Storia e significato della denominazione rapida automatizzata

Laurie E. Cutting, Martha Bridge Denckla

In questa rassegna vengono delineate le origini e la storia del test di denominazione rapida automatizzata (RAN), a partire dalle analisi classiche cervellocomportamento dei casi di «alessia senza agrafia», della neuropsicologia localizzazionista ottocentesca, fino agli studi recenti dei bambini dislessici e normolettori. L'elemento della rapidità (nel rispondere verbalmente a uno stimolo visivo) fu preso da un test di denominazione di colori, sviluppato una cinquantina di anni fa come misura rapida, da usare in corsia, del recupero conseguente a un danno cerebrale. Combinando la connessione «visivo-verbale» essenziale alla lettura (specifica) con l'elemento «tempo di risposta» (generale), emerse che la RAN era un utile correlato e predittore della capacità di lettura, che chiariva una ulteriore varianza, al di là di quella spiegata nei test a tempo di denominazione discreta. Come uno dei due deficit proposti dall'ipotesi del doppio deficit, l'altro riguarda la consapevolezza fonologica, la RAN si è dimostrata qualcosa di più di una sfida particolarmente impegnativa all'ipotesi di un deficit unitario del recupero fonologico ed è stata essa stessa sezionata nei processi costituenti che ne stanno alla base. Per chiudere il cerchio con le sue origini, le ricerche recenti indicano che la RAN misura sia il contributo dei processi «visivo-verbali» (dominio linguistico), sia quello della «rapidità di processazione» (dominio esecutivo) implicati nella lettura.

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