Avvio della scrittura in prima primaria: ecco perché «corsivo» è meglio

Antonella Paoletti

Il presente lavoro nasce da un’esperienza ultratrentennale nel campo della rieducazione logopedica dei disturbi del linguaggio orali e scritti e dalla considerazione di due dati fondamentali: da una parte, l’aumento esponenziale, a cui si assiste sempre più, dei problemi di grafia, ossia della scrittura considerata nella sua componente grafo-motoria (disgrafia e/o cattiva scrittura genericamente intesa); dall’altra, la constatazione dell’enorme fatica rappresentata dalla riabilitazione, dal punto di vista sia del terapista, sia dei bambini, in genere soggetti di fine seconda, inizio terza primaria o più, in cui le condotte fino-motorie della mano sono già altamente automatizzate.Alla luce di queste considerazioni, parlando di disgrafia e/o cattiva scrittura, più che mai, l’unica medicina veramente efficace sembrerebbe la prevenzione, da mettere in atto fin dalle fasi iniziali dell’avvio della scrittura in classe prima.La ricerca presentata mette a confronto le produzioni scritte, relative all’epoca di fine seconda, di due differenti popolazioni: bambini «nativi corsivi», cioè esposti fin dall’inizio della prima esclusivamente o prevalentemente al corsivo, e bambini «nativi stampati», cioè bambini esposti fin dall’inizio della prima a tutti e quattro i caratteri, ma che hanno usato prevalentemente lo stampato, come accade nella stragrande maggioranza delle scuole italiane.

DOI
10.14605/DIS1321607

Keywords
Disgrafia, riabilitazione, prevenzione, corsivo, stampato.

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