«Inclusion is not enough»: teoria storico-culturale e apprendimento espansivo per un nuovo oggetto dell’educazione inclusiva

Diego Di Masi

Questo articolo propone una lettura critica del concetto di inclusione, evidenziandone limiti, dilemmi e contraddizioni. Partendo da una riflessione ispirata alle critiche sul concetto di «sostenibilità» (Marcuse, 1998), si sottolinea come l’inclusione, pur avendo sostituito il paradigma dell’integrazione, non sia sufficiente per superare il modello abilista che ancora guida molte scelte educative. L’inclusione è vista come un runaway object (Engeström, 2008), un fenomeno complesso che supera i confini tradizionali e richiede una trasformazione sistemica. Si analizzano le due principali metafore dell’apprendimento — come acquisizione e come partecipazione (Sfard, 1998) — e si introduce il modello di apprendimento espansivo, che promuove la trasformazione dei sistemi di attività. Si evidenzia infine la necessità di ancorare il concetto di inclusione a un approccio dialettico e multidimensionale, in grado di affrontare le diseguaglianze strutturali e promuovere equità e giustizia sociale nel contesto educativo.

DOI 
10.14605/ISS2412507

Keywords
Inclusione, Conflitti, Abilismo, Teoria storico-culturale, Apprendimento espansivo.

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