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Esperienze

La Fundaciòn Yirtrak: un modello di educazione integrale e interculturale in Chiapas, Messico

Marta Cancellotti

Docente a tempo indeterminato presso Istituto Comprensivo di Limena (PD).


Abstract

Questo articolo vuole documentare in breve l'esperienza decennale della Fundacion Yirtrak, una piccola comunità educativa di ispirazione freiriana in Chiapas, Messico. Nell'anno 2014-15, a più riprese, ho avuto l'opportunità di condurre un’osservazione partecipata, conoscere da vicino il progetto e condividere la vita quotidiana delle scuole, di confrontarmi con l'équipe educativa e approfondirne vari aspetti con i protagonisti. Questo lavoro parte da una contestualizzazione socio economica, per poi descrivere i riferimenti pedagogici e i principi trasversali e infine raccontare la quotidianità della comunità. Si è cercato di lasciare maggior spazio possibile agli interlocutori intrecciando testimonianze, osservazioni dirette sul campo e brani tratti dal Piano di studi di accompagnamento allo sviluppo integrale e comunitario che guida la pratica quotidiana. Condividere questo viaggio alla scoperta degli strumenti, dei fondamenti valoriali, delle metodologie, dello spirito delle persone che animano questa piccola comunità vuole essere un omaggio ai loro sforzi pluriennali e una fonte d'ispirazione per un educazione che rispetti e sviluppi l'integralità della persona fin dalla prima infanzia.



L' educazione non cambia il mondo,

ma cambia le persone

che cambieranno il mondo

(Paulo Freire)

Contesto socio-economico

San Cristóbal de las Casas, è una cittadina di quasi 250.000 abitanti situata nelle montagne del sud est del Messico, nello stato del Chiapas, ai confini con il Guatemala. Una delle zone più povere del paese con una situazione molto complessa. «Una delle caratteristiche del conflitto chiapaneco è fondato sul paradosso di uno stato ricco con una delle popolazioni più povere della nazione. Una zona che genera il 35% dell’energia elettrica del paese e il 34% delle abitazioni in Chiapas non hanno accesso a questo servizio. È molto ricca di risorse naturali, agricole e petrolifere e il 60% della popolazione, soprattutto indigena, appena sopravvive con un salario minimo perché la maggior parte delle terre sono in mano a pochi latifondisti o a multinazionali che esportano all’estero le ricchezze. Il 60% dei bambini di età scolare non può assistere alla scuola e l’indice di analfabetismo arriva al 30%. Solo il 57% delle persone hanno accesso all’acqua potabile. Uno stato con forte discriminazione razziale, dove la popolazione indigena rappresenta il 30%».1 San Cristòbal è circondata da decine di villaggi amerindi di etnia maya, soprattutto di lingua tzozil e tzeltal, è il cuore delle zone indigene più tradizionali del Messico. Negli ultimi decenni la città ha visto l’arrivo di molti abitanti di questi villaggi, espulsi dalle loro comunità a causa di conflitti interni di natura politico-religiosa, nel cosiddetto Cinturon de la Miseria (cintura della povertà), una serie di favelas improvvisate afflitte dalla miseria e dalla violenza sorte intorno alla periferia della città. Inoltre dal gennaio 1994 San Cristòbal è stata catapultata al centro dell’attenzione internazionale grazie alla lotta zapatista2 in difesa dei diritti della popolazione indigena e le tensioni politiche ancora presenti continuano ad attirare viaggiatori da tutto il mondo. Tutto questo la rende una città cosmopolita dove coesistono persone di origine amerindia, meticcia nazionale e molte straniere. In generale, vivono in gruppi tra loro separati con poche occasioni di contatto. Un contesto nel quale le disuguaglianze socio economiche sono notevoli, dove la violenza e altri problemi sociali sono ben evidenti e le principali vittime sono i bambini, le bambine e le donne. «Attualmente in Chiapas le donne, soprattutto indigene, vedono violati i loro diritti e garanzie costituzionali, non solo negando loro le necessità di base, ma anche ostacolando l’accesso alla giustizia quando cercano di denunciare, sino ad essere oggetto di aggressioni quotidiane derivate dai modelli di cultura patriarcale e machista».3

Le donne indigene e quelle appartenenti alle colonie in periferia di San Cristobal de las Casas, vivono in estrema povertà, più degli uomini e una percentuale più elevata di ragazze non completa la scuola primaria o comunque hanno meno acceso all'istruzione perché spesso si sposano o le sposano già all'età di 13-14 anni. C'è un'alta percentuale di alcolismo e tossicodipendenza, derivanti dallo stress, l'impotenza e la fatica causata dall'instabilità in tutti gli ambiti della vita. Pertanto, le donne stesse, in alcuni casi, maltrattano i figli, ripetendo modelli di comportamento negativi, socialmente e culturalmente appresi. «La normalità della violenza nell'ambiente in cui viviamo, si respira ogni giorno nelle scuole, nei giochi, nelle canzoni, nei film e fanno parte del comportamento quotidiano di gran parte della popolazione di San Cristóbal» (AA.VV., 2010, p. 18). È in questo contesto che l’associazione Yirtrak decide di attuare il suo intervento.

 

La comunità educativa

La comunità educativa Pinguinos nasce nel 2005 ed è parte di un progetto più ampio dell'associazione civile Yirtrak. Questa si costituisce legalmente nel dicembre del 2004 a San Cristòbal de Las Casas. Dopo anni di lavoro e di osservazione sul campo della situazione della popolazione indigena e delle problematiche causate dalle differenze sociali e culturali, un gruppo di persone di origine messicana e spagnola, con diverse esperienze in campo educativo, decide di creare e sviluppare una proposta educativa alternativa e di qualità, che sappia rispondere ai diritti, alle necessità e alle inquietudini umane della popolazione più svantaggiata.

Il nome dell'associazione Yirtrak si ispira alla parola «Yrakia che si riferisce al girare che si produce quando varie persone si focalizzano sullo stesso obiettivo, coinvolgendo molta gente, fino ad arrivare a produrre un cambiamento» (AA.VV., 2010, p. 14) ed è composta da persone che condividono il desiderio e l'impegno di creare una comunità in equilibrio con l'ambiente, nella quale ogni individuo possa svilupparsi integralmente. L'associazione ospita al suo interno vari progetti accomunati dalla missione di «offrire spazi di crescita personale e comunitaria a tutti coloro che vogliono condividere un processo di sviluppo integrale dell'essere in armonia con l'ambiente»4 e dal desiderio di «Cceare comunità di crescita e sviluppo integrale, in un ambiente urbano o rurale, delle quali facciano parte tutte le persone che vogliono indirizzare la propria vita alla luce dei principi di libertà e di permacultura».5 È in questo contesto che l'associazione Yirtrak nell'agosto 2005 focalizza la sua attenzione sull'educazione e fonda la Comunità educativa Mahatma Gandhi-Pinguinos dalla quale nel 2012 si distaccherà la sezione primaria Semilllas de Luz (Semi di luce).

Ana Sànchez Garcìa co-fondatrice e accompagnante di terzo multigrado primaria così racconta: «L'origine fu la voglia di creare un progetto educativo che potesse essere accessibile a tutti, che non fosse limitato a una classe di popolazione. Noi fondatori provenivamo tutti da una scuola alternativa di ispirazione steineriana, però era molto elitaria perché la retta era estremamente alta. Ci fu offerta la possibilità di partecipare a un progetto della Segreteria di Sviluppo Sociale del Chiapas Sedesol e così i primi 3 anni ci occupammo di bambini figli di ragazze madri, di donne in carcere e in difficoltà economiche e si cominciò con molto poco». Il progetto intende promuovere uno spazio educativo e formativo di elevata qualità per bambini e bambine indigeni e non, promuovendo alternative basate sul rispetto della diversità e sull’integralità, facilitando l’appropriazione del proprio processo di empowerment.

Attualmente della comunità fanno parte bambine, bambini, educatori professionali, famiglie e personale volontario di varie nazionalità che, giorno per giorno, cercano di costruire un modello educativo basato sul dialogo, sulla cura, sul rispetto della persona e sull'espressione delle emozioni. Una delle caratteristiche che fanno unico il progetto è la convivenza in armonia di persone di diverse culture, generando relazioni di crescita personale, appoggio e rispetto reciproco. Infatti, nella comunità convivono figlie e figli di ragazze madri indigene e/o con scarse risorse e famiglie di classe media (originarie del Chiapas, di altri stati del Messico e di stati stranieri). Si offre una educazione fondata sullo sviluppo integrale della persona come un diritto di ciascuno, non solo di chi ha risorse economiche. Pertanto esiste un sistema di borse di studio, sostenute da donazioni private e associazioni internazionali, affinché tutti quello che lo desiderano possano accedere a questo tipo di istruzione.

 

Riferimenti pedagogici

«Fonti d'ispirazione furono la pedagogia di Freire, la cosmovisione maya (Mollison e Slay, 1994)6] e la permacultura (ibidem), però tutte le competenze furono creazioni del collettivo; abbiamo preso buone pratiche da vari autori e le abbiamo sperimentate sul campo per cinque, sei anni per poi sistematizzare una nostra metodologia. Costituita anche dai tanti contributi di persone che sono passate e che hanno lasciato qualcosa di cui noi abbiamo fatto tesoro». Con queste parole Ana illustra le origini del progetto nel quale si vive in un processo di continua ricerca, di sperimentazione e di adattamento di ciò che serve, di ciò che ogni membro ha usato e visto che funziona provandolo e applicandolo senza chiudersi a una sola teoria o visione. Di seguito si propone una veloce rassegna delle teorie pedagogiche che sono alla base del progetto educativo di Yirtrak.

Dalla proposta di Paulo Freire (1973), ad esempio, deriva l'idea di un'educazione non solo indirizzata ai cosidetti “oppressi”, poiché secondo l'autore anche la classe media dovrebbe partecipare alla trasformazione del mondo. Infatti, come spiega Francisco Bermudez Hernandez, co-fondatore di Yirtrak e accompagnante di yoga e psicomotricità: «L'obiettivo è che almeno la metà del gruppo sia formato da bambini e da bambine con necessità economiche e il resto da utenti i cui genitori possono permettersi di pagare la retta mensile affinché non si costituisca una scuola elitaria, ma dove possano crescere insieme persone di condizioni economiche e socio culturali diverse». Inoltre nel progetto si cerca di attuare ogni giorno quella che Freire definisce una “pedagogia del dialogo” basata su una relazione paritaria tra educatore e educando che permetta una comunicazione bidirezionale stabilendo un dialogo comune all'interno del processo educativo. In entrambe le scuole, infatti, non ci sono maestri, ma “accompagnanti” a indicare la relazione di uguaglianza tra le differenti parti che formano la comunità.

Sempre da Freire e dall'educazione popolare è mutuata l'importanza di un metodo attivo, dialogico e criticizzante a partire da temi generatori intesi come un “universo minimo tematico”, basati sulle situazioni vissute dai bambini, problematizzandole e invitandoli a cercare una visione critica della propria realtà. Per questo nel progetto si dà molto spazio al processo di ricerca e alle conferenze come strumento per raggiungere gli obiettivi di auto apprendimento e autoregolazione, orientando gli alunni a cercare conoscenze anche fuori dal loro programma scolastico difendendo l'interdisciplinarità e la transdisciplinarità come una vera esigenza dell'atto pedagogico.

Forti sono anche le influenze dell'Antroposofia di Steiner intesa come scienza dell'uomo spirituale (Steiner, 1968) secondo la quale compito dell'educatore è di imparare a comprendere l'uomo per intero: spirito, corpo, anima. Proprio per questo nella quotidianità si dà ampio spazio a momenti e luoghi deputati alla condivisione emotiva e spirituale ispirati dalla visione animistica maya e allo sviluppo integrale di tutte le dimensioni dell'essere. Sempre ispirati dal sistema Waldorf si cerca di attuare una didattica che risvegli e aiuti a porre in atto i talenti e le capacità individuali, per questo l'uso degli esami, dei voti e dei libri è molto limitato, ma si preferisce costruire testi insieme e valutare questa capacità di produzione e di organizzazione. Le scuole si strutturano in modo da coinvolgere l'affettività, il linguaggio e l'immaginazione provando a conciliare la socialità con la manifestazione della libertà individuale ispirandosi al motore del Metodo Naturale di Celestin Freinet (1970): il desiderio del bambino di manifestarsi ed essere riconosciuto quale membro della comunità, cercando di favorire lo sviluppo armonioso delle facoltà personali nel rapporto fra individuo e il suo ambiente. Per questo si propongono attività concrete e vive nelle quali gli studenti possano sperimentare la solidarietà e la collaborazione.

Nell’apprendimento della letto-scrittura si è scelto di seguire il metodo globale fondato da Decroly che «poggia sull'idea dell'interesse e della vita, espressa dalla frase e dalla parola, per giungere al momento voluto, per analisi, alla sillaba e alla lettera e, finalmente, mediante la sintesi, alla ricostruzione di nuove parole. Così per mezzo del giuoco viene avviato il fanciullo a interessarsi alle lezioni di lettura, e noi, soprattutto, ci serviamo di quelle parole che indicano cose che gli riescono particolarmente gradite» (Decroly e Monchamp, 1951, p. 107)). Per questo in classe si lavora con frasi generatrici a partire da situazioni che creano interesse.

Da Pestalozzi (Filograsso, 1965) viene il concetto di un insegnamento naturale e intuitivo che si basi sulla forza del cuore, che si manifesta nella fiducia e nell'amore, la forza dell'intelletto e dell'arte. La scientificità dell’approccio di Maria Montessori (Polk Lillard, 2011) ha ispirato la creazione di un ambiente scolastico (per quanto possibile) adatto alle esigenze dei bambini e delle bambine nel quale l'educatore aiuta dirigendo l'attività, senza imposizione, usando materiale didattico prestrutturato. Come ricorda la pedagoga italiana «Tutta l'educazione della prima infanzia deve essere informata a questo principio: aiutare il naturale sviluppo psicofisico del bambino. Gli stimoli e non ancora le ragioni delle cose attraggono la sua attenzione; è perciò l'epoca di dirigere metodicamente gli stimoli sensoriali, affinché le sensazioni si svolgano razionalmente e preparino così la base ordinata a costruire una mentalità positiva» (Montessori, 1970).

In entrambe le scuole si propongono molte attività ludiche ricordando l'importanza che Federico Froebel (Froebel, 1999) dava al gioco, che lui non considerava solo come divertimento, ma come vita e pedagogia. «Il gioco si relaziona con tutti i campi di sviluppo, è l'attività naturale del bambino attraverso il quale esplora, scopre, trasforma e integra in totale libertà» (AA.VV., 2010, p. 48). Buone pratiche educative sono state mutuate anche da esperienze contemporanee, come le scuole di Reggio Emilia (Rinaldi, 2009; Ceppi e Zini, 2011) e Noemí Paymal7 (creatrice del documento di Pedagogía 3000). «Adottiamo la sua proposta delle nuove linee guida dell'Essere, che considerano il comportamento e apprendimento dei bambini e delle bambine del nuovo millennio. Così come gli assunti scientifici che promuovono e giustificano un cambio radicale nell'educazione» (AA.VV., 2010, pp. 47-48). Un cambio che stimoli le intelligenze multiple, che rispetti la specifiche modalità di apprendimento di ogni persona, prendendosi cura anche della dimensione interpersonale, sociale, etica e spirituale e che includa il movimento e l'esperienza pratica.

 

Principi trasversali

Sono gli obiettivi concreti che permeano giorno per giorno il lavoro educativo integrale e comunitario, come riflesso vivo e coerente con i fondamenti pedagogici e filosofici.

  1. Sviluppo integrale: «La nostra metodologia contempla la persona come l'integrazione delle sette Dimensioni dell'Essere che sono quella cognitiva, emotiva, spirituale, fisica, sociale, sessuale e personale»8 e anche l'integrazione delle intelligenze multiple teorizzate da Gardner (1994).

  2. Rispetto della diversità: cioè la convivenza in armonia tra persone che vivono differenze culturali e individuali. Si crede nell’idea che ogni essere è unico e portatore di valori che lo caratterizzano.

Nella comunità educativa si ingloba la diversità di genere maschile e femminile, promuovendo un ambiente di rispetto, accettazione e uguaglianza. Si utilizza come strumento il linguaggio cosciente che distingue tra maschile e femminile o si ricorre a parole che includono entrambi i sessi (come “persone” o “il gruppo”).

  1. Libertà: quella che viene offerta è un’educazione alla, nella e per la libertà, riferendoci alla possibilità di accompagnare la crescita di bambine e di bambini nello sviluppo naturale della loro persona, rispettando i loro desideri, interessi, affinità, con i principi di base della convivenza in armonia nella comunità. Ci si riferisce a un'idea di libertà che aiuti gli utenti a prendersi la responsabilità delle proprie azioni, comprendendo le conseguenze che seguono a ogni atto compiuto. Si supera così la logica del premio e castigo verso l’interiorizzazione sana dei limiti fondamentali. Questo promuove lo sviluppo di una personalità autonoma e indipendente che ponga le basi per riconoscersi soggetto attivo nel contesto socioculturale in cui si vive.

  2. Cultura di pace: guidati dall’idea di vivere in uno stato di pace, in un equilibrio armonioso con sé stessi e con le altre persone, si propone una gestione rispettosa, empatica, amorosa, assertiva e cosciente di tutte le azioni, atteggiamenti, emozioni e pensieri con sé stessi e con le altre persone. Per questo si usa lo strumento della comunicazione cosciente (Rosenberg, 2013), ossia di una comunicazione assertiva, onesta, non violenta.

  3. Sostenibilità: si intende con questo concetto la creazione di un modello nel quale lo sforzo di ognuno sia retribuito con equità, soddisfacendo i bisogni, senza arricchirsi con il lavoro di altre persone, nel rispetto assoluto della natura, dell’equilibrio dell’ambiente e di tutti gli esseri viventi. Ora entriamo nello specifico delle due scuole che sono accomunate da uno stesso approccio metodologico: le classi multigrado, il metodo globale, e la didattica per Progetti[9].9

 

Escuela de vida Pinguinos (1-6 anni)

L'attuale sezione del nido e infanzia si chiama Escuela de Vida Pinguinos perché, come ci spiega Ana, «ci piaceva la filosofia di questa comunità di animali, nella quale ci si aiuta a sopravvivere in condizioni difficili, dove ci sono degli spazi per riunire piccoli che vengono accuditi da alcuni adulti e dove i maschi hanno una funzione ben specifica nella crescita dei cuccioli». A Pinguinos il concetto di comunità educativa si costruisce nel fare quotidiano «La scuola è uno spazio vivo e aperto dove confluiscono persone differenti intorno a un obiettivo e inquietudini comuni [...] Il punto di partenza è il concetto che il processo di insegnamento-apprendimento, più che una relazione verticale tra adulto e bambino-bambina, è un accompagnamento da una persona all'altra» (Monasterio Martin, 2009).

La porta della scuola Pinguinos apre alle 8.30, si trascorre del tempo libero durante il quale i bambini arrivano in orari differenti e si integrano al gruppo. È un momento prezioso per gli accompagnanti per osservare gli utenti, «sviluppando una presenza cosciente» (AA.VV., 2010, p. 105), come giocano, quali sono le relazioni fra loro, se rispettano il loro corpo e quello degli altri, se fanno qualcosa di pericoloso, lasciandoli fare e chiedendo loro come si sentono e se hanno bisogno di aiuto. Colpisce l'attenzione paziente e la costanza con la quale gli adulti insegnano fin dal nido come comunicare in maniera cosciente a identificare e dare nome alle proprie emozioni soprattutto nei momenti conflittuali. In questi casi le due parti sono invitate a parlare del fatto accaduto ascoltandoli senza giudizio o attribuendo loro una colpa. Si tratta di esprimere attraverso la comunicazione cosciente (Irusta San Emeterio, 2010) i quattro aspetti relativi a un conflitto concreto: primo il fatto (cos'è successo), secondo il sentimento (quello che uno sente), poi il bisogno (quello di cui necessita) e infine la richiesta (quello che ci si aspetta dall'altra persona). «Sono loro che devono risolvere il problema, noi gli diamo gli strumenti per poterlo fare. Questa è cultura di pace» dichiara Jose Martin Moreno, accompagnante della sezione infanzia.

Si passa poi al cerchio emozionale del saluto. Momento fondamentale della giornata nel quale attorno all'Abuelo fuego (l'antenato fuoco rappresentato dalla candela, mutuato dalla tradizione maya) fin dai 18 mesi i bambini si allenano all'ascolto, a dare un nome al proprio sentire, all'assertività, a rispettare il turno di parola, a saper esprimere i propri bisogni, a chiedere con rispetto. A seconda dell'età può esserci un canto, un racconto mentre i più grandi sono invitati a dire come si sentono in quel momento e perché e ad esprimere i propri eventuali bisogni. Commuove vedere come siano allenati a contattare il proprio sentire e a sforzarsi di stare in posizione di ascolto cosciente e rispettoso. «Questa è libertà, questi è uscire dalle prigionie che abbiamo dentro di noi: imparare a dare parola alle nostre emozioni, anche quelle più negative: diventano discorso e comunicazione creano possibilità, spazi di dialogo, spazi di libertà» (Contini, 2009, p. 83).

Il venerdì questo momento è dedicato all'assemblea, nella quale si dà l’opportunità di socializzare, riflettere, criticare in maniera costruttiva, proporre, trovare soluzioni creative e comunitarie ai problemi e stabilire accordi. «L’esercizio della decisione collettiva si effettua attraverso delibere, è una forma concreta di autogoverno e la base di una struttura autogestita e orizzontale» (AA.VV., 2010, p. 50).

Al termine di questi momenti comunitari i bambini e le bambine di Pinguinos mangiano insieme: si dà ampio spazio al ringraziamento alla Madre Terra, cantando coscientemente per il cibo e le persone che l’hanno cucinato. La colazione e la frutta a mezzogiorno sono preparati a turno dalle famiglie seguendo un menù equilibrato e vegetariano pensato in assemblea con gli altri genitori e accompagnanti.

Dopo la colazione inizia l’attività centrale per età, si lavora per Unità di apprendimento sempre cercando l’integralità, si prova a sviluppare tutte le sette dimensioni dell’Essere attorno a un argomento scelto dai bambini con il metodo del consenso condiviso in assemblea. Al momento della mia visita il tema erano Gli animali; mentre i più piccoli del nido si dedicano all'esplorazione del mondo esterno attraverso attività sensoriali strutturate, dai 3 anni in poi si passa al momento dei Progetti di ricerca. Seguendo le indicazioni della Segreteria di Educazione Pubblica messicana (SEP) vengono preparati spazi di sviluppo artistico, plastico, logico matematico, di pre-scrittura e pre-lettura intorno al tema.

«I progetti iniziano dai 3 anni e in modalità differenti a seconda del livello di sviluppo [...]. È un’attività intenzionale che richiede una pianificazione del lavoro con compiti individuali e sociali/comunitari [...]. Elaborando i progetti i bambini e le bambine attivano la loro iniziativa, l’ansia di ricerca, la creatività, il senso di responsabilità e il desiderio di autorealizzazione oltre che aver la possibilità di sviluppare il pensiero divergente» (AA.VV., 2010, p. 54). A seguire il momento del movimento e dell'espressione cosciente attraverso attività di psicomotricità e yoga. «Lo yoga, considerato un metodo di sviluppo fisico, mentale e spirituale, è una disciplina millenaria [...]. Costituisce un metodo di perfezionamento ed evoluzione, che inizia con l'attenzione al corpo per raggiungere responsabilmente un livello di salute, energia e benessere» (ibidem, p. 205). Francisco dichiara «Questa attività c'è stata fin dal principio del progetto, spero che i bambini e le bambine che lo stanno sperimentando qui continuino negli anni a praticare questa sapienza innata per poter mantenere il corpo vitale, l’elasticità fisica e la centratura spirituale ed emozionale anche con il passare del tempo». La giornata finisce con momenti di gioco libero fino alle 3 del pomeriggio.

La comunità educativa si costruisce anche con il coinvolgimento continuo delle famiglie, infatti sono molti gli spazi creati per condividere e mantenere una coerenza fra casa e scuola. Ci sono incontri individuali con genitori e accompagnanti a scadenze bimensili per valutare insieme lo sviluppo integrale delle sette dimensioni del bambino. Jose afferma «Grazie al piccolo numero dei bambini, gli scambi con i genitori sono molto frequenti anche in maniera informale. Come minimo però all'ingresso della scuola si fa un intervista con i genitori sulle sette dimensioni che poi verranno osservate e monitorate durante l'anno condividendo continuamente con i genitori progressi e sostegni necessari per rinforzare le strategie educative in casa».

Oltre a questi incontri individuali esistono altri spazi per far comunità come la Sociedad de familias coordinato dagli stessi genitori: è un momento di dialogo e riflessione sulla loro esperienza nel progetto. Inoltre ci sono laboratori periodici di formazione aperti a genitori, ad accompagnanti e a persone esterne facilitati da membri dell’équipe pedagogica o genitori esperti. Nel periodo della mia permanenza, per esempio, ho potuto seguire un laboratorio di comunicazione cosciente condotto da una volontaria esperta del tema. Una volta al mese si riunisce l’assemblea di genitori e accompagnanti per riflettere e apportare miglioramenti nell’andamento dell’educazione comunitaria; si creano in tal modo momenti di lavoro comunitario divisi in commissioni, di mantenimento dell’edificio, di convivio, di uscite e di momenti di presenza dei genitori in classe.

 

Collettivo educativo Semillas de luz sezione primaria (7-12)

Semillas de Luz condivide con la sezione del nido e dell'infanzia i principi e i fondamenti filosofici declinandoli in maniera adeguata all’età. La scuola non si definisce libertaria, ma alternativa perché realizza il programma ufficiale delle indicazioni nazionali della SEP (Segreteria Educazione Pubblica) ma con una metodologia differente attraverso Progetti di ricerca. Si lavora per gruppi di multigrado di cicli di 2 anni (6-7, 8-9, 10-11 anni). «Abbiamo scelto di lavorare in gruppi di diverse età perché potenzia le differenze [...] evita l'omogeneizzazione, permette di insegnare al bambino e alla bambina a rispettare le differenze e la solidarietà» (AA.VV., 2010, p. 82). Ana sottolinea: «Il convivere di diverse età dà molta tolleranza, molta presenza, si può apprendere reciprocamente». Si segue il metodo globale per l'apprendimento spontaneo del linguaggio orale, della letto-scrittura, dell’area logico matematica, della lingua straniera, delle scienze, dell’area antropologica dando l’opportunità a ogni bambino e bambina di apprendere in maniera naturale e graduale, dandogli la fiducia, il tempo e la sicurezza che richiede senza giudizi e forzature.

La giornata a Semillas de Luz inizia alle 8.30 e fino alle 9 si lascia spazio al saluto e alla condivisione con giochi cooperativi e di contatto che aiutino a sviluppare la comunicazione cosciente e l’ascolto empatico. Il martedì questo tempo è dedicato all’assemblea alla quale partecipano tutti gli allievi della scuola, per decidere temi da trattare o per risolvere eventuali problematiche. Sorprende vedere come i bambini stessi siano in grado di coordinare autonomamente l’assemblea, incaricandosi di verbalizzare, di moderare, di dare i turni di parola e prendere decisioni per consenso. In una di queste assemblee, alle quali ho assistito nel mio periodo di osservazione, è sorto un problema di comportamento con tre allievi. I compagni si sono presi carico della situazione e, con la facilitazione degli accompagnanti, hanno proposto diverse soluzioni concrete che poi hanno condiviso con le parti coinvolte compresi i loro genitori presenti. Con profondo rispetto e cura si è arrivati a un accordo per consenso e le famiglie si sono fatte carico di approfondire i fatti avvenuti a casa. Sono quindi i bambini e le bambine a costruire le proprie soluzioni senza che vengano date o imposte.

Dalle 9 alle 9.30 tutti gli studenti, gli accompagnanti e i genitori incaricati, si dividono nelle quattro Commissioni trimestrali di lavoro. 1. Orto: l'obiettivo di conoscere il mondo naturale attraverso l'esperienza concreta. 2.Pulizie: «Ci occupiamo di sistemare le sedie, controlliamo i bagni se è tutto in ordine, puliamo i tavoli per mangiare, sistemiamo il giardino e al momento stiamo trasferendo una grossa pianta» così ci racconta Miguel studente di secondo multigrado. 3. Riciclaggio: commissione che si occupa di dividere i vari rifiuti mettendo in atto i tre concetti dello sviluppo sostenibile: ridurre, riusare e riciclare. 4. Biblioteca: per valorizzare e sistemare i libri presenti a scuola.

Dalle 9.30 fino all’ora del pranzo si passa al lavoro per unità di apprendimento attraverso i Progetti o i laboratori tematici. Sono le attività centrali e quotidiane di ogni multigrado attraverso le quali si declinano gli obiettivi formativi nazionali cercando di potenziare tutte le sette Dimensioni, con una metodologia che parte dall'esperienza concreta per sviluppare il pensiero critico attraverso l'apprendimento ludico. Molto interessante è la responsabilizzazione e lo sviluppo autonomo dell'apprendimento attraverso i Progetti di ricerca di gruppo e individuali. I bambini e le bambine sono invitati, per ogni unità di apprendimento, a scegliere un argomento e seguire le tappe del processo di ricerca. Si elabora una relazione usando differenti tipologie testuali che riuniscano tutto ciò che si è scoperto corredate di foto e disegni. Il prodotto finale rivisto e corretto sarà raccolto nella biblioteca della scuola come contributo al sapere comunitario. Inoltre si chiede di realizzare un prodotto artistico legato al tema e un’attività di matematica per arrivare poi al momento dell’esposizione. La conferenza ha come obiettivo la condivisione di ciò che si è scoperto. Si invitano i familiari che hanno sostenuto il bambino o il gruppo ad essere presenti e partecipare attivamente all'esposizione.

La mattinata prosegue focalizzandosi sull'apprendimento laboratoriale della letto-scrittura, della logico-matematica, della lingua inglese e del Proyecto Integral (area antropologica e scienze). Alle 12 si pranza, ringraziando la Madre Terra e promuovendo un’alimentazione sana, naturale e preferibilmente vegetariana.

Le attività del pomeriggio danno spazio alla conoscenza personale, all'attività fisica e espressione artistica condotte da accompagnanti o genitori esperti. Il lunedì tutti frequentano il laboratorio Conoscenza si sé, nel quale negli ultimi mesi hanno approfondito il tema dei mandala, studiando il loro significato e producendone di propri sia illustrati che corporali. Il risultato finale è stato la pubblicazione di un piccolo libro Mandala de Luz presentato pubblicamente il 21 febbraio in uno spazio culturale a San Cristòbal.

Una volta alla settimana a turno gli alunni frequentano, divisi per età, il laboratorio di yoga il laboratorio di musica e teatro.

La scuola finisce alle 14.30, con l’arrivo di genitori, è il tempo dei saluti ed eventuali scambi di opinioni. Si sentono parlare molte lingue differenti e ci si rende conto di come questa piccole scuole nel cuore del Chiapas siano veramente multiculturali. Al momento, infatti, le frequentano famiglie provenienti da una decina di nazionalità e gruppi linguistici differenti.

Rispetto alla valutazione Ana spiega: «Questo è il primo anno che esce una generazione di nostri allievi. Alla scuola secondaria tutti hanno superato tranquillamente l’esame di ammissione, i primi mesi sono stati difficili per adattarsi al metodo della scuola ufficiale però non hanno avuto alcun problema accademico. Alla fine di ogni progetto facciamo una prova scritta, però senza votazioni numeriche e soprattutto senza pressione, inoltre valutiamo la capacità organizzativa, produttiva ed espositiva delle conferenze». Con i genitori, oltre al colloquio iniziale, c’è un confronto informale quasi settimanale per condividere i progressi o i punti da rinforzare.

Come alla sezione Pinguinos, c’è molta attenzione al benessere e al coinvolgimento decisionale degli accompagnanti e genitori che fanno parte del collettivo. Tramite riunioni dell’equipe pedagogica, riunioni con i volontari, assemblee generali, momenti di lavoro collettivo, di convivialità con adulti e bambini (al momento si sta organizzando un’escursione in montagna, con accampamento e rituali maya per salutare i compagni che passeranno alla secondaria). Son tutte attività che rafforzano la coerenza educativa fra casa e scuola e completano l'idea di comunità che educa e si autoeduca.

Un altro progetto all’interno dell’associazione Yirtrak è la Ludoteca Iglù che due volte alla settimana propone uno spazio sicuro, amorevole, familiare e di qualità, aperto a bambini dai 3 ai 12 anni in un quartiere periferico di San Cristòbal, dove si trovano famiglie in situazione di estrema vulnerabilità e che non hanno accesso al sistema educativo ufficiale e tanto meno a attività extra scolastiche. Francisco spiega: «L’obiettivo è di condividere il modello Yirtrak con le comunità rurali intorno alla città, portare loro la nostra maniera di accompagnare i bambini e attività educative alternative. Lo spazio è aperto a chiunque apporti proposte formative alternative e multiculturali che contribuiscano allo sradicamento dell’abbandono scolastico e dell’analfabetismo con tutte le sue conseguenze.

 

Conclusioni

In dicembre 2014 Yirtrak ha celebrato il suo decennale, un’associazione che in questi anni ha creato una reale e preziosa alternativa educativa nel cuore del Chiapas con pochi mezzi e molta dedizione. Rappresenta un esempio di come un’esperienza privata possa essere un modello educativo ispiratore da condividere. La costanza nell’impegno quotidiano, nonostante le mille difficoltà, e il coraggio dell’utopia sono gli ingredienti che hanno permesso a questa piccola comunità di resistere soprattutto all’instabilità economica, sempre al limite della sopravvivenza, e al continuo alternarsi di operatori e volontari da varie nazioni. Molte sono le criticità da affrontare per rendere la proposta più stabile e coerente con gli obiettivi iniziali. Infatti negli ultimi anni il numero degli utenti indigeni è diminuita, probabilmente perché l’impegno a compartecipare alla comunità con coerenza educativa a casa e a collaborare concretamente all’interno del collettivo è troppo alternativo rispetto alle abitudini culturali autoctone.

Mentre per gli educatori messicani locali forse la dedizione richiesta non è proporzionata rispetto al salario percepito. Consapevoli di queste contraddizioni e sfide comunque l’associazione Yirtrak si sforza coraggiosamente di mettere in pratica l’obiettivo etico, usando le parole di Bertin, «realizza te stesso realizzando gli altri» (Contini, 2010, p. 40), stimolando tutti i membri della comunità a entrare in rapporto profondo con se stessi, attraverso una continua pratica di autoriflessione e continuo esercizio di confronto con gli altri. Concludendo con le parole di Mariagrazia Contini: «Scegliendo questa linea, possiamo anche educare a osare la felicità: non il benessere, non il successo, non il potere, ma la felicità come orizzonte di senso che trae luce dal nostro esistere solidale ed ecologico con gli altri, con tutti gli altri del mondo pur se fuori dai riflettori» (Contini, 2010, p. 20). Auguro a questa coraggiosa comunità educativa di continuare a svilupparsi e ampliare il proprio orizzonte portando possibilità di cambiamenti concreti in altri ambiti che desidera sviluppare come il rispetto dell'ambiente, la coscienza ecologica, l'ottimizzazione e uso di energie alternative.

 

Appendice

La parola ai protagonisti della comunità educativa Yirtrak. Francisco: «Per me poter lavorare per dieci anni alla costruzione di un sogno, a qualcosa che mi interessa ha un valore immenso, indescrivibile. A questo aggiungiamo quanto ho imparato da ogni adulto e da ogni bambino che son passati attraverso il progetto; penso solo al bagaglio di conoscenze apprese dalle conferenze che hanno preparato gli alunni. Ho potuto assistere le mie figlie nel loro processo di sviluppo integrale. È stata una crescita personale, ho imparato come accompagnare un’impresa e le persone che ne fanno parte. Il guadagno non è stato economico, ma umano. Se mi guardo indietro mi rendo conto che in questi dieci anni sono cambiato molto, e lo devo a Yirtrak. Non è stato per niente facile, ma è come se io avessi vissuto più di una vita, sento molta gratitudine e voglia di proseguire con nuovi progetti diretti anche a età differenti».

Ana: «La filosofia di Yirtrak mi ha dato come una centratura nella vita, mi ha dato molta forza, mi ha aperto molte porte. Sono cresciuta molto umanamente in questo progetto, ogni anno ci sono state sfide da superare però è passata talmente tanta gente di valore e siamo stati formati in tante cose. Sono molto grata».

Laura Ares, accompagnante di primo multigrado: «Sono arrivata qui dalla Spagna appena laureata, spinta dalla voglia di trovare metodologie alternative, sono rimasta per soddisfazione personale e professionale, è la realizzazione di un sogno come educatrice e sento che in questi sette anni ho dato un contributo importante soprattutto nella creazione della sezione di Semillas de Luz».

Cristina Martinez Laguna dopo 6 mesi di volontariato: «Quello che mi ha colpito fin dall'inizio è che qui si fanno le cose con molto affetto e attenzione, in maniera non forzata. Si condividono i principi e i valori del collettivo, ci si prende cura del singolo e del gruppo. Mi porto con me tutte le metodologie scoperte, soprattutto quella della matematica. Da parte mia penso di aver contribuito conducendo laboratori di comunicazione cosciente, ma anche nella pratica quotidiana nella risoluzione dei conflitti, e nella gestione delle differenze interculturali che sono onnipresenti».

Sofia Oreja Aldana, mamma che si è trasferita dal Guatemala per poter far frequentare la scuola alle sue tre figlie: «Ciò che riscontro nelle mie bambine è che stanno acquisendo autonomia nell'apprendimento, scoprendo il proprio modo di studiare e spero che nel futuro sappiano pianificare da sole ciò che vogliono approfondire. Apprezzo che sia una scuola che si occupa di tutte le dimensioni dell'essere, non solo la parte accademica, e della cultura di pace. Accompagnandole in questo processo mi sto impregnando di questa metodologia, sto acquisendo molti strumenti per poi usarli quando torneremo in Guatemala. La primogenita ha cambiato completamente il rapporto con la matematica e ora sono tutte molto più autonome, è una soddisfazione».

Citlalli Siqueiros è una madre che si è trasferita dal nord del Messico perché qui ha trovato un collettivo educativo alternativo economicamente accessibile, una sorta di emigrante per l'educazione. Ci racconta: «Qui ho trovato ciò che cercavo, apprezzo soprattutto che non sia basato su un unico metodo, ma che ci sia una flessibilità, una continua riflessione e la revisione degli strumenti metodologici usati, che si nutra di molte buone pratiche differenti e che però fornisca la propria proposta flessibile rispetto alle situazioni che si creano giorno per giorno. Lo trovo molto più naturale piuttosto che fissarsi su un metodo unico. Mi piace che non sia un'impresa, ma una comunità educativa, un gruppo che lavora insieme e che venga incontro alle esigenze economiche delle famiglie che possono contribuire con scambio di tempo e lavoro».

 

Bibliografia

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Sitografia

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     www.uvg.edu.gt/educacion/maestrosinnovadores/documentos/planificacion/maya/3_primaria_may.pdf

www.permacultura-es.org

www.aulaintercultural.org



1 www.sipaz.org/es/chiapas/proceso-de-paz-proceso-de-guerra.
2 L'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (Ejército Zapatista de Liberación Nacional, spesso abbreviato in EZLN) deve il suo nome al rivoluzionario messicano Emiliano Zapata, è un movimento armato clandestino, di stampo libertario e indigenista, attivo in Chiapas. Formato sostanzialmente da indios discendenti dei Maya e ha l'obiettivo di affermare i diritti delle popolazioni native messicane. Uno dei loro motti è Democracia, justicia y libertad. Gli zapatisti si oppongono quindi al neoliberismo e al sistema economico cui il Messico ha aderito dal 1982 fino ad oggi. La loro lotta però non inizia con la recente formazione dell'Esercito Zapatista, ma dura da 500 anni, identificandosi cioè con la più generale lotta dei popoli indigeni contro i conquistadores europei. Il più famoso portavoce dell'EZLN è stato il subcomandante Marcos, ritiratosi volontariamente dal suo ruolo di portavoce nel maggio 2014. La liberazione a cui mirano gli zapatisti comprende anche il controllo sull'uso delle risorse del loro territorio, il che non è ben visto né dal governo né dalle compagnie che le sfruttano, per esempio gli Stati Uniti.
3 www.frayba.org.mx/articulos.php
4 www.comunidadyirtrak.org/mision/
5 www.comunidadyirtrak.org/mision/
6 Reforma Educativa y Transformación Curricular. Educación Primaria, Consejo Nacional de EducaciónMaya. www.uvg.edu.gt/educacion/maestros-innovadores/documentos/planificacion/maya/3_primaria_maya.pdf da p. 58.
7 www.pedagooogia3000.info e .www.pedagooogia3000-italy.weebly.com/
8 .www.pedagooogia3000-italy.weebly.com/pp. 31-40
9 L'esplicazione più ampia degli obiettivi e metodi delle scuole Pinguinos e Semillas de Luz si trova nel già citato Piano di Studi Accompagnamento allo Sviluppo Integrale e Comunitario

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