Vol. 24, n. 2, maggio 2025 — pp. 117-120
Corrispondenza: Moira Sannipoli — e-mail:
Rubrica
Recensione
SIPeS (2024), L’inclusione non si ferma. Cammina sempre. Volume in ricordo di Andrea Canevaro, Trento, Erickson
Ci si può accostare a questo volume con due possibili atteggiamenti, entrambi rispettabili, interessanti, da consigliare in una doppia possibile lettura.
Un primo approccio può essere definito in un certo senso frontale. Il volume nasce come un omaggio-ricordo della Società Italiana di Pedagogia Speciale al suo Maestro, Andrea Canevaro. In questa direzione raccoglie eredità e gratitudine di tanti studiosi e studiose che grazie al Suo pensiero, generoso e multiforme, hanno saputo trovare in queste scritture uno spazio per nominare tante connessioni (a volte implicite e silenziose) e ricomporre molteplici traiettorie di ricerca sia nei contenuti che nelle posture.
Si legge al riguardo nella prefazione curata da Catia Giaconi: «La dimensione teorico-scientifica si intreccia con l’operosità, propria del Maestro Canevaro, dando vita a un nuovo scenario di questioni aperte da affrontare insieme come Comunità Scientifica, in un suggestivo e nuovo intreccio di linee identitarie e di nuove terre inesplorate transdisciplinari. Tutto questo senza dimenticare la più grande lezione: continuare con coraggio a esplorare, a scoprire e a proiettarsi verso il futuro, costruendo insieme una visione credibile e creativa per realizzare questa tanto attesa società inclusiva» (p. 10). Siamo di fronte a un libro che rappresenta un’eredità ma anche un impegno che sceglie di farsi comunitario: non affida un orizzonte, come quello dell’inclusione, a dei singoli ma a una collettività scientifica che, nei tanti punti di vista e nelle differenti punteggiature, non ha paura del dialogo, del confronto, di essere in movimento e nomade allo stesso tempo.
Un secondo approccio può essere definito maggiormente autoriflessivo. I temi toccati consentono a ciascun lettore e a ciascuna lettrice di sentirsi «parte di». In questa direzione il volume non è un testo «su» Andrea Canevaro ma «con» e «attraverso» il suo pensiero. Non si tratta allora di «salire sulle spalle» di qualcuno o qualcosa, ma cogliere l’occasione per esplorare, interrogarsi, agire. L’invito di questa seconda prospettiva si lega alla scommessa, vinta dal Maestro, di accogliere un’etica della responsabilità coerente con lo stare nei contesti a cui si co-partecipa con più o meno consapevolezza. Si può quindi immaginare che sia un volume che metta in cammino, ma che sappia al contempo immaginare per ciascuno delle possibili soste, per riorientare le proprie mappe in direzione di territori riconoscibili come equi e giusti. Sono allora possibili differenti transiti e intersezioni.
Si legge quanto segue nell’introduzione scritta da Luigi d’Alonzo, Marisa Pavone e Dario Ianes:
L’opera è articolata in tre parti: Le logiche del pensiero, I sentieri e le stagioni, Le pietre che affiorano. Non è difficile, in questa declinazione, scorgere alcune concettualizzazioni care ad Andrea. Il pensiero ha le sue logiche, che risulta necessario esplicitare, ponendo in evidenza i presupposti tematici e le strutture epistemiche alle quali si affida. Questo esercizio si rende indispensabile per comprendere i sentieri, spesso tortuosi e ancora in fieri, come del resto lo sono le trame esistenziali che si dipanano lungo le stagioni dell’esistenza. I possibili sviluppi e le autentiche realizzazioni, in una prospettiva di emancipazione, hanno bisogno di mediatori e percorsi di cura, pensabili come pietre affioranti, atte ad agevolare l’attraversamento dei torrenti esistenziali, secondo le linee molteplici che ciascuno è chiamato a individuare, per arricchire di senso la narrazione, per sostenersi (p. 14).
Dentro le logiche del pensiero si rintracciano dimensioni storiche ma anche etiche. Questo meticciamento di prospettive non si rivolge solo alla scuola e alle dimensioni didattiche, ma allarga la prospettiva a una cura comunitaria ed ecosistemica. Ne emergono sguardi, posture e progettualità più problematizzanti che rassicuranti, pensieri che sanno tenere insieme contraddizioni, contrapposizioni, dilemmi in un intreccio complesso e coevolutivo che non cade mai dentro scorciatoie epistemologiche o prassiche.
Nella seconda parte dedicata ai sentieri e alle stagioni sono tanti i temi toccati. Si presentano gli interlocutori scientifici della Pedagogia Speciale nel secondo Novecento, il rapporto tra Pedagogia e Medicina, l’evoluzione da contesti di emarginazione a quelli di partecipazione. In questo attraversamento sono toccate le differenti stagioni della vita dall’infanzia, all’adolescenza, all’adultità: non sono però presentati come tempi esistenziali definiti che richiedono risposte confezionate, ma come possibili finestre da cui rintracciare le traiettorie di vita e le occasioni contestuali che ne permettono la fioritura. Dentro questa cornice si inserisce un contributo dedicato alle tecnologie come possibili vie per promuovere il riconoscimento, la presenza, la comunicazione.
La terza sezione è quella dedicata alle pietre che affiorano, alle tante possibili mediazioni che consentono alla Pedagogia speciale di stare su alcuni temi delicati e urgenti e al tempo stesso di farsi possibile connettore di senso teorico e prassico. In questa parte si ritrovano rilanci dedicati alla relazione di aiuto e all’importanza della dimensione affettivo-relazionale, alla Cooperazione Educativa Internazionale, alla collaborazione tra professionalità educative. Sono poi sollecitate delle tappe importanti dentro il mondo della neurodivergenza, del talento, della sordità e della cecità a cui tutta la Pedagogia speciale oggi guarda con impegno, cura e valorizzazione.
Il testo è assolutamente consigliato per tutti coloro che hanno amato Andrea Canevaro e continuano a vivere nei Suoi pensieri e nelle Sue indicazioni prassiche. Lo ritroveranno nelle sue parole (è da leggere con attenzione la ricca bibliografia alla fine di ogni contributo che ripropone lavori inediti e non sempre valorizzati a dovere) e nelle risonanze di tanti studiosi e studiose che oggi continuano a camminare con lo stesso passo e verso la stessa meta, come staffettisti umili e coraggiosi.
Ma può essere molto di più. Rappresenta la possibilità di imparare la bellezza dello sporcarsi, del contaminarsi, dell’essere bricoleur, la significatività del domandare in educazione. Il volume sollecita a essere in ricerca, a chiedere a ciascuno chi è e dove si è, prima ancora che pretenderlo da chi capita accanto, per motivi personali, professionali o di ricerca. Incarna la possibilità di dire con semplicità «cose» complesse senza banalizzarle, farle apparire come un orizzonte possibile, raggiungibile a piedi, ciascuno con il suo passo ma sempre in cordata. È un invito per il lettore ad accogliere e fare proprio quanto proposto, con fiducia e una sana dote di abbandono, non quella che delega ma quella di chi sa prendersi reciprocamente per mano.
Moira Sannipoli e Alessandro Monchietto