Quando lo spazio fa inclusione

Stefania Chipa, Heidrun Demo, Giuseppe Moscato

La relazione tra spazio e educazione è riconosciuta come generativa in ampia letteratura pedagogica nazionale e internazionale. Dagli studi e dalle esperienze più recenti si deduce che tutti gli studenti, indipendentemente dall’età, dalle capacità di apprendimento e dalle condizioni culturali, hanno bisogno di vivere la scuola in una dimensione dinamica; la scuola deve offrire spazi e arredi che possano rispondere a tutte le esigenze. Per essere davvero inclusiva, la scuola deve garantire a ogni studente la possibilità di stare dentro differenti situazioni didattiche e praticare dallo studio individuale a quello di gruppo, dal riposo all’incontro informale fino alla possibilità di esplorare le conoscenze sia liberamente che in modalità strutturata. La scuola è un ambiente che deve consentire movimento, confronto, collaborazione, autonomia. Le persone fragili in contesti del genere possono trovare la propria dimensione in grado di facilitare il percorso soggettivo di apprendimento a favore di un adeguato sviluppo cognitivo. La scuola Turmatt di Stans (Svizzera) rientra in questa visione innovativa. Piccoli e grandi vivono dentro un ambiente stimolante e diversificato per età. Ogni spazio è strutturato per svolgere molteplici attività, contribuendo anche al consolidarsi di pratiche collaborative tra insegnanti, così importanti per realizzare una didattica inclusiva. Conoscere la proposta di questa scuola può renderci consapevoli delle reali opportunità che uno spazio di apprendimento progettato per essere plurale possa offrire alle bambine e ai bambini per esprimere e sviluppare al meglio i propri talenti.

DOI 
10.14605/ISS2122203

Keywords
Learning spaces, Inclusion, Differentiated instruction, Educational innovation.

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