Innovazione e inclusione possono coesistere?
Matteo di Pietrantonio, Patrizia Sandri
La ricerca, di carattere esplorativo, prende spunto dal dibattito internazionale, sviluppatosi sul finire dello scorso secolo, sulla necessità di innovare il sistema educativo, in ottica di lifelong-learning, e favorire l’acquisizione delle competenze richieste nel XXI secolo. Le diverse indicazioni sollecitano una scuola intesa come Civic-center in grado di riconoscere gli apprendimenti extrascolastici, con spazi di apprendimento innovativi funzionali a didattiche learner-centred. A circa trent’anni dalla Dichiarazione di Salamanca riteniamo necessario chiederci se queste innovazioni garantiscano l’inclusione e il successo formativo di tutti. La ricerca si articola in quattro studi di caso relativi a due scuole secondarie di secondo grado innovative italiane e due finlandesi. Si propone di comprendere, sulla base delle percezioni di studenti, insegnanti e dirigenti, se tale modello di scuola favorisca anche l’inclusione e il benessere di tutti gli studenti. Dall’analisi dei risultati emerge come, in base alle percezioni di coloro che hanno partecipato alla ricerca, le scuole siano riuscite a far coesistere innovazione e inclusione. In particolare, l’utilizzo di spazi di apprendimento innovativi e il ricorso a didattiche learner-centred all’interno di una scuola aperta al territorio in grado di riconoscere le competenze extrascolastiche sembrano favorire effettivamente l’inclusione di tutti gli studenti. Nonostante gli aspetti innovativi, restano tuttavia presenti all’interno delle scuole analizzate ancora diverse criticità che non consentono di realizzare una piena inclusione for all.
DOI 
10.14605/ISS2222301
Keywords
Inclusione, Innovazione, Educazione non formale, Spazi di apprendimento innovativi, Didattiche centrate sullo studente.