modelli tentano di potenziare lo sviluppo di una cultura del progetto attenta ai bisogni di tutti e di ciascuno, al fine di garantire il diritto all’accessibilità ai micro e macro-contesti di vita, tramite l’individuazione di elementi ostacolanti o facilitanti la partecipazione socio-comunitaria.

La prospettiva inclusiva della progettazione universale, nell’interfacciarsi fertilmente al paradigma bio-psico-sociale, costituisce un enorme potenziale in grado di modificare l’istituito, il già costruito, e dare linfa vitale all’istituente, la nuova determinazione, senza inefficaci adattamenti a posteriori. In tal senso, il PEBA invita alla sensibilizzazione e alla progettazione di spazi pubblici accessibili di qualità in grado di garantire il maggior benessere individuale e collettivo possibile ai fruitori, in quanto «nessuna vita è minuscola» (Gardou, 2016). Spesso la conformazione delle città, soprattutto quelle con i centri storici, condiziona l’accessibilità dei luoghi, ma le barriere architettoniche sono prevalentemente causate da barriere culturali, imputabili al mancato rispetto di regole comportamentali nell’uso degli spazi e alla ridotta attenzione verso il luogo pubblico e l’effettiva possibilità di muoversi in modo autonomo al suo interno.

Risulta, così, fondamentale migliorare le politiche e le strategie urbane rivolte a ridurre i numerosi problemi di inaccessibilità per scongiurare il rischio della visione di una città fragile (Moscogiuri, 2023). Una maggiore idoneità dei marciapiedi e delle piste ciclabili e una migliore efficacia del trasporto pubblico contribuirebbero a mitigare, se non talvolta a eliminare, tutti quegli aspetti che non consentono la piena inclusione sociale quale condizione di vita imprescindibile nei centri cittadini.

Le amministrazioni comunali, nel dotarsi di strumenti di analisi e di progettazione validi per rendere sostenibile l’ambiente urbano, sono sicuramente motivate a redigere il PEBA quale strumento che individua le criticità costituite dalle barriere architettoniche e suggerisce le possibili soluzioni da adottare, fornendo un supporto nei processi decisionali relativi agli interventi prioritari da attuare in vista della realizzazione di un piano di accessibilità per lo sviluppo umano (Lauria, 2014).

Fano città accessibile: la co-progettazione nella ricerca

La fruizione di tutti gli spazi pubblici e di tutti i servizi rappresenta un requisito imprescindibile per ogni comunità interessata a tutelare il principio di equità e a contrastare le disuguaglianze (Franzini e Pianta, 2016). Il comune di Fano (PU), nel marzo 2019,13 decide di attivarsi in maniera capillare nell’ambito della rimozione delle barriere fisiche e culturali per consentire l’accessibilità e la vivibilità del contesto cittadino da parte del maggior numero possibile di persone, con e senza disabilità. È viva, in tal senso, negli amministratori fanesi la consapevolezza che trasformare la città, rimuovendo le barriere, significa rispondere ai bisogni di tutta la popolazione. Inoltre, la fruibilità degli spazi pubblici in condizioni di autonomia e sicurezza dipende da molti fattori quali l’arredo urbano, gli spazi esterni, gli edifici di interesse pubblico, i quali sono sovente oggetto di manutenzione, ristrutturazione o adeguamento alle normative in essere.

L’amministrazione comunale di Fano, nell’individuare l’ordine di priorità nella redazione del PEBA, decide di coinvolgere le scuole secondarie di secondo grado del suo territorio, secondo una sinergica logica di rete che vede anche la partecipazione attiva dell’ordine dei geometri, degli architetti e degli ingegneri della provincia e tutto il terzo settore legato alla disabilità, affinché contribuiscano a realizzare la mappatura delle barriere ostative esistenti. La volontà di avvicinare tutti gli attori sociali del territorio, soprattutto le scuole secondarie di secondo grado, in un progetto solidale corale ha avuto essenzialmente origine dal bisogno di attivare un efficace e sistemico percorso di sensibilizzazione sulle tematiche dell’accessibilità.

È particolarmente evidente che l’abbattimento delle barriere architettoniche e culturali, che limitano notevolmente la qualità di vita e le pari opportunità delle persone con bisogni speciali, dovrebbe essere potenziato mediante la promozione e la diffusione, con ogni strumento, della prospettiva della cittadinanza attiva per tutti. In tale frangente, l’Ente comunale e le scuole si sono impegnati nell’avvio di un confronto vivo e continuo finalizzato ad arricchire il territorio e le persone che lo popolano. Sulla scia di tale impostazione culturale, il liceo «Nolfi-Apolloni» di Fano ha fornito il suo ausilio alla realizzazione dello studio sul PEBA tramite una serie di azioni e di interventi di seguito illustrati, in nome della cooperazione nella co-costruzione di percorsi inclusivi sempre nuovi e, anche, nell’implementazione di quelli già esistenti.

Disegno, domande di ricerca e azioni progettuali

Configurandosi come uno strumento che permette di conoscere il grado di accessibilità e inclusività in condizioni di autonomia e di sicurezza per tutti, il PEBA del comune di Fano è diretto a progettare e proporre specifici interventi inclusivi necessari per rimuovere e/o ridurre le barriere architettoniche, fornendo azioni di monitoraggio e di coordinamento nella prospettiva della piena fruibilità degli spazi urbani e degli edifici pubblici e d’uso pubblico. Tali azioni vengono generate dalla creazione di un percorso partecipato di co-progettazione al quale aderiscono attivamente anche le scuole del territorio.

Le principali domande di ricerca, che hanno guidato il percorso della presa di coscienza della complessità delle pratiche inclusive promosse tramite il PEBA, sono state le seguenti:

  1. È possibile elevare il livello di sostenibilità della vita comunitaria, favorendo l’accessibilità in tutti gli spazi della città?
  2. In che modo l’abbattimento e/o la riduzione degli ostacoli migliora la qualità della vita di tutti, in un’ottica inclusiva?
  3. La scuola può contribuire a migliorare la vivibilità della città, promuovendo la partecipazione di ogni cittadino?

Per rispondere a tali quesiti, si è scelto di adottare e di promuovere azioni progettuali indirizzate a focalizzare e sviluppare specifiche fasi osservativo-operative, ponendo in essere le possibili criticità da attenzionare. In primis, il focus è stato posto sul coinvolgimento delle scuole, dei cittadini e delle associazioni verso le tematiche oggetto della ricerca. La loro voce, manifestata nei tavoli per l’accessibilità, è stata oggetto di grande interesse in quanto ha testimoniato il punto di vista di chi vive quotidianamente la città nelle sue molteplici dimensioni.

In particolare, alcune scuole secondarie di secondo grado delle città di Fano e di Pesaro appartenenti al territorio marchigiano, supportate dall’Università Politecnica delle Marche, si sono impegnate nel redigere un questionario online, strutturato con QR code, rivolto alla popolazione studentesca. In tale fase progettuale il Liceo «Nolfi-Apolloni» di Fano, interessato e determinato ad affrontare il tema dell’accessibilità, decide autonomamente di elaborare un questionario a cura degli studenti del Liceo Economico Sociale (LES) che, durante il percorso di studi, hanno acquisito competenze di base nell’ambito della metodologia della ricerca.

Tale strumento dal titolo Diritto a immaginare. Il mio contributo alla città che vorrei, somministrato a tutti gli studenti e al personale scolastico del liceo stesso, ha inteso rilevare opinioni, valutazioni ed esperienze al fine di contribuire a identificare le barriere architettoniche presenti nella città di Fano affinché, nel fornire utili informazioni a supporto della redazione del PEBA, gli enti pubblici di competenza siano sollecitati a farsi carico nell’affrontare e/o risolvere eventuali disagi e problematiche di varia natura. La percezione dei fruitori dei percorsi, degli spazi e degli edifici pubblici ha contribuito all’assunzione di una prospettiva in grado di integrare le considerazioni di studenti e operatori scolastici a quelle di natura tecnica in merito all’accessibilità dei luoghi urbani da parte dei cittadini, indipendentemente dalla capacità fisiche, dal genere e dall’età.

Il questionario online, somministrato mediante Google moduli dal 23 febbraio al 20 marzo 2023, predisposto per l’indagine presso docenti e studenti del Liceo «Nolfi-Apolloni», è stato creato per mappare l’esistente al fine di migliorarlo in un’ottica inclusiva. Redatto dagli alunni di una classe V LES durante i Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO),14 il questionario risulta composto di 28 item di cui i primi 2 riferiti all’età e alla residenza. La composizione delle domande, focalizzate sui temi che riguardano la mia città, i percorsi ciclabili, la mia scuola, l’inclusione scolastica e sociale, viene di seguito illustrata:

  • Qual è l’edificio e/o lo spazio pubblico che frequenti maggiormente?
  • Quale tragitto compi più spesso durante la settimana?
  • Quali criticità incontri con maggiore frequenza lungo il percorso?
  • Quali sono le tipologie di barriere architettoniche che provocano maggiori disagi nella tua città?
  • C’è un luogo della città, una piazza, un giardino o un parco pubblico dove hai riscontrato delle difficoltà che vorresti eliminare?
  • Ritieni che le piste ciclabili della tua città siano sicure?
  • Come valuti il tuo percorso casa-scuola dal punto di vista dell’accessibilità?
  • Ti piacerebbe integrare l’utilizzo di tecnologie che favoriscano l’inclusione e l’accessibilità a scuola e/o nel percorso casa-scuola? Puoi farci un esempio?
  • Se utilizzi i mezzi pubblici, quali sono le difficoltà che hai riscontrato?
  • Nel percorso da casa a scuola incontri e/o utilizzi delle tecnologie che possono facilitare l’accessibilità?
  • Vuoi segnalare la presenza di passaggi pericolosi che devi attraversare per recarti a scuola?
  • Come valuti i passaggi pedonali nella zona esterna alla scuola?
  • Come valuti la dotazione di parcheggi riservati alle persone con disabilità?
  • Rispetto alla tua scuola, ritieni che siano presenti difficoltà di accesso?
  • Puoi entrare nella tua scuola senza dover fare scalini o scale?
  • Se la risposta alla domanda precedente è NO, puoi dirci se sono presenti delle rampe per facilitare l’ingresso alle carrozzine?
  • Nella tua scuola è presente un ascensore?
  • Se ci sono delle scale sono segnalate tramite strisce segnaletiche e antiscivolo?
  • Come valuti la dotazione di bagni riservati alle persone con disabilità?
  • La tua scuola è dotata di sistemi tecnologici per facilitare l’accessibilità?
  • Ritieni importante che, all’interno del plesso scolastico, ci possano essere ausili per disabili sensoriali come mappe tattili, informazioni in braille?
  • Vuoi segnalare la presenza di ulteriori evidenti barriere architettoniche che andrebbero eliminate?
  • Ritieni sia necessario dover adattare il proprio linguaggio, quando ti relazioni con una persona con disabilità?
  • Quando conosci una persona con disabilità, ti fai condizionare dal suo deficit?
  • Nel gruppo-classe una persona con disabilità quali ostacoli incontra nel farsi accettare?
  • Quali elementi faciliterebbero l’inclusione in classe?
  • Ritieni che i progetti realizzati dall’istituto favoriscano l’inclusione?
  • Eventualmente quali suggerimenti, in base alla tua esperienza, daresti ai docenti per attuare una maggiore inclusione in classe e nell’istituto?

Le idee, le osservazioni e le considerazioni dei fruitori delle principali traiettorie di spostamento urbane, degli spazi e degli edifici pubblici maggiormente frequentati diventano oggetto di confronto tra gli studenti delle classi quinte durante le sei ore annuali della disciplina di educazione civica (introdotta nelle scuole di ogni ordine e grado dalla L. 92/2019) che il Liceo «Nolfi-Apolloni» delibera di utilizzare come strumento di conoscenza e di formazione alla cittadinanza attiva, responsabile e partecipata. A corredo delle azioni educative inclusive intraprese secondo le linee del progetto PEBA, nasce una breve pubblicazione, redatta in forma scritta e illustrata artisticamente durante le attività laboratoriali in PCTO per classi parallele.

La dissertazione dal titolo La città del Sole, ispirata all’utopia filosofica di T. Campanella (1997), è composta dai seguenti capitoli sui quali si basa la proposta progettuale di Fano come città ideale: spazi sportivi; spazi di divertimento; spazi per anziani e bambini; spazi culturali.

Una successiva fase di confronto e di ricerca convergente tra istituzioni e cittadinanza coincide con la partecipazione delle scuole agli Stati generali dell’accessibilità pesarese 2023, quale occasione di potenziamento della collaborazione reciproca nella direzione della proposta e della realizzazione di una concreta progettualità dedicata a una città senza ostacoli.

Analisi e valutazioni

Nell’analizzare e commentare i dati scaturiti e raccolti tramite la somministrazione del questionario, si è tenuto conto che tali risultanze attengono a una prima, e non certamente esaustiva, fase di lavoro esplorativa alla quale potranno seguire ulteriori approfondimenti nell’ottica della condivisione, co-costruzione e implementazione di un PEBA, specificamente redatto in rapporto a un processo di informazione, coinvolgimento e partecipazione attiva delle rappresentanze dei portatori di interesse (stakeholders) e della cittadinanza.

Dalla lettura e dalla discussione delle 127 risposte al questionario da parte dei rispondenti, di cui il 49,2% sono rappresentati da adolescenti tra i 16 e i 17 anni, si rilevano essenziali considerazioni confluite in un report inviato al comune di Fano contenente le coordinate delle prassi adottate, accanto all’esplicitazione delle stimolanti tematiche di ricerca. In sintesi, risulta che il 46,3% del campione intervistato riscontra disagi percorrendo strade prive di marciapiedi o marciapiedi molto stretti che possono essere considerati addirittura inutili. Inoltre gli attraversamenti pedonali, nella maggior parte dei casi poco visibili o mal segnalati, non sono accessibili alle persone con deficit visivi. Il 62,5% ritiene che le piste ciclabili della città non siano sicure, mentre il 67,7% crede che i parcheggi destinati alle persone con disabilità siano da perfezionare e da incrementare.

Riguardo le difficoltà riscontrate nell’utilizzo dei mezzi pubblici, il 60% delle risposte mette in risalto le fermate con mancanza di protezione e l’assenza delle tabelle informative. Emergono osservazioni critiche riferite ai parcheggi destinati alle persone con disabilità (il 67,7% del campione ritiene che siano da perfezionare e da potenziare) e all’accesso scolastico (il 31% degli alunni ha riscontrato difficoltà di accesso nelle uscite d’emergenza, il 24,1% nelle palestre e il 20,7% nei piani superiori). Viene, inoltre, segnalata la mancanza di rampe per gli accessi d’emergenza e per le palestre.

Per quanto concerne la presenza in aula di un compagno con disabilità, il 37,5% e il 28,1% dei rispondenti dichiara che gli ostacoli maggiormente riscontrati riguardano l’isolamento da parte dei compagni e i limiti cognitivi o fisici legati alla sua disabilità, mentre minor peso è attribuito alle difficoltà nella comunicazione. Solo il 15,6% degli studenti ritiene che una persona con disabilità non incontri nessun ostacolo all’interno del gruppo classe. Per il 34,4% dei rispondenti l’elemento che faciliterebbe maggiormente l’inclusione in classe è una formazione specifica di docenti e studenti, mentre il 28,1% ritiene che serva più collaborazione tra i docenti e gli alunni. Infine il 18,8% considera le attività di ascolto e di accoglienza quali pratiche autenticamente inclusive. A completamento delle risposte da parte degli intervistati si evidenzia la necessità di favorire la collaborazione e la conoscenza reciproca tra studenti; la possibilità di dedicare alcune ore scolastiche a lavori di gruppo per educare tutti gli alunni all’ascolto reciproco e all’empatia tramite giochi ludici.

Si auspica, inoltre, di evitare atteggiamenti che evidenzino le mancanze, ma di valorizzare le risorse individuali mettendo criticamente in discussione i metodi di insegnamento tradizionali per avvicinare ogni differenza e diversità. Viene rimarcata l’importanza fondamentale di promuovere una progettazione didattica inclusiva che tenga conto della complessa eterogeneità degli studenti, nella prospettiva di sperimentare rinnovate e rivitalizzate strategie didattiche (d’Alonzo et al., 2023). Il ripensamento delle azioni didattiche in aula, rivolte ad affrontare le molteplici sfide quotidiane, può avvalersi dell’adozione di una forma mentis aperta, flessibile, capace di modularsi creativamente nell’affrontare emergenze educative e/o situazioni mal poste nell’intento di trovare efficaci e performanti soluzioni ai sempre più mutevoli contesti educativi (Montanari, 2020). Nonostante i dati presentati non siano né generalizzabili né estendibili, offrono l’opportunità di formulare riflessioni e osservazioni inerenti ad alcuni tra i complessi aspetti dell’individuazione degli ostacoli e delle barriere all’accessibilità delle zone urbane della città di Fano quotidianamente transitate da tutti i cittadini.

Conclusioni

Comprendere la stretta relazione tra i temi della sicurezza, dell’inclusione e i processi di rigenerazione urbana comporta l’analisi delle modalità e la promozione delle politiche culturali tese a favorire l’accessibilità e la sostenibilità delle città (Rossi, 2017). L’approccio integrato alla progettazione (Di Ruocco, 2018), promosso dal comune di Fano come motore per la valorizzazione della qualità urbana, è risultato funzionale a innescare nuovi processi di trasformazione, consolidare tessuti sociali e urbani durevoli e sostenibili (Campioli, 2020). Tale virtuosa progettualità ha inteso offrire risultanze e riflessioni in merito alla pianificazione e al coordinamento effettuati per la redazione della multidimensionalità del PEBA, a testimonianza del consolidamento dei processi inclusivi mediante una forte apertura e corresponsabilità della scuola al territorio di riferimento.

L’obiettivo cardine della realizzazione di una città sostenibile, pienamente compreso nell’Agenda 2030 (ONU, 2015), orientato a estendere il concetto di accessibilità a tutti i cittadini, nessuno escluso (Gaspari 2023), comporta la valorizzazione dell’idea progettuale dell’inclusive design applicata al contesto urbano come traslazione del concetto stesso di inclusione. La progettazione e la ri-progettazione di una città equa, inclusiva e attiva (Cubeddu, 2020) tendono, quindi, a innalzare il livello di comfort dello spazio urbano, eliminando sia gli ostacoli visibili, che impediscono il raggiungimento delle pari opportunità per tutti, sia le barriere culturali dell’indifferenza più difficili da rimuovere perché prive di riscontro oggettivo e materiale immediato.

Dal grado di accessibilità agli agglomerati dipende, dunque, la possibilità per tutti i cittadini di muoversi liberamente, di accedere in autonomia ai servizi offerti mantenendo una vita sociale attiva che non comprenda l’esclusione e la marginalità (Biasi e Fiorucci, 2018), nonostante le inevitabili derive dell’ipercomplessità contemporanea (Persi e Montanari, 2022). Nella consapevolezza che l’attività progettuale e la predisposizione del PEBA non possono non partire dalla corretta conoscenza del territorio e di quello che esso può offrire in termini di strutture e di servizi, è necessario accrescere anche la conoscenza delle difficoltà e delle criticità esistenti per costruire piani di interventi in grado di risolvere e/o ridurre le problematiche.

L’opera di sensibilizzazione degli studenti verso il superamento delle barriere architettoniche urbane, in prospettiva inclusiva, la co-costruzione della cultura dell’accessibilità e della solidarietà producono un valore aggiunto che il progetto PEBA, promosso dalla rete territoriale fanese, ha abbracciato con la ferma convinzione che un mondo più giusto può e deve essere immaginato (Canevaro, 2015).15

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1 La ricerca è stata presentata al Convegno nazionale SIPeS 2023, Culture dell’accessibilità per un mondo inclusivo. Traiettorie per gli ambienti di vita, la didattica, la tecnologia, Università di Bergamo, 9-10 giugno 2023.

2 Dipartimento di Scienze Umanistiche, della Comunicazione e del Turismo, Università della Tuscia.

3 Department of Humanities, Communication and Tourism, University of Tuscia.

4 L’Universal Design, sviluppatosi negli USA alla fine degli anni Novanta, rappresenta la progettazione di prodotti e ambienti fruibili da tutte le persone, nella maggior misura possibile, senza la necessità di adattamenti o di interventi speciali.

5 Il Design for All, sviluppatosi in Europa nei primi anni Duemila, si pone l’obiettivo di progettare oggetti utilizzabili dalla maggior parte delle persone in nome dell’inclusione sociale e dell’uguaglianza.

6 L’Inclusive Design è un termine usato in Inghilterra che riguarda la progettazione di prodotti e servizi tradizionali fruibili da una globalità di persone senza che siano necessari adattamenti di natura specialistica. Tale design non presenta una serie fissa di criteri di progettazione, ma persegue una continua evoluzione per soddisfare un sempre più ampio numero di individui.

7 L’Accessible Design rappresenta una progettazione centrata sull’estensione di quella standard a persone che presentano una qualche tipologia di riduzione nelle prestazioni, al fine di raggiungere il maggior numero possibile di persone che possono utilizzare un prodotto, un edificio o un servizio.

8 L’Universal Access è riferito a una prospettiva più ampia di utilizzo di un prodotto o un servizio, se necessario anche con tecnologie di assistenza. Questo pensiero ha assunto una forte posizione nel settore del design in Asia, soprattutto in Giappone, come approccio sociale dal punto di vista dell’accessibilità tecnologica.

9 Il concetto di accessibilità è così inteso dalla Legge 18/2009, che ratifica la Convenzione in Italia: «Al fine di consentire alle persone con disabilità di vivere in maniera indipendente e di partecipare pienamente a tutti gli aspetti della vita, gli Stati Parti adottano misure adeguate a garantire alle persone con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri, l’accesso all’ambiente fisico, ai trasporti, all’informazione e alla comunicazione, compresi i sistemi e le tecnologie di informazione e comunicazione, e ad altre attrezzature e servizi aperti o forniti al pubblico, sia nelle aree urbane che in quelle rurali» (art. 9).

10 La Legge 41/86 all’articolo 32, comma 21, stabilisce l’obbligo da parte delle Amministrazioni competenti di adottare un Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche negli edifici pubblici (PEBA), la cui obbligatorietà è, purtroppo, disattesa per la maggior parte dell’Italia.

11 La Legge 5 febbraio 1992, n. 104, ribadisce l’obbligo di redigere il PEBA da parte dei comuni, integrandolo con lo studio degli spazi urbani e di tutti i percorsi pedonali.

12 Nell’ICF è contenuta la descrizione dello stato di salute della persona in relazione al contesto sociale, familiare, lavorativo, ovvero il suo funzionamento, secondo una visione inclusiva della salute. La descrizione delle situazioni di vita quotidiana in relazione al contesto ambientale evidenzia l’unicità di ogni persona piuttosto che mettere in risalto la sua salute o la sua disabilità. Quest’ultima è considerata come una condizione che va oltre il deficit superando barriere e ostacoli, sia mentali che architettonici.

13 Deliberazione della Giunta comunale n. 96 del 14/03/2019 con oggetto: Atto di indirizzo per l’avvio delle azioni amministrative in materia di eliminazione delle barriere architettoniche e formulazione di una proposta di regolamento per l’istituzione del garante delle persone disabili da sottoporre alle associazioni rappresentative delle stesse.

14 A decorrere dall’anno scolastico 2018-2019 i percorsi di Alternanza Scuola-Lavoro (ASL), introdotti dalla Legge 107/2015 e disposti dall’articolo 57, comma 18 della Legge di Bilancio 2019 (Legge 145/2018), vengono rinominati PCTO. Tale disposizione normativa rimodula la durata minima complessiva e le risorse assegnate alle scuole, stabilendo che, a partire dall’a.s. 2018-19, i nuovi percorsi siano attuati per una durata complessiva non inferiore a 210 ore nel triennio terminale del percorso di studi degli istituti professionali; pari a un minimo 150 ore nel secondo biennio e nell’ultimo anno del percorso di studi degli istituti tecnici; di almeno 90 ore nel secondo biennio e nel quinto anno dei licei.

15 Si ringrazia la Prof.ssa Marta Costantini, docente del Liceo «Nolfi-Apolloni» di Fano, per avere gentilmente collaborato alla condivisione della documentazione riferita alle varie fasi del progetto PEBA.

Vol. 23, Issue 1, February 2024

 

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