DSM-5 E CLINICARISCHI REALI O PRESUNTI DEL NUOVO MANUALE – Intervista a Gian Paolo Guaraldi, psichiatra, professore emerito presso l’Università degli Studidi Modena e Reggio Emilia

Francesco Pucci

A otto mesi dalla pubblicazione della versione italiana, abbiamo chiesto un parere al professor Guaraldi, autore di un libro,1 forse il primo in Italia, che affronta il nostro tema con una voce un po’ «fuori dal coro» e che ha gentilmente risposto alle domande che gli abbiamo rivolto sulla sospetta tendenza del DSM-5 a medicalizzare troppo ogni aspetto della nostra vita quotidiana; su come ha già cambiato, o cambierà, la diagnosi clinica; sulle conseguenze per i pazienti e sull’esistenza di un particolare rischio per le diagnosi nella fascia 0-18. Inoltre gli abbiamo chiesto un commento su quanto sostiene Frances, ovvero che i servizi scolastici dovrebbero essere erogati sulla base di un’approfondita valutazione delle esigenze educative, e non facendo riferimento alla presenza o assenza di una diagnosi clinica, come accade invece in Italia, e se ci sono effetti già visibili da questo punto di vista, o quali siano quelli prevedibili, nella realtà scolastica: il DSM-5 inciderà davvero nell’etichettare come patologie sempre più specifiche tutti i piccoli problemi che i bambini attraversano nella loro maturazione e negli apprendimenti? Ecco il suo pensiero, in un unico testo che compendia tutte le risposte.

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