Un approccio alla rieducazione della dislessia evolutiva

Riccardo Venturini, Sabina Casula

La dislessia evolutiva come disturbo multidimensionale può assumere forme e gradi diversi a seconda dei problemi funzionali cui è connessa e presenta una costellazione di sintomi che variano, per misura e gravità, da caso a caso. Ogni quadro clinico si modifica nel corso dello sviluppo in relazione all'età, alla scolarizzazione, alle diverse fasi di apprendimento della lettura e della scrittura e ai compensi funzionali che i soggetti stessi o i riabilitatori hanno messo in atto (Stella, Di Blasi, Giorgetti e Savelli, 2003). Di conseguenza, non si può prescindere dalla diagnosi formulata in un determinato momento e dalle successive valutazioni, attraverso le quali il programma rieducativo va di volta in volta aggiornato. La fase rieducativa è di fondamentale importanza perché un bambino che presenta questo disturbo possa affrontare un iter di apprendimento per lui adeguato, soprattutto all'interno della scuola. In questo senso il trattamento viene strutturato e organizzato in base alle esigenze del bambino, che variano a seconda delle sue peculiari caratteristiche e delle sue specifiche difficoltà, nonché alle richieste della scuola in un preciso momento didattico-formativo. La rieducazione, infatti, deve mirare sia al miglioramento dei parametri di velocità e/o correttezza, valutati nella fase diagnostica, sia all'acquisizione di una maggiore fiducia nelle proprie competenze, tenendo conto dell'impatto emotivo che tale disturbo può provocare all'interno del contesto scolastico e fuori da esso.

Indietro