Insegnamento/apprendimento della letto-scrittura: quale carattere privilegiare?

Itala Riccardi Ripamonti

L'importanza del carattere con cui si affronta l'acquisizione delle abilità di lettura e di scrittura diventa evidente — a volte determinante — quando ci si trova di fronte a soggetti che manifestano difficoltà specifiche di apprendimento. Quando i bambini si presentano al nastro di partenza, in prima elementare, difficilmente si prevede quali, tra essi, manifesteranno difficoltà specifiche. È quindi opportuno che il metodo di insegnamento, e la scelta del carattere con cui affrontare in prima battuta la lettura e la scrittura, debbano essere adeguati ai soggetti che appaiono più «immaturi» e/o meno predisposti, così che si sia sicuri di raggiungere tutti. In questa sede non entro nel merito del metodo (globale, fonologico o fonosillabico) — anche se gli studi stanno ampiamente dimostrando che, in particolare per le lingue «trasparenti», come la nostra, sono da preferirsi i metodi analitici a quelli globali — ma voglio soffermarmi a valutare l'importanza e la significatività del carattere prescelto per avviare all'acquisizione dei processi di letto-scrittura. Lunghi anni di esperienza riabilitativa con soggetti dislessici, o comunque con difficoltà nell'ambito suddetto, mi hanno permesso di fare riflessioni, valutazioni e constatazioni che ritengo possano aiutare a far chiarezza sull'argomento.

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