Vol. 19, n. 3, settembre 2020

CANTIERE APERTO

Incremento della Popolazione Accademica con Disturbo Specifico dell’Apprendimento all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

Analisi dei dati raccolti a dieci anni dall’emanazione della legge 170/2010

Giacomo Guaraldi1

Sommario

L’articolo presenta una sintesi dei risultati ottenuti in una ricerca interna condotta dall’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia attraverso la consultazione del proprio database. Quanto estrapolato dalla banca dati in materia di studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento, iscritti nel suddetto Ateneo, permette di prendere visione di ciò che è stato conseguito a dieci anni dall’entrata in vigore della legge 170/2010 in materia di integrazione, di rispetto delle caratteristiche di apprendimento e dell’attuazione delle misure adottate. L’introduzione della legge 170/2010, la sua emanazione e lo stato attuale dell’arte costituiscono il corpus iniziale dello scritto. Lo scopo del presente studio è pertanto quello di effettuare un confronto mirato che consente di ottenere informazioni, che lasciano pochi dubbi, in merito all’importanza di procedere lungo la rotta tracciata che guida verso una cultura sempre più capillare e verso il rispetto delle neurodiversità. Il numero sempre maggiore di iscritti nelle Università italiane e presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, in particolare, permette di comprendere che le strategie individuate, come indicato nei documenti nazionali, sono propedeutiche alla carriera accademica di molti studenti con DSA che possono prospettarsi un futuro di cui sono sempre più artefici.

Parole chiave

Legge 170/2010, Università di Modena e Reggio Emilia, misure compensative, documenti nazionali, carriera accademica degli studenti con DSA.

OPEN PROJECT

The increasing number of people with Specific Learning Disabilities enrolled in the Italian universities of Modena and Reggio Emilia

Analyzing the data obtained in ten years, since Law 170/2010 came into effect

Giacomo Guaraldi2

Abstract

The article is a summary of the results of an internal research led by the University of Modena and Reggio Emilia, through the consultation of its own database.

Regarding students with Specific Learning Disabilities who are enrolled in the University, what emerges from the database allows to see what has been obtained in ten years, since Law 170/2010 came into effect, about integration, respect of learning characteristics and fulfilment of adopted measures. The introduction of law 170/2010, its emission and the current state of the art represent the starting corpus of the text. The purpose of this study is to make a focused comparison which allows to obtain certain information about the importance of respecting the planned route which leads to a more and more widespread culture and to a respect of neurodiversity.

The increasing number of people enrolled in the Italian universities and in the University of Modena

and Reggio Emilia makes it possible to understand that, as stated in national documents, identified strategies are preparatory to the academic career of lots of students with specific learning disabilities who can more and more imagine a future they can create by themselves.

Keywords

Law 170/2010, University of Modena and Reggio Emilia, compensatory measures, national documents, academic career of students with Specific Learning Disorders.

Introduzione

L’emanazione della legge 170/2010 e i cambiamenti ad essa correlati

Nel 2020, in Italia, ricorre un anniversario importante: il decennale dall’entrata in vigore della legge 170/2010.

Per tale motivo è interessante riflettere su come il nostro Paese sia cambiato successivamente a tale norma e se, effettivamente, essa abbia favorito l’integrazione scolastica di alunni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA).

Sappiamo, infatti, che, un tempo, tali studenti venivano etichettati come somari, lavativi, svogliati e spesso indirizzati al mondo del lavoro o ad istituti professionali senza garantire loro alcuna tutela e alcun diritto alla formazione, studio e ricerca e di conseguenza senza incentivarli ad iscriversi all’Università.

Al contrario, oggi, nonostante ancora grosse difficoltà in ambito educativo e scolastico, in particolare durante il periodo trascorso nella scuola secondaria di secondo grado, gli studenti con DSA vivono in un contesto e in un’epoca in rapido cambiamento e sono maggiormente tutelati. La legge n. 170 dell’8 ottobre del 2010, inerente ai Disturbi Specifici di Apprendimento, ha determinato, infatti, un radicale cambiamento nella loro gestione garantendo agli studenti con DSA il diritto allo studio e pari opportunità di formazione nei diversi ordini e gradi scolastici, ivi comprese le Università. Ricordiamo, infatti, come, in precedenza, si pensava che gli alunni con DSA non possedessero alcuna capacità, né competenze per svolgere l’iter scolastico alla pari dei propri coetanei. La legge 170/2010 ha cercato, al contrario, di supportarli garantendo loro un percorso scolastico adeguato a sviluppare le proprie capacità di apprendimento. Tale norma è giunta all’approvazione dopo un lungo e tormentato iter, iniziato nel 2002, sollecitato dall’Associazione Italiana Dislessia (AID), più volte riattivato a causa della fine, talora anticipata, delle precedenti legislature con conseguente interruzione delle procedure parlamentari. Anche la discussione, all’interno delle diverse commissioni parlamentari, nel corso degli anni, non è stata semplice ed è stata caratterizzata da una serie di compromessi raggiunti da esponenti di posizioni diverse che rispondevano alle più svariate esigenze (difesa di categorie professionali, pregiudizi ideologici, timore di incremento della spesa pubblica, timore di interferire nei settori della sanità e del lavoro, ecc.).

Il testo finale della legge, infatti, denota queste divergenze, oltre ad alcune lacune, tuttora presenti, in merito all’inserimento degli alunni con DSA in ambito lavorativo e alla loro tutela in sede di sostenimento dell’esame di stato e dei concorsi pubblici.

In realtà anche prima di tale norma il MIUR si era espresso per la tutela di alunni con DSA: a partire dal 2004, infatti, erano state emanate alcune note di indirizzo, dapprima con carattere di consiglio, poi più chiaramente prescrittive.

Ad esempio, nella nota 4674 del 2007 si parla già di valutazione orale della lingua straniera quale «misura compensativa dovuta». Tuttavia, tali note del MIUR — all’epoca ancora Ministero della Pubblica Istruzione — non avevano la forza impositiva di un provvedimento di legge e la loro applicazione era largamente disattesa. Risulta un fatto insolito verificare come, nel panorama italiano, sia stato necessario introdurre una legge a tutela dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento, ma ciò è stato necessario in quanto il percorso di segnalazione del Disturbo si differenzia rispetto a quello di segnalazione delle disabilità certificate secondo la legge 104/92.

Inizialmente, infatti, gli alunni con DSA possedevano anche una certificazione d’invalidità, ma successivamente ciò non è stato più possibile se non in casi eccezionali.

È stata, pertanto, necessaria una norma apposita al fine di garantire loro pari opportunità e il diritto allo studio.

La legge sottolinea che l’esito degli «[...] interventi tempestivi idonei ad individuare i casi sospetti di DSA [...]» non costituisce una diagnosi. Essa, infatti, è di pertinenza del Servizio Sanitario Nazionale o può essere redatta da specialisti o strutture accreditate dallo stesso in ambito regionale.

L’emanazione della legge 170/2010 e i diritti riconosciuti

Un elemento fondamentale della legge è l’aver sancito che è un diritto delle persone con DSA l’uso di strumenti compensativi e dispensativi e di flessibilità didattica nonostante, nella normativa stessa, essi siano descritti in modo sommario. Il diritto ad un trattamento individualizzato riguarda anche le forme di verifica e di valutazione, garantite agli studenti con DSA durante l’intero percorso scolastico, ivi compreso l’ambito accademico. Sono sicuramente dannose forme volte a semplificare i contenuti didattici e che non favoriscono l’apprendimento curriculare di tali alunni che, ricordiamo, sono ragazzi intelligenti ovvero con un quoziente intellettivo nella norma (in caso contrario, infatti, non è possibile redigere una diagnosi di DSA).

Un’altra delle grandi novità della legge è l’estensione del diritto ai provvedimenti didattici anche all’Università. Lo studente con DSA che presenti idonea diagnosi clinica aggiornata, infatti, può fruire, durante l’intero percorso universitario, di servizi e di misure compensative in sede di esame a partire dai test di ingresso ai corsi di Laurea a numero programmato e ai test di ammissione e di valutazione iniziale ai corsi di Laurea a libero accesso. Un ulteriore dato, particolarmente importante, stabilito dalla normativa vigente, è la possibilità, in alcune regioni italiane, per i famigliari di alunni con DSA, di usufruire di orari di lavoro flessibili per l’assistenza nelle attività scolastiche a casa. Tale diritto, tuttavia, è limitato al primo ciclo scolastico e le modalità di realizzazione sono demandate ai contratti collettivi nazionali di lavoro.

In sintesi, la legge affronta, per la prima volta, in maniera sistematica, il tema della gestione degli studenti con DSA nella scuola di ogni ordine e grado ponendo alcuni punti fermi finalizzati al loro successo formativo.

La sua realizzazione ha richiesto, tuttavia, cambiamenti culturali e di prassi consolidate, che non sono state facilmente realizzabili in breve tempo anche a causa di una didattica ancora molto tradizionale e poco innovativa.

In quest’ottica la legge 170/2010 ha fornito alla scuola italiana un’occasione importante per diventare protagonista di un processo virtuoso al fine di favorire il successo formativo degli studenti con DSA.

L’entrata in vigore della legge 170/2010 ha contribuito, infatti, a tutelare tali studenti, riconoscendone le caratteristiche e le potenzialità (nascoste) in ambito scolastico e universitario.

Legge 170/2010 e Università

Dal seguente schema (figura 1), derivante da uno studio condotto dal CENSIS su quaranta Atenei italiani, a cui ha partecipato anche l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, si può verificare l’incremento degli studenti con DSA nell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado a seguito dell’entrata in vigore della legge 170/2010.

Figura 1

Andamento dell’inclusione scolastica nella scuola secondaria di II grado. Alunni con disabilità, alunni con disabilità iscritti al V anno (scuola superiore) e alunni con DSA.

Solo pochi Atenei, in Italia, prima del 2010, si sono prodigati al fine di far conoscere la cultura dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento e ancor meno sono stati quelli che hanno erogato loro misure dispensative prima dell’entrata in vigore di tale norma, nonostante i correlati neurobiologici e l’eziologia del Disturbo fossero oggetto di studi scientifici già da diversi anni.

Vediamo, ora, come sia avvenuto l’incontro tra le Università e gli studenti con DSA.

Nel 2003 la Prof.ssa Marcella Renis, Delegata del Rettore alla Disabilità dell’Università di Catania, per la prima volta, riferì in sede di Conferenza Nazionale dei Delegati dei Rettori Universitari alla Disabilità (CNUDD) di aver ricevuto una richiesta da parte di uno studente con DSA, iscritto al test di ingresso al Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia, il quale chiedeva di poter fruire di tempo aggiuntivo. In tale occasione la docente domandò come la Conferenza Nazionale dei Delegati Universitari alla Disabilità (CNUDD) intendesse porsi nei confronti di tale richiesta e venne invitato in assemblea il Prof. Giacomo Stella che, già da diversi anni, si stava interessando di tale tema. Non essendoci alcuna normativa esplicita per studenti con DSA in ambito accademico, l’Università di Catania scrisse al MIUR che rispose in modo affermativo alla richiesta fatta dallo studente.

Successivamente alcuni Atenei (tra cui quello di Modena e Reggio Emilia) decisero di concedere agli studenti con DSA analoghe misure dispensative in sede di test di ingresso al fine di garantire loro il diritto allo studio e pari opportunità di formazione e ricerca.

Tali misure vennero, poi, formalizzate dalla legge 170/2010 che prevede, infatti, la possibilità di erogare anche agli studenti universitari con DSA misure di supporto in sede di esame. In tale norma, inoltre, per la prima volta, si sostiene la necessità di adottare «misure che determinino le condizioni ottimali per l’espletamento delle prove di verifica della prestazione da valutare».

Le legge 170/2020 prevede, inoltre, che tutti gli Atenei italiani assicurino agli studenti con DSA un servizio di tutorato, un’attività di mediazione con il corpo docente e la fruizione di misure compensative, al fine di permettere loro di poter sostenere gli esami curriculari nelle medesime condizioni dei propri compagni di corso.

Fatte tali considerazioni, a dieci anni dall’entrata in vigore della legge 170, occorre domandarsi che cosa sia cambiato in ambito universitario.

Possiamo rispondere a questo quesito ricordando quanto previsto dalle Linee Guida per il Diritto allo Studio degli Alunni e Studenti con DSA allegate al DM 12 luglio 2011 quando si afferma che «[...] in questo processo di crescita anche l’Università, in accordo con le finalità della legge, dovrà svolgere un ruolo importante, trovando soluzioni all’interno delle metodologie didattiche e di valutazione e favorendo l’uso di strategie e risorse, in particolare attraverso le nuove tecnologie [...]».

In particolare, gli Atenei, come suggerisce la normativa vigente, «dovranno prevedere servizi specifici per studenti con diagnosi di DSA di nuova attivazione o nell’ambito di quelli già preesistenti di tutorato e/o a favore di studenti con disabilità al fine di garantire loro pari opportunità e il diritto allo studio».

Non è più possibile, quindi, ignorare i Disturbi Specifici dell’Apprendimento e pensare di non affrontarli anche in ambito accademico. Occorre ricordare, inoltre, che le Linee Guida allegate al decreto MIUR n. 5669 del 12 luglio 2011 sottolineano, al paragrafo 7, la necessità per i docenti di «[...] trovare soluzioni all’interno delle metodologie didattiche e di valutazione e di favorire l’uso di strategie e risorse, in particolare attraverso le nuove tecnologie [...]».

La stessa fonte illustra, inoltre, esempi di provvedimenti compensativi di flessibilità didattica per lo svolgimento degli esami e fornisce indicazioni sui criteri di valutazione che richiedono «nelle prove scritte, di considerare i contenuti piuttosto che la forma e la correttezza ortografica, e, nelle prove orali, in ordine alle modalità di interrogazione, di tener conto della capacità lessicali e espressive proprie dello studente», spesso scadenti a causa del Disturbo medesimo. Ciò che è importante sottolineare è che la normativa vigente, al contrario di quanto si pensi, non ha portato nulla di profondamente rivoluzionario rispetto al passato. Probabilmente non ci sarebbe stato bisogno di tale normativa in quanto docenti, particolarmente sensibili, già attivavano tali misure compensative prima dell’entrata in vigore della legge 170. I contenuti della legge, infatti, rispecchiano analoghi provvedimenti già presenti in forma d’invito nei precedenti documenti, a partire dalle note del Ministero dell’Istruzione del 2004 passando per il regolamento sulla preparazione degli alunni del 2009 e altri documenti come le ordinanze ministeriali sugli esami di Stato. Innovativo, invece, è il fatto che il MIUR, per la prima volta, non si sia limitato a tutelare gli studenti con DSA nei vari ordini e gradi scolastici sino al raggiungimento di un diploma di scuola secondaria, ma si sia occupato di studenti con diagnosi di DSA anche in ambito universitario.

A tal proposito occorre ricordare l’importante articolo 5 della legge 170/2010 nel quale vengono descritte le misure didattiche a supporto di studenti con DSA in ambito accademico e dove si comunica il diritto a fruire di appositi provvedimenti dispensativi e compensativi. Nel medesimo articolo, inoltre, si descrivono le forme di verifica e di valutazione da attuarsi tutelando gli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento e sottolineando che esse sono valide anche in occasione dello svolgimento dell’esame di Stato o degli esami di ammissione ai corsi di Laurea a numero programmato.

Occorre ricordare, inoltre, come nel luglio del 2014 il Direttivo della CNUDD si sia ritrovato a Torino per aggiornare le Linee Guida del 2001 e in tale occasione sia stato redatto un capitolo apposito in merito ai servizi e alle misure compensative da erogare agli studenti con DSA in ambito accademico. Tale documento è stato, successivamente, inoltrato a tutti i Rettori italiani. Si è, infine, deciso che il Delegato del Rettore alla Disabilità (figura obbligatoria in tutti gli Atenei italiani così come previsto dalla legge 17/99 ad integrazione e modifica della legge quadro 104/92) si debba occupare anche degli studenti con DSA divenendo così Delegato del Rettore alla Disabilità e ai DSA.

Lo studente con DSA interessato ad usufruire dei servizi erogati dagli Atenei italiani e delle misure compensative in sede di esame deve, innanzitutto, fare avere al Servizio Accoglienza Studenti con DSA idonea diagnosi clinica che, secondo la normativa vigente, non deve essere più vecchia di tre anni o essere stata redatta successivamente al compimento del diciottesimo anno di età.

Metodologia

L’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia si è sempre dimostrata particolarmente sensibile alla cultura dei DSA e ha sempre cercato di erogare a tali studenti servizi di qualità. Gli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento, pertanto, presso l’Ateneo, sono cresciuti in modo esponenziale grazie ad un’importante opera di sensibilizzazione e di formazione rivolta agli studenti, tramite i corsi di formazione per tutor universitari e ai docenti dell’Ateneo stesso, grazie ai numerosi convegni organizzati e a vademecum informativi redatti e a loro personalmente inviati.

L’impegno attuale dell’Università di Modena e Reggio Emilia, per ottimizzare la proposta formativa destinata agli studenti con DSA nel rispetto delle normative vigenti, è volto a favorire la frequenza alle lezioni universitarie, garantendo ausili compensativi e misure dispensative e permettendo di sostenere gli esami secondo le modalità a loro più consone, al fine di raggiungere le medesime competenze dei propri compagni di corso di studi senza cadere in forme di pietismo e di assistenzialismo.

Viene concessa la possibilità di utilizzare tempo aggiuntivo in sede d’esame scritto. Lo studente con DSA, infatti, può fruire di un massimo del 30% di tempo in più rispetto ai propri compagni di corso e tale misura compensativa può essere richiesta non solo in sede di esami curriculari, ma, sin dall’inizio, in occasione dei test di ingresso dei corsi di Laurea a numero programmato o dei test di valutazione iniziale per quelli a libero accesso.

Sappiamo, infatti, che il parametro tempo è particolarmente importante per gli studenti con DSA e pertanto garantire loro tale misura, permette di vivere l’esame più serenamente e di vincere la preoccupazione relativamente alla prestazione.

In ambito accademico, infatti, è preferibile concedere un tempo aggiuntivo piuttosto che una riduzione «quantitativa, ma non qualitativa» della verifica come, al contrario, viene concesso nella scuola secondaria di primo e secondo grado.

Altra misura molto importante attivata è il privilegiare le prove orali rispetto a quelle scritte, tenendo sempre in considerazione il profilo individuale del soggetto stesso.

Tale misura non è per nulla scontata, visto l’elevato numero di studenti con DSA presenti in UNIMORE e vista la tendenza del docente universitario a privilegiare la forma scritta rispetto a quella orale, molto più lunga e dispendiosa in termini di risorse umane.

Viene concesso di dividere l’esame in due parti sostenendo la prima il giorno dell’appello e la seconda in una data da definirsi (15/20 giorni dopo l’esame) al fine di favorire l’apprendimento dello studente con DSA, che, d’accordo con il docente, divide il carico di lavoro, pur raggiungendo le medesime competenze dei propri compagni di corso.

Anche in questo caso, come nei precedenti, non si tratta di una facilitazione nei confronti dello studente, ma semplicemente di una diversa modalità con la quale lo stesso viene messo alla pari rispetto ai propri compagni di corso.

Quelle precedenti, infatti, sono definite prove equipollenti, ovvero prove aventi gli stessi contenuti, ma strutturate diversamente.

La stessa prova svolta al computer o tramite l’utilizzo della calcolatrice di base (non scientifica), così come previsto per quegli studenti in possesso di diagnosi clinica di Discalculia o Disturbo Misto delle Abilità Scolastiche, è da intendersi come prova equipollente.

Altra misura compensativa, valida in ambito accademico, è la possibilità di valutare i contenuti piuttosto che la forma e l’ortografia. Ciò permette a studenti Disgrafici e Disortografici di non essere valutati negativamente per gli errori grammaticali e sintattici da essi commessi a causa del Disturbo.

Il fatto di valutare i contenuti piuttosto che la forma e l’ortografia favorisce sicuramente lo studente con DSA il cui apprendimento procedurale si realizza con lentezza e commettendo parecchi errori.

Si annovera poi l’utilizzo di mappe concettuali o mentali in sede d’esame, previo consenso del docente che le ha visionate in tempi debiti.

Durante il percorso accademico gli studenti con DSA possono, inoltre, avvalersi dell’opportunità di essere affiancati da tutor didattici che li coadiuvano nello studio individuale; possono, inoltre, ricevere dal Servizio Accoglienza Studenti Disabili e con DSA, presso entrambe le sedi di Modena e Reggio Emilia, una consulenza relativamente all’acquisizione o al potenziamento del proprio metodo di studio; ricevere, previa richiesta, strumenti compensativi informatici in comodato d’uso (quindi per l’intera durata del percorso accademico) e infine richiedere libri di testo in formato digitale.

Il Servizio Accoglienza Studenti Disabili e con DSA monitora, inoltre, l’andamento accademico dei singoli studenti in corso d’anno per permettere loro il successo formativo.

Da un’analisi condotta presso l’Università di Modena e Reggio Emilia si evince, pertanto, come gli studenti con DSA, se supportati adeguatamente, siano perfettamente in grado di acquisire un diploma di laurea (e spesso proseguono gli studi acquisendo una laurea magistrale) impiegando circa sei mesi/un anno in più rispetto alla generalità degli studenti universitari.

Risultati e Discussione

Dal seguente schema (figura 2) si deduce l’incremento esponenziale degli studenti con DSA presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.

Figura 2

Trend di crescita degli studenti con DSA all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.

Grazie ai servizi sopra edotti e alle misure compensative attivate in sede di esame un numero sempre maggiore di studenti con DSA, oggi, si iscrive all’Università raggiungendo il successo formativo e inserendosi, successivamente, nel mondo del lavoro.

Occorre sottolineare, inoltre, come al crescere del numero di matricole diminuisca il numero dei rinunciatari, inserendosi, pertanto, il calcolo in una spirale positiva inversamente proporzionale (figura 3).

Figura 3

Numero di studenti attivi, matricole, laureati e rinunciatari presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia dall’anno accademico 2010-2011 all’anno accademico 2019-2020.

Dall’anno accademico 2010/2011 i dati permettono di verificare un crescendo dei numeri non soltanto in termini di iscrizioni, ma anche di successo formativo.

Il numero complessivo di studenti con Disturbo Specifico dell’Apprendimento che si è laureato nei dieci anni è di 142, di cui la maggior parte in una triennale (L2), alcuni proseguendo poi gli studi successivamente, e una piccola parte (17) direttamente in una magistrale LM, con una durata della carriera per il 62% in corso a fronte di un appena 3% di studenti che hanno impiegato più di 6 anni per laurearsi presso un corso di laurea triennale.

Il campione analizzato ha permesso di individuare anche che il numero delle femmine (79) e pressoché pari a quello dei maschi (59), con una distinzione, tuttavia, significativa in termini di corsi di studio scelti in quanto il 63% dei soggetti di sesso femminile scelgono prevalentemente corsi di studio umanistici mentre l’81% dei soggetti di sesso maschile scelgono, primariamente, corsi di studio scientifici. Questo permette di evincere che esiste una correlazione statisticamente significativa tra genere e tipologia di corso prescelto.

Azioni di sostegno in ingresso e monitoraggio in itinere permettono, infine, di appurare che il numero di studenti che rinunciano nello stesso anno di immatricolazione è superiore a quello di studenti che rinunciano in anni successivi di corso, questo sia per la laurea triennale che magistrale (figura 4), a dimostrazione che gli studenti, se guidati, comprendono maggiormente le proprie caratteristiche di apprendimento e funzionamento potendo così proseguire nell’analisi del proprio futuro formativo senza sperimentare frustrazione a lungo termine.

Figura 4

Numero di studenti rinunciatari iscritti a corsi di laurea triennali o magistrali presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.

Conclusione

Sono passati dieci anni dall’emanazione della legge 170/2010.

Una legge attesa da molti e per molto tempo, che si è inserita nell’ambito di una riflessione pluridisciplinare, a cui hanno lavorato differenti Enti, Associazioni e professionisti.

Il Disturbo Specifico dell’Apprendimento, caratteristica personale, di natura neurobiologica, può essere un ostacolo nello sviluppo della persona orientata all’assoluta realizzazione di sé, ancor più se si incorre in una diagnosi tardiva. Alla luce quindi della legge e dell’esperienza di questi dieci anni, si è ritenuto opportuno porre attenzione e ragionare su cosa sia cambiato, in ambito universitario, in particolare nella realtà dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.

Nonostante gli ostacoli che gli studenti continuano ad incontrare nel proprio percorso formativo, infatti, il numero di coloro che si iscrive ai corsi di laurea universitari è in continuo aumento. La scelta, pertanto, di un personale progetto di vita deve poter contare su una comunità educativa adeguatamente formata, su spazi che siano rispondenti alle richieste di supporto, in cui non si transita, ma si sosta, dove ci si riconosce e si viene riconosciuti, dove la motivazione alla riuscita trova valore.

La ricerca ha evidenziato, infatti, che, con l’adeguato supporto erogato, il numero di iscritti, come più volte sopraccitato, presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, è cresciuto unitamente al numero dei laureati e alla diminuzione dei rinunciatari. Coloro che si ritrovano a dover affrontare questa scelta tendono a farlo in tempi sempre più celeri. La lettura di quest’ultimo punto è estremamente positiva perché permette di comprendere come questi studenti possano continuare a vivere il proprio progetto di vita senza incorrere in frustrazione, ma adeguatamente orientati nella ricerca. La sperimentazione, a lungo termine, dell’insuccesso guiderebbe loro nello sconforto e potrebbe causare rinunce o fallimenti immeritati.

Concludendo, questo lavoro potrebbe essere un punto di partenza per ulteriori studi (con il coinvolgimento di campioni più ampi di soggetti) attraverso la validazione di strumenti ormai noti (il database di Ateneo) per ampliare la ricerca in direzione dell’analisi di eventuale correlazione statisticamente significativa tra la durata del percorso di studi e la tipologia di maturità conseguita e il voto di laurea triennale e l’iscrizione ad un corso di studi magistrale dopo, così da guidare le azioni del Servizio Accoglienza Studenti Disabili e con DSA presso l’Università di Modena e Reggio Emilia.

Bibliografia

CENSIS (2017), Presentazione finale del progetto dal titolo: Accompagnare le Università verso una più ampia integrazione degli studenti con disabilità e Dsa, Catania 23 giugno 2017.

Genovese E., Ghidoni E., Guaraldi G. e G. Stella (2010), Dislessia e università. Esperienze e interventi di supporto, Trento, Erickson.

Genovese E. e Guaraldi G. (2010), Studenti dislessici all’Università di Modena e Reggio Emilia: esperienze di inclusione universitaria. In E. Genovese, E. Ghidoni, G. Guaraldi e G. Stella (a cura di), Dislessia e università. Esperienze e interventi di supporto, Trento, Erickson, pp. 20-24.

Genovese E., Guaraldi G. e Guzzo F. (2012), Legge 170 e Università. In E. Ghidoni, G. Guaraldi, E. Genovese e G. Stella (a cura di), Dislessia in età adulta. Percorsi ed esperienze tra università e mondo del lavoro, Trento, Erickson, pp. 19-25.

Ghidoni E., Guaraldi G. e Genovese E. (2016), Giovani adulti con DSA. Diagnosi, aspetti psicologici e prospettive di sviluppo, Trento, Erickson.

Riferimenti legislativi

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Legge n. 170 dell’8 ottobre 2010, «Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico», https://www.aiditalia.org/Media/Documents/legge170_10.pdf (consultato il 21 ottobre 2020).

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (2011), Linee Guida per il Diritto allo Studio degli Alunni e degli Studenti con Disturbi Specifici di Apprendimento, https://www.unimi.it/sites/default/files/2018-07/linee_guida_sui_dsa_12luglio2011.pdf (consultato il 21 ottobre 2020).

Nota del Ministero della Pubblica Istruzione (2004), Iniziative relative alla Dislessia, n°4099/A/4 del 5 ottobre 2004, https://people.unica.it/disabilita/files/2010/10/circolareMIUR.pdf (consultato il 21 ottobre 2020).

Nota del Ministero della Pubblica Istruzione (Dipartimento per l’Istruzione Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici) (2007), Disturbi di Apprendimento – Indicazioni Operative, n. 4674 del 10 maggio 2007, https://archivio.pubblica.istruzione.it/normativa/2007/prot4674_07.shtml (consultato il 21 ottobre 2020).

Sitografia

Linee Guida CNUDD Conferenza Nazionale Universitaria Delegati per la Disabilità (2014), https://www.crui.it/cnudd.html (consultato il 21 ottobre 2020).


1 Referente Accogliente degli studenti disabili e con DSA e Delegato del Rettore alla Disabilità e ai DSA, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.

2 Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.

Vol. 19, Issue 3, September 2020

 

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