La Relational Frame Theory radiografa la black-box: il contributo dell’Implicit Relational Assessment Procedure allo studio della cognizione implicita in clinica

Valeria Squatrito, Giovambattista Presti

Relational Frame Theory (RFT) e Acceptance and Commitment Therapy (ACT) sono due ambiti interconnessi e sinergici della scienza contestualista comportamentale; il primo come cornice teorica di un filone di ricerca sulla cognizione e linguaggio e il secondo come riflesso applicativo in ambito clinico e non. Recentemente questo intreccio si è irrobustito quando i ricercatori RFT hanno iniziato a esplorare i possibili utilizzi, in ambito clinico, di una procedura di indagine delle cognizioni implicite e delle risposte relazionali arbitrarie meno elaborate. Tali studi, di cui alcuni molto pioneristici, hanno dimostrato l’efficacia dell’Implicit Relational Assessment Procedure (IRAP) nella valutazione di atteggiamenti verso popolazioni cliniche, nei processi psicologici di popolazioni cliniche, e non, e quale misura di esito degli interventi psicoterapeutici. Tali studi dimostrano la flessibilità di questo strumento e la sua utilità per il clinico di arricchire la propria visione in funzione della pianificazione o della valutazione dell’intervento. In questo articolo sarà analizzato proprio l’impatto che gli studi sulle cognizioni implicite con tale procedura hanno sul ragionamento e sulla prassi clinica e come questi potranno aiutare il clinico, non solo quello che pratica l’ACT o l’RFT clinico, ad allargare i propri orizzonti nella concettualizzazione e nel trattamento dei casi.

Keywords
Relational Frame Theory, Implicit Relational Assessment Procedure, Cognizioni implicite, Acceptance and Commitment Therapy, Psicopatologia

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