Perché i bambini a volte leggono parole che non riescono a scrivere: l’acquisizione della lettura e della srittura in un’ortografia trasparente

Enrico Savelli

Gli studiosi concordano nel ritenere che l'acquisizione della letto-scrittura proceda attraverso alcuni stadi evolutivi invarianti (logografico, alfabetico e ortografico). Dopo una fase iniziale di riconoscimento globale delle parole, il bambino giunge a una conoscenza più analitica della loro struttura ortografica, attraverso un'esplicita rappresentazione delle relazioni tra i segmenti grafici e i segmenti fonologici (fonemi, sillabe, morfemi). Il modello elaborato da Frith (1985) prevede comunque una lieve sfasatura tra l'apprendimento della lettura e quello della scrittura nei diversi stadi, e alcuni studi hanno trovato una dissociazione tra le capacità che i bambini manifestano nella lettura e nella scrittura delle parole. Il presente studio, oltre a confermare la medesima sequenza evolutiva negli stadi di acquisizione, anche per i bambini italiani, indica come la maggioranza dei bambini «normolettori», già al termine del primo anno di scuola elementare, abbia raggiunto lo stadio ortografico. Non chiarisce, tuttavia, se lettura e scrittura siano realmente abilità separate, o se piuttosto le differenze che sono ravvisabili tra queste due abilità nelle fasi iniziali di acquisizione possano dipendere semplicemente da una ancora incompleta padronanza dei processi che ne stanno alla base (Gough, Juel e Griffith, 1992). Viene suggerito che la teoria della ridescrizione rappresentazionale (Karmiloff-Smith, 1995) potrebbe riconciliare l'ipotesi di un'iniziale autonomia funzionale di Lettura e Scrittura, con l'ipotesi di una loro interdipendenza, fondata sulla condivisione di un medesimo sistema rappresentazionale, vale a dire il codice alfabetico.

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